Scintilla
di speranza.
Sara
è incinta, da due
settimane.
Me l'ha
detto stamattina e
rischiavo di svenire sul serio.
Dio!
Un
piccolo esserino
concepito grazie al nostro amore, che respirerà,
sognerà, vivrà come
me, come Sara.
Ed ho una fottutissma paura di non essere all'altezza
di...questo! Insomma,un mostriciattolo che ha
bisogno di
cibo,vestiti,scuola,amore,una casa dove correre e giocare,sicurezza
economica ed affettiva. Tutto quello che io non ho avuto da bambino e
che ho ora,da sedicenne impaurito del futuro. Non sarei mai capace di
privare il feto di una casa e di cibo sempre caldo,ma come posso
fare?Ho solo sedici anni,sono stato adottato quando avevo dieci anni
e quindi non so come potrebbero prenderla i miei. Non è
semplice,cazzo! Maledetto profilattico che non ha fatto il suo lavoro
a dovere,ora la mia Sara è in camera sua con le ginocchia
conserte e
le lacrime che delicate le scendono copiose sul viso mentre si
accarezza il pancino ancora piatto.
Ho
capito come si
sente,Sara.
Me l'ha
detto in lacrime di
essere incinta,mi ha mostrato i tre test di gravidanza che ha
fatto,la paura nei suoi occhi mi ha stretto il cuore in una morsa
terribile,mi è mancata l'aria e non sono riuscito a dirgli
nulla di
concreto. Ho solo balbettato per qualche secondo poi le ho detto in
modo sgarbato di farmi pensare ed il suo sguardo si è fatto
affranto
mentre si accarezzava il pancino. Aveva paura ma già lo
amava,il feto. Ho paura di chiamarlo...bambino,ho una terribile
paura. Perché se lo chiamo così tutto diventa
più vero ed io non
voglio che questo si avveri.
Io amo
Sara,non la lascerò sola ma non so cosa fare,non so cosa
dirle,non
so come dirlo ai suoi genitori,non so come dirlo ai miei di genitori.
Non so
cosa fare.
Il
telefono vibra per l'ennesima volta.
Michele
Michele
Michele
Decido
di chiamare Michele e dopo due squilli mi risponde.
-Andrè,hai
detto che dovevamo giocare a calcio oggi! Che fine hai fatto?Ah ma ti
ho detto che ho litigato con Aghata?Che litigata infernale!In pratica
l'ho beccata...oh Andrè ma che era,un singhiozzo?Stai
piangendo!?!-mi chiede allarmato e sento il tintinnio delle chiavi
del suo motorino.
-Sara...è
incinta,Michè...incinta.- biascico a fatica,cercando di
articolare
una frase sensata.
Sta
per un po' in silenzio. Sento il suo respiro spezzarsi e poi
bisbiglia qualcosa che non riesco a capire. Poi sento il tipico tu
tu di un telefono riattaccato in faccia,un tu tu che
brucia di amaro.
Mi
ha abbandonato anche lui?No,lui è il mio migliore amico da
sei
anni!Non potrebbe mai farlo,abbiamo condiviso tutto,dalle macchinine
alle lacrime,ai dolori,alle gioie. Non ne sarebbe capace,lui non
è
così. Ma il dubbio mi assilla ed il mio stomaco si corrode
finché
non sento la sua voce chiamarmi da giù. Gli rispondo che
scendo,indosso il giaccone pesante,la sciarpa fine che mi ha regalato
Sara ed il cappello perché è da qualche giorno
che nevica e fa un
freddo cane. Quando apro il portone due braccia forti mi abbracciano
donandomi un calore che mi piace,mi fa sentire più sicuro e
mi
vergogno da morire per aver pensato ad un suo possibile abbandono.
Ricambio il suo abbraccio con un sorriso amaro e dopo una palpatina
al sedere si sposta ridendo e ci avviamo verso la gelateria infondo
alla strada che ora vende cose calde come tè e cioccolata.
Ordiniamo
un cornetto ed una cioccolata calda da portare e ci dirigiamo verso
il solito muretto,in un rigoroso silenzio. Quel silenzio mi aiuta a
pensare a qualcosa di concreto da dirgli e sopratutto come dirglielo
e spiegargli quello che sento. Quando iniziamo a bere il calore che
mi infonde la bevanda calda ed il cornetto mi aiutano a sputare il
rospo.
-Ti
ricordi due settimane fa?Quando ti ho detto che l'abbiamo fatto?-
Annuisce
mentre da un grande morso al cornetto sporcandosi sul naso.
-Non
avete usato precauzioni?-biascica masticando.
-Si,ma
quel bastardino di un preservativo si è bucato a quanto
pare-sbuffo
quasi ringhiando. Michele mi guarda e sembra un uomo vissuto con
quell'espressione. Ed in un certo senso è saggio proprio
come un
uomo vissuto e mi sento tanto piccolo in confronto a lui,in quel
momento.
-Lo
terrà?-la voce è profondamente seria e mi mette i
brividi.
-Non
lo so. Io...ho paura,cazzo! E lei quando me l'ha svelato si
massaggiava la pancia con un affetto negli occhi ma anche un
grandissimo terrore! E io ho risposto malissimo,gli ho detto di
lasciarmi un po solo per pensare in modo sgarbato e non so cosa
fare,ho paura e mi viene da piangere e sento la testa pulsare
impetuosa e...cazzo Miché ho paura-dico come un fiume in
piena,non
riesco a fermarmi e ormai credo che scoppierò a piangere
come un
bambino a cui rubano le caramelle.
-Respira-mi
dice e io lo faccio. Mi calma un po' ma l'ansia è sempre
presente e
minaccia di sopraffarmi. -Devi parlarne con Sara,non puoi decidere da
solo Andrè. Ricorda che ha lei il bambino nella pancia-. Ha
ragione,ha fottutamente ragione ma io sono un codardo e come tutti i
codardi sono destinato a morire nel cuore. -Mi faccio schifo,sono un
codardo. Non ce la faccio a parlarle,non ci riesco-Affondo le mani
nei capelli e la disperazione mi assale.
-Devi
farlo. Il bimbo è vostro,non è solo tuo,non
è solo suo. Scommetto
che troverete una soluzione e quando sarete felici questa storia la
ricorderete con allegria. Forza-sospira stringendo la mia spalla per
rassicurarmi. Lo faceva anche quando ero un bambino ed avevo paura di
qualcosa,come ad esempio di salire sugli alberi per cogliere le
ciliegie selvatiche. Ci arrampicavamo e le raccoglievamo,po correvamo
a sciacquarle sotto la fontanella nel cortile e le mangiavamo
riempiendoci la pancia. E' uno dei ricordi più belli che
ho,i
ricordi della mia vera infanzia agli inizi,dopo un anno da quando ero
stato adottato. Pensare alla mia infanzia mi porta immediatamente a
pensare all'infanzia dell'esserino che porta in grembo Sara ed un
sorriso prende forma sul mio viso facendo scoccare la scintilla di
coraggio che mi mancava. Il feto...i bambino diventerà un
bambino
proprio come lo ero io,riderà e mangerà le
ciliegie dagli
alberi,avrà un amico,una vita,un amore...una mamma ed un
papà.
Perché ora pensandoci bene quel bambino avrà i
miei stessi occhi
innocenti ed il mio stesso sorriso luminoso ed io...lo voglio
perché
lui...è il frutto del nostro amore.
-Lo
voglio-dico sospirando come se un macigno avesse lasciato il mio
cuore rotolando via. -Lo vuoi?-mi chiede inclinando la testa da un
lato. -Quel bambino è vero,è vivo. Quel bambino
avrà una vita ed
una mamma ed avrà anche un papà. Quel bambino
è nostro,Michè. E'
nostro ed io...voglio che lui veda il cielo,la neve ed il
mare-affermo con un sorriso sicuro. Mi sento...vivo e felice.
Perché
infondo non è proprio una catastrofe infernale e si
può
risolvere,credo.
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