Jamessirius untitled
Ambientata tra il capitolo 2 e il
3 de "La scelta", che vi consiglio di leggere per capire appieno gli
avvenimenti di questa one-shot.
Pregando
te
1978
Maidenhead,
Melfriend Place.
James
Potter si materializzò al centro di una piccola piazzola
decorata di piccole margherite bianche . Nulla e nessuno avrebbe potuto
dire che un mago sui diciotto anni fosse arrivato al piccolo sobborgo
nel Berkshire quella mattina; nulla cambiò, nessun movimento
fu
visibile, eppure coperto da un magico mantello, il giovane mago era
davvero apparso.
James Potter si guardò bene attorno, ma nelle vicinanze
nessun
ombra umana sembrava distinguersi da quelle dei faggi selvatici. La
casa
di Sirius era ben nascosta: non solo era isolata e oscurata alla vista
da una vasta famiglia di alberi, ma era stato installato un incantesimo
confundus - opera dei Malandrini - che attaccava chiunque tentasse di
penetrare la piccola foresta, distraendolo dalle precedenti intezioni,
perciò solo i pochi che sapevano dove Materializzarsi
avrebbero
potuto vedere la deliziosa casetta che il giovane Black si era
costruito.
Soddisfatto
di non aver visto nessuno, sospirò e poi
attraversò la piazzola
per trovarsi di fronte ad un cancello in ferro, aperto. Vi
entrò
silenziosamente e lo chiuse. Proseguì per un sentiero
delimitato
ai lati da piccole viole e guardando avanti sorrise nel vedere la casa
gialla nella quale aveva passato tante serate esilaranti in compagnia
dei
suoi amici nell'ultimo anno.
I
Malandrini avevano lasciato a Hogwarts da ormai sette mesi, e tutti e
quattro avevano trovato un'abitazione: James viveva con Lily nella casa
dei suoi genitori, che erano purtroppo passati a miglior vita da
qualche mese ormai, Remus viveva invece nella casa dei suoi genitori,
Peter abitava vicino a Remus in un bilocale un po' appartato, e Sirius
invece viveva nella piccola cittadina di Maidenhead. Spesso i giovani
si ritrovavano proprio a casa Black - Sirius Black - dopo le riunioni
dell'Ordine della Fenice, o il sabato sera. E anche il
venerdì
sera. Lily non era molto contenta della cosa, si lamentava spesso
perché James la lasciava la sera ad annoiarsi senza nemmeno
una
TV da guardare. James non aveva saputo che dirle, d'altronde in casa
Potter fino ad allora non si era mai posto tale problema. Ma amava
Lily, con tutto il suo cuore, e adorava tutte le sue stranezze babbane,
e amava soddisfarle e vederla poi sorridere, sorpresa dal fatto che
avesse trovato il modo di accontentarla.
Erano tempi duri quelli, ma i Malandrini si rifiutavano di farsi
correre dietro dalla Guerra, erano loro a starle alle calcagna. Quindi,
con gli avvertimenti di Silente che gli entravano e gli uscivano dalle
orecchie, i ragazzi passavano le giornate uscendo come se nessuno
stesse premeditando di ucciderli. D'altronde nessuno di loro aveva la
responsabilità di nessuno sulle spalle, se non quella di un
altro Malandrino, perciò, eccolo lì, James
Potter, sotto
all'elegante portico giallo, a bussare alla porta in legno bianco con
la grazia di un Troll.
Dopo dieci secondi, poiché nessuno era ancora venuto ad
aprire,
James si spostò per sbirciare dalla finestra e stava per
bussare
anche sul verto, quando da dietro la porta d'ingresso s'udì
la
voce impastata dal sonno del suo migliore amico.
"Chi
è?"
"Sono io!"
Esitò la voce dietro la porta, e chiese ancora: "Parola
d'ordine?"
"Lupus in fabula!
Felpato, apri! Fà un freddo cane qui fuori!"
"Ehi! Niente insulti se vuoi entrare!" venne ancora la voce, ma la
porta si aprì e James entrò. Sirius gli
sbarrò la
strada, ma ciò che vide gli fece sbarrare anche gli occhi.
L'amico era a petto nudo, con i pantaloni azzurri del pigiama che gli
scendevano sulle anche, quasi stessero per scivolare a terra.
James
deglutì sonoramente e, distogliendo lo sguardo,
tentò di
superare Sirius per dirigersi al corridoio stretto che portava alla
cucino, ma l'amico non gli permise di andare avanti. "Ehm... sono un
po' occupato. Come mai sei qui?"
James corrucciò le sopracciglia e studiò la
stanza: non
v'era nulla fuori dall'ordinario; la giacca di Sirius era sul divano,
il camino era spento e lo Zio Alphard dormiva bidimensionalmente nel
suo quadro. "Occupato?", domandò scettico, "Ma se ti sei
appena
svegliato! A proposito, Felpato, sono le undici di mattina... non ti
sembra un po' tardi per alzarti?"
Sirius boccheggiò.
"Davvero,
James. Devo vedere Moody, stamattina, per parlare delle ronde...
quindi, se vuoi passo più tardi da te."
"Dai, Felpato. Non farmi tornare a casa, adesso. Devi venire con me a
comprare una tevelisione"
replicò James, mentre oltrepassava
finalmente l'altro e se ne andava in cucina.
"Una
che cosa?" indagò Sirius, sconcertato, mentre con lo sguardo
andava a scrutare prima le scale che portavano al piano di sopra e poi
la schiena di James che era ormai sotto l'uscio della stanza.
Riluttante,
sospirando, seguì il migliore amico.
James
si sedette al tavolo, senza fare complimenti.
"Una tevelisione,
o telesivione,
o come diavolo si chiami",
continuò il ragazzo occhialuto, "Lily dice che si annoia,
senza.
Quindi... gliela compro così la smetterà di
lamentarsi
quando esco con voi. Non me lo offri un caffè?"
Sirius
annuì con espressione corrucciata, e andò a
prendere la
caffettiera. Era tremendamente preoccupato, e sperava che tutto sarebbe
andato bene e che James se ne sarebbe andato presto, perchè
davvero non aveva voglia di litigare con lui.
Versò
un po' di caffe in una tazza e la portò a James che nel
frattempo continuava a cianciare senza sosta: "Ci andrai al compleanno
di Frank? Io ci devo andare, Lily mi costringerà, lo so.
Quindi
se magari veniste anche voi, potremmo annoiarci insieme, o dare un po'
di vita a quel mortorio. Sai, ci sarà anche la madre di
Frank,
Augusta. E... hai sentito le voci, no? Deve essere una vera molletta
sui... bè, hai capito."
Sirius rise forzatamente e sedette di fronte all'amico.
"James,
senti, ti va se ci andiamo oggi pomeriggio a prendere quell'aggeggio
per Lily? Adesso ho davvero da fare, amico."
James smise per un secondo di sorridere e si fermò a
guardare
Sirius. Aveva la fronte aggrottata e con i denti si mordeva il labbro
inferiore. I capelli erano completamente indomati e il collo era
tirato. I suoi occhi scivolarono più in basso, sulla pelle
candida del petto dell'amico, sui due capezzoli rosei, e le costole
sporgenti. Sentì i propri pantaloni farsi leggermente
stretti e
il cuore battere più rapidamente, ma si costrinse a rialzare
lo
sguardo fino agli occhi grigi dell'altro. Aprì la bocca per
chiedere cosa ci fosse che non andava, ma prima che potesse farlo la
porta della cucina si aprì cigolando rumorosamente. Entrambi
i
ragazzi si voltarono verso la persona che stava entrando.
Ed
eccolo lì, in bella vista, nudo come mamma l'aveva fatto, un
ragazzo giovane, dai capelli castani e gli occhi scuri, con gambe
lunghe e pettorali scolpiti, che faceva la sua entrata nella
stanza strofinandosi gli occhi con una mano.
"O MERLINO!" gridò James, portandosi una mano a coprirsi gli
occhi, anche se non poté fare a meno di sbirciare tra le
dita:
il ragazzo aveva smesso di strofinarsi gli occhi e aveva inclinato la
testa, sconcertato, ma non si era disturbato a fare una mossa per
coprirsi.
Sirius
boccheggiava. Non sarebbe davvero dovuta andare così,
avrebbe
dovuto mandare via l'amico a suon di calci nel didietro. Ora James si
sarebbe arrabbiato.
Ma
James non era più il suo... tromb'amico. James stava con
Lily,
amava Lily. Perciò, non aveva nessun diritto di ingelosirsi.
Era
stato lui a lasciare Sirius, non viceversa. Quindi, con aria di sfida,
sogghignò.
"James,
questo è...", batté le palpebre più
volte,
perché davvero non riusciva a ricordare il nome del bel
ragazzo.
"Angus"
finì per lui il giovane, sorridendo docilmente. Era davvero
bello, a pensarci, ma mai bello quanto... James. Non aveva quello
sguardo suggestivo, che rideva insieme alle labbra, e i suo capelli non
erano abbastanza lunghi: a Sirius piaceva poterci passare una mano in
mezzo e tirarli un pochino, durante il sesso. Con la folta chioma di
James, quella era una cosa che era sempre riuscito a fare. E,
sì, il ragazzo nudo aveva davvero un fisico perfetto, ma
Sirius
adorava le curve più esili del corpo di James. Gli mancava
passargli le mani sulle spalle e scendere fino alla vita, e poi al suo
sedere. Il suo sedere così sodo, così...
così da
sculacciare. Sentì il proprio membro ingrossarsi leggermente
al
pensiero di dare una bella pacca su quel bel sodo... sedere.
Scosse la testa, per distogliersi da quei lascivi pensieri e
continuò: "Sì, giusto. James, questo è
Angus.
Angus, questo è James, il mio migliore amico."
"E' un piacere conoscerti, James" disse Angus, sorridendo, "Sono sceso
per fare colazione. Spero di non disturbare."
"Il piacere è tutto mio" replicò James, alzando
la mano che non gli copriva gli occhi a mo' di saluto.
"Serviti pure" disse invece Sirius, "il caffé è
lì, vicino al lavello."
Lo spudorato adone sorrise nuovamente e seguì l'indicazione
del
padrone di casa, oltrepassando i due ragazzi seduti e andando a
versarsi il caffè, dando loro la schiena e non solo.
Nel
frattempo, James e Sirius si attaccavano a suon di bisbigli: "Digli di
coprirsi!" soffiò il primo, che si era tolto la mano dagli
occhi, i quali ora erano puntati ostinatamente su Sirius.
"Oh,
non fingere di essere etero!" lo stuzzicò il giovane Black,
con un ghigno.
James
spalancò la bocca, perplesso, senza sapere cosa rispondere
perché, no, non poteva negarlo.
Poi
si riprese: "Non significa che voglia vedere il sedere di tutti gli
uomini del mondo!"
"No, solamente il mio!" ribatté Sirius, alzando le
sopracciglia.
E
di nuovo, James si trovò a boccheggiare, non sapendo come
uscire vincente da questa discussione a suon di sussurri.
"Bè,
perché non lo inviti a pranzo da noi, domenica? Lily ne
sarebbe felicissima" sputò con veleno.
"Potrei anche farlo, sai!"
James
trattenne a stento una risata amara e, prima che potesse ribattere,
Angus si voltò di nuovo verso di loro. I due
Malandrini
distolsero lo sguardo in fretta dal membro pendente tra le gambe del
ragazzo, imbarazzati dalla situazione.
L'altro,
come se non si rendesse conto del disagio dei due, percorse di nuovo la
stanza e si fermò dietro a Sirius. Si piegò su di
lui e,
con una mano, gli fece voltare il viso con esagerata lentezza, prima di
prendere possesso della sua bocca. James sbarrò gli occhi e
osservò la scena senza dire una parola, mentre le sue mani
si
stringevano a pugno sopra il tavolo.
Il
bacio durò alcuni lunghi, interminabili istanti e quando,
finalmente, Sirius si staccò dal viso dell'altro,
quest'ultimo
sorrise a James, prima di raddrizzarsi. Occhieggiò le sue
mani
che sembravano tremare per la voglia di dargli un cazzotto, e disse:
"Dovrei proprio andare. E' stato delizioso conoscerti, James."
James
non replicò: aveva lo stomaco stretto in una morsa, ed era
piuttosto sicuro che si capisse perfettamente che era geloso.
Guardò il ragazzo con occhi fulminanti e le sopracciglia
inarcate.
Il giovane si rovolse allora a Sirius.
"Spero
di rivederti, bellissimo."
Black
sorrise a disagio, si grattò con una mano il retro del
collo.
"Ehm, anch'io, Ancus."
"Sì, ciao, Ancus"
intervenne James, velenoso, calcando innecessariamente sull'accidentale
errore di Sirius. Il ragazzo sorrise, apatico nei confronti
dell'avversione di James, e voltandosi, attraversò la
stanza,
con passo lento e ondeggiante, fino a che i ragazzi non videro il suo
didietro sparire nel corridoio.
Lo udirono salire al piano di sopra, e ben presto, tendendo le
orecchie, seppero che se n'era andato da Melfriend Place.
Alcuni
istanti di silenzio passarono, mentre i due maghi si fissavano negli
occhi, entrambi attendendo che l'altro dicesse la cosa sbagliata per
poterlo aggredire.
"Perché
l'hai portato qui? E se fosse una spia?" chiese James, stringendo gli
occhi e appoggiandosi con il petto al bordo del tavolo di legno.
"E'
solo un babbano, James. Quando sarà fuori dalla foresta, i
nostri incantesimi gli faranno dimenticare tutto" rispose Sirius, con
le spalle basse, stanco di dover dare spiegazioni.
"Sempre
che sia veramente
un babbano" replicò James con tono scettico, anche se dentro
sapeva che l'amico era abbastanza prudente da non rischiare di far
entrare una spia nel suo rifugio.
Sirius
non rispose.
"E'
questo che sei diventato? Ti porti a letto babbani che poi
dimenticheranno persino di averti conosciuto?" chiese James,
guardandolo tristemente, quasi con espressione compassionevole.
"Per
favore! Vieni a farmi la predica? E' solo sesso, James! Nient'altro che
sfrenato, sporco, piacevole sesso! Lily ti ha trasformato in un
moralista."
"Io
--? Cosa--?" boccheggiò James, sulla difensiva, "Non
è
vero! E' solo che mi preoccupo per te! Chissà che malattie
potresti prenderti!"
Sirius rise.
"Bugiardo!
La verità è che sei geloso" lo accusò.
"Geloso?
Per quale motivo dovrei esserlo?!" esclamò James, battendo
una
mano sul tavolo, mentre Sirius continuava a ridere.
"Tu non sai mentire, Ramoso, non a me."
E
James sapeva che aveva ragione, che era davvero geloso e che non poteva
negarlo. Così abbassò il capo e fissò
un foro che
segnava il legno del tavolo della cucina, mentre con i denti si morseva
la guancia interna sinistra.
Allora
Sirius, sapendo di aver vinto, -strano come tutte le loro discussoni si
chiudessero con un perdente ed un vincitore, o con entrambi perdenti,
ma mai con entrambi vincitori, e ancora più strano era il
fatto
che ogni loro discussione fosse una guerra da vincere- si
lasciò
andare contro lo schienale della sedia.
"Non
hai il diritto di giudicarmi" disse, dopo qualche attimo di teso
silenzio, "Hai fatto la tua scelta, e io non ti ho giudicato. Lascia
che io faccia le mie decisioni, di conseguenza."
James
annuì, sempre con lo sguardo basso, e si passò
una mano tra i capelli, suscitando un sorriso nell'amico.
"Hai
ragione" sussurrò, e poi si schiarì la voce e
parlò più forte "Scusa, amico. Non ne ho il
diritto. Non
più."
"Già.
Ma continuerò a leccarti la faccia davanti alla faccia
schifata
della tua donna" rise Sirius, seguito poi da James.
Le
loro risate si asciugarono in pochi secchi singhiozzi ed il silenzio
regnò su di loro, come la spada sulla testa di Damocle.
"Dovrai
andare" disse allora Sirius, perché odiava quella
situazione,
odiava il fatto che dovevano sempre litigare perché James
cercava di prendere il sopravvento su di lui, come se si sentisse
intitolato a farlo. E spesso si trovava a desiderare che fosse davvero
così, che James fosse ancora il suo amante, e che avesse
davvero
il diritto di ingelosirsi. Avrebbe volutamente ceduto tutto se stesso a
Ramoso, se solo non fosse che James l'aveva rifiutato, ormai
più
di un anno fa.
Il fatto che James continuasse a cercarlo, a volergli bene, non faceva
altro che confonderlo, eccitarlo. Eppure sapeva che per quanto avesse
pregato James di sbatterlo contro il muro e prenderlo, come faceva una
volta, lui non avrebbe accettato, perché era fedele a Lily.
"Già" replicò James, interrompendo il corso dei
suoi
pensieri. Entrambi si alzarono lentamente, e rimisero al loro posto le
sedie.
"Per
quella tevelisione", continuò James, "ci penso da solo, non
preoccuparti. Se devi vedere Moody..."
Sirius evitò di dirgli che quella era stata una scusa per
cacciarlo dalla casa e annuì, prima di incamminarsi verso la
porta della cucina, precedendo James.
Sulla
soglia sentì delle mani calde sui propri fianchi nudi e si
fermò, immobile, senza respirare, con il cuore in gola e le
lacrime costrette sotto gli occhi chiusi. Sentì la
fronte di
James posarglisi sulla spalla, e il suo respiro sulla scapola. Stettero
così per un tempo interminabile, vicini, in un abbraccio
immaginario.
Ti prego,
pensò Sirius con il nodo alla gola che si faceva doloroso, ti prego.
Non
pregava un Dio che conosceva solo per sentito dire, no, pregava
l'unica persona che avesse mai amato. E la pregava di amarlo in cambio,
senza riserve, senza paura.
Pregava
James di baciarlo, perché la mancanza delle sue labbra era
come
una scheggia nel cuore che non riusciva ad estrarre, che lo feriva ma
non lo uccideva, continuando a torturarlo in eterno.
Baciami, ti prego. Solo
un'ultima volta, ti prego.
James non fece nulla, pianse senza lacrime sulla schiena del suo
migliore amico, muovendo i pollici sulla pelle bianca dei suoi fianchi.
Pregava anche lui. Di avere la forza di non tradire Lily, pregava
affinché Sirius non lo odiasse, perché nessuno al
mondo
contava più di loro due, per James. Loro, che lo tiravano
per i
polsi, come la morte e la vita, e lui era costretto in un tenebroso
limbo, pieno di tentazioni.
Ti amo,
pensò, senza sapere chi veramente amasse. Aveva creduto di
aver
fatto bene, scegliendo Lily, ma, ogni volta che toccava Sirius, il
dubbio si insinuava dentro di lui, intossicante e violento come un
veleno.
Presto
la magia finì, Sirius voltò il capo, James
alzò il
suo; Sirius fece un passo avanti e le mani di James si
allontanarono
da lui. Entrambi tornarono a respirare.
Insieme,
raggiunsero silenziosamente la porta d'ingresso. Sirius la
aprì per James, e lui gli sorrise.
"Vieni
a pranzo Domenica, Felpato."
"Ci
sarò."
Con
un ultimo sguardo, James uscì e la porta gli si chiuse
sonoramente alle spalle. Raggiunse il cancelletto, desiderando
fervidamente di poter dimenticare Sirius, come il babbano che l'aveva
fottuto e poi se n'era scordato.
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