-Helena...
Helena, svegliati!
Quella
voce petulante si insinuò nella sua coscienza con un'irruenza
improvvisa, sbalzando via Helena dal dolce dormiveglia nel quale era
caduta.
La
ragazza spalancò gli occhi, e al suo sguardo si presentò un
miscuglio appannato di colori, quella che sembrava la forma
indefinita di un viso, qualcosa di rossiccio che pareva muoversi.
Sbatté le palpebre e, finalmente, mise a fuoco un volto pallido e
lentigginoso, dai luminosi occhi scuri che la fissavano divertiti,
circondato da una criniera di capelli rossicci, le labbra rosee tese
in un sorriso.
Catherine.
-Oh,
Catherine...- biascicò Helena, rimanendo distesa sul letto, godendo
del piacevole tepore che la avvolgeva. Non era semplice trovare il
coraggio per distaccarsi da tutto quel calore accogliente.
-Alzati,
oggi è la giornata di Natale.- le intimò Catherine in tono allegro,
e arretrò di un passo, stringendosi nel mantello verde bottiglia che
indossava.
-Sì,
è vero...
Helena
si tirò su a sedere, lentamente, lasciando che la coperta le
scivolasse di dosso e che i riccioli neri le ricadessero davanti al
viso. Rivolse a Catherine un sorriso, uno di quei rari sorrisi
sinceri che, solitamente, non elargiva mai.
-Buon
Natale.- le augurò.
-Anche
a te.
Helena
si alzò, lasciando scorrere il suo sguardo per la stanza. Il
dormitorio delle ragazze di Corvonero era davvero accogliente:
c'erano cinque letti, di cui quattro vuoti, addossati alle pareti,
con le loro coperte blu e i cuscini imbottiti di piume. Il pavimento
era di pietra grigia, così come i muri, ai quali erano affisse delle
torce, con le fiamme che scoppiettavano allegre.
C'erano
anche delle finestre quadrate, con i vetri cristallini, che si
affacciavano sul parco e le montagne che circondavano il castello di
Hogwarts.
Helena
si sfregò le mani sulle braccia, già coperte dalla vestaglia,
cercando di non sbattere i denti per il freddo. Notò la neve che
ricopriva ogni cosa, fuori dalla finestra, ma decise che avrebbe
aspettato prima di affacciarsi.
-Ci
metterò un po' a prepararmi.- disse, guardando Catherine, che era
già pronta con il suo buffo cappello verde a punta e la lunga veste
dello stesso colore. -Puoi aspettarmi, no?
-Certo!-
esclamò la ragazza, sedendosi sul suo letto. -Fai pure.
Helena
le sorrise di nuovo e si voltò, per poi avviarsi con passo leggiadro
verso la cassa di legno poggiata ai piedi del letto. Si chinò per
aprirla e la trovò piena di oggetti in perfetto ordine: la sua
bacchetta, le boccette delle pozioni raggruppate, i libri dalle
pagine di pergamena, la divisa accuratamente piegata in un angolo.
Prese
la bacchetta e la poggiò sul letto, per poi afferrare una ampia
veste da strega, di morbida e pesante stoffa blu. Era Natale, non
giornata di studio, quindi non era necessario indossare la tunica
nera che la scuola imponeva rigorosamente.
Si
alzò, pronta a cambiarsi, quando il suo sguardo venne di nuovo
attratto verso la finestra. La raggiunse con passi rapidi,
stringendosi la veste al petto, per poi poggiare leggermente la
fronte sul vetro gelido, decisa ad ammirare il paesaggio.
I
suoi occhi si sgranarono, colmandosi di meraviglia e iniziando a
brillare, davanti allo spettacolo che le si presentò: c'era una
straordinaria coltre di neve bianca e quasi scintillante che, come un
manto, ricopriva il parco e il castello.
I
prati, le cime degli alberi della foresta proibita, le torri e i
muretti... tutto era ricoperto da quel bianco tenue, un colore
apparentemente semplice che, al tempo stesso, imponendosi su tutto
l'ambiente circostante, appariva splendido e sconfinato.
-Non
è bellissimo?- mormorò, senza riuscire a trattenere che una nota
entusiasta risuonasse nella sua voce.
-Sì,
lo è.- le rispose Catherine.
A
malincuore, Helena distolse lo sguardo da quello spettacolo
meraviglioso, ma le sue labbra erano ancora aperte in un sorriso
raggiante.
Amava
la neve, la amava davvero.
Passava
l'anno aspettando che l'inverno arrivasse, per il piacere di vedere i
fiocchi bianchi danzare nell'aria come petali e posarsi al suolo o su
qualsiasi superficie, ricoprendo ogni cosa. Ai suoi occhi, la neve
faceva splendere il mondo.
Si
riscosse, ricordandosi che doveva ancora prepararsi, o lei e
Catherine avrebbero fatto in ritardo a colazione. Guardò l'amica
dritta negli occhi, senza smettere di sorridere.
-Vedrai,
il banchetto di oggi sarà assolutamente delizioso, soprattutto con
le torte preparate da Tosca. Non comprendo affatto quei pochi che
decidono di tornare dalle loro famiglie, in questo periodo. A Natale,
Hogwarts diventa ancora più bella... loro non sanno cosa si perdono.
Catherine
annuì, mentre Helena si sedeva sul letto, lanciando un'occhiata allo
specchio appeso in fondo alla stanza. Quello le rimandò il riflesso
di una splendida quattordicenne, alta e dal viso delicato, con
brillanti occhi scuri e capelli lunghi che le ricadevano sulla
schiena.
Come
ogni volta che si specchiava, fu colta dalla soddisfazione della
propria bellezza, quella bellezza per la quale era sempre stata
elogiata, insieme all'intelligenza che aveva ereditato certamente da
sua madre, la grande Priscilla Corvonero.
Già,
intelligenza, ereditata da sua madre... se solo...
Scosse
la testa, decisa ad impedire che quel pensiero le oscurasse la mente,
e si affrettò a poggiare la veste blu sul letto per liberarsi della
vestaglia.
Quello
era il giorno di Natale. Un giorno allegro e spensierato, da passare
in compagnia, e che lei voleva godersi fino in fondo, festeggiandolo
con la sua amica Catherine.
Non
poteva permettere che qualcosa guastasse la sua felicità.
-He...
Helena Corvonero, giusto? La figlia di Priscilla?
Helena
si bloccò nel bel mezzo della sala comune di Corvonero, insieme a
Catherine, e voltò lentamente il capo, incontrando lo sguardo
spaurito e timoroso di una bambina, che la fissava con i grandi occhi
azzurri sgranati.
A
giudicare dal suo aspetto, doveva frequentare il primo anno, al
massimo il secondo. Si stava mordendo il labbro, con le rotonde gote
imporporate dall'imbarazzo, e stringeva tra le mani un pacchetto
avvolto in una scura stoffa ruvida.
-Sì?-
disse Helena, schiudendo leggermente le sue labbra rosse, con un
cipiglio elegante sul bel volto, parlando con il tono sicuro, freddo
e un po' altero che rivolgeva sempre agli altri.
Un
lampo di soggezione, mista ad ammirazione, passò sul viso della
bambina.
-Io...
avrei qualcosa da darle, da parte di una persona.- balbettò.
Sembrava che non sapesse come esprimersi, in presenza della figlia
della grande Priscilla Corvonero.
Helena
decise di rassicurarla un po' e le sorrise gentilmente.
-Sì?
Di cosa si tratta?
La
bambina si limitò a porgerle il pacchetto, senza dirle una sola
parola, e Helena lo afferrò.
-È
per me?- domandò, fissandolo con curiosità.
-Sì.-
rispose la bambina, con la sua vocetta acuta. Helena le rivolse uno
sguardo perplesso e domandò: -Chi te l'ha dato?
-Oh,
non lo so, signorina Corvonero. È stato un ragazzo, ieri mi ha
fermata per i corridoi affidandomi il pacchetto e dicendomi di
darglielo, da parte sua, ma... non so chi fosse, non mi ha detto il
suo nome. Se n'è andato subito.
-Capisco.
Beh, ti ringrazio per il favore. Sei stata molto efficiente. Ora puoi
andare.
Tentò
di mettere la bambina a suo agio con un altro sorriso, e infatti il
rossore dalle guance di lei stava svanendo. La ragazzina chinò il
capo in segno di saluto, torcendo nervosamente i lembi del suo
mantello, e si voltò, per poi avviarsi verso le scale che portavano
ai dormitori.
Helena
la fissò finché non svanì oltre i gradini, e si voltò verso
Catherine stringendosi il pacchetto al petto.
-Che
ne diresti di aprirlo adesso? Potremmo scendere in Sala Grande un po'
più tardi.
-Per
me va bene.- annuì Catherine. -Ci sediamo là in fondo?
E le
indicò un tavolo di legno nell'angolo, circondato da quattro sedie,
tutte vuote.
-Perfetto,
andiamo.
Si
avviarono al tavolo e, preso posto, Helena vi poggiò sopra il
pacchetto, per poi aggiustarsi le pieghe del mantello e della veste.
-Forza,
aprilo.- la spronò Catherine. -Sono curiosa di sapere cosa contiene.
Helena
strappò, con le dita, la stoffa che avvolgeva il pacco. Quella
ricadde, e davanti ai suoi occhi comparve una bellissima scatola,
piccola e rettangolare, di un elegante legno scuro. Era piena di
decorazioni in oro, il cui brillare sembrava riflettersi sulla gemma
incastonata al centro.
-Ma
è bellissimo.- mormorò Catherine, meravigliata.
-Sì,
hai ragione.- convenne Helena, e aprì la scatola con gesti
impazienti. I suoi occhi brillarono e le sue guance si arrossarono,
quando vide cosa conteneva. Davanti a quell'espressione decisamente
entusiasta, Catherine non poté fare a meno di tamburellare le dita
sul tavolo, in un gesto impaziente.
-Allora?
Helena
infilò una sottile mano bianca nella scatola e ne estrasse un
gioiello.
Alzò
la mano, lasciando che quello dondolasse leggermente, e Catherine si
sporse per osservarlo: era un ciondolo.
Un
ciondolo a forma di una rosa scolpita nell'argento puro: due sottili
foglie e petali morbidi e brillanti che sembravano essere avvolti su
loro stessi, al centro dei quali vi era un piccolo rubino, il cui
colore ben si sposava con il rosso acceso con il quale era stata
dipinta la cordicella, intrecciata e sottilissima.
-Helena,
è assolutamente stupendo.- affermò Catherine a voce alta, gli occhi
quasi sfavillanti nell'osservare il gioiello.
-Assolutamente.-
ripeté lei, fissandolo incantata. Lo strinse con entrambe le mani,
per poi infilarlo al collo, e lasciò che il ciondolo le ricadesse
sul petto. Le dita di Helena scattarono verso la rosa argentata e
iniziarono a giocherellare, mentre la ragazza continuava a guardare
il gioiello come se non avesse mai visto nulla di più bello al
mondo.
-Chi
te l'ha mandato, ne hai idea?- disse Catherine.
Helena
alzò lo sguardo verso di lei e scosse la testa.
-Non
lo so...- disse, e lanciò una fugace occhiata alla scatola ancora
aperta. All'interno non c'era nulla, adesso che ne aveva estratto il
ciondolo.
-In
ogni caso, è un regalo bellissimo.- aggiunse Helena. -E... penso di
aver capito di chi potrebbe trattarsi.
-Davvero?-
disse Catherine, sgranando gli occhi. -Chi?
Helena
le rivolse un sorrisetto ironico.
-Riflettici
un po', potrai arrivarci da sola.
Hogwarts,
quando veniva addobbata per la festa di Natale, era semplicemente
bellissima.
Le
armature venivano incantate in modo da passeggiare per il castello,
cantando, dalle pareti pendevano tendaggi ricamati e di tutti i
colori e ovunque svolazzavano scintille dorate. Il soffitto
invisibile della Sala Grande offriva lo spettacolo di lontane
montagne ricoperte di neve, i tavoli erano pieni di succulenti
arrosti, i fuochi venivano accesi nel parco al calar della sera.
E
lui era stato catapultato in quel mondo di risate e colori, un mondo
che a Hogwarts esisteva solo durante la giornata di Natale.
In
quel momento, era in piedi nella sala d'ingresso, proprio accanto al
grande portone di quercia che si spalancava sulla Sala Grande.
Insieme a lui c'erano i suoi amici di Serpeverde, un gruppetto di
ragazzi che chiacchierava fitto.
Lui,
Phillip Broc, era appoggiato alla parete con aria pigra, le braccia
incrociate sul petto, i piccoli occhi scuri che saettavano per la
sala. Chissà lei dov'era... sarebbe certamente
arrivata, da
un momento all'altro.
-Potremmo
entrare in Sala Grande? Io ho fame.- disse un Serpeverde del gruppo,
lanciando un'occhiata impaziente al portone.
-Per
me va bene.- rispose Phillip.
-Anche
per...- iniziò un ragazzo biondo. Ma si bloccò improvvisamente,
puntando uno sguardo interessato verso le scale che portavano ai
piani superiori.
-Oh,
guardate chi sta arrivando.- disse, con un sorrisetto. -Phillip,
penso che la cosa ti interessi.
-Davvero?-
commentò lui, ironico. Gettò uno sguardo svogliato alle scale, e
subito il cuore sembrò saltargli in gola. Sgranò gli occhi,
osservando le due ragazze che, conversando tra di loro, finivano di
scendere i gradini, dirette probabilmente alla Sala Grande.
Erano
due Corvonero che lui conosceva: Catherine, il genio di Pozioni del
loro anno, e poi lei.
Helena
Corvonero. Quella bellissima ragazza che, fin dalla prima volta che
si erano incontrati, l'aveva incuriosito. Quella ragazza che
avanzava, in quel momento, con passo sciolto e sicuro, stupenda nella
sua semplice veste blu.
Non
riuscì a trattenere un sorrisetto, quando notò qualcosa che
scintillava sul petto di Helena.
La
soddisfazione ruggì in lui, nell'accorgersi che lei indossava la sua
collana, il ciondolo che ormai da mesi bramava di regalarle.
Helena
sembrò accorgersi di lui: gli lanciò un fugace sguardo, mentre lei
e la sua amica passavano vicine al gruppetto, e si fermò.
Phillip
la guardò, mentre si voltava con uno svolazzo del mantello azzurro e
iniziava a camminare verso di lui, a testa alta, con quel suo sguardo
fiero e brillante, il passo cadenzato.
-Broc.-
lo salutò, un po' freddamente, quando l'ebbe raggiunto. La rosa
argentata che le pendeva dal collo sembrava sfavillare, rendendo la
sua figura ancora più elegante.
-Helena.-
rispose lui, con un cenno del capo. L'aveva chiamata per nome, una
confidenza che pochi osavano prendersi.
Lei
sostenne il suo sguardo, negli occhi un'espressione determinata,
quasi di superiorità.
Nella
sala era calato un silenzio totale; sia gli sguardi dei Serpeverde
che quello di Catherine erano puntati su Helena e Phillip che si
fronteggiavano, entrambi senza spiccicare parola.
A
rompere il silenzio fu Helena.
-Ti
ringrazio per il dono.- disse e, per un istante, le sue labbra
sembrarono quasi piegarsi in un leggerissimo sorriso, il suo volto si
addolcì.
-Ma
di nulla.- si limitò a rispondere Phillip, in tono tranquillo.
Ci
fu un ultimo, breve silenzio, poi Helena afferrò delicatamente i
lembi del suo mantello e si voltò, per tornare dalla sua amica.
Phillip
fissò la ragazza che raggiungeva Catherine, per poi dirigersi
insieme a lei verso il portone della Sala Grande, con quel suo viso
splendido e i capelli che ricadevano morbidi oltre le spalle.
Sorrise
di nuovo, senza che nessuno lo notasse. Le poche parole della ragazza
non avevano fatto altro che confermare qualcosa che lui sapeva già
da tempo: era innamorato di Helena Corvonero.
-B...
Barone Broc... un'ultima cosa.
Gli
occhi azzurri della donna erano colmi di una sofferenza disarmante, e
lui sapeva che quel dolore non era dovuto solamente alla malattia
fisica che stava consumando Priscilla Corvonero.
Il
Barone Phillip Broc mosse un piccolo passo verso il letto intorno al
quale si affaccendavano alcuni Guaritori, e dove Priscilla era
distesa.
-Ditemi,
signora.
-La mia Helena...
Le
pallide e sottili labbra di Priscilla si muovevano appena, formulando
parole quasi bisbigliate.
-Potrà
riconoscerla da una collana.- sputò fuori la donna. -Una collana che
lei porta sempre al collo. Ha la forma di una rosa d'argento con al
centro un rubino. L'ultima volta che l'ho vista, lei indossava questo
ciondolo.
Le
mani del Barone tremarono leggermente. Divenne bianco in volto e
deglutì, mentre il cuore iniziava a battere più forte.
Il
ciondolo a forma di rosa. La collana che lui le aveva regalato. Il
suo dono. Dopo tutto quel tempo, lei lo conservava ancora,
non
l'aveva dimenticato.
E
forse, rifletté Phillip, mentre accennava un inchino a Priscilla e
si voltava per uscire, Helena aveva conservato anche un posto per lui
nel suo cuore.
Il
ruscello scorreva nella selva, con un fragore leggero e quasi
impercettibile.
Helena
si mosse ancora di più tra gli alberi e i gonfi cespugli, la luce
del sole che picchiava sulle foglie, facendo risplendere il loro
colore verde.
La
sua mano sinistra stringeva forte un diadema, il diadema di
sua
madre, mentre quella destra era stretta intorno al ciondolo
che
portava al petto.
Inciampò
su un ramo, ma continuò a camminare, nonostante la sua veste rossa
fosse ormai ricoperta di foglioline e rametti.
Finalmente,
gli alberi si diradarono e davanti a lei comparve un sottile
ruscello: l'acqua era liscia, cristallina e apparentemente
freschissima, e scorreva non troppo lentamente.
Helena
chiuse gli occhi e respirò profondamente.
“Adesso.”
pensò.
Con
un gesto lento della mano destra, si sfilò il ciondolo che portava
al collo. Aprì gli occhi e lo fissò, mentre penzolava, colpito dai
raggi del sole: era una bellissima rosa, scolpita nell'argento. Il
suo polpastrello sfiorò il rubino che sfavillava al centro, mentre i
ricordi le invadevano la mente.
La
neve che ricopriva il parco di Hogwarts, quella mattina di Natale, i
sorrisi della sua vecchia amica, Catherine, il pacchetto che la
ragazzina le aveva consegnato, la collana che vi aveva trovato
all'interno... e Phillip Broc, che la fissava pacato, senza tradire
neanche un po' di emozione sul volto.
Ricordò
anche la sua sorpresa. Phillip Broc, quel Serpeverde arrogante e
collerico, che le donava una collana per Natale.
Perché
l'avrebbe fatto, se non fosse stato seriamente interessato a lei?
Allora Helena lo disprezzava, i tentativi di Phillip di avvicinarla
fallivano sempre.
Avrebbe
continuato caparbiamente a rifiutarlo anche negli anni a venire.
Perché Phillip Broc si era dimostrato essere sempre un ragazzo
impulsivo, brusco, a volte persino violento. E lei non aveva voluto
avere a che fare con una persona del genere.
“Ora.
Lascialo andare.”
Eppure,
non trovava il coraggio di gettare via quel ciondolo, recidendo
finalmente tutti i fili che ancora la legavano alla sua vita nella Gran
Bretagna.
Lei
voleva dimenticare tutto. Non avere più a che fare con Hogwarts, con
sua madre, con il Barone Phillip Broc, nel modo più assoluto. Lei
voleva iniziare una vita nuova e, adesso che era lì, in quella terra
tanto lontana da casa sua, non le restava che gettare via la collana.
“Coraggio.”
Cosa
glielo impediva? Lei non amava il Barone Broc, non l'aveva mai
amato...
“Adesso,
Helena!” si rimproverò.
La
rosa d'argento era bellissima, catturava tutto il suo sguardo. Ma
doveva lasciarla andare.
La
sua mano scattò improvvisamente all'indietro, e Helena agì senza
riflettere: gettò il ciondolo in avanti, verso il ruscello. Quello
saettò nell'aria e, dopo alcuni istanti, cadde in acqua, con un
lieve plump!
Helena
rimase immobile, sforzandosi di non tremare, con lo sguardo fisso
sulla collana che veniva trascinata via dalle acque: il gioiello si
fece sempre più lontano, finché lei non poté distinguere appena il
rubino in lontananza.
Poi,
anche quel lampo rosso svanì, inghiottito dal corso del torrente.
Helena
tirò un respiro profondo, stringendo sempre più forte il diadema
nella mano sinistra, ripetendosi che era così che doveva andare, che
adesso era libera, libera da ogni vincolo, da ogni collegamento con
la sua vecchia vita.
E,
per essere libera, era stata disposta a lasciar andare il suo cuore.
*
Note: Vi
piace? Beh, no, NON DEVE piacervi. Prima di pubblicarla ho corretto
tutti gli errori che avevo commesso, ed erano veramente tanti,
credetemi. Tanti errori cretini di cui non mi sarei mai accorta se non
fosse stato per il giudizio di Sunny_Blue, che ora riporto qui.
Duuunque... spero comunque che vi sia piaciuta e che qualcuno voglia
lasciare una recensione. Il contest parlava di regali, che dovevano
essere il tema principale, e io ho scelto il pacchetto contenente il
ciondolo incantato. Guardando il pacchetto con il pairing Helena\Barone
ho avuto un'idea "geniale" e... voilà! Naturalmente il nome del Barone
è inventato, è di mia proprietà esclusiva, sono stata la prima a
chiamarlo Phillip. Diffidate dalle imitazioni, gente.u.u
La storia si è classificata decima al contest, ma sono stata comunque
contenta del giudizio. Beh, è tutto, non ho altro da scrivere. Au
revoir.<3
10° CLASSIFICATA:
Lasciò andare il suo cuore di
Roxanne Potter
Grammatica e Sintassi: 7,70/10
La
grammatica è buona. Ci sono solo un paio di errori di punteggiatura,
soprattutto per ciò che riguarda l'uso del discorso diretto:
-
Dopo
il trattino del discorso diretto va sempre lo
spazio, così come dopo l'ultima parola. Tu non lo hai quasi mai messo.
Invece per ciò che riguarda l'aprire e chiudere il trattino ho letto
che se dopo la battuta non c'è niente puoi anche non chiuderlo e quindi
i tuoi non sono errori. Ti ho tolto 1 punto totale, per non conteggiare
tutti i singoli casi.
-
Un
paio di volte hai messo i due punti al posto del punto e virgola. -0,20
totale
-
le
intimò Catherine, in tono allegro, e arretrò di un passo [In questo
caso, toglierei la virgola dopo “Catherine” perché non fa altro che
spezzare troppo il ritmo della frase. -0,15]
-
Chissà
lei dov'era... sarebbe certamente arrivata, da
un momento all'altro. [La
virgola dopo “arrivata” io la toglierei. Ma non ti ho tolto punti,
perché se è una questione stilistica te la passo...
La
sintassi, invece, in certi punti è un po' contorta. Ci sono frasi poco
chiare, e altre davvero troppo lunghe. Fai più attenzione al ritmo
della storia. Leggi quello che scrivi a voce alta, ti renderai subito
conto di quando la lettura diventa faticosa.
-
Si
alzò, pronta a cambiarsi, quando il suo sguardo venne di nuovo attratto
verso la finestra. Si strinse la veste al petto e la raggiunse con
passi rapidi. [Rileggendo
ho capito che con quel “la” intendevi “la finestra”, ma da come è
strutturata la frase non è chiaro. Di primo impatto pensavo tu parlassi
della veste. -0,25]
-
per
il piacere di vedere i fiocchi bianchi che danzavano nell'aria come
petali e posarsi al suolo [Qui hai sbagliato il tempo verbale. Se nel
primo caso usi “danzavano” dopo devi dire “si posavano”. Oppure puoi
usare “danzare” e a quel punto “posarsi” ve bene. -0,25]
-
È
stato un ragazzo,
ieri
mi ha fermata per i corridoi affidandomi il pacchetto e dicendomi di
darglielo, da parte sua, ma... non so chi fosse, non mi ha detto il suo
nome. Se n'è andato subito. [In
questo caso sostituirei la virgola dopo “ragazzo” con un punto (in
alternativa può andare bene anche un punto e virgola). Così la frase
risulta meno pesante e più adatta allo stile della bambina, spezzato
per il timore, riverente. -0,15]
-
Le
armature venivano incantate in modo da passeggiare per il castello,
cantando, dalle pareti pendevano tendaggi ricamati e di tutti i colori,
ovunque svolazzavano scintille dorate, il soffitto invisibile della
Sala Grande offriva lo spettacolo di lontane montagne ricoperte di
neve, i tavoli erano pieni di succulenti arrosti, i fuochi venivano
accesi nel parco al calar della sera. [Questa frase è troppo lunga,
tanto da risultare macchinosa e pesante. Gli elenchi separati solo da
virgole vanno bene quando gli oggetti sono singoli (mele, pere, pesche,
ecc,), ma in una caso come questo servono delle pause più lunghe per
fare respirare le immagini che evochi. -0,15]
-
Helena
lo disprezzava, allora, i tentativi di Phillip di avvicinarla fallivano
sempre. [La frase formulata così è poco chiara. Puoi mettere un punto e
virgola dopo “allora” per spezzare le due frasi, se il senso è che
Helena “a quel tempo” lo disprezzava. -0,15]
Lessico
e Stile: 7/10
Qui
il discorso è un pochino più lungo. Mi è piaciuto il fatto che hai
provato ad adattare il lessico alla situazione “medievale” in cui la
storia si sviluppa, ma in alcuni casi le espressioni che hai usato sono
sbagliate, e non sempre si capisce bene quello che volevi dire:
-
Helena
le sorrise di nuovo e si voltò, per poi avviarsi con passo leggiadro
verso la cassa di legno rovesciata ai
piedi del letto. [In questo caso penso tu abbia sbagliato parola e
volessi dire “situata”. “Rovesciata” infatti fa intendere che la cassa
sia sotto-sopra, come se qualcuno avesse cercato qualcosa dentro e
avesse messo tutto in disordine, ma poi subito dopo dici che tutto
dentro è ordinato. -0,50]
-
Foresta
Proibita si scrive con la maiuscola -0,10
-
Si
riscosse, ricordandosi che doveva ancora prepararsi, o lei e Catherine avrebbero
fatto in ritardo alla colazione.
[Qui la frase è sbagliata. Puoi dire “sarebbero state in ritardo per la
colazione” o “avrebbero fatto tardi per la colazione”. -0,20]
-
Lunghi
capelli che le ricadevano fino alla schiena [La frase non è molto
sensata messa così. Avresti dovuto dire “fino a metà della schiena,
fino al fondo della schiena, ecc.” per dare senso a quello che hai
scritto. -0,10]
-
Come
ogni volta che si specchiava, la colse la
piacevole soddisfazione della
propria bellezza [Anche in questo caso l'espressione è forzata. O dici
“fu colta dalla soddisfazione per la propria bellezza” o semplicemente
(e meglio!) “fu soddisfatta della propria bellezza”. -0,20]
-
Un
giorno allegro e libero
[Il giorno “libero” fa pensare al giorno di riposo dei lavoratori. Dopo
“allegro” suona male; avresti potuto usare un altro aggettivo come per
esempio “spensierato, sereno, lieto, privo di preoccupazioni, ecc.”
-0,10]
-
Con
le rotonde gote imporporate [Io avrei invertito, mettendo gote rotonde.
-0,10]
-
La
bambina si limitò a porle il pacchetto [Il verbo è sbagliato. Avresti
dovuto usare “porgerle”, perché intendi che la bambina passa
fisicamente qualcosa ad Helena, non le fa semplicemente una domanda (in
qual caso “porle” poteva andare). -0,20]
-
E
le indicò un tavolo di legno all'angolo [La frase non è molto corretta.
Il tavolo si trova “nell'angolo”, non “all'angolo”. Questa espressione
si usa per il pugilato, ma per situare un oggetto è meglio usare “nel”.
-0,10]
-
Helena
strappò, con le dita, la stoffa che avvolgeva il pacco. Quella ricadde
[Anche in questo caso non hai scelto con cura le parole. Se Helena
strappa, il pacchetto deve essere avvolto nella carta. Perché strappare
la stoffa... sembra un po' strano, no?! Però da come hai detto dopo
sembra effettivamente stoffa. La frase non è chiara. -0,10]
-
Helena
infilò una sottile mano bianca verso la scatola e ne estrasse un
gioiello. [L'espressione è sbagliata. Puoi dire “stese la mano verso la
scatola” o “infilò la mano nella scatola”. -0,20]
-
Un
ciondolo dalla forma di una rosa scolpita nell'argento puro [In questo
caso puoi dire “a forma di rosa” o “dalla forma di rosa” -0,10]
-
Le
sue dita scattarono verso la rosa argentata e iniziarono a
giocherellare, mentre Helena continuava a guardare il gioiello come se
non avesse mai visto nulla di più bello al mondo. [Anche questa frase
non è molto chiara. Se è Helena che gioca con il ciondolo, chi è che
guarda il gioiello? Sempre lei o l'amica? Non si capisce bene. -0,20]
-
Ma
si bloccò improvvisamente, puntando lo sguardo verso le scale che
portavano ai piani superiori, lo sguardo interessato. [Ripetizione.
Puoi risolvere il problema mettendo semplicemente “interessato” dopo la
virgola. -0,15]
-
Helena
e Phillip che si fronteggiavano, entrambi senza spiccare una parola.
[In questo caso il termine è sbagliato. “Spiccare” significa
“eccellere, distinguersi”. Quello che intendevi tu potrebbe essere
tradotto con “spiccicare, articolare (meglio!). -0,20]
-
Il
ruscello scorreva tra la selva , con un fragore leggero e quasi
impercettibile. [O “scorreva nella selva” o “scorreva tra gli alberi”.
Selva infatti è un nome collettivo. Non si può immaginarlo come una
cosa divisa. -0,10]
Per quello che riguarda lo stile, l'ho trovato un
po' altalenante. Ci sono dei passaggi piacevoli da leggere, mentre
altri sono pesanti (anche per quegli errori sintattici e di
punteggiatura che ti ho segnalato sopra). Il finale poi l'ho trovato un
po' buttato lì. Non hai evidenziato bene il passaggio dalla prima
situazione (con Helena al castello, 14edicenne, il Natale e tutto il
resto) alla seconda in cui sono entrambi cresciuti.
Al
capezzale di Priscilla non si capisce bene quanto tempo sia passato e
quindi ci si chiede cosa ci faccia il barone lì, poi quando ritroviamo
Helena cresciuta che passeggia per il bosco si capisce che devono
essere passati gli anni, ma il tutto spiazza leggermente.
Caratterizzazione
personaggi e IC: 8/10
Su
questo punto penso che tu sia stata brava. Helena è ben caratterizzata;
si capisce da subito che è una giovane fine, di classe, posata, ma
anche leggermente arrogante. Nel finale si avverte anche il
cambiamento, il fatto che voglia scappare dal passato, e la sofferenza
che prova. Anche il barone ragazzo mi è arrivato. Strafottente, con il
gruppo Serpeverde a fargli da spalla, che cerca di nascondere
l'interesse per quella giovane Corvonero.
I 2
punti che ti ho tolto sono principalmente dovuti al fatto che i
personaggi cresciuti non hanno lo stesso spessore e la stessa forza di
quelli giovani. Il barone che piange sul letto di Priscilla sembra un
po' lì per caso. Non ha la forza del ragazzo che era, non spicca.
Originalità:
9/10
Ho
trovato la tua storia molto originale. Il fatto di averla ambientata
nel passato “medievale” dei due, quando entrambi erano ancora vivi, mi
ha stupita. Vedendo il pair che hai scelto, mi aspettavo una storia
malinconica di fantasmi, invece ho trovato due giovani allegri,
combattivi, in carne ed ossa.
Uso
pair: 4/5
Il
pair è usato bene. Di fatto, però, la figura del barone è un po'
schiacciata da quella di Helena, per questo non ti ho dato il massimo.
Uso
regalo: 5/5
L'uso
del regalo mi è sembrato molto bello. La collana si ripropone
dall'inizio alla fine, un po' il filo conduttore di questo rapporto tra
i due che non si è mai esplicitato a parole e che alla fine Helena
decide di troncare.
Gusto
personale: 3/5
Quando
ho letto l'introduzione ero molto curiosa di leggerla perchè non
capitano spesso storie con "questi due" come protagonisti. Alla fine,
la tua storia mi è piaciuta, però non l'ho adorata. È come se le
mancasse qualcosa... Mentre si legge non si viene del tutto trasportati
all'interno del testo, si resta sempre un po' sospesi.
Sinceramente,
penso che la tua storia abbia tutte le potenzialità per essere davvero
bella. L'idea c'è, il pair pure, puoi sbizzarrirti con la fantasia...
Devi solo lavorarci un po' su!
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