Shot
banale e insignificante su una scena della 7x10 che mi ha lasciata
così male da farmi rischiare il pianto scrosciante. 500
parole
pulite, piccolo omaggio al mio pairing preferito di tutte le serie di
tutto il mondo.
That
one second
Basta
quel cenno, quel veloce e insignificante cenno del capo, quel diniego
rapidissimo e privato, appena accennato, che spazza via tutto.
Via
il laser tag come ragazzini, via la wingwoman, via il sesso
accidentale per ragioni improbabili, via Sandcastles in the
Sand,
via le scommesse sui servizi televisivi improponibili e le cadute
nella merda di cavallo, via le critiche scarsamente costruttive, via
gli sguardi obliqui di silenziosa intesa, via le risposte
condiscendenti e spontanee a battute di pessimo gusto, via le sottili
e meno sottili ironie sul Canada, via la spalla su cui lei
può
piangere, via la propensione condivisa al disastro, via la risata
squillante di Robin nel momento sbagliato, sulla frase sbagliata, in
un imbarazzante silenzio, via il successivo commentino di
sufficienza, via il conseguente sguardo fintamente risentito, via la
visione serale di improbabili e agghiaccianti notizie su gelatai
terroristi, col sorriso sulle labbra, via tutto, via, cancellato,
bruciato, finito.
Quello
che Robin fa all'uomo che la ama è strappargli via il fiato.
Quello
che Robin fa al proprio migliore amico è strappargli via la
gioia di
anni di vita in comune.
Tutto
in un solo istante. È soltanto un secondo, ma sembra fisso e
immutabile come tutta l'eternità. La sua testa fa
“no”, una, due
volte ed è come se sparisse persino MacLaren's –
la seconda casa.
Robin
con i suoi capelli corti. Robin che, se glielo chiedesse lei, la
seguirebbe persino in Ontario. Robin da ricoprire d'oro anche se non
la renderebbe di un millesimo più bella, perché
non potrebbe
esserlo più di così. Robin che quando
è esasperata o si arrabbia
comincia a dire cose senza senso o che a volte fa battute che capisce
solo lei, e tutti la guardano perplessi, ma fa venire voglia di
stringerla e stringerla e stringerla e urlare che è la donna
più
bella del mondo, è Robin.
Soltanto
un secondo. Quel preciso, minuscolo, unico secondo che sembra
destinato a rimanere lì per sempre, presente fino alla fine
del
mondo, perché mai più niente sarà come
prima di quel secondo, mai
più potrà fare finta che non faccia male, mai
più potrà prendere
tempo e credere o aspettare che. Mai più niente. Mai
più laser tag
o tutto il resto.
Il
bicchiere pesa troppo, in mano. Anche la mano pesa troppo; anche le
gambe. Anche la testa, le spalle, persino il naso. La cravatta. I
piedi, spostandoli, sembrano quintali. Persino le labbra sono una
tonnellata da sollevare.
“ Sarà
meglio che vada. È stata una serata dura.”
Una
frase fatta per gli amici. Una frase senza impegno, buttata fuori con
la faccia finta messa a punto negli anni.
“ Mi
dispiace, Barney.”
Si
volta verso Robin, Robin che ha parlato e che lo guarda, adesso, ma
per una volta non ha molta importanza. Non serve più. Robin
che no,
non ti dispiace abbastanza, ma fa lo stesso. Quello che vuoi, senza
preoccuparti.
“ Non
è niente.”
Niente.
Soltanto un secondo.
E
si chiude anche la porta di MacLaren's.
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