Fuoco e Ghiaccio
Anche quella giornata
stava per volgere al termine.
Il sole, ormai un
tutt'uno con l'orizzonte del mare, lasciava del suo passaggio bagliori
rossicci e arancioni, in un contrasto talmente bello da abbagliare
chiunque, cittadini e no di No.6, uomini dentro e fuori dal muro, senza
alcuna distinzione, creando un vero e proprio spettacolo magico
naturale.
In quel momento il sole poteva esattamente essere definito come una
gigantesca palla di fuoco, attraente e luminosa, rassicurante e calda,
capace di scaldare il cuore delle persone.
E il mare una distesa di ghiaccio, limpida e cerulea ma letale, la
causa della scomparsa del sole.
Si, perchè proprio in quel momento la stava strappando da
tutti, la stava trascinando nelle profondità del mare con
sè.
Un'altra volta.
"Nezumi, a momenti arriveranno i bambini per ascoltare la
favola giornaliera. Per favore, promettimi di comportarti bene" un
ragazzo, con lunghi capelli color della luna e occhi rossi, era intento
a rimproverare il suo coinquilino.
"Mi stai forse trattando come un bambino?! Guarda che a me di quelle
stupide favole non importa nulla! Fa quello che devi fare,
dopodichè li sbatterò tutti fuori" a rispondergli
era stato un ragazzo apparentemente più grande di lui, alto,
con i capelli color notte raccolti in una disordinata coda alta e gli
occhi che mandavano sguardi poco amichevoli, di color ghiaccio,
tendente al grigio.
L'albino incrociò le braccia al petto corrucciando le
labbra, un comportamento vagamente infantile che significava che si era
in qualche modo offeso. L'amico non perdeva occasione di fargli notare
la sua superiorità, infatti non avrebbe mai letto delle
favole a dei poveri bambini orfani per assicurargli almeno sonni
tranquilli come al contrario faceva lui.
Un ragazzo tenero e ingenuo. Ecco cos'era: secondo Nezumi l'aveva
persino scritto in fronte.
Quest'ultimo faticò a non ridergli in faccia. Cercando di
mantenere un comportamento serioso, diede le spalle al ragazzo
e si sdraiò. "Sai, ho cambiato idea: voglio proprio vedere
quale racconto leggerai oggi, dato che hai già finito un
quarto della mia libreria".
Un sorriso strafottente tra le sue labbra, ironico e beffeggiatore.
Sion gli lanciò lo sguardo più arrabbiato e
offeso che riuscisse a mostrare, cercando di ignorare i battiti
frenetici del suo cuore, in agitazione per il sorriso che
l'amico gli aveva
riservato.
Qualcuno improvvisamente bussò alla porta della malmessa
abitazione: i due bambini erano arrivati.
Sul viso di Sion comparve un bellissimo sorriso e si
precipitò ad aprire il portone, se avesse aspettato molto a
farli entrare i due bambini sarebbero morti dal freddo.
Appena entrati i due si sedettero come al solito vicino al camino,
riscaldandosi in attesa dell'inizio della lettura.
L'albino afferrò il libro e, sedendosi anche lui,
iniziò a sfogliarlo per cercare la pagina dove iniziava la
favola.
Quando la trovò, si schiarì la gola e
così iniziò a leggere:
"C'era una volta in un
bosco innevato, nel pieno della stagione invernale il ghiaccio.
Il ghiaccio era sempre
da solo, non aveva amici e non ne voleva avere senza un motivo preciso.
Per lui l'amicizia era
solo un banale sentimento ideato dagli uomini per mascherare
l'impellente bisogno di colmare la solitudine. Affezzionarsi a
qualcuno, fidarsi di una persona era male.
'Nel momento in cui trovi
qualcosa da proteggere sei già morto.' ripeteva
sempre a se stesso. Eppure non sapeva spiegarsi il motivo per il quale
la gente cercava di creare rapporti così saldi tanto da
poter rischiare la vita per un'altra persona.
Lui, in realtà, non aveva uno scopo preciso per continuare a
vivere.
Se ne stava ogni giorno
per i fatti suoi, occupando i boschi durante tutto l'inverno,
scomparendo in estate per poi ricomparire nell'inverno successivo.
Poi un giorno, quel
giorno che il ghiaccio non dimenticherà mai,
incontrò il fuoco.
Lui aiutò il
ghiaccio, nascondendolo prima dell'arrivo di alcuni cacciatori.
Evidentemente avevano
sbagliato a considerare il periodo più propenso alla caccia.
Ma poco importava: il ghiaccio era salvo, e solo grazie al fuoco.
Di lui il ghiaccio ne
era irrimediabilmente attratto, anche se rappresentavano due elementi e
due sentimenti opposti: il fuoco era l'amore, così rosso,
caldo, rassicurante e vivace che brucia e travolge ogni cosa, lasciando
anche distruzione una volta consumato. Al contrario lui era l'odio,
così duro e freddo da far venire i brividi: un sentimento
ancora più forte e letale.
Forse il motivo di
quell'attrazione era proprio l'essere diversi, il completarsi l'un
l'altro.
Anche il fuoco provava
le stesse emozioni del ghiaccio.
In qualche modo voleva
cancellare quell'odio, voleva renderlo felice e sereno. Voleva veder
nascere un sorriso spontaneo e lo voleva tutto per sè.
Nessun altro all'infuori di lui lo avrebbe visto.
Troppo presto
arrivò il momento di separarsi: con la promessa di rivedersi
un giorno, i due proseguirono per la propria strada, ma percorrendola
in modo diverso.
Adesso infatti, durante
il nuovo inverno, il ghiaccio non si sentiva solo.
Bastava pensare al fuoco
per sentirsi meno freddo.
Lui costituiva una degna motivazione per voler continuare a vivere..."
La voce di Sion, unico rumore della stanza
insieme ai respiri intrecciati dei quattro presenti, cessò
facendo calare un silenzio surreale che nessuno aveva il coraggio di
spezzare.
Lo fece l'albino dopo un minuto buono, stupito lui stesso di quanto
fosse rimasto colpito dalla favola appena letta: era davvero bellissima.
"Purtroppo la favola finisce in questo modo. Ditemi bambini, vi
è piaciuta?"
"Tantissimo"
risposero in coro i due. Ringraziarono il gentile ragazzo per poi
avviarsi verso casa, si era fatto veramente tardi quella sera. Si
sarebbero rivisti l'indomani sera per avventurarsi nuovamente in
qualche altra storia.
Nezumi era profondamente sconvolto: quel piccolo racconto sembrava
calzare a pennello su di loro.
Sembrava essere la sessa situazione o almeno quello che era successo al
ragazzo dai capelli color della notte.
Si voltò, scoprendo che Sion lo stava fissando. Possibile
che se ne fosse accorto anche lui?
I loro occhi si incontrarono.
Occhi di fuoco in occhi di ghiaccio.
Amore in Odio.
Sion in Nezumi.
Anche lui, come il ghiaccio, si era lasciato travolgere da quel
ragazzo, così buono e impacciato, l'innocenza che guida ogni
suo movimento o parola. Si, Sion era proprio
il suo fuoco.
L'odio e l'indifferenza si erano lasciati travolgere dall'amore.
Nezumi era stato travolto
dall'amore.
Come ci era riuscito quel semplice ragazzo ingenuo?
Nemmeno Nezumi sapeva darsi una risposta.
Sapeva solo che quella sera, quando quel ragazzino per nulla spaventato
dal suo passato o dalle sue minacce gli aveva offerto un pasto caldo e
un posto dove dormire senza chiedere nulla in cambio, gli era stato
grato. Fino a desiderare di rimanere con lui, di non dover continuare a
fuggire dal mondo.
Aveva completamente condizionato la sua vita. Si era addirittura spinto
a spiarlo da quel giorno.
Poi si erano ritrovati, scoprendo che anche Sion non aspettava altro di
ricongiungersi con lui.
E in quel momento capì che Sion valeva davvero la pena.
Si continuavano a fissare, i due. L'albino gli regalò uno
dei suoi splendidi sorrisi.
"Che ne pensi della favola? Oltre ad essere bellissima, ha una
struttura un pò particolare. Vi sono possibili e differenti
morali da poter cogliere poichè il finale è
aperto. Secondo te, cosa accade tra il fuoco e il ghiaccio alla fine
della storia?"
Una domanda di pura curiosità. Così scontata in
realtà, eppure così importante per loro.
Secondo te, cosa
potrebbe accadere tra noi due?
"Chissà, magari i due sono riusciti a
rincontrarsi, e poi ancora, e poi ancora. O forse no poichè
hanno capito di non essere fatti l'uno per l'altro. Secondo me invece
hanno capito che uno sarebbe stato la dannazione dell'altro. Che si
sarebbero annientati reciprocamente. In sostanza sono condannati alla
solitudine eterna, con i pensieri rivolti sempre all'elemento opposto".
"Dunque secondo te i due nascono separati e, anche perchè
sono diversi, devono rimanere separati?"
"In un certo senso sì" gli rispose Nezumi.
"Che visione tragica che hai, Nezumi! Secondo me invece i due si
innamorano e decidono di sopravvivere a tutti i costi poichè
senza l'uno l'altro non esisterebbe. Non si potrebbe infatti
concettualizzare il fuoco senza poterlo distinguere dal ghiaccio. Il
ghiaccio ha così un motivo per vivere, non credi? Magari
potrebbero aver deciso di vivere insieme!"
"Si,
potrebbe anche essere così".
Nezumi cercò disperatamente di attaccarsi alla convinzione
di Sion.
Infondo per lui era così: non riusciva ad immaginarsi una
vita senza di lui, senza Sion.
"Quindi ti è piaciuta la favola! ...Oppure no?" l'ultima
domanda la formulò con un tono leggermente basso.
A Nezumi fece una grande tenerezza.
"Si, mi è piaciuta" gli rispose.
Ed il ghiaccio sorrise.
E quel sorriso fu solo
per il fuoco, e per nessun altro.