Una bambina per Vegeta
Una bambina per Vegeta
Salve a tutti! Spero che questa ff vi piaccia! Recensite, mi
raccomando... Inoltre, 'La principessa e il pirata' non è
ancora finita! Baci baci!
Un giorno, Vegeta si stava allenando con Trunks. Il ragazzo aveva ormai
14 anni, da un po’ di tempo si allenava più col
padre che col miglior amico, Goten. Bulma era incinta di tre mesi, e in
casa c’era un’aria di festa. Per lo meno, lei e il
figlio erano eccitati all’idea di un altro bambino, mentre
Vegeta non aveva dato segni di cambiamento.
Quel giorno, Bulma portò da mangiare ai suoi uomini.
“Tesoro? Dov’è tuo padre?”
“È andato dentro mamma… ma tu non
dovresti affaticarti, non ti preoccupare, veniamo noi a mangiare in
casa!”
“Ma che sciocchezze dici, Trunks? Non possiamo perdere tempo
andando a casa a mangiare…!”, lo interruppe il
padre.
“Ma papà, la mamma…”
“Tua madre se la sa cavare benissimo. Non è
vero?”, si rivolse alla moglie.
“Certo!”, abbozzò un sorriso lei.
“Ma grazie per esserti preoccupato, Trunks!” e gli
diede un bacio sulla fronte.
Per tutto il giorno, il ragazzo rimase a pensare. Perché il
padre non si preoccupava mai di lei? Adorava sua madre, le era molto
affezionato, e gli riusciva intollerabile che lei soffrisse. Non ne era
sicuro, ma gli stava molto a cuore. Vegeta avrebbe dovuto pensare a lei
specialmente ora che aspettavano un bambino, e invece…
Trunks non sapeva che mentre Bulma era incinta di lui, il principe dei
saiyan non c’era.
Qualche tempo dopo, Trunks si offrì di preparare lui il
pranzo, ma, quando Vegeta si trovò il figlio con un vassoio
in mano, lo sgridò.
“Che diavolo ti è saltato in mente?!”
“Ho pensato di…”
“Che cosa? Che cosa hai pensato? Sei solo un rammollito!
Queste non sono tue competenze! Ti devi solo vergognare! Vai
immediatamente a casa, e fa’ cucinare da tua
madre!”
“Ma papà…”
“Non voglio sentire repliche!”
Poi arrivò Bulma. “Ehi…che sono queste
grida?”
“Mamma…” “Te lo dico io cosa
sono! Tuo figlio è uno stupido mammone! Pensi che non dovrei
arrabbiarmi? Fa’ cose da donne, pretende che tu non debba
muovere un dito in questa casa! Non ha neanche un briciolo di
temperamento saiyan nelle vene!”
“Vegeta, calmati…”, cominciò
lei.
“No! Io non mi calmo affatto! È colpa tua se
è solo uno stupido terrestre!”
Entrambi, madre e figlio furono profondamente feriti da
quell’affermazione. Lei vide scorrere davanti ai suoi occhi
tutta una vita con lui, si mise una mano sul collo dove c’era
un piccolo succhiotto che lui le aveva fatto due sere prima, ed ebbe
voglia di piangere. Il periodo della gravidanza la rendeva molto
emotiva, e questa volta, il suo morale era a terra. Trunks, vedendo gli
occhi lucidi della madre, guardò con disprezzo suo padre,
che non aveva cambiato espressione, ma che dentro di sé
sapeva di essere stato duro.
“Trunks. Andiamo”, disse Vegeta.
“No.”, rispose fermo il figlio. Il saiyan si
sentì profondamente offeso da quella risposta.
“Vieni, mamma, andiamo.”, disse poi alla donna il
giovane. Vegeta guardò la moglie e il figlio allontanarsi.
Pensò a come dovesse sentirsi Bulma. Poi si
ricordò che era anche incinta. Tornò ad
allenarsi. Da solo.
“Io lo odio!”
“Non parlare così di tuo padre, Trunks.”
“Mamma, non può permettersi di parlarti in questo
modo.”
“Sono cose che accadono.” Poi sorrise.
“Io so come dargli filo da torcere.”
“E allora perché non lo fai?”
“Perché sono stanca. Perché il mio
bambino è stanco. E perché tu devi ancora
imparare tante cose. È giusto che lui ogni tanto ti
rimproveri, lo sai?”
“Ma io… volevo solo aiutarti. Perché
devi andarci di mezzo tu?”
“Non preoccuparti di me.”
Guardò sua madre. Quant’era bella. Poi
riflettè. Solo una cosa poteva far parlare in quel modo la
petulante Bulma. L’amore. Ma il ragazzo non poteva capire
perché lei lo amava. Quante frecciate aveva subito Bulma da
quel saiyan. Le aveva sopportate tutte. A volte rispondendogli, altre
volte soffrendo come non mai. Ma lei continuava a ripetersi che era
riuscita a portare in grembo Trunks senza Vegeta al suo fianco. Nulla
sarebbe stato più duro di quella prova, mentre il principe
dei saiyan era lì con lei. Questo però, Trunks
non poteva e non doveva saperlo. Avrebbe odiato suo padre
più di quanto credesse di odiarlo ora.
Quel pomeriggio, Trunks era a fare un giro in giardino, quando si
trovò nelle vicinanze dell’area in cui lui e suo
padre si allenavano. Sentì la voce di sua madre.
“Non so se riesci a capirlo, ma cerca di ascoltarmi una buona
volta. Trunks…sta crescendo, e… capisco tu voglia
che lui diventi forte anche nel carattere, ma… evidentemente
non ha ereditato la tua durezza in ogni cosa…
Questo… è un bene, perché con due
teste dure così in casa non ce l’avrei mai
fatta… In ogni modo, lui… cerca di trattarlo
meglio. Io sono felice che lui sia dolce con me.”
“Lo sai che non ti darò ragione. Ma in quel
momento non ci ho visto più. Sul mio pianeta avrebbero riso
di lui per anni, l’avrebbero trattato come un perdente. Tu mi
somigli abbastanza in questo per darmi ragione: vuoi che venga preso in
giro?”
“Ma qui non sei sul tuo pianeta, Vegeta, qui sei a casa tua,
sei sulla Terra. Qui non lo deriderà nessuno se
vorrà fare un favore a sua madre.”
“A me non sta bene.”
“Come vuoi. Volevo solo dirti di trattarlo meglio, se
puoi.”
“Perché, che ti ha detto?”
“È un modo per chiedermi se ci è
rimasto male?” Vide il padre che abbassava gli occhi. Bulma
lo guardava con durezza. “Sì.” Poi si
mise una mano sulla bocca… “Adesso scusa, ma devo
vomitare.”
Lui si alzò. “Usa questo bagno…
è più vicino.”
A modo suo, le aveva dato una mano. Rimase per un po’
impalato mentre sua moglie andava in bagno. Poi vide accanto a
sé un asciugamano pulito, lo prese, e la raggiunse.
Quella scena fece sorridere Trunks. Allora papà vuol bene
alla mamma. E lei stava facendo di tutto perché Vegeta
cambiasse atteggiamento nei confronti del figlio.
In quel momento Vegeta uscì dal bagno, e scorse Trunks.
“E tu che ci fai qui?”
Il bambino non seppe cosa dire.
“Stavi origliando?”, la figura di suo padre si fece
molto grande di fronte al bambino.
“Io… No, papà…”
Ovviamente, Vegeta non gli credette e pensò che se aveva
ascoltato, aveva anche capito il motivo del suo rimprovero. Non gli
piaceva farsi sentire ‘buono’ nelle parole davanti
a suo figlio, ma ormai il danno era fatto. Però aveva
imparato ad azzerare la sua aura per non farsi sentire,
constatò, compiaciuto. Poi, decise di rincarare la dose.
“Sei venuto a sostenere tua madre?”
Prontamente, il figlio rispose: “No!…”
Finalmente venne fuori Bulma che alla vista del figlio assunse
un’espressione felice.
“Ti saluto, Vegeta.”, disse al marito con distacco.
Poi si rivolse al figlio: “E tu? Vieni con me o resti
qui?”
Il bambino fu tentato di andare via con la madre, ma ripensò
a quello che aveva visto, che dopotutto papà non odiava la
mamma; inoltre, non voleva farsi disprezzare da suo padre, che lo stava
guardando esaminandolo.
“Resto qua, mamma, se non hai bisogno.”
Lei sorrise, inconsapevole che il bambino avesse ascoltato.
Guardò trionfante il marito, diede un bacio sulla fronte al
piccolo e se ne andò.
La mamma era la persona che amava di più al mondo. E, a
quanto pareva, lo stesso valeva per Bulma. La vena di cattiveria di
Trunks ereditata da suo padre era molto nascosta, mentre il bambino si
rivelava dolce e affettuoso con tutti. Era questa caratteristica per la
quale Vegeta ogni tanto era un po’ geloso del figlio. Bulma
gli dava amore, e ne riceveva altrettanto in cambio. La donna sapeva
che anche suo marito l’amava, solo che non lo dava a vedere.
E Vegeta non si sarebbe mai sognato di farle regali, o di baciarla in
pubblico, o di dire cose come ‘ti amo’. Un altro
bambino? E va bene, aveva pensato il principe dai saiyan quando
l’aveva saputo. Ma la sua paura, era che potesse ancora di
più limitare il suo posto nei pensieri di Bulma. Per questo
paventava molto l’arrivo della sua nascita anche se, se quel
marmocchio era stato concepito, un motivo doveva esserci.
‘Certo che c’è, avete fatto sesso, ed
è arrivato questo bambino!’, gli diceva la sua
parte più superficiale. ‘Certo, hai fatto sesso
con lei perché la ami, e dal vostro amore è stato
concepito un nuovo bambino’, diceva invece la parte
più profonda e remota del suo cuore.
E Trunks? E le attenzioni che sua madre aveva per lui? Il bambino non
si dava pena, perché la mamma in mille modi gli aveva
dimostrato che lo amava, e avrebbe amato il nuovo arrivato tanto quanto
lui, solo che avrebbe avuto bisogno di più attenzioni
perché era piccolo.
Arrivò il giorno in cui Bulma, nell’ecografia, si
sarebbe fatta rivelare il sesso del bambino.
“Allora, signori…”, disse il medico
osservando lo schermo. Bulma era andata assieme a Vegeta, ma ci erano
voluti giorni per convincerlo.
“Vediamo… Siete sicuri di volerlo
sapere?”
“Sì!”, rispose lei piena di gioia. Il
marito guardava quello strano affare in bianco e nero con aria
annoiata.
“Congratulazioni, sarà una bambina!” A
Bulma si illuminarono gli occhi, mentre Vegeta li spalancò,
incredulo. Era convinto che sarebbe stato un maschio.
“Tesoro non sei contento…?” senza farsi
vedere, Bulma gli diede una pacca sulla schiena che in quel momento,
deconcentrato, fece male anche a lui.
“Ouff! Sì, sì!”, disse,
costretto.
Mentre tornavano a casa, non faceva che ripetere: “Una
femmina. Una femmina!”
Appena arrivati a casa, erano soli, perché era mattina.
La donna lo spinse: “Avanti, che c’è che
non va?!”
“Come ho potuto generare una femmina?”
“E cosa ne so io? Perché non ti sta bene?
Eh?”, rispose lei in preda a uno sbalzo d’umore del
quinto mese. Vegeta era spaventato da quella reazione. Ma non lo diede
a vedere.
“Impossibile: il principe dei saiyan che genera…
una femmina!”
“Quante storie fai! Se non sbaglio, il tuo primogenito
è stato un maschio, no? L’erede al trono
sarà lui, no?”, disse, deridendolo.
“Ma quale trono? Il mio pianeta non c’è
più…”
Bulma sorrise. Era in trappola.
“Comunque, se non ti va bene, penso che stanotte potrai anche
dormire sul divano.” Vegeta non riusciva a credere alle
proprie orecchie. Rise.
“C-cosa? Stai scherzando, vero, donna?”
“Mai stata più seria…”
Che diavolo le era preso? Dormire sul divano? Lui? Vegeta non riusciva
a darsi pace. Ma lei sembrava inflessibile. Se fosse venuto a mettersi
a letto accanto a lei quella sera, la donna sarebbe anche stata capace
di urlare come una pazza. Sapeva che ne era in grado, in quanto
l’aveva già sentita.
Quando Trunks tornò da scuola, Bulma gli disse:
“Tesoro, avrai una sorellina!”
Con la tipica, innocente espressione da bambino delle elementari, il
giovane rispose: “Che cosa? Una sorellina…?
Uffa…”
La madre lo guardò sorridendo: “Avanti, non
è poi così tanto male…”
“Ma io speravo di avere un fratellino… Una
sorella… Bleah!”, rispose disgustato.
Bulma lo accarezzò: “Su, adesso
va’ a lavarti le mani, è quasi
pronto.”
Vegeta era incredulo. “Ma…ma… a lui non
dici niente?”
“Cosa dovrei dirgli, tesoro?”, rispose lei con una
cordialità a lui tanto estranea quanto irritante.
“Se non sbaglio nemmeno lui voleva una femmina!”
Bulma fu stupita. “Ma Vegeta! Trunks è un bambino!
È assolutamente ovvio che non dice sul serio!”
Tutto ciò gli sembrò incredibile. Lui doveva
dormire sul divano per aver detto la stessa cosa di suo figlio?
“Ma perché con me ti sei arrabbiata e con lui
no??”
“Oh, su, non essere infantile!”
Il saiyan si alterò: “Cosa? Qui dentro
l’unico bambino è lui… e io sarei
infantile?”
Lo guardò con severità. Quel pancione, invece di
darle un’aria indifesa, le dava ancora più forza.
Ancora una volta, Trunks aveva dimostrato di essere più
importante, nei pensieri di Bulma. Si scoprì geloso di suo
figlio.
Bulma non si rese conto di quanto Vegeta si stesse irritando, e non
diede peso alla cosa. Quel pomeriggio, dopo i compiti, Vegeta
combattè contro il figlio come se fosse stato un suo pari,
sconfiggendolo varie volte. Il bambino non diede peso alla
rabbia di suo padre, poiché lui era sempre arrabbiato! Ma
non poteva certo capire che lo invidiava per il rapporto che aveva con
sua madre.
Quella sera, Bulma andò a mettersi a letto, scordandosi
completamente di Vegeta, e non dandosi la minima pena del
perché lui non fosse venuto a dormire con lei. Il saiyan
aveva aspettato che Trunks fosse andato a letto e che si fosse bello e
che addormentato, dal momento che non voleva farsi vedere dal figlio
che dormiva sul divano. Non riuscì a resistere per
più di un’ora. All’una di notte,
salì in camera sua.
Bulma, che in quel periodo aveva il sonno leggero, si
svegliò non appena sentì aprire la porta. Sotto
la camicia da notte la piccola saiyan che portava in grembo sembrava
vigilare su tutta la stanza da dentro il pancione. Vegeta
provò fastidio nel vederlo.
“Sei tu, Vegeta?”, disse Bulma sottovoce.
Il saiyan rimase sulla porta. “Bè? Che fai, non ti
scagli contro di me come una scimmia impazzita?”, chiese lui,
che si era aspettato una ramanzina.
La moglie si mise a sedere. “Perché
dovrei?”
“Come? Te ne sei dimenticata? E io che come un idiota sono
andato davvero a dormire sul divano!”
Lei sembrò cadere dalle nuvole. “Ah
già! Me ne ero completamente dimenticata…!
Figurati!”
Scoprì la sua parte di letto, gli sorrise e disse:
“Vieni!”
Ma Vegeta rimase fermo. Non la capiva. “Perché fai
così?”
“Così come?”
“Io non ti capisco! Prima ti infuri con me perché
non volevo una femmina, poi fai la carina con Trunks per lo stesso
motivo… Poi ti dimentichi quello che dici, e io che ho fatto
di tutto per non farmi vedere dal marmocchio a dormire sul
divano…!”
Bulma provò tanta tenerezza per lui. Sorrise, sapendo che
lui si sarebbe alterato ancora di più, ma non le importava.
Si alzò, e gli andò incontro. Lo
accarezzò.
“Tesoro… scusami… è
che… vedi, quando una donna… Quando una donna
aspetta un bambino, fa molte cose che magari non pensa, o non vorrebbe
fare… (anche se a dire il vero oggi mi sono comportata nello
stesso modo in cui mi sarei comportata se non fossi stata incinta) Mi
dispiace che tu ci sia rimasto male… ma davvero, avevo
dimenticato d’averti mandato a dormire sul
divano…”
Se lei fosse stata Goku, o peggio ancora Crilin, l’avrebbe
fatta fuori senza batter ciglio. Ma era lei, la sua donna, era Bulma, e
questo bastava.
Proprio in quel momento, lei si mise una mano sulla pancia:
“Ah!”
“Che c’è?”
Sorrise. “Mi ha… La bambina mi ha tirato un
calcio!”
Era stupefacente come quelle cose accadessero nel momento giusto. Forse
i bambini sentivano davvero quando c’era bisogno di loro, e
davano un segno della loro presenza. Bulma gli prese una mano e se la
mise sul pancione. A quel punto anche Vegeta sentì dei
movimenti sotto la sua mano. Era sua figlia che faceva sentire la sua
presenza ai suoi genitori. Il saiyan sentì uno strano calore
nel suo cuore. A pensarci bene, non aveva mai visto com’era
Bulma quando era incinta, non aveva mai visto la sua pancia crescere
così, e non aveva mai sentito i calci del piccolo Trunks
dentro di lei. Ora sentiva sua figlia, e adesso, il fatto che fosse una
femmina, non gli dava più tanto fastidio. Ma questo non lo
disse mai a Bulma. Lei lo guardava, incantata dal suo sguardo che a
ogni costo cercava di essere distaccato, ma si vedeva benissimo che era
felice.
“Vegeta?”
“Mh?”, fece lui, senza distogliere lo sguardo dalla
sua mano.
“Lei ti vuole già bene, lo sai?” la
guardò. “E tu?”
“Io cosa?”
“Qualche volta mi sembra che Trunks… prenda spesso
il mio posto nei tuoi pensieri.”
Lei lo guardò divertita. “Ma che dici?”
Si baciarono. “Trunks è mio figlio, è
la cosa più importante della mia vita!” Vegeta
assunse un’espressione delusa. “Ma tu…
Tu SEI la mia vita.”, concluse poi.
Lui alzò gli occhi. Non sorrise, perché non era
nella sua indole. Ma le fece capire che era la risposta più
bella che poteva aspettarsi.
Andarono a mettersi a letto, mentre lei lo baciava dappertutto.
“E non mi importa se sono sempre io… a doverti
dire cose romantiche… Perché io so che tu mi ami,
e i tuoi silenzi sono molto più belli per
me…”
Quella donna… a nessuno avrebbe mai permesso di trattarla
così… A Yamcha rimproverava spesso di non essere
dolce con lei… (anche se lo era) Ma Vegeta era
l’unica eccezione per la quale Bulma non sentiva il bisogno
di essere al centro dell’attenzione, perché in un
qualche modo che solo lei vedeva, sapeva che Vegeta, anche se
taciturno, aveva un disperato bisogno di lei. E quella sera ne aveva
avuto un’ulteriore prova, perché lui –
le veniva da ridere al solo pensiero – si era sentito messo
in ombra da Trunks. Questo le diede prova anche di quanto lui fosse
insicuro, nel profondo.
Mentre dormiva, lo guardava, una cosa che di solito era lui a fare.
‘Amore mio… io non ti lascerò
mai…’
Finchè, un pomeriggio di novembre, Bulma disse a Vegeta
prima che andasse ad allenarsi:
“Vegeta?”
“Mh?”
“Vegeta, c’è un problema.”
“Quale?”, rispose sempre dandole le spalle, morendo
dalla voglia di andarsene.
“Vegeta, sto per avere la bambina. Qui, e subito.”,
rispose lei con tutta calma.
Il saiyan spalancò gli occhi e si precipitò da
lei. “Cooosa? E io… e io… c-cosa dovrei
fare?”
“Portami all’ospedale, idiota!”
“Donna, non osare parlarmi in questo modo!”
“Ma ti sembra il momento?? Piuttosto muoviti!”
L’aveva presa in braccio e stava per alzarsi in volo, quando
la donna gridò di nuovo in modo terribile:
“Vegetaaaaa!!! Ma sei scemo? Cosa pensi che diranno i dottori
vedendoti arrivare in volo?!”
La poggiò per terra. “Ho capito.”, disse
poi lei, con estrema praticità. “Tu va’
ad avvisare Trunks…io vado da sola in macchina.”
“Ma non puoi andare da sola!”
“Questo lo dici tu!”, rispose, uscendo.
Vegeta si sentiva confuso. Sua moglie, che stava per partorire stava
andando in ospedale da sola in macchina. Lui invece stava andando ad
avvisare suo figlio. Ma un momento! Non poteva! Doveva esserci alla
nascita di sua figlia! Era comunque la principessa dei saiyan!
Si precipitò dal figlio dicendo: “Trunks, tua
madre sta per partorire. Io vado all’ospedale.”
Volò via dalla finestra seguito da un agitato quanto
entusiasta Trunks.
Vegeta fece come se Trunks non ci fosse, arrivato in ospedale in preda
al panico chiese di Bulma, finchè non trovò la
stanza. Non aveva ancora partorito. Alla vista del marito e del figlio,
lei sorrise, completamente sudata. Vegeta non sapeva cosa fare. Si
sentiva impacciato e inutile, quando la donna lo prese per mano.
“Rimarrai qui accanto a me?”
“Io…”
“Signora, quello è suo figlio?”, li
interruppe un’infermiera. “Deve uscire.
L’ingresso è permesso solo ai padri,
qui.”
“Oh, d’accordo… Allora… mi
faccia un favore. Se le do il numero di alcuni amici, li
chiamerà per me per badare a lui?”
“Naturalmente.”
Arrivarono poi Goku, Chichi e Goten, che rimasero nella sala di aspetto
con Trunks che voleva però entrare.
Intanto, nella stanza, Bulma gridava dal dolore, spaventando a morte
Vegeta che non aveva mai visto un parto in vita sua, neppure sul suo
pianeta.
“Oh, Kami, oh! Vegeta, ti prego, rimani qui! Non
andartene!”
“Sono qui! Ma… quanto… quanto ci
vorrà?”
“Oh, non lo so! Deve ancora arrivare il mio dottore,
e… aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!”
In quell’istante, arrivò il ginecologo che,
aiutato dall’infermiera, si mise i guanti.
“Salve sig.ra Brief! Allora siamo alla seconda volta, eh?
Questo sarebbe suo marito? Piacere, sono il dottor Ross (w ER! N.d.
Mau)! Lei non c’era l’atra volta, o
sbaglio?”
“Mpf… già.”, rispose lui,
insospettito dal fatto che quell’uomo stava allargando le
gambe di sua moglie in maniera preoccupante.
“Vegeta… fa il suo lavoro!”, gli
sussurrò la donna.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!”
“Sig.ra Brief, ogni quanto ha le contrazioni?”
“Ogni due minuti… Credo si siano rotte le
acque!”
“Allora ci siamo…”
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!”,
gridò Bulma. Vegeta stava diventando sordo. Inoltre era
terribilmente spaventato da quello che stava per succedere. Anche per
Trunks era stato così?
“Vegetaaaa!!!”, lo chiamò poi infuriata
lei. “Brutto idiota senza cervello!!! Lo sai che se
io… aaahhh! Se io sto soffrendo così…
è colpa tuaaaaa?????? Non provare mai più a
mettermi le tue luride manacce addosso!!!!!!!!!! Io ti
uccido!!!!!”
Il dottore allora gli sorrise, dicendo: “Non si preoccupi,
dicono tutte così… tra due settimane
tornerà come nuova…”
“Come nuova? Col cazzo!”, gridò Bulma.
Vegeta rimase in silenzio, spaventato, mentre in altre circostanze si
sarebbe arrabbiato da morire.
“Vedo la testa! Vedo la testa!”
Vegeta allungò il collo per cercare di vedere, ma tutto quel
che vide furono le mani dei dottor Ross che toccavano Bulma, e questo
lo irritò parecchio. Si sorprese ad odiare quella nuova
categoria appena conosciuta che erano i ginecologi.
Pian piano, la bambina venne fuori. Finchè, Vegeta vide una
creatura paffutella, urlante e con una lunga coda uscire da sua moglie.
La legava a lei una strana corda di carne.
“Vuol tagliare lei il cordone?”, gli chiese il
medico, con parole che il saiyan non capì.
“No! Faccia lei!”, rispose disgustato.
Bulma, col fiatone, poggiò la testa sul cuscino, cercando di
respirare. “La mia bambina…
dov’è?”
“La stiamo lavando, sig.ra Brief… ancora qualche
minuto di pazienza…”
“Vegeta…”
Lui si voltò, con la paura che potesse rivolgergli ancora
parole orribili.
“Vegeta… è bella?” Per un
po’, il saiyan guardò quelle gambette che si
dimenavano nella vaschetta.
Poi, imbarazzato, rispose: “Lo vedrai tu stessa.”
Infine, l’infermiera porse a Bulma un fagottino rosa. Vegeta
rimase in disparte ad osservare confuso la felicità sul
volto di Bulma.
“Ciao, amore mio…!”, le disse la donna.
Poi si voltò verso di lui: “Vegeta! Vegeta, vieni
qui!”
Lui si avvicinò timoroso. Non aveva mai visto un bambino
così piccolo, né aveva mai assistito alla nascita
di un figlio suo. Bulma la girò in modo che anche lui
potesse vederla. Una bambolina dai capelli azzurri e gli occhi color
del cielo, somigliante in modo impressionante a Bulma, fece capolino
dall’asciugamano rosa. Aveva uno sguardo diffidente
finchè non vide Vegeta. Quando il suo sguardo duro
incrociò quello di suo padre, la bambina si aprì
in un grande sorriso, allungando le manine verso di lui.
“Che… che cosa vuole?”, chiese
spaventato.
Bulma rise: “Vuole che tu la prenda in braccio!”
“Che cosa? Ma io… io non ho
mai…”
“C’è sempre una prima volta,
tesoro… Coraggio, prendila!”
Aveva un paura matta che prendendola in braccio l’avrebbe
rotta, tanto le sembrava fragile. Quando la moglie gli mise fra le
braccia la neonata, provò qualcosa che non aveva mai
sentito. La piccola continuava a sorridergli, mostrandogli tutto il suo
amore. Quel sorriso innocente e dolce, aveva comprato il suo cuore per
sempre. Forse perché quella bambina gli ricordava la sua
donna, forse perché non aveva mai visto nascere un bambino,
ma sentì il suo cuore battere forte, e in quel momento
capì che quella creatura avrebbe avuto uno strano potere su
di lui per sempre. Come una piccola Bulma che gli diede una ragione in
più per restare sulla terra. Trunks, a lui voleva bene da
morire perché era il suo primogenito ed era la prima cosa di
cui andava orgoglioso e fiero. Questa bambina invece, era la sua
principessa, una figlia simile alla donna della sua vita, e per questo
importante.
Bulma restò a fissare i suoi occhi sognanti. Aveva capito
che Vegeta e sua figlia si erano innamorati l’uno
dell’altra, e sarebbe stato un amore difficile da
distruggere. La bambina infatti, fin quando non le venne fame,
rifiutò di stare in braccio a sua madre, e tantomeno Vegeta
aveva intenzione di separarsi da lei, anche se non lo dava a vedere.
Finalmente entrò poi anche Trunks a conoscere la sorellina,
ma la piccola guardava storto anche lui.
“Ehi, papà! Somiglia alla mamma, ma sembra che
abbia ripreso il tuo carattere, sai?”
“Tsk!”
“Lascialo perdere, Trunks! In realtà, adora tua
sorella!”, sussurrò Bulma.
Trunks si era addormentato sul letto accanto a sua madre. Vegeta era
rimasto alla finestra a guardare chissà dove con la bambina
in mano. Quindi, le si avvicinò.
“Sai… ho pensato che potremmo chiamarla
Bra.”
“Non è un brutto nome.”, rispose.
Bulma accarezzava la testa di Trunks. “Sai… sono
felice.”
“Davvero?”, disse lui, continuando a guardare la
piccola, addormentata.
“Sono contenta d’aver avuto due splendidi
bambini… e sono contenta che sia tu il loro
papà.”
Vegeta mise la figlia nella culla.
“Le vuoi proprio bene, eh? E pensare che nemmeno la
volevi!”
Si sentì imbarazzato. “Ehm… in quel
momento…”
“Non devi giustificarti! Ti sei ricreduto da solo, basta
questo! Ti amo, Vegeta. E anche se forse non lo dirai mai, so che vuoi
bene a Trunks e a Bra.”
Il saiyan la baciò. “Hai detto tutto
tu!”
“Su, porta Trunks a casa adesso. Ci vediamo domani,
ok?”
“Ma io…”
“Niente ma, tesoro. Ora va’ a riposarti. E stai con
Trunks.”
Il principe dei saiyan prese in braccio suo figlio dormiente. Bulma.
Odiava ammetterlo, ma era l’unica che gli dava ordini. E li
eseguiva per di più. Come aveva fatto a incastrarlo? Non lo
sapeva. Avevano una famiglia insieme. E per la prima volta, si
trovò ad ammettere che non voleva che fosse altrimenti.
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