Lettera a nessuno

di chiaraviolinista
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A coloro che si sentono persi, come me,
in questi istanti di vuoto.


Cara X.
O caro, non so chi tu sia.
Questa lettera non è indirizzata a nessuno in particolare, eppure vorrei che qualcuno la leggesse.
La lascerei su una panchina, ma ho paura che la pioggia la rovini o che il vento la porti via.
Scrivo a matita. Perché? Perché sì.
Io sono nata per scrivere a matita.
Se devo scrivere un tema, lo scrivo prima a matita.
Se devo scrivere una storia, prendo il quaderno che ho sul comodino e una matita, possibilmente con la gomma. Al computer ricopio e basta.
Perché, di nuovo? Perché sì, di nuovo. Perché vorrei che la vita fosse così, forse.
Scrivi, scrivi, e se sbagli basta cancellare. E riscrivere da capo.
Chi sono? Non ha importanza.
Dove sono? In un parco, da sola. Sono le due e mezza del pomeriggio. Devo aspettare fino alle tre e mezza, ma al conservatorio i tavoli sono tutti occupati. Sono su una pannchina. Se mi giro vedo il prato, qualche albero, il ponte di legno sopra il fiumiciattolo vuoto. Dietro, il teatro. In fondo, la torre... non so quale sia, delle due.
Sta rispuntando il sole, e contemporaneamente ricomincia a piovere. Il che, aggiunto a Heal The World di Michael Jackson nelle cuffie, è uno spettacolo meraviglioso.
E' uno di quei momenti che, se venisse fotografato, sarebbe una foto artistica. Ma io non ho la macchina fotografica con me. E, tra parentesi, non sono una brava fotografa.
Cosa vede la gente in me? Non lo so. Una ragazza con una felpa azzurra seduta su una panchina, lo zaino da una parte e la custodia del violino dall'altra. Una ragazza che scrive su un foglio appoggiato sulla custodia del violino. Una ragazza che scrive a matita.
Sta piovendo, il foglio si sta bagnando.
Ciao, X, devo andare.
Grazie per avermi dato un minuto del tuo tempo.
Me.




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