Quegli
occhi verdi azzurri
Corro.
Non
importa a causa di quale motivo. Sto correndo, e non importa quello
che mi sto lasciando alle spalle, non vi volterò mai
più
indietro.
Corro,
perché ho paura. Mi sta inseguendo.
Dio,
è sempre con me. Basta che alzi lo sguardo perché
mi
renda conto che non ha la minima intenzione di lasciarmi in pace.
Inciampo.
Mi rialzo in fretta, le mie mani sono sporche di fango.
Continuo
a correre, quel rumore spaventoso non cessa di perforarmi i timpani.
Ho paura, diamine, mi raggiungerà, devo cercare di
accelerare.
Pensieri
felici. Avanti, pensieri felici. Pensieri felici, dannazione!
Perdo
l'equilibrio, cado nuovamente a terra. Scopro che il ginocchio si
è
spellato, ma niente di grave, non sanguino ancora.
I
palmi delle mie mani sono sporchi di terra e fango. Mi tremano le
dita, è come se non riuscissi a controllare i miei movimenti.
Il
suono rimbomba nelle mie orecchie, quello stesso rumore che mi
terrorizzava. Lo ascolto attentamente, mentre mi rialzo piano, non
sento più le gambe, mi ha raggiunto, ormai.
Mi
ucciderà.
Quel
suono è il mio cuore. Batte ancora. Ma sempre più
lentamente.
Mi
scosto i capelli dalla fronte, ma sento le dita calde. Cos'è
successo?
Mi
guardo i palmi della mano. Non sono più sporchi di terra.
Il
fango è diventato sangue.
Dio,
no! Perdo sangue in quantità incredibili. Mi sanguina il
ginocchio, il naso, sento le labbra bruciare. Il sapore forte di quel
liquido rosso m'inonda i sensi, mi viene la nausea,
apro la bocca sentendo che sto per vomitare. E vomito sangue.
Inizio
a piangere, le guance mi si bagnano di lacrime rosse.
“NO!”,grido,
le foglie ai miei piedi affondano in un lago di sangue. Si alza il
vento, mi arrivano sul viso. Le sposto, continuando a piangere.
Andate via, vi prego. Non voglio morire. Lasciatemi in pace,
lasciatemi vivere.
Non
si scostano. Sembra facciano da sempre parte di me.
Finalmente
le strappo via dal mio volto, con un grido disumano di dolore.
Non
mi sento più la faccia. Forse ho strappato via anche quella.
Cerco
di stringermi in un abbraccio, per consolarmi e darmi forza.
Ma
mi accorgo che sono solo ossa quelle attorno alle quali sto
stringendo le braccia, mentre non sento più il battito del
mio
cuore.
Grido
di nuovo, terrorizzata. Santo cielo, cosa mi sta succedendo? Dove
sono? Chi sono?
Sbatto
forte i pugni contro terra, immergendo le mani in quel lago di
sangue. Subito me ne pento: un grido mi si strozza in gola, riporto
le braccia fuori dall'acqua. Apro i pugni ancora chiusi, ritrovando
schegge di vetro nelle mani, conficcate nella pelle.
Inizio
a tremare, mentre osservo il sangue scivolare giù dai palmi,
tingendo di rosso il polso, poi il braccio, giù fino al
gomito.
No,
non è giusto. Non voglio morire così. Devo
andarmene.
Striscio
lontano dal lago di sangue. Sento le gambe tagliarsi contro
le schegge di vetro, i vestiti tingersi di rosso. Ho sangue in bocca,
ne sono certa.
Una
scheggia più grande delle altre mi trafigge il braccio.
Gridando, osservo il taglio: il vetro mi passa attraverso la carne,
è
entrato da un'estremità e dall'altra esce, appuntito e rosso
come un coltello.
Singhiozzando,
lo tiro via. Fa ancora più male, grido forte e affondo la
testa nel lago. Sento la terra fredda a contatto con la mia fronte,
ma a un tratto percepisco un nuovo dolore, più intenso dei
precedenti.
Afferro
ciò che mi sta perforando il viso e lo porto fuori
dall'acqua.
Davanti
a me c'è un pezzo di uno specchio, abbastanza grande
perché
possano riflettersi i miei occhi in quel vetro.
Tremo,
adesso capisco tutto.
Mi
ha raggiunto.
È
riuscita ad acchiapparmi, e adesso mi ha quasi completamente ucciso.
La
mia morte arriva quando vedo quegli occhi verdi azzurri, quella bocca
rosea sporca di sangue, quella fronte sanguinante, e osservo quelle
mani sporche di terra e sangue.
Ma
è sopratutto lo sguardo di quegli occhi verdi azzurri a
farmi
paura.
Di
quegli occhi verdi azzurri che appartengono al mio assassino.
Di
quegli occhi verdi azzurri che appartengono a colei che vuole
uccidermi.
Di
quegli occhi verdi azzurri che appartengono a me.
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