Ricordi quando innocente, giravi
seminuda per le stanze del tuo castello?
Ti osservavo,
ti bramavo. La tua pelle candida brillava nell’umidità dell’aria e le
mie carezze, fresche su di te, simili all’aria, gelida, è
vero, ti facevano rabbrividire di piacere.
Ricordo quando nascesti, piccola contessina,
troncando, seppur involontariamente, la vita di tua madre. Malvagiamente
ti vegliai, ti osservai crescere e diventare lo splendido fiore che sei diventata.
La notte riposavi semivestita nel
tuo letto caldo, e ardevo dalla voglia di giocare con il tuo corpo immaturo. Il
respiro che abbassava e alzava il tuo petto mi faceva impazzire, non riuscivo a
trattenermi dallo sfiorarti: allora tu ti svegliavi, impaurita e dolorante.
Ricordo lo splendore abissale dei
tuoi occhi chiari, in cui vedevo la luce malvagia del male che ti apparteneva
per nascita, soffocata da quella disgustosa bontà che si dibatteva dentro di
te.
E’ per questo
che ti scelsi, poi.
Quando il sangue stillava dalle
tue ferite non riuscivo a trattenermi dal berlo e
avido, passavo la lingua sulle labbra integrandomi con te.
Sempre e per sempre.
Avevi quindici anni. Ricordo la
tua espressione stupita, quando un serpente si intrufolò
tra le cortine del tuo baldacchino e ti avvolse nelle sue spire. Forse lo fosti
di più solo quando si tramutò nell’uomo che hai sempre conosciuto nei tuoi
sogni. Me.
Lasciva, non trattenevi la mia
mano che ti stringeva, né le mie labbra che ti profanavano nel profondo.
Sapevi di albicocca.
I tuoi capelli sottili ci
solleticavano dolcemente. Restavi immobile persa nelle tue impressioni mentre
giacevamo insieme. Mi riempisti la schiena di graffi, ma gemevi dal piacere.
Ti ho sempre fatto solo del bene.
Mi aspettavi tutte le notti e
sempre mi lasciavi immergere e rimanere a lungo a mollo
dentro di te, perso nei meandri della sconfinata pazzia che ci illuminava
entrambi.
Ma quando tu, sventata, conobbi lui pensai di impazzire per la gelosia. Lasciare che
un altro solleticasse il tuo ventre e baciasse il tuo
collo sottile mi sprofondò nel dolore. Non potevo fare nulla per impedirtelo.
Mi hai tradito a cuor leggero.
Sei arrivata a sposartelo, ma io
ho sistemato meglio la questione.
Ma sarai
sempre la mia innocente contessa quindicenne, Alice Von Marriel in Paciock.