evento
S-piacevole evento
E anche questa era fatta. Era entrato sicuro di se, bello pulito,
vestito semplice e aveva dato il meglio come sempre. Sapeva che molto
probabilmente, se avesse ottenuto la parte, la sua vita sarebbe
cambiata. La cosa buffa era che, il film che poteva dare la
svolta
alla sua carriera, parlava di vampiri, solo che questi non brillavano
al sole, si coprivano solo di strani tatuaggi. Aveva fatto il provino
per la parte di Erik Night che, a quanto pare, doveva essere il figo
della situazione, ma lui così si sentiva ben poco.
Tom entrò nell'ascensore vuoto, selezionò il
piano del
parcheggio e si rilassò appoggiandosi alla parete
più
interna. Odiava gli ascensori affollati. Dovevi sempre sorbirti i
discorsi d'altri, gli odori d'altri, il disagio d'altri, insomma era
ben felice di starsene solo. Forse cantò vittoria troppo
presto
perché all'ottavo piano la cabina si fermò ed
entrò una ragazza. Ecco bene, il primo scambio di sguardi
che
dicono “Salve, buon giorno”, cose di circostanza.
Athena
non è che non si fosse accorta del ragazzo, anzi! Ma decise
di
dargli le spalle, insomma erano all'ottavo piano, sperava con tutto il
suo cuore che il maledetto ascensore ci mettesse il meno possibile,
però doveva ammettere che aveva proprio dei bei occhi.
Azzurri
ghiaccio.
Tom intanto la osservava da dietro. Bassina capelli lunghi castani
chiari con le punte bruciate dal sole, t-shirt bianca, shorts
in
jeans e sandali. Bhè era proprio una bella ragazza, almeno
dal
suo fondoschiena prometteva bene. Certo che iniziava a fare davvero
caldo in quell'ascensore, tra la temperatura soffocante di Los Angeles
e il fatto che non vedeva una bella ragazza da...tre settimane (tempo
record), la temperatura era davvero alta.
Quinto piano.
Perché l'ascensore era così lento? No davvero
l'avevano
manomesso? Si sicuramente , Athena sapeva che non avrebbe
dovuto
prenderlo, troppa fatica a fare le scale.
Quarto piano.
Dai solo cinque piani per arrivare al parcheggio, intanto Tom si
sventolava col copione osservando le spalle piccole della ragazza.
Terz.... MERDA!
«Moriremo tutti!» Athena si scagliò
verso la porta
dell'ascensore «Aiuto! Siamo qui! Vi prego! Non voglio
morire!» e scoppiò in un pianto rovinoso e tutto
fuorché composto accasciandosi a terra.
Tom non si mosse terrorizzato non tanto dal fatto d'essere bloccato in
un ascensore al terzo piano, ma dall'evidente instabilità
della
ragazza. Deglutì rumorosamente cercando di muoversi
lentamente
verso la poveretta in lacrime.
«Hei...» tentò
«Ti prego salvaci!!!» si aggrappò alle
gambe del ragazzo
«Calma...calma» si chinò staccando la
presa
«Stai tranquilla ok? È solo un piccolo blackout,
è
normale, sarà colpa dell'aria condizionata»
«Aria! Aria! Oddio non respirare! Non voglio morire dentro
uno
stupido ascensore!» e prese il volto di Tom
tappandogli la
bocca.
«Hei» ora era molto meno calmo «Senti
stai tranquilla
respira normale ok?» le spostò i capelli dal volto
sudaticcio e gonfio dal pianto. Certo che era proprio carina, gli occhi
grandi facevano un po' impressione ma non era male.
«Ok» prese un lungo respiro e poi
espirò, come le aveva insegnato sua madre
«Brava così» e gli sorrise. Era un
sorriso dolce,
infondo era così piccola e spaventata che sembrava una
bambina,
faceva tenerezza. Athena si limitò ad annuire convulsamente
«Ora uso il telefono e avviso che siamo qui» Tom si
alzò lentamente e si diresse verso l'interfono
«Pronto!
Salve siamo intrappolati nell'ascensore numero cinque»
«Si ci dispiace per l'enorme disagio, è saltata la
corrente in tutto l'isolato non sapremo quando ritornerà,
abbiamo già chiamato i vigili del fuoco, mantenete la
calma»
Athena intercettò le parole del signore dall'altro capo
dell'interfono e si fiondò con tale ferocia da far cadere il
poveretto dagli occhi azzurro ghiaccio
«Aiuto! Siamo qui! Aiutateci!» strillò
disperata
«Signorina si calmi! I soccorsi arriveranno il prima
possibile» la comunicazione si chiuse bruscamente lasciando
attonita e disorientata la moretta
«Moriremo lo so» si accasciò nuovamente
a terra
rannicchiandosi in posizione fetale arresa al suo destino, lo sapeva
che non doveva prendere l'ascensore.
«Tutto bene?» chiese con un filo di voce Tom e gli
scostò i capelli dal volto.
«Sapevo che dovevo prendere le scale»
«Dai capita ogni estate qualche blackout, vedrai che sono
già qui»
«Dovevo prendere le scale, tra un po' i freni cederanno e
moriremo tutti»
«Ma porca vacca!» il pessimismo di quella ragazza
iniziava
ad irritarlo e si diede anche una bella palpata scaramantica
«Non
pensarci, pensa ad altro....tipo alle ruote panoramiche»
Athena
lanciò uno sguardo tra disperazione e odio al mal capitato
«Ok non ti vanno a genio gli spazzi piccoli»
«E le cose alte» precisò
«Bhè allora non potresti mai entrare in casa
mia!»
sghignazzò Tom riuscendo a strappare un piccolo sorriso alla
piccoletta
«Dove abiti?»
«Venice»
«Davvero?» si alzò curiosa «Io
lavoro la, per
ora, ma spero di ampliare i miei orizzonti, se non ci
sfracelliamo»
«Smettila!»la sgridò «Comunque
dove lavori?» ora era curioso anche lui
«In un laboratorio si collane, orecchini cose
così» si strinse nelle spalle
«Sembra interessante, ma come mai eri qua?»
«Sono venuta a consegnare dei prototipi a un'azienda che si
occupa di grande distribuzione, e se tutto va bene mi assumeranno
fissa...te come mai qui?»
«Un provino» sorrise per la semplicità
con cui l'aveva detto, a volte si vergognava nel dirlo
«Ma allora sei un attore!» si illuminò
«Ci provo» diventò più
piccolo di Athena
«Nhaaa! Secondo me sei bravo...hai già fatto
qualche film?»
«In base cosa dici che sono bravo?» cavolo che non
fosse
finito in ascensore con una di quelle fans che fanno finta di non
sapere chi sei, ed invece sanno pure quando hai dato la prima
comunione?!
«Non si risponde a una domanda con un'altra
domanda...comunque
è perché stai mantenendo bene la situazione sotto
controllo, è una dote che gli attori devono avere, secondo
me» era sincera nel dirlo e spalancò gli occhi
ancora di
più, ma a Tom non fecero più tanta impressione,
era
proporzionata
«Oh bhè forse perché non sono
claustrofobico...» si passò la mano tra i capelli
sapendo
che a lui non veniva bene come al suo compare
«Senti come dici bene la parola clastrofobico!»
«Claustrofobico...»puntualizzò
«E io che ho detto? Clastrofobico!» si
animò la ragazza insieme a tutte le sue ciocche
«Ok» ridacchiò
«Comunque hai già avuto qualche parte?»
«Si qualcuna...» rimase sul vago
«Pubblicità? Anzi no tu sei più da
video
musicale.» tentò Athena. Rimasero in silenzio. Tom
sperando che il discorso cadesse là, mentre Athena
aspettando
una risposta che non arrivò «Ok allora
aspetterò di
vederti sul grande schermo o su MTV e dire “Io quello lo
conosco!” sempre se non ci sfracelliamo!»
«Ma tu non dovresti essere tipo in stato di shock?»
chiese divertito
«Lo sono, sono nervosa e parlo tanto!»
«Comunque io sono Tom» tese la mano senza sapere il
perché. Di solito non era lui a fare la prima mossa, ma
quella
ragazza gli ispirava tenerezza, come se sentisse l'esigenza di
proteggerla, e sotto sotto gli piaceva quella sensazione.
«Athena» gli strinse la mano «Si lo
so...» disse preventivamente
«Cosa?» chiese confuso
«E' un nome bellissimo lo so, originale, insolito e tutto il
resto»
«Sei modesta!» si lasciò andare in una
risata di
pure cuore che contagiò anche la ragazza, mentre le loro
mani
continuavano a rimanere unite. Era piacevole, entrambi lo pensavano, ma
non lo sapevano che erano d'accordo su ciò e quindi,
leggermente
imbarazzati, mollarono la presa.
«Signori state bene?» chiese la voce
dall'interfono. Tom si alzò come un bravo gentiluomo
«Si tutto ok»
«La signorina sta bene?»
«Si, si è tranquillizzata, tra quando arriveranno
i soccorsi?»
«Tra non meno di una mezz'ora, ci scusiamo per il grande
disagio»
«Ok» Tom si girò per controllare la
reazione di
Athena alla notizia, era agitata, ma si contenne per quanto le fosse
possibile «Fate presto la ragazza è
claustrofobica»
«Senz'altro» la comunicazione si interruppe
«Allora...» iniziò il ragazzo
«Si! Ho sentito ok!» lo interruppe subito
«Allora hai sorelle o fratelli?» fu la prima cosa
che gli
venne in mente, sapeva che doveva distrarla e oltretutto con la
parlantina che aveva la moretta trovare un discorso che non si
consumasse subito sembrava difficile
«Si, No!» prese un gran respiro «No sono
figlia
unica, mia mamma voleva un secondo figlio e mi chiese pure che ne
pensassi, ma ero troppo viziata per dire di si, cioè un
fratellino che poi mi avrebbe costretta a dividere la stanza dei
giochi?! Assolutamente no!»
«Avevi una stanza dei giochi?!» chiese incredulo
«Si bhè...non mi facevo mancare nulla»
si strinse nelle spalle «Tu da quanto sei a Los
Angeles?»
«Si sente tanto l'accento?»
«Ma questo vizio di rispondere con altre domande? Comunque
si, ma non è male»
«Scusa hai ragione» ridacchiò
«da due mesi ormai, ogni tanto torno a Londra»
«Di Londra Londra?»
«Già...» per un po' calò il
silenzio. Tom
volò con i pensieri alla sua uggiosa e soprattutto fresca
città, mentre Athena pensava solo a quanto caldo facesse la
dentro
«Ok devo fare una cosa, non ce la faccio
più!» disse la ragazza con voce strana,
imbarazzata.
«Cosa?» ecco lo sapeva ora gli avrebbe detto che lo
conosceva e che aveva calcolato tutto, Rob gli aveva messo troppe
paranoie
«Però allontanati in po', distanze
prego» gli fece
con le mani il gesto di allontanarsi. Meno allarmato Tom si
allontanò un po', l'ascensore era abbastanza grande, ma
comunque
una vena di preoccupazione c'era...era sempre in cabina con...lei.
Quando le distanza furono ben definite Athena si tolse con disinvoltura
la maglietta e poi con altrettanta scioltezza si legò i
lunghi
capelli. Ora il ragazzo aveva ancora più caldo e
deglutì
rumorosamente
«Sai che ridere se sei un porno-divo!» disse
scherzando la
ragazza. Non le dava fastidio mostrarsi così, in fondo era
come
stare in costume
«N-no...»
«Fai finta che siamo in costume dentro una sauna
ok?»
cercò di convincere anche se stessa, anche se non le dava
fastidio stare in reggiseno, la situazione era abbastanza promiscua
«Allora favorisco pure io» e così
facendo si tolse
la sua t-shirt con scritto “Save
a tree drink a beer”
regalo di alcune fans Italiane.
«Certo che sei bianco» constatò Athena
«Si bhè...sono inglese!» si
giustificò facendo ridere la compagna di sventura
«Allora se usciremo vivi da qua...» Tom
l'ammonì
subito con lo sguardo «...ok ok...Quando usciremo da qua,
facciamo una giornata in spiaggia ok?»
«Come vuoi, ma devo mettermi una protezione 50 per scottarmi
per poi tornare bianco»
«Pessimista!» si allungò per dargli un
pugno sulla spalla
«Io?!» la prese per il braccio per poi
intrappolargli la
testa e spettinarla tutta. Tra le risate si accorsero a malapena del
sussulto dell'ascensore. Le luci si riaccesero e il getto d'aria fresca
riprese a funzionare a dovere. Si alzarono leggermente imbarazzati
rimettendosi le magliette.
Secondo piano.
«Grazie sai...» Athena gli diede un altro buffo
timido sulla spalla
«Tranquilla dovere» le sorrise timidamente. Ora che
erano
uno affianco all'altro Tom si rese conto di quando piccola fosse
«Ma quanti anni hai?» chiese senza pensarci molto
«Venti e si lo so, sembro più piccola, tipo sedici
anni»
«Si» gli scompigliò i capelli
Primo piano.
«Bhè nella botte piccola ci sta il vino buono
no?» e per la prima gli lanciò uno sguardo
malizioso
«Si ma non nel tappo» e così dicendo
mandò a
frantumi ogni aspettativa della ragazza, lasciandosi anche in una
risata canzonatrice
«Non sei simpatico...anzi non sai neppure
recitare!» e fece finta di offendersi
Piano terra.
«Dai scherzavo!» gli accarezzò la spalla
con le
punte delle dita. Le porte si aprirono e il freddo del parcheggio
portò una ventata d'aria ai polmoni della ragazza.
«Ok ti perdono! E ci si vede!» si girò
andando verso la sua macchina lasciando Tom solo come un allocco
«Ma ci si rivede?» chiese a voce alta
«055-027462» e sparì dietro la colonna
«Athena non ho ho capito!!! 055???» alzò
la voce ma
non ottenne risposta. Si decise a muoversi ma il parcheggio era pieno
di SUV e altri macchinoni enormi e lei era talmente bassa che non la si
vedeva. Intanto la piccoletta sghignazzava tra le macchine raggiungendo
la sua vettura.
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