Il
ritorno del leone
Capitolo riveduto e
corretto
Capitolo
1.
Non
potevo crederci, erano passati 5 anni da quel giorno nel bosco. Il
giorno in cui lui aveva preso la decisione che aveva cambiato
la mia vita. Di nuovo. Mi ero ripromessa che non avrei mai più
ripensato a quel giorno. Lo avevo promesso a me stessa, lo avrei
fatto per Charlie, lo avrei fatto per Renee , per Jacob, e si , lo
avrei fatto anche per lui...
Da
tre giorni però qualcosa era cambiato, la voragine nel mio
cuore che da 5 anni tentavo di tenere chiusa con tutte le mie forze,
minacciava inesorabilmente di riaprirsi.
E
io non potevo permetterlo.
Sapevo
che questa volta sarebbe stato impossibile per me richiuderla.
Ero
cresciuta, certo, avevo imparato a fingere bene. Molto bene. Anche
Charlie, e Renee credevano nella mia ritrovata felicità. Tutti
ci credevano. Tutti tranne Jacob, ovviamente. Con lui proprio non ci
riuscivo. In pochi secondi annientava la maschera di normalità
che mi ero costruita in questi anni. Mi conosceva meglio di quanto io
conoscessi me stessa. Dopo mesi di buio totale, avevo deciso che
dovevo andare avanti.
Lui
non sarebbe più tornato , alla fine lo avevo capito. Avevo
imparato a convivere con questa debolezza e con il dolore che ne
derivava. La mia vita era continuata per inerzia, ma era continuata,
ero andata avanti. Per quanto continuassi a pensare che il dolore mi
avrebbe ucciso, alla fine ero sopravvissuta.
Dopo
la laurea in letteratura all'università di Seattle,mi ero
trasferita a Port Angeles. Non volevo allontanarmi troppo da Forks.
Il solo pensiero mi provocava un dolore fisico. Non potevo
allontanarmi ,non volevo. Mi ripetevo che era per Jacob, e per
Charlie che dovevo rimanere, non potevo lasciarli soli, sopratutto
Charlie, lui aveva ancora bisogno di me. Ma in fono al mio cuore
spezzato sapevo di mentire a me stessa , sapevo che il mio desiderio
di rimanere a Forks, era inesorabilmente legato a lui. Lui che
era vissuto li, lui che
mia aveva regalato dei mesi di pura felicità, lui
nella nostra radura, lui,
lui sempre e solo lui..
“Sarà
come se non fossi mai esistito....”. Che
sciocchezza.
A
Port Angeles lavoravo nella biblioteca comunale, alla sezione
classici. Le mie passioni non erano cambiate poi molto. Mi era stata
offerta una cattedra di letteratura al liceo di Forks. Il mio vecchio
liceo, il nostro liceo. Ma ovviamente avevo rifiutato, non
potevo neanche immaginare di rimettere piede in quel posto. Dio solo
sa come avevo fatto ad andarci fino al diploma. Tutto di quel posto
mi parlava di lui, no, sarebbe stato troppo, sicuramente.
Charlie
si era infuriato, non capiva come potevo accontentarmi di un posto da
bibliotecaria. Non mi importava, a me piaceva, tanti libri e poca
gente: perfetto!
Mentre
facevo la valigia, non riuscivo a non pensare e ripensare a quello
che era successo 3 giorni prima, il ricordo era così vivido
nella mia mente che sembrava fossero passati solo pochi secondi..
Erano
le 17.00 in punto e come ogni pomeriggio mi preparavo per ritornare a
casa, il mio lavoro era finito anche per quel giorno. Presi il mio
badge e lo passai sotto il lettore, raggiunsi lo spogliatoio e mi
cambiai. Al lavoro dovevo avere un aspetto più professionale,
più adulto, cosi avevo dovuto aggiungere al mio guardaroba dei
tajour. Avevo fatto shopping! Alice sarebbe stata fiera di me!Già....
Alice...Quanto mi mancava. Avevo preso la decisione che potevo
pensare al suo nome, mi faceva male ma non come pensare a Lui.
Alice mi mancava terribilmente,
tuttavia quando pensavo a lei non riuscivo a non sorridere.
Insieme
ai tajour comprai anche delle scarpe col tacco. Tacco 5 ovviamente. I
miei problemi di equilibrio non mi avevano abbandonato. Così
appena finivo il lavoro correvo a cambiarmi per rinfilarmi i miei
soliti, semplici, comodi e anonimi vestiti. Jeans, maglietta e
converse: la Bella di sempre.
Recuperai
il giubbotto, la borsa e le chiavi del mio caro e vecchio peck-up. E
si il mio peck-up era ancora in piedi. Sempre più vecchio,
sempre più rumoroso e io c'ero sempre più
affezionata!Per quanto mi sforzassi non riuscivo proprio a
separarmene,tutti mi dicevano sempre la stessa cosa:“Bella,
prima o poi dovrai farlo, dovrai separartene, non funzionerà
in eterno!”
Lo
sapevo, per quanto poco mi intendessi di motori, mi rendevo
perfettamente conto che non potevo sperare che il peck-up durasse
altri cinquant'anni. Ma a me non importava, finché sarebbe
“sopravvissuto”, lo avrei tenuto con me! Uscii di corsa
dalla biblioteca e raggiunsi il peck-up. Solo quando aprii la
portiera mi accorsi di non avere il cellulare con me, lo avevo
lasciato sul sedile. Di nuovo. Come diceva sempre Jake: se non avessi
la testa attaccata al collo, la dimenticherei sul comodino.
Guardai
il display: cinque chiamate perse. Accidenti!!Erano tutte di Jake.
Strano. Io e Jake eravamo grandi amici e ci sentivamo spesso. Con lui
potevo parlare di tutto, lui era il mio sole!Ma cinque chiamate non
erano da lui. Un brivido mi percorse. Avevo una brutta sensazione!
Che fosse successo qualcosa? Iniziai a preoccuparmi.
C'era
anche un messaggio
“Chiamami!
Dobbiamo parare. E' importante. Jake”.
Ok,
ero davvero preoccupata. Jake non è certo un tipo che gira
intorno alle parole, ma cosi era fin troppo.Lui odiava mandare
messaggi: “troppo distanti” diceva,
preferiva di gran lunga chiamarmi, ma quei pochi che mi mandava
cominciavano sempre con un “ Ciao Bells” e finivano con
un “ti voglio bene”. Questo no,questo era freddo,
distaccato, glaciale. Ok. Era successo qualcosa.
Guidai
come un automa fino a casa e salii le scale lentamente, dovevo
chiamare Jake, ma avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi,
cercavo di muovermi piano, un po' per non inciampare,come mio solito,
ma di più perchè avevo paura. Paura di sentire cosa
Jake avesse da dirmi.
Mi
sedetti sul divano, qualcosa mi diceva che era meglio ascoltare ciò
che aveva da dirmi seduta e non in piedi!Presi il cellulare e composi
il numero a memoria:
«Pronto?»
«Jake!»
esordii, senza riuscire a nascondere l'ansia.
«Bella!»
Era
sollievo quello che sentivo nella sua voce?
«Jake
cosa c'è, cosa è successo? Stai bene?E' Charliè?
È
successo qualcosa?Lui sta bene?»
Ansiosa
continuai con una querela di domande, senza però dargli
possibilità di rispondermi, quasi mi mangiavo le parole da
quanto ero nervosa,
«Bella
, Bella calmati, io sto bene, Charlie sta bene,stiamo tutti bene!»
Ripresi
fiato, portandomi una mano al petto, sollevata. Possibile stessi solo
diventando paranoica?
«Davvero,
tutti bene?»
«Certo
che si!Non ti mentirei mai su queste cose, lo sai!»
Si
è vero, Jake non mi mentiva mai, però mi stava
nascondendo qualcosa, non aveva risposto alla mia domanda.
«Jake,
cosa non mi stai dicendo?Cosa sta succedendo?»
Lo
sentii sospirare pesantemente.
«Bella
io......»
Si
interruppe di nuovo, prendo un altro respiro.
«Cosa
, Jake ,cosa?»
«Io....»
Sbuffò
seccato. Non riusciva dirmelo. Ma io dovevo sapere.
«Jake
per favore»
Tentennava,
era combattuto. Era davvero cosi grave quello che stava per dirmi?
«Bella
non so come dirtelo. Io....»
Strinsi
le labbra arrabbiata.
«Jake
dillo e basta!»
Mi
stavo spazientendo e mi stavo preoccupando, non era da lui girare
cosi intorno al discorso. Cosa stava succedendo?
Sentii
un lungo sospiro dall'altra parte del telefono. Era molto triste...ma
cosa....
«Jake?»riprovai
«Bella,......so-sono
qui...so-sono tornati!»
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