Heri.

di RenesmeeCullen13
(/viewuser.php?uid=114325)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Caro Daniel,

Non lo so neanche perché ti scrivo.

Qui a Heri ci sarà la Notte, fra qualche giorno. I bambini hanno iniziato a pensare ai Desideri, le ragazze a parlottare e i giovani a rimettere in sesto le canoe squassate dall’impetuoso Oceano.

Tu te lo ricordi quando passammo la prima Notte insieme?  Con Christie che arrossiva, Samuel che la guardava e arrossiva pure lui. La luna che ci osservava benevola dal cielo, l’aria notturna sui nostri visi sorridenti.

E te le ricordi le gite in barca durante la settimana della libertà? E la sabbia bianca come il latte e scintillante al sole che Lily odiava perché le si appiccicava ai piedi?

E te le ricordi le tartarughe che salvammo in Gennaio, quelle appena nate che ti stavano in un palmo della mano?

Sono cambiate tante cose,Daniel. Benj non tornerà più, noi non torneremo più adolescenti, le tartarughe non torneranno più al loro nido, non rientreranno nei gusci. Tu non tornerai più da me.

Ma io non riesco più a dimenticare le parole sussurrate, i nostri occhi meravigliati e le nostre mani intrecciate, scintillanti di sabbia, non voglio dimenticare i fiori di loto che mi acconciavano i capelli,  le macerie del campo grande, le panchine sbiadite e piene di incisioni che ora sono coperte da una laccata e lucida vernice verde, non posso cancellare dalla mente le canzoni degli Anziani,  la grotta dei Pipistrelli, i nostri cuori che battevano all’unisono in un’antica melodia, il sorriso bianco di latte sul volto cotto dal sole dei Nativi.

Daniel, ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre. Amo i tuoi gesti, il tuo modo di ridere, di inclinare la testa da un lato quando ti vergogni.

Questa lettera non arriverà mai nelle tue mani, ne sono sicura, ma nella tua mente si. Forse sto diventando matta, qui da sola con i gabbiani come unici compagni.

Sto parlando da sola? No, sto proprio parlando con te. Ho bisogno di ricordare.

La memoria è l’unica cosa che ci salva.

E mi avete lasciata qui da sola a ricordare.

La memoria è il più grande dono, è il più grave fardello.  Io non sono mai stata forte, anzi, sono sempre stata piuttosto gracile. Tu eri quello che si sobbarcava tutto, eri tu che avevi le spalle larghe e forti. Io sono quella debole, non sono mica Atlante. Ed è il nostro mondo che mi chiedi di sollevare.

Caro Daniel, io lo so che ora sei più felice. Però ti chiedo un’ultima cosa.

Non dimenticarmi.

Non dimenticare.

Mai.

                                                                                                                       

                                                                                                                                                      

 

                                                                                                                                                        Per sempre tua.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=869326