Revolution of life Capitolo I
Capitolo I
“I battiti del
cuore”
13 luglio 1789
Bang
Bang
Due spari si susseguirono veloci nel tramonto di Parigi.
Oscar rilassò la schiena e sospirò sollevata. “Un altro nemico è
caduto sotto i colpi della rivoluzione” pensò contrita. Sporse la
testa dal vicolo,trattenendo i suoi uomini con la mano sinistra
sollevata. La via era deserta e la Senna scorreva placida di fronte a
loro. Dovevano nascondersi nel canale sottostante alla loro posizione
per avere una minima speranza di raggiungere Bernard e i rinforzi
dall'altra parte dell'isolato.
Il vento soffiò impetuoso,portando sulla sua scia urla
disperate di feriti e prigionieri.
Oscar abbassò il braccio e si allontanò dalla
parete,precedendo la sua misera truppa.
Nessuno interruppe la loro avanzata. “Che strano...
come mai è tutto deserto? Pensavo volessero presidiare tutte le zone
di collegamento tra gli isolati di Parigi...”
I suoi pensieri vennero interrotti da una stretta
familiare al braccio. Andrè la osservò ammirato con l'occhio verde
sbiadito: stava facendo uno sforzo immane per la sua vista,ma
nonostante questo le era sempre accanto,pronto a fare di tutto per
lei.
Oscar rispose alla leggera effusione stringendogli la
mano con la propria. Era cambiato tutto tra loro. Il loro amore era
esploso in tutta la sua forza e né la Rivoluzione né la morte
avrebbero potuto separarli. Peccato che Oscar se ne fosse resa conto
troppo tardi: se fosse stata consapevole del sentimento che li univa
sarebbe scappata insieme a lui da parecchio tempo, lontana dalla
Francia e da suo padre.
Un rumore sospetto la riportò alla realtà.
Erano scesi nel canale indisturbati,percorrendolo fino
alla fine.
Solo quattro gradini e un altro vicolo li separavano dal
loro obiettivo.
Tlack
Oscar udì distintamente il suono di un fucile che
veniva ricaricato. Qualcuno si stava preparando al fuoco. Alzò lo
sguardo e il cuore si bloccò impietrito. Di fronte a lei una guardia
imperiale si preparava a sparare. Con uno scatto fulmineo Oscar
estrasse la pistola
Bang
Bang
Il nemico cadde in acqua di fronte ai suoi occhi. Oscar
si guardò confusa il petto,aspettandosi di vedere una macchia rossa
allargarsi sulla giacca,ma non c'era nulla.
La guardia aveva mancato il bersaglio.
“Oh no!!! Comandante!! Comandante!! Andrè è ferito!!
E' ferito!!” l'urlo di Alain riecheggiò nel silenzio generale.
Oscar si voltò incapace di formulare alcun pensiero e
vide Andrè con una mano sul petto sanguinante e le gambe tremanti
muoversi barcollando verso di lei,protendendo un braccio “O..scar”
sussurrò flebile prima di cadere a terra svenuto.
Il biondo comandante sentì il cuore che si lacerava nel
petto “Andrè!!! Andrè!!” urlò,avvicinandosi al corpo
agonizzante del suo uomo.
Gli spostò la mano insanguinata per esaminare la
ferita, per poi voltarlo ed osservare la schiena.
“Non c'è foro d'uscita...” sussurrò Alain
disperato,concretizzando tutte le sue paure.
“Dobbiamo muoverci... dobbiamo andare da Bernard!! Lì
lo salveranno!! Presto andiamo!!!” esclamò Oscar
concitata,sollevando di peso Andrè dal selciato.
Alain cercò di trattenerla per un braccio “Ma
comandante...”
Oscar gli lanciò uno sguardo omicida e con la mano
libera gli strinse il bavero della camicia consunta e sporca “Ho
detto di andare soldato!!!”
L'altro la osservò con affetto e
compassione,contrastando senza difficoltà la sua debole stretta e
mettendo un braccio intorno alla vita di Andrè.
“Almeno lasciate che lo porti io. Non ce la fareste a
trascinarlo fin laggiù.”
Gli occhi azzurri di Oscar si riempiono di lacrime
silenziose,mentre a malincuore si staccava dal corpo ferito del
compagno. “Si... hai ragione.”
Velocemente salì gli scalini e guidò i suoi uomini
lungo gli oscuri vicoli della città.
Vide altre due guardie pattugliare la zona e riuscì a
liberarsi di loro senza difficoltà.
L'ira e la disperazione le sorreggevano il braccio
tremante,impedendole di sbagliare un colpo.
In pochi minuti arrivarono in una piccola piazza
presidiata dai ribelli. Su un cumulo di sedie e mobili rotti Bernard
Chatelet attendeva il loro arrivo,abbracciando un fucile.
“Oscar!! Oscar!!” esclamò felice non appena li vide
sbucare dalla stradina laterale.
I seguaci di Bernard uscirono dai loro nascondigli e si
avvicinarono festanti,pronti ad accogliere le truppe ribelli. Ma la
supplica di Oscar raggelò il sangue di tutti i presenti. “Bernard!
Bernard! Andrè è ferito!! Abbiamo bisogno di un medico!!! E' molto
grave!”
Il giovane giornalista lanciò uno sguardo spaventato al
corpo esanime di Andrè ed esclamò “Avete sentito ragazzi?? Chi di
voi è un medico? Abbiamo bisogno di aiuto per un figlio della
Rivoluzione!!! Forza!!!”
Immediatamente alcuni dei presenti avanzarono tra la
folla
“Io sono un medico!”
“Anche io!!”
“Vi aiuterò io!!”
Alain adagiò il corpo di Andrè su una
lettiga,permettendo ai volontari di circondarlo e di esaminare la
ferita da vicino.
Oscar,in disparte,osservava la scena svuotata di ogni
pensiero e sentimento.
Una leggera carezza sul braccio la destò dall'oblio. I
suoi tristi occhi azzurri incontrarono quelli di Rosalie,che
silenziosa al suo fianco la osservava preoccupata.
“Comandante Oscar... come state? Siete ferito anche
voi?”
Oscar scosse la testa,sospirando “Il mio corpo sta
bene Rosalie,ma il cuore sanguina copiosamente. E' spezzato...”
La giovane le strinse la vita in un tenero
abbraccio,mentre lacrime silenziose le rigavano le guance rosate
“Povero Andrè... ma non preoccupatevi comandante. Si salverà,
deve salvarsi... per voi...”
Quelle parole accorate ruppero il velo di freddezza di
Oscar,che disperata e bisognosa di affetto si abbandonò disperata
alla stretta della ragazza.
“Ti prego Rosalie non te ne andare. Non credo di
poter resistere a tutto questo da sola. Ho bisogno di qualcuno vicino
a me.” Rosalie annuì e circondò con le esili braccia le larghe
spalle dell'altra. “Non preoccupatevi comandante. Non voglio
andarmene. Rimarrò sempre con voi...” sussurrò gentilmente nel
tentativo di rassicurarla.
“Comandante... comandante” la voce di un uomo
interruppe il loro contatto.
Oscar a malincuore si staccò dal caldo e sicuro
abbraccio di Rosalie e si voltò,riconoscendo di fronte a lei uno dei
medici volontari. Aveva le mani sporche di sangue,le maniche
arrotolate fino al gomito,la fronte sudata e lo sguardo spento. Prima
di parlare sospirò pesantemente,chiudendo leggermente le palpebre.
“Mi dispiace,ma gli rimane molto poco da vivere. Abbiamo tentato di
medicare la ferita,ma ha perso molto sangue e il suo fisico era già
debilitato. Non possiamo fare altro per lui. Venga con me”
Rosalie le strinse di nuovo i fianchi con un braccio e
insieme seguirono l'uomo fino all'improvvisata lettiga che giaceva
poco lontano.
Andrè aveva l'occhio verde sano socchiuso e respirava
affannosamente.
Oscar silenziosa si inginocchiò vicino a lui e gli
prese una mano tra le sue.
Il giovane la guardò pieno d'amore “Oscar... ma
dov'eri? Non sono riuscito a vederti”
La donna deglutì e si sforzò di sorridere “Oh lo
sai... Alain è un testone. Ho dovuto dare ordini per domani. Sai che
vuole fare sempre di testa sua... Abbiamo avuto una piccola
discussione...” Ma le lacrime che cominciarono a rigarle
copiosamente il volto tradirono le sue parole. Il giovane la guardò
per un attimo confuso,prima che una terribile consapevolezza gli
invadesse il cuore
“Oscar... perchè piangi?? Sto forse per morire? No..
non è possibile... non ora... non sarebbe giusto. Solo ora abbiamo
scoperto il nostro amore... non posso accettare un destino così
crudele...”
“Andrè... ascoltami. Tu non morirai. Non puoi morire.
Appena starai meglio ce ne andremo da Parigi. Andremo ad Arras e lì
ci sposeremo in una piccola chiesa. Lontano dalla Rivoluzione,lontano
dalla guerra e dalla morte. Che ne dici?”
Andrè cercò di sorridere,cullandosi nell'immagine che
si era formata vivida nella sua mente. “Oh... sarebbe
meraviglioso... Non sai quanto ho desiderato che accadesse...”
Oscar gli accarezzò piano i capelli, incapace di
fermare il tremito della sua mano “Perdonami Andrè... perdonami se
ti ho fatto soffrire tanto. Non meritavi tutto ciò che ti ho
causato. Se solo avessi capito le cose prima.... tutto questo non
sarebbe mai successo... Mi dispiace...”
Andrè sollevò piano il braccio e le accarezzò una
guancia “Oscar non è colpa tua. Non preoccuparti. Io ti avrei
aspettato ancora a lungo,lo sai... Perchè.. io... ti..”
Non potè continuare. Il braccio ricadde piano e la mano
stretta tra quella di Oscar si rilassò. La donna osservò muta il
corpo del suo compagno ormai privo di vita. L'occhio verde ormai
spento,la labbra pallide,il petto freddo. Strinse con forza i pugni e
urlò. Urlò la sua disperazione,la sua ira,il suo amore spezzato
troppo in fretta,urlò la sua solitudine. Urlò il suo nome prima di
accasciarsi esausta al suolo.
Alain e Rosalie le si avvicinarono piano e presala
delicatamente in braccio la portano lontano dalla folla. Il giovane
soldato aveva il viso spento e le labbra arrossate dopo averle morse
più volte per trattenere le lacrime che prepotenti volevano
sgorgargli dagli occhi. “Rosalie ti occuperai tu di lei? Io devo
andare dai miei compagni... Andrè era un vero amico per tutti noi.
Hanno bisogno di me...”
Rosalie annuì singhiozzando rumorosamente. “Vai
Alain. Rimango qui con lei. Per una volta è Oscar che ha bisogno di
me,non il contrario.”
Il giovane si allontanò, mentre Rosalie si preoccupò
di avvolgere il corpo del biondo comandante in una calda coperta.
“Non ti abbandonerò Oscar. Sai che non posso farlo...
Il mio sentimento per te è forte come il primo giorno... Anche se tu
stai soffrendo enormemente per Andrè,io non posso fare a meno di
amare te... Voglio molto bene a Bernard,ma quando ti guardo e quando
sei vicina a me... Tutto sparisce... come la prima volta che ti ho
visto...”
Il
silenzio di Parigi venne spezzato da un grido accorato.
“Fermate
la carrozza vi prego!! Fermatevi!!”
Oscar
e Andrè si guardarono incuriositi e confusi.
“Cocchiere
ferma” ordinò il comandante,aprendo leggermente lo sportellino
della vettura. Una fanciulla dai grandi occhi azzurri le rivolse uno
sguardo implorante
“Vi
prego...vi prego signore... compratemi per una notte!!” esclamò
tutto d'un fiato,nascondendo il volto tra le mani per la vergogna.
Una
fragorosa risata la costrinse a risollevare il volto,facendole
incontrare il luminoso sguardo di un giovane che rideva
fragorosamente,battendosi una mano sulla coscia.
“Mi
dispiace deluderti,ma non potremmo combinare molto. Guardami bene...
io sono una donna...”
Rosalie
si coprì la bocca con le mani in un impeto di stupore: una donna
vestita da soldato!!!
“E'
così bella...” pensò sognante,osservando la perfezione dei
lineamenti e la lucentezza dell'uniforme.
“Andrè
hai con te del denaro? Io non ne ho...” chiese Oscar rivolgendosi
al ragazzo nascosto alle sue spalle,che teneva lo sguardo fisso sul
tetto della vettura per cercare di contenere le risate in ogni modo.
“Si...
dovrei avere qualche moneta...” mormorò il giovane,frugando nelle
tasche. Dopo qualche minuto ne estrasse finalmente una “Ho solo
questa...” mormorò a mò di scusa.
Oscar
annuì e la porse a Rosalie, che era rimasta a terra immobile, persa
nella contemplazione dell'altra.
“Come
ti chiami?” le domandò gentile
“Ehm....
io sono... Rosalie” rispose la fanciulla balbettando,mentre il viso
le si colorava di un bel rosso cremisi
Oscar
sorrise,sporgendosi dalla vettura e stringendole un poco la mano
“Che
nome carino... Rosalie.... Mi raccomando non fare più una cosa del
genere.... Buonanotte” Poi rivolgendosi al cocchiere ordinò di
ripartire.
La
carrozza si allontanò silenziosa lungo la Senna,perdendosi nelle
flebili luci della città. Rosalie prese a correre e seguì per
qualche metro la vettura “Aspettate!! Chi siete??”
Ma
non ottiene risposta. Si fermò ansante e osservò da vicino la
moneta:era una libbra d'oro
“Una
libbra??? Una libbra d'oro!!! Non ne avevo mai vista una!!” mormorò
entusiasta,lasciandosi cullare dal ricordo del biondo militare appena
incontrato.
“E'
la donna più bella che io abbia mai visto... Non la dimenticherò
mai... E un giorno le ricambierò il favore...”
Le voci concitate intorno a lei dissolsero il ricordo.
Rosalie scosse leggermente la testa e si asciugò le
lacrime con il palmo di una mano.
Quei ricordi erano sempre stati belli da rivivere.
Belli,ma al tempo stesso molto dolorosi. Oscar riposava ancora,persa
nell'oblio del suo dolore.
Rosalie la osservò,saggiando la morbidezza dei suoi
capelli biondi con una dolce carezza. Quante volte quella donna
l'aveva protetta,quante volte l'aveva aiutata e quante volte aveva
raccolto le sue lacrime. “Per me sei come una sorellina...” le
aveva sempre ripetuto.
“Già una sorellina.... solo e soltanto una
sorellina... non sono nulla di più per te...” mormorò rassegnata.
Oscar si girò nel sonno e socchiuse piano gli occhi
“Rosalie.. sei tu?”
La giovane,rossa in volto, si affrettò a ritirare la
mano dal viso dell'altra
“Si comandante.. sono io...”
Gli occhi di Oscar si riempirono nuovamente di lacrime
“Non era un incubo vero??? E' successo davvero... E' morto
davvero...”
Rosalie trattenne a stento un singhiozzo “Si... è
vero” riuscì a dire tra un singulto e l'altro.
Oscar si sollevò piano da terra e le porse la coperta
“Grazie per avermi tenuto compagnia...” e si allontanò.
Rosalie confusa la seguì “Ma comandante dove andate
ora? Dovreste ripo...”
“Vado da lui” la interruppe l'altra, camminando
velocemente verso il centro della piazza. Si fermò vicino ad un
gruppo di ragazzi e uno di loro si offrì di accompagnarla dove il
corpo di Andrè era stato adagiato.
Era in una piccola chiesa non molto lontano. Il giovane
soldato era circondato da mazzolini di fiori, gli unici che Alain era
riuscito a trovare in così breve tempo.
Arrivati lì,il suo accompagnatore si
congedò,lasciandola finalmente da sola con i suoi pensieri. Oscar
sospirando attraversò il portone di legno e si inginocchiò vicino
alla misera panca che ospitava il cadavere.
Fuori il sole rosso tramontava e il fumo ingombrava il
cielo di Parigi.
Rosalie si sedette su uno dei gradini antistante alla
chiesetta,attendendo pazientemente che Oscar uscisse.
Dopo pochi minuti la raggiunse Bernard, stravolto per la
fatica e sconvolto per il dolore “Rosalie!! Ti ho cercato
dappertutto!! Ma che ci fai qui???” le domandò preoccupato.
La fanciulla appoggiò il viso al palmo della
mano,impedendo alle lacrime di scendere lungo il collo “Louis si
era offerto di accompagnare Oscar da Andrè e io li ho seguiti.
Bernard... come è potuto accadere?? Perchè proprio Andrè???”
Il giovane sollevò le spalle sconsolato,sedendosi
accanto a lei
“Io... non lo so... Non voglio ancora crederci... Ma
di una cosa sono sicuro... Andrè è morto da vero figlio di Francia!
E' e sarà sempre uno di noi... Lui ed Oscar sono gli amici più cari
e fedeli che abbiamo... Non dimenticarlo mai Rosalie...” mormorò
abbracciandole la vita. Rimasero per qualche minuto in silenzio.
“Io devo andare... sicuramente i ragazzi si staranno
chiedendo che fine ho fatto. Tu rimani ancora qui?”
Rosalie annuì e si volse verso il portone della chiesa.
Spiò all'interno e vide Oscar ancora ferma e immobile vicino al
corpo.
“Non posso abbandonarla. Rimarrò qui con lei fino
alla fine.”
Bernard imbracciò il fucile e scese i bianchi gradini
per poi voltarsi di nuovo indietro “Mi raccomando state attente. Vi
aspettiamo al solito posto...”
Rosalie guardò il suo fidanzato allontanarsi nel buio
del vicolo. "Oh Bernard... se solo sapessi quello che nascondo
nel cuore... è così difficile a volte stare al tuo fianco.. sentire
le tue carezze sulla mia pelle e desiderare che le tue mani siano
quelle di un'altra persona..."
Un rumore di passi alle sue spalle la destò dall'oblio
dei suoi pensieri.
Oscar camminava lentamente, il viso pallido come quello
di un fantasma, le labbra grigie e le spalle curve. Era come se un
enorme peso invisibile la schiacciasse,affaticandola e rendendola
sempre più debole.
"Rosalie.. cosa ci fai qui? Pensavo fossi rimasta
in piazza..."
sussurrò la donna, sedendosi al suo fianco su un
gradino.
"No monsieur Oscar.. vi ho seguito fin qui. Non
potevo certo lasciarvi solo.. questa chiesa è così triste oggi per
tutti noi, ma soprattutto per voi.."
"Già... soprattutto per me... per me! Che non sono
riuscita a rendermi conto del suo sentimento! Per me che sono stata
cieca, egoista e non so che altro! Per me! Per me che non faccio che
pensare a me stessa, trascinando gli altri dietro di me! Per me..."
Rosalie si morse il labbro inferiore per trattenere le
lacrime, ma non osò fiatare di fronte a quello sfogo. Percepiva
l'immenso dolore della donna seduta al suo fianco e sapeva che
parlare in quel modo l'avrebbe tranquillizzata almeno un pò.
Oscar rimase con il fiato mozzo, i suoi occhi guizzavano
da una parte all'altra nervosamente. Non si era mai sentita così
vuota in tutta la sua vita. Si passò le mani sul viso nel tentativo
di allentare il bruciore dei suoi occhi stanchi ed arrossati per le
troppe lacrime non versate.
Una leggera carezza sul braccio le fece risollevare lo
sguardo e voltare il viso alla sua sinistra. Rosalie le sorrideva
gentile e i suoi grandi occhi azzurri erano velati di lacrime. Oscar
le sorrise e la abbracciò, sorprendendola per quella spontaneità.
"Scusami Rosalie, non volevo urlare in quel modo...
Ma tutto quello che ho detto è vero... e la morte di Andrè non ha
fatto che dimostrarlo...sono solo una e.."
"NO!" esclamò Rosalie con forza
interrompendola e staccandosi dall'abbraccio per poterla guardare
negli occhi.
"Voi non siete un'egoista.. non lo siete mai stata
e non lo sarete mai! Non vi permetterò di ripeterlo nè di pensarlo!
Voi siete la persona più buona, gentile e altruista che io abbia mai
incontrato nella mia vita. Chi altri avrebbe fatto per me tutto
quello che avete fatto voi? Mi avete accolto in casa vostra, mi avete
educato, mi avete dato una casa, un letto caldo e comodo, mi avete
donato la felicità.. nonostante io avessi tentato di uccidere vostra
madre!! Mi avete dato un libbra d'oro la sera che ci siamo incontrate
per la prima volta! Non lo rammentate?"
Lo sguardo di Oscar si addolcì "Certo che me ne
rammento. Tu avevi fermato la mia carrozza e mi avevi pregato di
comprarti per una notte... Eri così giovane, così ingenua..
sembravi un pulcino appena uscito dal suo ovetto. Come potevo
abbandonarti su quel lurido marciapiede? Se avessi saputo come
sarebbero andate le cose, avrei aiutato anche tua madre e forse lei
non sarebbe scomparsa così presto..."
"E questi vi sembrano forse i desideri di una
persona egoista? Io non credo.. voi siete speciale monsieur Oscar,
per tutti.."
Rosalie deglutì e si morse il labbro prima di
continuare "e... e.. soprattutto per me.."
Oscar sorrise,accarezzandole piano la testa "Sei
sempre stata molto gentile Rosalie. La gentilezza è una virtù che
ti ha sempre contraddistinto. A differenza di tutte le altre persone
che ho conosciuto,forse tu sei l'unica che non ha mai perso la
purezza dello spirito. Come ci riesci? Sembra che nessun sentimento
cattivo possa attecchire nel tuo cuore... è una cosa che mi ha
sempre sorpreso di te.. piccola, eppure così forte."
Rosalie abbassò gli occhi e appoggiò le braccia al
ventre, nel tentativo di calmare i battiti assordanti del suo cuore.
Lo sguardo intenso di Oscar era insostenibile per lei. Ogni volta che
le era così vicina il suo cervello si annebbiava e tutto il suo
corpo sembrava impazzire. Nulla aveva più importanza e Bernard non
era che un ricordo sbiadito nei meandri della sua ragione.
Il movimento improvviso di Oscar la fece sobbalzare. La
donna si era alzata in piedi di scatto e aveva portato la mano al
fianco, immobile come una statua ascoltava.
"Cosa c'è monsieur Oscar?" domandò Rosalie
confusa,notando l'improvviso cambiamento dell'altra.
Oscar scosse la testa e appoggiò un indice affusolato
alle labbra. Poi le tese la mano e la invitò ad alzarsi.La giovane
obbedì e si ritrovò stretta tra le sue braccia.
"Ma monsieur Oscar cosa?"
"Shhh Rosalie.." le sussurrò la donna,
spiando la piazza antistante la chiesa da sopra la sua spalla "Sento
che sta arrivando qualcuno.. dobbiamo andarcene!"
Velocemente scesero i gradini e imboccarono una stradina
laterale. Il lezzo dei cadaveri e della sporcizia giunse
prepotentemente alle loro narici, costringendole a coprirsi il viso
con un braccio. Avanzarono ancora senza che nessuno le incrociasse:
sembrava che i combattimenti fossero finiti.. Non si udiva più
nemmeno il rombo dei cannoni. Il sole era sparito all'orizzonte e la
luna nascente si faceva strada tra le nuvole. Non erano molto lontano
dalla loro destinazione: di sera i ribelli compagni di Bernard si
riunivano in una cantina non distante dalla Senna. Per delle persone
inesperte era il luogo ideale nel quale nascondersi, discutere e
difendersi da eventuali attacchi. Oscar invece l'aveva sempre
reputato pericoloso.
"Non dovreste stare qui Bernard" gli aveva
detto quando aveva visto lo scantinato per la prima volta "se vi
attaccano in massa siete spacciati. Non ci sono vie di fuga... è..
un buco! E' una trappola per topi!"
Ma del resto non potevano ottenere niente di meglio,
considerando la miseria che regnava sovrana a Parigi. E fino a quel
momento nessuno li aveva mai trovati..
Si fermarono un attimo per riprendere fiato e per
assicurarsi che nessuno le stesse seguendo. Rosalie soprattutto aveva
il fiato corto dopo aver sostenuto le lunghe falcate del comandante.
Oscar si guardò intorno e notò una targa quasi del tutto annerita
dal fumo e dalla sporcizia alla sua destra. Con qualche difficoltà
riuscì a leggere il nome della strada nella quale si trovavano "Rue
des boucheries (nota 1)" mormorò a bassa voce.
Massaggiandosi la radice del naso riflettè sul percorso
più rapido che avrebbero dovuto percorrere per arrivare sane e salve
alla meta.
"Rosalie.. il rifugio è a Rue Victor se non mi
sbaglio.. giusto?"
La giovane annuì "Si.. non è molto distante da
qui monsieur Oscar.. dobbiamo attraversare solo un altro paio di
strade e saremmo arrivate."
"Mmm arrivate a Rue de l'harpe non ci resta che
tagliare per Rue des Noyers e.." ma un rumore non molto distante
la interruppe.
Due uomini avanzavano barcollando verso di loro
visibilmente ubriachi, imbracciavano due fucili malandati e
tracannavano vino da una bottiglia che uno di loro portava in una
sacca. Rosalie le si affiancò tremante, incapace di formulare un
solo pensiero. Il biondo comandante osservò la strada alle sue
spalle: tornare indietro era assolutamente inutile e folle; per
evitare due ubriachi avrebbero potuto incontrare un intero plotone di
guardie reali. Tuttavia avanzando verso i due avrebbero corso
egualmente dei rischi: non potevano sapere come avrebbero reagito
vedendo Oscar in divisa. Ubriachi com'erano avrebbero sparato a
qualunque cosa fatta di tessuto e adornata con spalline e medaglie.
"Signor Oscar.. cosa facciamo?" le sussurrò Rosalie
spaventata, mentre i due uomini si avvicinavano sempre di più.
"Vieni con me! Non fiatare e fa tutto quello che ti
dirò va bene?"
Stringendo una mano intorno al suo polso,la trascinò
lontano dalla strada e le appoggiò le spalle alla parete di un
palazzo malandato alla loro sinistra.
"Ora abbracciami e fa silenzio... se tutto va bene
ci supereranno senza accorgersi di nulla.."
La giovane obbedì e sollevandosi sulle punte strinse le
esili braccia intorno alle spalle dell'altra. Le sue guance si
infiammarono quando Oscar le posò le mani sui fianchi e appoggiò la
fronte alla sua, quasi annullando la distanza tra i loro visi e
facendo aumentare a dimisura i battiti del suo piccolo cuore
innamorato. Ormai gli ubriachi erano dietro di loro. Fu il più alto
e presumibilmente il più sveglio dei due,a giudicare dalla sua
espressione furbesca,a notarle. Diede un colpetto all'amico al suo
fianco e entrambi iniziarono a ridacchiare. Lasciarono la strada e si
fermarono a pochi passi da loro sul marciapiede.
Il più basso diede una pacca sul braccio di Oscar e
sorridendo disse "Ehi amico hic.. perchè non.. hic.. vai a
casa??? Eh?? Hic.. non vogliamo certo vedere le tue... hic.. cose
private...qui in strada.."
Oscar sospirò e rispose con voce inespressiva senza
voltarsi verso di loro "Hai proprio ragione amico.. ora me ne
vado e porto la mia fidanzata con me."
"Ehi hic.. ma perchè non ci guardi in faccia? Ci
consideri brutti forse?" domandò il più alto irritato e
afferrata la spalla di Oscar la spinse, costringendola a voltarsi.
"Carina hic.. la tua fidanzata..." esclamò il
più basso "Hai visto Antoine? Sembra proprio un angioletto!"
Ma il più alto non rispose. La divisa di Oscar aveva
catturato la sua attenzione "Ma tu!! Ma tu sei un soldato!!
Pierre!! E' un soldato!"
Solo in quel momento il più basso si rese conto della
situazione e squadrò Oscar con occhi di fuoco "Hai ragione
Antoine!! E' un soldato!!! Cospira contro di noi! Uccidiamolo!"
"Ma no... cosa dite??? Oscar è un soldato della
Rivoluzione!! E' dalla nostra parte!!" tentò di spiegare
Rosalie frapponendosi tra Oscar e i due.
"Non esistono soldati della Rivoluzione,
angioletto! Chiunque abbia spalline e medaglie è un cane della
puttana austriaca (nota 2)! E tutti i cani dell'austriaca sono nostri
nemici!"
Oscar serrò i pugni nel tentativo di placare la rabbia:
nonostante tutto nutriva un profondo affetto per la Regina e quegli
epiteti scurrili la irritavano terribilmente.
"Sentite.. io non sto dalla parte della Regina!
Conosco Bernard.. Bernard Chatelet!" esclamò nervosamente.
Antoine sputò per terra "Ah! Pensi di essere
furbo? Tutti a Parigi conoscono Bernard e Robespierre!"
"Già! E' vero!" gli fece eco Pierre, puntando
il fucile nella sua direzione.
"Pierre sparagli!" ordinò Antoine.
"Rosalie!!! SPOSTATI!!!" ruggì Oscar.
Bang
"Maledetto!!! Mi ha colpito!!! Antoine!!! Mi ha
ferito!!! La mia mano!! La mia mano sanguina!!!"
Rosalie si voltò di scatto e prima che potesse
formulare un pensiero si sentì trascinare lontano dal marciapiede.
Oscar correva a perdifiato,mentre lei cercava di tenere il passo,
evitando di incespicare nelle buche e nei fossi che i bombardamenti
avevano provocato sul selciato.
Si fermarono solo quando giunsero a Rue des Noyers.
Rosalie si nascose sotto un porticato e si accasciò al
suolo, il cuore le batteva per la paura e per lo sforzo appena
compiuto. Oscar rimase in piedi,ansante e spiava la strada dal buio
del loro nascondiglio.
"E' stato.. piuttosto.. faticoso... non è vero
monsieur Oscar?" domandò la giovane, asciugandosi il sudore
dalla fronte con il dorso della mano.
"Decisamente si... e ora.... dobbiamo.. muoverci..
di nuovo.. non possiamo rimanere a lungo nello stesso posto."
"Monsieur Oscar.. cosa avete? Vi sentite male?"
chiese Rosalie preoccupata.
Oscar tremava dalla testa ai piedi, la mano destra
stringeva convulsamente la pistola, e il viso sembrava ancora più
pallido di prima.
Rosalie le sfiorò l'altra mano che stava inerte lungo
il fianco:era gelata.
"Ma monsieur Oscar.. voi state male! Siete gelato e
state tremando!!!"
Oscar non rispose, limitandosi ad appoggiare le spalle
alla parete. Continuava a boccheggiare come se le mancasse l'aria per
respirare.
"Tranquilla Rosalie... ora mi passa.."
Si voltò e appoggiò la fronte alla fredda parete di
marmo per ricevere un pò di sollievo. Sollevò il braccio destro e
appoggiò il palmo della mano alle labbra.
Rosalie si sollevò di scatto. "Monsieur Oscar...
cosa" ma la sua domanda rimase incompiuta.
Una tosse cavernosa ruppe il silenzio intorno a
loro,scuotendo l'esile fisico della donna di fronte a lei. Oscar
tossiva sempre di più e cercava di ridurre il tremito che le
scuoteva le membra piantando i piedi al suolo e facendo forza sulla
fronte e sul braccio appoggiati alla parete.
"OSCAR!" gridò Rosalie sempre più spaventata
quando intravide la mano dell'altra macchiata di sangue.
Non sapendo che fare la abbracciò da dietro e prese ad
accarezzarle il petto, sperando di alleviare con un pò di calore i
suoi tremiti.
Dopo qualche minuto la crisi passò e Rosalie sentì il
corpo di Oscar farsi più pesante tra le sue braccia.
Il biondo comandante si accasciò al suolo privo di
sensi, le labbra livide e la fronte bollente.
"Oscar!! Oscar!!" chiamò Rosalie,scuotendola
piano per le spalle.
Oscar aprì piano gli occhi e si guardò confusamente
intorno.
"Monsieur Oscar!! Siete vivo!!"
"Rosalie.. Sta tranquilla.. è solo questione di
minuti... è una crisi passeggera..."
La ragazza non ebbe il coraggio di replicare nulla e si
limitò ad annuire,stringendole le braccia intorno alle spalle "Non
vi preoccupate monsieur Oscar.. resterò qui con voi.. appena vi
sentirete meglio andremo via. Siamo arrivate ormai...".
Nessuna delle due parlò per qualche minuto. La quiete
della notte era intervallata solo dai loro respiri e da qualche
gemito lontano.
Fu Oscar a interrompere il silenzio "Nemmeno Andrè
lo sapeva Rosalie.. Nessuno lo sa.. l'ho scoperto da poco. Non ho
voluto dirlo nè a lui nè a te per non farvi preoccupare.. ho visto
il dottore la settimana scorsa e devo dire che non mi ha dato una
buona notizia. Se continuo così credo che non vedrò la fine
dell'autunno..."
Rosalie non rispose, calde lacrime le scendevano lungo
le guance, raccogliendosi sul mento e scivolando sul collo candido.
"Su sbrighiamoci e andiamo. Non possiamo restare
qui ancora oltre!" esclamò Oscar sciogliendosi dall'abbraccio e
rialzandosi.
Rosalie si asciugò velocemente le lacrime e abbassò il
volto,mentre l'altra estraeva la spada lucente pronta a difendersi da
eventuali attacchi.
Raggiunsero senza intoppi Rue Victor, imboccarono un
altro vicolo e scesero una rampa di scale seminascosta. I gradini
conducevano ad una piccola porta di legno scuro.
Rosalie bussò quattro volte a intervalli regolari.
"Di che colore è il tuo fazzoletto?" domandò
imperiosa una voce dall'interno
"Blu, bianco e rosso!" rispose Rosalie sicura.
La porta si aprì di poco,permettendo ad un uomo di
sbirciare fuori.
"Ah sei tu Rosalie! E anche voi comandante Oscar!"
esclamò Alain sollevato,spalancando l'uscio.
"Eravamo preoccupati! Tra poco avremmo organizzato
una squadra per venire a cercarvi!"
"Abbiamo avuto un contrattempo..." rispose
Oscar inespressiva, allontanandosi dalla porta e dirigendosi verso il
camino acceso.
Allungò le braccia verso le fiamme e rabbrividì di
piacere per il tepore che le scaldò le falangi.
Alain e Rosalie rimasero fermi ad osservarla.
"Come sta?" domandò il soldato
"E' disperata..." sussurrò Rosalie "non
lo dà a vedere, ma sta soffrendo terribilmente. Io lo percepisco..."
Alain annuì gravemente "Anche per noi è stato un
colpo durissimo. Sono riuscito a confortare un pò i ragazzi, ma come
posso farlo se io stesso piango per lui? Oggi ho perso un fratello.."
"E io un caro amico..."
L'arrivo di Bernard interruppe la loro conversazione
"Rosalie!!! Sei tornata!! E Oscar?? Dov'è?"
Alain indicò con un cenno del capo la donna appoggiata
al camino.
"Rosalie perchè ci avete messo tanto? Dove eravate
finite?"
"Abbiamo avuto un contrattempo Bernard.. due
ubriachi armati hanno scambiato il signor Oscar per un soldato
reale..."
"Per un soldato reale?" domandarono Alain e
Bernard all'unisono
"Ma erano ciechi? Lo sanno tutti che la Guardia
Nazionale è passata dalle parte dei ribelli!!" esclamò Alain
infuriato
"Non tutti Alain.. solo il mio gruppo vi conosce e
si fida di voi, ma molti altri che combattono da soli no... Appena
vedono un'uniforme non guardano in faccia nessuno. Sparano senza
pensare a nulla.. Per questo devono essere controllati... la fiamma
della Rivoluzione ha trasformato la maggior parte di noi in belve
feroci e questo non fa bene alla nostra causa. Li conoscevi Rosalie?"
La ragazza scosse la testa "No.. ma si chiamavano
Pierre e Antoine. Il primo era basso e robusto e il secondo era più
alto."
"Non preoccuparti Bernard li riconosceresti
subito.. Uno porterà una vistosa benda al braccio sinistro per un
bel pò... gli ho sparato per evitare che mi uccidesse o che colpisse
Rosalie.." Oscar si era avvicinata e aveva udito uno stralcio
della loro conversazione.
"Non erano dei tuoi.. questo è poco ma sicuro"
Bernard annuì pensieroso "Tuttavia questo non mi
fa sentire più sicuro... dovremmo collaborare tutti per ottenere la
libertà! Se restiamo divisi,non riusciremo a resistere a lungo. I
soldati reali sono sempre più numerosi e ogni giorno
aumentano...saranno più di ventimila oramai! La maggior parte di
loro sono stranieri, inviati dalle altre famiglie regnanti
preoccupate per quello che potrà accadere all'Europa se i figli
della Rivoluzione ottenessero ciò che tutti noi speriamo."
"Perchè non organizziamo un incontro con gli altri
rivoluzionari?? Come è successo il 20 giugno! Non vi ricordate?
Erano tutti nella Sala della Pallacorda (nota 3)! Tutti hanno giurato
di combattere finchè la Costituzione non fosse stata stabilita,
rispettando il diritto di tutti i cittadini alla libertà e
all'uguaglianza!!"
Oscar sorrise alla determinazione di Alain "Purtroppo
non è così semplice. Dopo il giuramento si sono formati vari gruppi
e ognuno di loro ha un piccolo leader. Ogni giorno ci sono degli
attacchi, ma quasi nessuno di essi è pianificato."
"E' vero. Oggi per esempio gli artigiani hanno
cominciato a distruggere gli uffici daziari e molti hanno
saccheggiato i depositi, credendo di trovare viveri e vettovaglie.
Sono rimasti delusi e molti di loro sono morti invano." aggiunse
Bernard, allontanandosi un poco e camminando avanti e indietro
pensieroso.
"L'unico modo è parlare con Robespierre. E' lui
leader indiscusso della Rivoluzione. Io conto poco e niente... ma
lui.. lui è un mito, un idolo per tutti. Dobbiamo decidere cosa
fare, discuterne con lui e agire una volta per tutte."
Oscar annuì e avanzò di qualche passo,accostandosi a
Bernard "Tu ti fidi di Robespierre?" sussurrò
Bernard la guardò sorpreso "Ma cosa dici Oscar?
Certo che mi fido di Robespierre! E' lui l'anima della Rivoluzione!"
Oscar si massaggiò la tempia pensierosa e scosse la
testa "Se lo dici tu, allora mi fido anche io. Beh ora vado a
riposarmi un pò, il ritorno al rifugio è stato molto più
movimentato del previsto. Ci vediamo domani mattina..." e si
allontanò, sistemandosi seduta in un angolino vicino al caminetto.
Alain e Rosalie la raggiunsero dopo qualche minuto.
"Avete ordini per noi comandante?" domandò il
ragazzo
"No Alain.. siete stremati. Oggi è stato un giorno
terribile per tutti noi. Andate tutti a riposarvi. Ci vediamo domani
mattina."
Alain annuì e fece per andarsene "Comandante...
lui sarebbe molto fiero di voi. Non dimenticatelo mai.."
aggiunse senza voltarsi.
Oscar distolse lo sguardo, puntandolo sulle fiamme
danzanti del camino. Si limitò ad alzare le spalle e a piegare una
gamba verso il petto con un mugugno.
Rosalie rimase ad osservarla in silenzio per qualche
secondo "Avete fame monsieur Oscar? Non possiamo offrirvi molto,
ma posso vedere se riesco a trovare qualcosa in magazzino."
"Non ho fame Rosalie. Sono solo stanca... molto
stanca.. stanca di tutto.."
"Ma monsieur Oscar.. nelle vostre condizioni.."
Lo sguardo infuriato e raggelante di Oscar la fece
tacere.
La giovane abbassò la testa "Mi dispiace.. non
volevo offendervi. Non dirò niente a nessuno se è questo quello che
volete. Vi lascio solo, se avete bisogno di qualcosa io sono
nell'altra stanza."
Oscar la osservò allontanarsi, ma non disse nulla per
fermarla. Si sentiva in colpa per la sua reazione eccessiva, in fin
dei conti Rosalie si stava solo preoccupando per lei. "Sei stata
un'idiota a dirglielo..." pensò affranta. Ma del resto che
altro avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto spiegare quella crisi
di tosse improvvisa e così violenta? Rosalie non era una stupida,
aveva visto il sangue fuoriuscire dalle sue labbra e macchiarle il
palmo della mano. Mentire sarebbe stato del tutto inutile.
Lei stessa non sapeva perchè aveva tenuto quella
sconvolgente notizia per sè.
Subito le balenò alla mente l'immagine di Andrè: se il
ragazzo avesse saputo cosa le stava accadendo l'avrebbe portata via
di peso da Parigi. Quel pensiero le spezzò il cuore: se solo avesse
parlato prima! Avrebbero potuto abbandonare Parigi quando le cose
erano ancora relativamente tranquille, lei sarebbe stata meglio e lui
non sarebbe morto... E invece non aveva detto nulla, non aveva
parlato. Aveva tenuto tutto dentro di sè. Per quale motivo?
La sua mente sapeva la risposta "Per il tuo
orgoglio. Per il desiderio di combattere fino alla morte per ciò che
ritieni giusto. Perchè nonostante tutti i tuoi sforzi, tu sei un
soldato Oscar. Tuo padre aveva ragione, tu hai una spada e non un
fiore nel cuore. Sei destinata a lottare, a sacrificare tutte le tue
energie."
Portò anche l'altra gamba al petto e si piegò
abbracciandosi le ginocchia. La sua coscienza non era mai stata una
interlocutrice confortante...
Il ticchettio di un vecchio orologio impolverato
appoggiato sulla mensola del camino battè undici volte le ore.
"E' già così tardi? Il tempo vola... anche troppo
per i miei gusti...".
Distese le gambe e si appoggiò alla parete fredda
rabbrividendo. Avrebbe tanto desiderato un cuscino per poter
appoggiare il collo, ma era inutile domandare a Rosalie se ne avesse
uno, era già tanto che avessero un tetto sulla testa.
Inconsapevolmente pensò alla sua enorme villa, alle stanze ben
arredate, al lusso che vi regnava e al fatto che per lei tutto quello
che possedeva non aveva mai avuto importanza.
Pensò a suo padre, lo immaginò in piedi, immobile come
una sentinella vicino alle grandi vetrate del suo studio, intento a
esaminare tutto il paesaggio circostante.
Il suo sguardo freddo e grigio, che non si era mai
addolcito nè ammorbidito, avrebbe osservato le foglie, gli alberi,
le fontane del giardino...forse avrebbe pensato a lei, alla figlia
che l'aveva tradito e umiliato, a colei che aveva rifiutato il suo
titolo, aveva abbandonato i sovrani che aveva giurato di proteggere e
aveva dichiarato amore ad un plebeo, nipote di una vecchia
governante.
Forse si sarebbe pentito anche lui delle sue scelte e
delle sue decisioni... In quel momento Oscar si sentì più simile a
lui di quanto avesse mai immaginato.
Aveva sempre pensato di essere diversa, di essere
migliore di lui e delle sue paranoie. Si sbagliava, in realtà erano
uguali. Pronti a combattere per l'onore e per quello in cui
ritenevano giusto,sacrificando coloro che li circondavano.
Suo padre, François Augustin Reynier, aveva sacrificato
lei, la sua ultima figlia per l'onore della famiglia Jarjeyes.
Lei, Oscar François, aveva sacrificato colui che
l'aveva amata per ottenere la libertà.
Scosse nuovamente la testa per scacciare quei dolorosi
pensieri. Socchiuse gli occhi, sperando che la stanchezza l'avrebbe
cullata tra le sue braccia, concedendole un pò di riposo. Ma
continuamente le immagini del giorno appena trascorso si susseguivano
veloci l'una dopo l'altra, turbandola sempre di più.
Rassegnata, riaprì gli occhi e si guardò intorno. Il
grande stanzone nel quale si trovava era quasi del tutto ingombro di
pagliericci e letti di fortuna. Molti degli amici di Bernard
dormivano, altri sussurravano piano parole incomprensibili,dettate
dal vino e dalla stanchezza. Alain e i ragazzi si erano sistemati
nell'angolo più lontano e russavano come campane. Bernard e Rosalie
erano nell'altra stanza. L'orologio battè nuovamente l'ora: erano le
undici e un quarto.
Silenziosamente Oscar si alzò e si allontanò dal suo
giaciglio. Nessuno le prestò attenzione nè cercò di fermarla.
Si avvicinò alla porta e la aprì: il ribelle che
doveva sorvegliare l'entrata era profondamente
addormentato,abbracciato ad una bottiglia di rum scadente.
In un attimo fu fuori e si allontanò a grandi passi nel
silenzio della notte.
In quel momento
nell'altra stanza
Rosalie mordicchiava silenziosamente il tozzo di pane
duro che aveva trovato nel magazzino. Bernard parlava
infervorato,mentre lei si limitava ad annuire distrattamente. Non
aveva capito nulla di quello che il suo fidanzato le stava dicendo.
Finalmente il ragazzo si fermò per riprendere fiato e
prese ad osservarla. Notando la sua espressione persa e triste, le
accarezzò piano una guancia.
Rosalie si scosse con un fremito e gli rivolse uno
sguardo gentile "Scusa Bernard.. ero sovrappensiero. Dicevi?"
Bernard le diede un leggero bacio sulla fronte "Niente
di importante non preoccuparti. Sei strana stasera, c'è qualcosa che
ti turba? E' da quando sei tornata con Oscar che non dici nulla..."
Rosalie non rispose. Si alzò dalla sedia,avvolse quello
che rimaneva del pane in un fazzoletto e lo ripose con cura nella
credenza polverosa di fronte a lei.
Bernard la imitò e le si avvicinò abbracciandola da
dietro "Ti sei spaventata per quei due ubriachi? Oppure stai
pensando ad Andrè?"
"Entrambe le cose" mentì la ragazza,
sciogliendosi dall'abbraccio e ritornando a sedersi al tavolo. Aprì
il cassetto, prese ago e filo e cominciò a cucire.
Doveva rammendare i calzini per tutti. Bernard sembrò
accontentarsi della risposta e riprese il discorso lasciato a metà.
Ma ancora una volta Rosalie non lo ascoltava: persa tra
le trame della stoffa, la sua mente vagava lontano da quella stanza.
Il suo cuore non aveva pensieri che per quello era successo poco
tempo prima. Oscar che la abbracciava, Oscar che la osservava
intensamente, Oscar che tossiva e le rivelava il suo segreto...
"Ahia!" esclamò dolorosamente, interrompendo
ancora una volta la raffica di parole del fidanzato.
"Che c'è?" domandò Bernard,sollevando lo
sguardo dalle carte che ingombravano il tavolo: stava terminando un
discorso che avrebbe dovuto recitare il giorno successivo se non
fosse riuscito a trovare Robespierre.
"Nulla.. nulla.. mi sono punta con l'ago tutto
qui.." mormorò Rosalie, succhiandosi appena il dito medio della
mano sinistra (nota 4).
Bernard aggrottò la fronte sorpreso "Tu che ti
pungi mentre cuci? E' come dire che gli asini volano... Impossibile!
Sarà la stanchezza...Perchè non vai a riposare? Io ne ho ancora per
un pò.. vai su.. è stata una giornata difficile per tutti noi."
Rosalie sospirò e si alzò in piedi "Effettivamente
sono stanca.. va bene allora buonanotte Bernard."
Fece il giro del tavolo e si piegò verso di
lui,dandogli un leggero bacio sulla fronte "Non fare tardi mi
raccomando"
"Sta tranquilla. Appena avrò finito, verrò di là.
Buonanotte."
Rosalie annuì e dopo aver posato il lavoro di cucito
sul tavolo si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimase qualche minuto in silenzio, nel buio del
corridoio, appoggiata con la schiena alla parete.
Sentiva il ronzio della monotona voce di Bernard
attraverso la porta di legno. Non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto
dirgli di Oscar e della sua cattiva condizione di salute? Bernard si
fidava di lei, voleva che lei fosse il comandante dell'esercito
rivoluzionario... ma come avrebbe potuto resistere in quelle
condizioni?
"Io devo dirglielo... è meglio per lei..."
non aveva fatto che ripetersi quella sera, ma il ricordo dello
sguardo furente dell'altra le aveva impedito di farlo.
Sospirando,si staccò dal muro e prese a camminare
lentamente per il corridoio, dirigendosi verso la grande stanza
illuminata dal camino.
Il russare continuo di Alain e dei soldati fu il primo
rumore che le sue orecchie percepirono.
Non potè fare a meno di sorridere,osservando il
gruppetto di ragazzi addormentati in uniforme intorno ad
Alain,sdraiato in mezzo a loro:era come vedere un padre circondato da
tutti i suoi figli. Volse lo sguardo verso il caminetto e si stupì
quando si accorse che l'angolo in cui Oscar si era sistemata era
vuoto. Incuriosita, cominciò a camminare per la stanza in punta di
piedi,attenta a non calpestare nessuno.
"Ma dov'è andata??" pensò affranta quando
ebbe esaminato anche l'ultimo letto senza riuscire a trovarla. Lanciò
un rapido sguardo alla porta e notò che la luce della luna penetrava
nella stanza. “La porta è socchiusa!! Perchè mai Oscar è uscita
a quest'ora della notte??? E se le fosse successo qualcosa?”
Il rintocco dell'orologio la fece sobbalzare: erano le
undici e mezza.
Si voltò indietro e guardò indecisa il corridoio buio
che conduceva alla cucina
"Bernard ha detto che sarebbe stato impegnato
ancora un pò... Devo andare a cercarla..." pensò risoluta e si
avvicinò piano alla porta. Attenta a non svegliare il guardiano,
aprì silenziosamente l'uscio,socchiudendolo poi alle sue spalle
senza farlo cigolare. Risalì la scalinata di pietra, mentre il
fresco vento notturno la investiva, provocandole un leggero brivido
lungo la schiena.
Giunta all'inizio di Rue Victor si fermò indecisa,
volgendo il capo a destra e a sinistra. "Dove potrà mai essere?
Non può essere tornata in chiesa.. è troppo lontano.. e allora?"
Decise di svoltare a sinistra e di recarsi verso la
Senna: che si fosse fermata a guardare il fiume?
“Mi
piace molto guardare l'acqua sin da quando sono bambina. Ogni volta
che sono nervosa, arrabbiata, delusa, vado a vedere l'acqua. E'
l'unico modo che ho per trovare un pò di serenità... Chissa
perchè..”
“Forse
perchè l'acqua sembra sempre così tranquilla... anche se c'è una
tempesta, sotto le onde regnano il sereno e il silenzio. Non è vero
monsieur Oscar?”
"Si
Rosalie hai ragione.. Ma anche l'acqua ha i suoi segreti. Se lanci un
sasso nel fiume, l'acqua si increspa, poi le onde si fermano e tutto
sembra essere tornato come prima,ma non è così. Quel sasso è
rimasto sul fondo anche se nascosto negli abissi..
(nota 5)
Il ricordo le investì vivido la mente. Era il suo primo
pomeriggio trascorso ad Arras e lei ed Oscar si erano fermate sulla
spiaggia a guardare le onde infrangersi sulla costa,chiaccherando
spensierate,inconsapevoli di tutto quello che sarebbe accaduto dopo
qualche tempo.
Finalmente l'odore del fiume le colpì le narici.
Rapidamente si avvicinò alla balaustra di pietra e piegò la testa
verso il basso: la Senna scorreva placidamente, silenziosa e maestosa
come sempre. La rivoluzione non l'aveva intaccata, solo i detriti che
ogni tanto erano visibili tra i flutti testimoniavano quanto era
capitato in quei giorni tremendi. Bottiglie vuote, qualche fucile
spezzato e un paio di cesti rotti.... ecco cosa aveva ereditato il
fiume dalla Rivoluzione.
Un rumore non molto lontano attrasse la sua attenzione.
Oltrepassò l'angolo e il cuore le balzò in petto.
Oscar sedeva sul muricciolo del ponte, le spalle
appoggiate alla colonna e le gambe distese. Il viso rivolto verso il
basso e lo sguardo perso nei ricordi.
"Monsieur Oscar!" esclamò Rosalie felice
correndo verso di lei.
La donna si voltò e la osservò sorpresa, sollevando il
sopracciglio sinistro "E tu che ci fai qui?" domandò
perplessa
Rosalie deglutì e prese a tormentarsi il labbro
inferiore con i denti "Ecco... io... io stavo andando a dormire,
volevo vedere come stavate, ma non vi ho trovato. Mi sono preoccupata
e sono uscita."
Oscar sorrise e le accarezzò piano la testa "Uscire
da sola a quest'ora è pericoloso Rosalie. Non avresti dovuto
farlo... io sono venuta qui perchè.."
"Perchè guardare l'acqua è l'unico modo che avete
per trovare un pò di serenità, lo so." la precedette l'altra.
"Me lo ricordo... il nostro primo pomeriggio ad Arras.."
Oscar la guardò con affetto "Come eravamo
spensierate all'epoca.. se solo avessimo saputo tutto quello che
stava per succedere... avremmo potuto cambiare molte cose brutte..."
"Non possiamo prevedere tutto monsieur Oscar..
forse solo il buon Dio può farlo.. Ma noi? Noi certamente no."
Oscar la osservò per qualche secondo in silenzio
"Vieni qui.." disse tendendole la mano "in
questo punto c'è una vista magnifica.. sembra che il fiume avanzando
ti abbracci con le sue onde.."
Rosalie deglutì nervosa, spostando rapidamente lo
sguardo dalla mano tesa di fronte a lei al sottile davanzale di
pietra sul quale avrebbe dovuto appoggiarsi.
"Stai tranquilla, ti tengo io. Non puoi cadere."
la rassicurò Oscar, intuendo il motivo della sua preoccupazione.
La ragazza annuì e stretta la mano dell'altra si
arrampicò, posizionandosi al centro della balaustra con le gambe
penzoloni,mentre Oscar piegava le sue per farle spazio. Gli occhi di
Rosalie brillarono di meraviglia: la Senna si era trasformata in un
gigantesco mare, mentre loro assomigliavano a due naufraghi seduti su
una piccola isola di pietra avvolta dalle onde.
"Avevate ragione monsieur Oscar.. Sembra che la
Senna stia per avvolgerci un attimo prima di attraversare il ponte...
Non l'avevo mai vista da qui.."
Oscar annuì e piegò la testa di lato , rimanendo ad
osservare il profilo dell'altra illuminato dalla luna. Rosalie era
cresciuta da quando l'aveva accolta in casa e con il passare del
tempo era diventata ancora più bella: nemmeno la Rivoluzione era
riuscita a macchiare la sua anima angelica.
"Hai ancora paura Rosalie?" chiese
gentilmente, avvertendo un tremito attraversare la piccola mano
stretta intorno alla sua.
"No... ho un pò di freddo" ammise la giovane
arrossendo, senza rivolgerle lo sguardo.
"Vieni allora.." disse Oscar e presala per il
polso la girò. Appoggiò la schiena alla colonna, distese le gambe e
cinse il ventre di Rosalie con le braccia, facendole appoggiare la
testa e le spalle al suo petto.
"Stai meglio così?" le sussurrò
all'orecchio.
"Si.. grazie" rispose la ragazza, socchiudendo
gli occhi e facendosi cullare dal respiro dell'altra. Con un sospiro
raccolse tutto il suo coraggio e intrecciò le dita di una mano con
quella dell'altra mollemente appoggiata alla sua veste.
Oscar non si mosse, assecondando il suo gesto.
"Ora mi sento protetta.." sussurrò Rosalie e
si addormentò.
Oscar sorrise, ascoltando il respiro della ragazza farsi
più pesante: in quel momento anche lei si sentiva insolitamente
tranquilla. La disperazione e la paura che aveva provato quel giorno
sembravano essersi dissolti nel nulla e per un attimo pensò di
essere tra le braccia di Andrè lontano da tutto e da tutti, come se
nulla fosse accaduto.
Chiuse gli occhi e la stanchezza della giornata la
investì,trascinandola finalmente in un sonno profondo.
Ed ora spazio alle note!!!
Nota
1: Rue de Boucheries. Poichè la storia è ambientata nel
1789 non potevo certo inserire le strade della Parigi moderna! Difatti
Rue de Boucheries, come tutte le strade che nomino nel capitolo,
è il nome originale dell'epoca! Cercando su internet, ho avuto
la fortuna di trovare una mappa della Parigi rivoluzionaria! Per cui
semmai doveste andare a Parigi, non chiedete di Rue de Boucheries e
affini, perchè non sono sicura che esistano ancora!!!
Nota
2: Puttana austriaca. Era l'epiteto con cui usualmente i ribelli
apostrofavano Maria Antonietta. Sin da quando era giunta in Francia nel
1770, ben pochi sopportavano hce fosse straniera e la sua relazione con
Fersen,ormai nota a tutti, non era che motivo di sdegno e di derisione
da parte dei cittadini.
Nota
3: Sala della Pallacorda. Il 20 giugno 1789 il Re ordinò la
chiusura della sala dove si riuniva abitualmente l'Assemblea Nazionale
con il pretesto di cominciare dei lavori di manutenzione. I deputati
allora, su proposta di Joseph-Ignace Guillotin, decisero di spostarsi
nella vicina Sala della Pallacorda (sport molto in voga all'epoca) e
lì giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi
ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, finchè la
Costituzione francese non fosse stata stabilita e affermata su solide
fondamenta!
Nota
4: Dito medio della mano sinistra. Poichè sono amante dei
dettagli, ma non so nemmeno rammendare un calzino, ho chiesto aiuto a
mamma. Ora lei quando mi ha risposto era un pò distratta, ma
spero che mi abbia dato la risposta esatta!
Nota
5: Scena del sasso. Ecco questo si che si chiama Cross-over! haha in
effetti la scena è tratta dalla prima serie di Xena principessa
guerriera da un dialogo tra Xena e Gabrielle!
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