Era come un gineceo, pensò
distrattamente Lottie osservando
svagata le corpose colonne marmoree che si ergevano ai quattro angoli
della
stanza buia.
Sì, quella parte della villa dei Baskerville assomigliava in
tutto e per tutto
a un antico gineceo, separata dal resto del maniero da un cortile ben
curato,
che finiva per degradare in un portico dall'aria classicheggiante.
Effettivamente gli alloggi femminili stridevano un po' col resto
dell'edificio,
ma a lei non dispiaceva affatto, finché fosse stata libera
di girare dove le
pareva.
Ma c'era un'altro motivo, oltre all'architettura pittoresca e del tutto
fuori
luogo, che la spingeva a rimanere lì, il suono flebile e
insicuro di una
maniglia d'ottone che viene girata in piena notte.
Le notti nella villa erano difficili, scure e crudeli. Ti agguantavano
il collo
con dita sottili e ricoperte di broccato nero sino a farti ansimare
nella
disperata ricerca di aria, mentre i fantasmi dei tuoi peccati
riaffioravano
dolorosamente sotto le palpebre.
In quel momento, quelle dita gelide si erano serrate sulla gola della
persona
che aveva appena prodotto il rumore tanto atteso da Lottie e che in
quel
momento, la giovane donna ne era sicura, se ne stava in piedi davanti
alla
porta alla ricerca del coraggio per entrare.
Poi un piede pallido e scalzo fece capolino oltre lo spiraglio di luce
lattea
che ormai era libera di filtrare nella camera, seguito quasi subito da
una mano
poggiata contro lo stipite e qualche ciuffo ceruleo e ribelle.
-O entri o chiudi la porta e te ne vai, piccina-, decretò la
donna,
puntellandosi sul letto -Altrimenti prendiamo freddo entrambe-.
Anche dietro il velo viscoso dell'oscurità che le
circondava, riuscì a cogliere
il fremito impaurito che attraversò il corpo davanti a lei.
Dopo ancora qualche istante di ostinato silenzio, finalmente l'esile
figura di
Zwei (Echo non si svegliava la notte, sprofondava in un sonno
più apatico della
sua stessa realtà, nella speranza di non svegliarsi
più) si stagliò contro il
candore della luna, per poi richiudersi la porta alle spalle e far
sprofondare
di nuovo tutto nel buio più completo.
Le iridi rosate, dello stesso rosa di un buon vino, scrutarono feline
quelle
azzurre come il ghiaccio, ma tremendamente più vive.
-Che c'è questa volta?-.
Una semplice domanda, pronunciata senza la minima stizza, ma che
sottintendeva
la frequenza con cui la subalterna di Vincent si permetteva simili
visite
notturne nella tana del leone.
Un leone che diventava ogni volta più affamato.
-Vincent non è tornato oggi, credo si sia fermato dai
Nightray-.
Il nome della famiglia che le portava così spesso via il
padrone sferzò l'aria
con forza, il disprezzo che entrambe provavano per essa sembrava
trasudare e
aleggiare nell'aria.
Durò un attimo, poi il morbido frusciare delle coperte sotto
il tocco delle
mani di Lottie echeggiò delicatamente tra di loro,
cancellando in parte la
tensione.
-E tu non riesci a dormire senza che qualcuno abusi di te, vero?-,
constatò la
più grande, una sottile vena di sarcasmo misto a... comprensione
nella
voce, il capo che si inclinava lievemente di lato.
-Lui non abusa di me!-.
Ecco, come al solito lo scricciolo blu tendeva a infervorarsi troppo
per ogni
minima cosa, sino a consumare come una candela dalla cera scadente.
Per un attimo Lottie provò l'impulso irrazionale di
prenderle il viso arrossato
dal furore tra le mani, come si fa per proteggere una fiammella dal
vento, ma
in quel caso non sarebbe servito a nulla. Prima o poi si sarebbe spenta
comunque, e poi riaccesa.
-Certo, ti tratta con enorme rispetto-, si limitò invece a
ribadire ironica,
per poi alzare un lembo del piumino imbottito a mo' di invito -Se
rimani ancora
lì ferma ti si geleranno i piedini-.
L'altra sbuffò, visibilmente infastidita dall'ultimo
diminutivo, ma mosse lo
stesso qualche passo incerto lungo un percorso che ormai conosceva a
memoria.
Ogni singola scheggiatura, ogni crepa tra una lastra e l'altra, a un
tratto la
morbidezza solleticante del tappeto color porpora e infine le lenzuola
che,
riversandosi giù dal materasso, le lambivano le caviglie.
Tutto allo stesso ritmo di sempre, con la stessa studiata lentezza e
diffidenza
a rallentarla.
Si sedette sul bordo del letto, sentendolo cedere mollemente sotto il
suo
esiguo peso, e chiuse gli occhi, aspettando come sempre di abituarsi a
tutto
quel calore quasi soffocante.
Ma il leone non ne poteva davvero più di lasciar pascolare
davanti ai propri
occhi la giovane preda e le passò repentinamente un braccio
attorno al collo,
attirandola verso di sé e immobilizzandola sotto di lei con
un unico, fluido
gesto avventato.
-Ma che...-, ebbe appena il tempo di sbraitare Zwei, prima che il fiato
le
morisse in gola, accartocciato in un singulto spasmodico.
Le labbra della donna, incurvate in un sorriso sornione, si erano
posate sul
quel collo latteo e invitante, mordicchiandolo leggermente per
assaggiarne il
sapore delicato.
Giusto un attimo, solo per togliersi lo sfizio...
Ma appena aveva sentito quel profumo tanto agognato pregnarle i polmoni
con
prepotenza, aveva realizzato che non si sarebbe fermata a un semplice
boccone,
non poteva riuscirci.
Sentì la schiena dell'altra inarcarsi docilmente (o a
disagio, in quel momento
non avrebbe saputo dirlo) sotto il tocco sempre più curioso
e graffiante delle
proprio dita e la cassa toracica agitata premerle contro il petto.
Riusciva a percepire quelle fragili ossa ricurve incrinarsi sotto i
colpi
martellanti del cuore di Zwei, completamente impazzito, e la cosa non
faceva
altro che far colare definitivamente a picco il suo autocontrollo
già di per sé
limitato.
Si allontanò di poco dall'incavo del collo della
più giovane e assottigliò lo
sguardo divertito, dritto nelle iridi liquide e sbarrate che la
scrutavano
dall'orlo della confusione.
-Che diamine, potresti rendermi le cose un po' meno facili...-,
borbottò
contrariata quasi più a se stessa che alla ragazza, per poi
chinarsi
nuovamente, calamitata da quei due pozzi cerulei in tempesta.
Posò le labbra sulle sue, senza fretta, come un felino ormai
sicuro del pasto,
avvertendo il loro tenero tremore al contatto con le proprie e
abbassando
istintivamente le palpebre.
Niente morsi, solo un bacio di una lentezza studiata ed esasperante,
mentre i
loro nasi sfregavano appena l'uno contro l'altro e il respiro di Zwei
si faceva
sempre più pesante, le guance sempre più
brucianti.
Lottie deglutì a vuoto.
Lei, che non aveva freni inibitori di sorta ed era riuscita a tener
testa a
Vincent, deglutì a vuoto.
La più giovane dovette accorgersene e questo
bastò a farle schiudere le labbra
in uno spiraglio di sorriso, abbassando la guardia e consentendo a una
lingua
indispettita di insinuarvisi attraverso, decisamente più
prepotente e
pretenziosa di prima.
Tuttavia non si ritrasse, ma si lasciò carezzare ovunque
l'altra desiderasse,
le palpebre socchiuse e una mano stretta attorno alla sua scapola,
l'altra sul
petto.
Perché?
Lottie non era il suo Vincent, era solo una... collega? Familiare? Come
avrebbe
dovuto definirla?
No, Lottie era la persona dalla quale sentiva il bisogno di spingersi
quando i
tormenti notturni si facevano insopportabili e non c'era la stretta
possessiva
ed egoista del padrone attorno a lei.
Era il luogo dove avrebbe sempre voluto rifugiarsi, dopotutto.
I baci di cui le disseminava il collo erano così diversi da
quelli con cui la
marchiava lui, erano lievi e rassicuranti, ma allo
stesso tempo
sembravano voler dire "tu sei mia", senza possibilità di
scampo e con
una fermezza che prosciugava qualsiasi voglia di opporsi.
Sembrava quasi come la corrente del mare, bastava lasciarsi andare e
lei ti
cullava senza chiedere o pretendere nulla, se non il poterti portare
dove
desiderava.
-Il mare di notte è proprio bello...-, mormorò
Zwei tra sé e sé, percorrendo la
nuca dell'altra con l'indice.
Lottie registrò a stento quelle parole, le braccia
dolcemente serrate attorno
alla sua vita e il viso premuto contro quel ventre caldo e profumato,
sotto la camicia da notte di candido lino, sempre
più verso l'alto...
-Sorellona, ho avuto un incubo...-.
Una vocetta di bambina ancora impastata di sonno risuonò
nella stanza, mentre
le gambette traballanti di Lily si affrettavano verso il letto, per poi
issarcisi
sopra.
Per fortuna il buio aveva mascherato il sobbalzo terribilmente vistoso
che
aveva scosso Lottie e lo scatto con cui si era allontanata da Zwei, per
poi
girarsi verso la bambina e aiutarla a salire sul materasso rialzato con
finta
noncuranza.
-Davvero? Su, vieni dalla tua sorellona~-, le rispose con
un tono che tradiva un
residuo di nervosismo e imbarazzo, mentre la ricopriva scherzosamente
con le
coperte.
-Aaw, ora non ho più paura!-, chiocciò la bimba,
per poi inchiodare con gli
occhioni spalancati l'altra occupante del letto -Uh, anche Zwei ha
avuto un
incubo?-.
La ragazza distolse lo sguardo a disagio, scompigliandole la zazzera
bionda.
-Certo che no, non sono più una mocciosa-, sbuffò.
Lily gonfiò le guance indignata e Lottie
ridacchiò divertita, abbracciando
entrambe affettuosamente.
-Tutte vengono dalla big sis' a farsi cullare dal mare-,
cinguettò sorniona,
coprendo volutamente per un attimo il viso della bimba con una mano e
rubando
un fugace bacio all'altra, che nascose l'espressione indispettita nel
cuscino.
-Beh, ora si dorme...-, mormorò alla fine, mentre i fantasmi
svanivano nel
nulla e le onde avvolgevano i loro sogni tra le lenzuola.
Yu' corner.
Heilà, bella gente~!
Non so voi, ma io mi sono innamorata delle illustrazioni del nuovo
calendario di Pandora, SPECIALMENTE OTTOBRE.
Adoro le donne dei Baskerville, sono una più cazzuta
dell'altra,
e poi Zwei in quell'immagine ha un'aria troppo tsun tsun. <3
Non so, credo di essere andata un po' OOC, nel caso chiedo umilmente
perdono ai vostri regali piedini che si sono degnati di leggermi e,
magari, di lasciare una recensione.
Meh, grazie comunque e bye bye, Yu.
Ps, per chi fosse curioso l'immagine è questa
http://24.media.tumblr.com/tumblr_luo8hhHbWR1qgyzeuo1_500.png
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