Come
promesso eccomi con la mia nuova
storia!
Partiamo dall'inizio, come già detto è stata
scritta per il contest 'All
you need is love' indetto su Efp da superkiki92
che ringrazio per avermi inviato la correzione della
storia ed essere stata anche la mia beta in sostanza!!!:DDD
L'argomento del contest era 'L'amore
fa male'.
La
storia è arrivata al terzo posto!!!!:DDD
Ecco il banner!!**
Spero
vi piaccia! Rispetto al solito,
Arthur sarà un po' differente, spero non risulti OOC andando
avanti.
Avevo
voglia di sperimentare un po' col suo cervello d'asino,
pur rimanendo IC... non so se ci sono riuscita, me lo direte
più avanti!:D
Misunderstoods
Cap.1:Messaggio
Arthur
osservò
in silenzio il
messaggio che gli era stato consegnato poco prima da una delle
guardie.
Aveva
riconosciuto la
scrittura al
primo sguardo e, intimando alla guardia di non dire nulla a nessuno
della missiva, si era chiuso nelle
sue stanze.
Sapeva che
nessuno si
sarebbe stupito
delle sue azioni. Non era raro, per i membri della famiglia reale,
tenere conversazioni epistolari
segrete.
Nessuno avrebbe
mai potuto
sospettare
l’oggetto di quel particolare messaggio.
Il principe lo
attendeva da
tempo ormai.
In fondo erano
passate
settimane da
quando aveva inviato Lancelot in missione, a seguire le loro tracce,
e il cavaliere non era altro che
efficiente e
fedele.
Abbastanza
discreto da
restare al
sicuro, ma abbastanza determinato da scoprire ciò che
desiderava.
Ed eccola
lì la
risposta, puntuale
come il suono delle campane di mezzodì.
Morgana si
nascondeva nel
vecchio regno
di Cenred.
Non
ufficialmente, certo,
ma non
essendoci un erede al trono, era stato piuttosto facile per lei e
Morgause conquistare il potere.
Una marionetta
nelle loro
mani era
stata messa sul trono, pronta a tenere rapporti con i regni vicini e
a coprire le loro tracce. Fino ad
allora.
Arthur era stato
ossessionato dall’idea
di ritrovare la sorellastra per mesi, dal giorno in cui aveva
recuperato il regno e salvato suo
padre, ma i
nuovi impegni, il nuovo
ruolo da reggente, gli impedivano di lasciare la città per
lunghi
periodi di tempo.
Quello e il
fatto di voler
nascondere
le ricerche a Merlin.
Non voleva che
il suo servo
tornasse a
pensare a Morgana proprio ora che sembrava essere tornato a
sorridere.
Perciò
aveva
chiesto a Lancelot di
cercare la verità e il cavaliere era partito senza alcuna
obiezione.
Nella lettera gli spiegava come
avesse
attraversato diversi regni
fingendosi un semplice cacciatore di avventure, questo gli aveva
permesso di ascoltare numerosi
racconti da
mercanti e tavernieri,
mercenari e contadini.
Metterle
insieme, diceva,
non era stato
difficile, tutti gli indizi conducevano ad un’unica risposta:
Morgana era a Cenred e si preparava
in silenzio al
prossimo attacco.
Quanto a
Morgause, nessuno
l’aveva
riconosciuta, ma si diceva che ci fosse
una
donna gravemente ferita a corte.
Una
donna che nessuno poteva visitare a parte la sorella.
Arthur, come
Lancelot, non
aveva dubbi
che si trattasse di lei.
Doveva
verificarlo di persona? Gli chiedeva infine. La decisione spettava solo
ad Arthur.
Con un sospiro,
il principe
di Camelot
bruciò la missiva nel camino e osservò le fiamme
divorarla
lentamente pensando al da farsi.
Aveva atteso
mesi quel
momento,
cercando senza sosta, senza riposo.
Incapace di
accettare il
tradimento, la
perdita, il modo in cui la magia l’aveva strappata da lui, da
loro.
Per tutto quel
tempo aveva
immaginato
cosa fare, cosa dire, come affrontarla, ma adesso che l’aveva
ritrovata, non era certo di volerla
davvero
incontrare o di volerla davvero riportare
indietro.
Anzitutto
Arthur non era mai stato bravo con le parole, non era bravo ad
affrontare il dolore né a contenere la rabbia. Il suo
temperamento
era rinomato in tutto il palazzo
dopotutto.
Trovarsi davanti
Morgana
dopo quello
che aveva fatto a suo, al loro padre... non era
certo di
poterla perdonare, né di volerci provare,
forse neppure
per Merlin.
Ed eccolo
lì il
nocciolo di ogni cosa.
Il vero motivo
della sua
febbricitante
ricerca di una strega che aveva ucciso il suo popolo e voltato le
spalle ad ogni cosa senza un
rimpianto, il
suo servitore.
Talmente
devastato dalla
perdita della
donna, che Arthur aveva temuto a lungo per la sua salute.
Da quando
avevano
recuperato il regno e
distrutto l’esercito immortale di Morgause, Merlin era stato
l’ombra di se stesso.
Il sorriso
stanco, i cerchi
neri sotto
gli occhi costantemente arrossati, il viso pallido e sempre
più
magro, Arthur l’aveva guardato
sprecarsi in
silenzio.
Giorno dopo
giorno.
Per quanto
desiderasse
tornare al passato, a quando tutto
andava bene e Merlin era solo un’idiota dai modi
irriverenti, non poteva
riavvolgere il
tempo.
La sua spada e
tutti gli
allenamenti del mondo non gli avrebbero mai concesso quel potere.
Poteva solo aspettare e sperare che le cose
migliorassero.
Ma intanto
Merlin
continuava a soffrire, e
Arthur non poteva più sopportarlo.
Per
questo continuava a cercare. Per Merlin, avrebbe riportato indietro
Morgana, a qualunque costo.
Il problema era
come
riuscirci.
Il principe
sperava che, se
le avesse
parlato, se le avesse fatto capire che poteva accettare le sua magia,
Morgana sarebbe tornata in sé
e Merlin
sarebbe tornato a sorridere.
Avrebbe
accettato ogni cosa
pur di
rivederlo felice, sebbene il pensiero di lasciarlo a lei,
gli
fosse insopportabile.
Arthur scosse la
testa.
Aveva già
accettato la verità, molto tempo prima.
Non aveva senso
tornare a
quell’amarezza proprio adesso.
Merlin amava
Morgana e
questo era
quanto.
Non
c’era niente
che potesse fare per
cambiare le cose.
Qualcuno
bussò
alla porta
distogliendolo dai suoi pensieri. Immaginando si trattasse di un
servo, il principe ordinò di entrare.
“Di
chi era il
messaggio?” Non era
un servo, ma Gwaine che si richiuse la porta alle spalle, fissandolo
in attesa di una risposta.
Era da giorni
che il
cavaliere gli
stava col fiato sul collo, chiedendogli notizie di Lancelot, della
sua improvvisa partenza, di questi affari
personali
che lo
avevano allontanato da Camelot
senza spiegazioni.
Tra tutti era il
solo che
metteva in
dubbio le sue parole, una vera spina nel fianco.
Il principe
sapeva che ne
aveva parlato
anche con Merlin e la cosa non gli piaceva affatto, quei due avevano
una pessima influenza
l’uno
sull’altro.
Conoscendoli, potevano
decidere di andare in cerca del cavaliere da soli.
Se Merlin avesse
scoperto
di Morgana, probabilmente avrebbe
voluto vederla, e Arthur non poteva
ancora permetterlo. Non
se
rischiava di
venir ferito ancora una volta dalla donna.
“Lascia
perdere
Gwaine, credimi, non
ti riguarda” mormorò in risposta, pur sapendo di
combattere una
guerra persa.
“Forse
no, ma
sono certo che c’entri
Merlin in qualche modo”.
“E
perché lo pensi?” gli chiese
secco. Forse un po’ troppo, a ben rifletterci.
“È raro che tu nasconda qualcosa
a
Merlin. In genere è il primo a conoscere ogni tuo pensiero,
eppure,
nemmeno lui sa dove si trovi
Lancelot e
qualcosa mi dice che non
sappia neppure del messaggio di cui ti sei liberato così in
fretta”
gettò un’occhiata verso il camino.
Arthur
sospirò
andandosi a sedere al
tavolo e puntellandovi i gomiti “Lui non deve saperne
niente” gli
ordinò in tono severo.
Gwaine
alzò un
sopracciglio “Cos’hai
combinato stavolta?” gli chiese
sospettoso.
Tipico di lui
pensare che
avesse fatto
qualche torto al servo, ogni volta che Merlin mostrava cenni di
rabbia o tristezza o chissà che
altro, il
cavaliere non
faceva che
tormentarlo accusandolo di averne combinata una delle sue
e
ordinandogli di scusarsi, una cosa
davvero
irritante.
“Niente,
sir
Gwaine. Non gli
ho fatto assolutamente niente”.
“È per questo che è
così giù di
corda ultimamente?”
“Che
vuoi che ne
sappia? Merlin è
una tale ragazzina” scosse le spalle scostando lo sguardo,
non
voleva rivelare i segreti del ragazzo.
Non era suo
compito dirlo a Gwaine.
“Arthur,
non
credi che...” l’uomo
s’interruppe guardandolo in silenzio con aria fin troppo
seria.
“Cosa?”
lo incalzò seccato il
principe.
“Non
credi che
possa essere geloso di
te e Gwen?” chiese, facendolo quasi scoppiare a ridere. Magari
lo fosse, avrebbe voluto
rispondergli
“Ne dubito seriamente”
disse invece, scegliendo di versarsi del vino. Per come stava andando
quella conversazione,
avrebbe avuto
bisogno di bere, e molto.
“Come
fai ad
escluderlo? Sono molto
vicini, forse si è innamorato di Gwen e tiene tutto dentro
per non
farti arrabbiare. Sarebbe tipico
di
Merlin” spiegò
l’altro, continuando a tenere
quell’espressione seria che stonava col suo
viso.
Persona
sbagliata,
teoria giusta,
rifletté tra sé il principe. In effetti non aveva
preso in
considerazione come vederlo fidanzato con
Ginevra avrebbe
potuto ripercuotersi sul suo
servo. Forse vederli insieme gli aveva
ricordato di Morgana e ciò che aveva perso. Senza
saperlo,
forse
aveva peggiorato le cose, rendendolo ancora
più infelice di prima.
Ma era stato lui
a
spingerlo in quella
direzione, pensò con una stretta al cuore.
“È stato Merlin a spingermi ad
avvicinarmi a Ginevra” disse con una
smorfia, cercando di
non pensare all'amaro
rimpianto che
gli
provocava il
solo
ricordo.
Il modo in cui
il servo lo
aveva spinto
tra le braccia della ragazza, in cui l’aveva convinto ed
aiutato a
farsi avanti. A dichiararsi a lei.
Talmente idiota
da non
rendersi conto
di cosa gli stesse facendo con le sue parole.
Di quanto lo
distruggesse
con la sua
gentilezza. Con la sua
totale indifferenza.
“Però...”
mormorò ancora incerto
il cavaliere.
“No,
Gwaine” lo fermò con un
gesto. Incapace di ascoltare oltre quell’assurda teoria che
risvegliava troppe ferite ancora dolorose
“Ti
assicuro che
Ginevra non c’entra
niente. Probabilmente Merlin è triste perché
vedermi con lei gli ha
ricordato chi non può avere”
spiegò con
voce colma di rammarico.
Come lo
ricordo
io, ogni istante
della mia vita, aggiunse nella propria mente.
Sempre
più
confuso, il cavaliere fissò
Arthur in attesa di una spiegazione, di un nome, ma il principe non
era sicuro di poterlo
accontentare.
Era un segreto
di Merlin in
fondo. Un
segreto che custodiva gelosamente da anni, che non aveva mai rivelato
neppure allo stesso
Arthur.
Però
sapeva
anche che, se non gli
avesse detto la verità, Gwaine avrebbe continuato a scavare
e
domandare rischiando di peggiorare
la
situazione.
“Non
dovrà mai uscire da questa
stanza” gli ordinò bevendo
le ultime gocce del
suo vino.
“Sicuro”
scosse le spalle l’altro,
andandosi a sedere all’altro capo del tavolo.
“Sono
serio.
Merlin non mi ha mai rivelato nulla, ma era ovvio... soprattutto per
me” gli spiegò in tono grave.
Per me che
cercavo i segni, che
lo osservavo per capire se avrei mai potuto... interruppe il
pensiero prima ancora di finirlo.
Doveva smetterla
di farlo,
di ferirsi
ancora e ancora, come uno stupido.
Aveva Ginevra
adesso,
doveva pensare a
lei. Doveva amare lei. Solo
lei.
“Morgana”
esalò infine, lasciando
l’altro a bocca aperta.
Tbc
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