Un'Umana
Aprì gli occhi.
Distesa sull'erba, i profumi dei fiori e delle piante attorno a lei le
intasarono le vie respiratorie, facendola soffocare.
cominciò a tossire. Piccolo, nudo, tenero essere.
Si alzò in piedi barcollando, il sangue le usciva dal naso,
rosso e caldo. Le pupille color del cioccolato lacrimarono allora,
acqua salata e amara bagnò le sue labbra carnose.
Si toccò il viso con le mani, mischiando i liquidi tra loro.
Arrossì all'istante. Squallido essere indifeso!
Quale imbarazzo anche nella morte! Ti vergogni forse di apparire debole
quanto sei in realtà?
Cadde. Pesante e insopportabilmente fragile.
Il respiro le mancò d'un tratto. Il cuore stava cedendo.
Aveva bisogno di ossigeno.
Vai, alzati! Prendi ciò che è tuo! Risveglia la
tua anima pigra e morta e portala a un livello superiore di esistenza!
Rantolava. Non aveva le forze per muoversi e cercare aria. Percepiva il
cuore sotto la pelle che si fermava. Sapeva che sarebbe morta e in quel
momento capì che voleva vivere.
Strinse i gambi di erbetta tra le dita con la poca forza che le era
rimasta e lentamente, a fatica, i suoi polmoni si aprirono, l'aria
riusciva di nuovo a entrare nella sua gola stanca e bruciata, il suo
cuore batteva. Un' altra volta.
Hai manifestato la tua codardia, per l'ennesima volta. L'universo in
realtà non ha bisogno del tuo sguardo vacuo e schifoso.
Dovevi morire.
L'Umana si alzò in piedi, sulle gambe martoriate dai lividi
blu, le labbra violacee e il viso sporco di sangue.
La guardò negli occhi e le si stampò un sorriso
di scherno sulla faccia.
"Forse. Ma sono viva. E tu no."
"Io non ho nè inizio, nè fine. Sono eterna."
Guardò in basso. Gli occhi che piangevano di nuovo.
"Tu non conosci il dolore e l'amore."
"Sì, li conosco. Ma li provo contemporaneamente, in ogni
istante della mia vita. Rido e piango, sempre. Sono arrabbiata e sono
felice, sempre."
"Tu non puoi vivere."
"Esattamente. L'hai detto tu, essere."
Si bagno le dita con la saliva e si pulì le labbra secche e
brucianti.
"Vorrei non provar dolore."
"Non saresti nemmeno felice."
"Non mi interessa!"
Essere inutile! Meritavi di morire.
"Perchè vivi?"
Si sedette.
"Inerzia. Egoismo."
"Muori."
Il cuore le si fermò.
Non sentiva niente. Dolore, forse. Ma era flebile, lontano.
Sentì una melodia, però. Un violino. Un suono
dolcissimo e caldo. Improvvisamente una felicità inaspettata
la colse, inghiottita dalla lira della musica.
Muta, sorrise.
"Ti piace? Mai lo avrai. Sei troppo marcio per averlo. Addio."
La lasciò lì, accasciata a terra, svenuta, il
cuore che batteva. Tum. Batteva. Tum. Tum.Tum. tum tum tum tum tum
tum...
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