Harry Potter
e l’equazione di settimo grado
Capitolo 1 – Sulla via di Damasco… be’,
non proprio di Damasco, è solo un riferimento biblico per dire in breve che nel
primo capitolo ci sarà una, diciamo così, conversione,
ma finiamola qui altrimenti il titolo viene più lungo del capitolo stesso.
Talvolta
accadono delle cose nella vita che cambiano totalmente
l’esistenza delle persone. Un po’come succede a Maggie Smith
nel sequel di Sister act dove diventa amica di Whoopi Goldberg,
che nel primo film non sopportava. Non che Maggie Smith avesse assistito a un
qualcosa di straordinario nel primo Sister act, per cambiare atteggiamento nei confronti di suor Maria Claretta, alias Deloris Van Cartier (è sempre Whoopi Goldberg se non lo aveste
visto, il film, anche se lo hanno ripetuto così tante volte su Raiuno che oramai lo conoscono anche i bambini non ancora
nati). Insomma, insieme a tutte le sorelle del suo convento era
andata a salvare Deloris dal tizio che voleva
ucciderla.
Draco Malfoy
non aveva salvato nessuno, per cambiare atteggiamento nei confronti di Albus Silente. Anche perché Silente era morto. Avrebbe dovuto ucciderlo, ma
lo aveva fatto Piton al suo
posto. Lo ha fatto per prendersi tutto il merito, pensava Draco
tra sé e sé; tuttavia aveva letto delle teorie su internet, secondo le quali
Silente era morto di comune accordo con Piton, ma
preferiva pensare che se Piton fosse cattivo o buono,
ciò lo si sarebbe scoperto con il proseguire della
storia, che era ancora all’inizio. E lui, invece? Lui era ancora cattivo oppure era buono? Che cosa gli aveva fatto venire meno il coraggio di uccidere
Albus Silente? La risposta era semplice: Lucia Mondella aveva fatto voto di castità perché lui si
convertisse. Giustamente la Mondella non c’entra niente con questa storia,
ma il voto lo aveva fatto e Draco
aveva visto la Luce:
la lampadina che aveva comprato per il suo abat – jour funzionava.
Nonostante tutto, aveva paura: Lord Voldemort
gli aveva affidato l’incarico di uccidere Silente e di trovare uno slogan per
la sua nuova linea di elettrodomestici. Il primo
compito, come già sappiamo, non fu portato a termine da lui. Il secondo pure,
anche perché Voldemort non aveva creato una linea di elettrodomestici.
Suo padre Lucius era in prigione,
per il momento al sicuro dall’incazzatura di Voldie. Eppure, un tempo, suo
padre era spesso nominato impiegato del mese.
Adesso Draco era spaventato:
spaventato perché era stato invitato al party per la morte di Silente che si
sarebbe tenuto nella fortezza di Barad – Dur, nella cupa terra di Mordor,
che Voldemort aveva ereditato da poco da suo cugino Sauron. Aveva come il presentimento che il Signore Oscuro lo avrebbe umiliato alla presenza di tutti i Mangiamorte. In ogni caso, sarebbe stato sempre meglio che
rimanere confinato nella casa di Piton, a Spinner’s End. Ogni volta che
faceva la doccia era costretto a usare dei
bagnoschiuma orrendi che emanavano un tanfo peggiore di quello delle scarpe di Goyle e uno shampoo Pantene che,
ne era certamente sicuro, si trovava in quella casa da almeno dodici anni.
E poi avrebbe rincontrato anche sua
madre e sua zia, sebbene non fosse pienamente in vena di rimpatriate in
famiglia alla Carramba che sorpresa.
“Andiamo, Draco” disse Piton la sera della festa.
“Aspetti, forse stasera riesco a indovinare
chi è il personaggio famoso a Cultura moderna!” replicò annoiato Draco.
“Su, muovi quelle chiappe flaccide e vestiti, che sei in mutande da stamattina.”
“Come se non sapessi che le piace vedermi sculettare per
casa.”
“Non-chiamarmi-codardo!”
ringhiò Piton senza alcuna logica.
“Ma, veramente io stavo facendo un’allusione alla sua
presunta omosessualità non alla sua codardia, comunque
non mi sentivo così caustico da quando sgridai Sarah Michelle
Gellar, all’epoca della squadra d’inquisizione.”
FLASHBACK
Draco: “Sarah Michelle
Gellar?”
Gellar: “Sì, che c’è?”
Draco: “Le ultime serie di Buffy non mi sono piaciute e nemmeno lo spin
– off Angel, quindi toglierò seicentocinquanta punti
a Grifondoro. Ah, dimenticavo: c’è un vampiro che si nasconde
sotto il mio letto, vai a distruggerlo prima che ti tolga altri punti. La
parola d’ordine dei Serpeverde è “Lecca i peli della
mia ascella sinistra”. Ci vediamo, ciao.”
FINE FLASHBACK
Piton seccato chiese: “E chi è che pensa che io sia gay?”
“E’ scritto in una teoria su Mugglenet.”
“Vabbè, prima o
poi mi ritroverò citato in una qualche inchiesta su Esquire,
dove diranno che gestisco un giro di prostitute. Comunque,
non stare lì a perdere tempo, vestiti!”
“Allora, chiami Codaliscia, ho
bisogno di avere un consiglio su cosa mettermi.”
“Va bene.” Poi urlò: “Codaliscia!”
Si udì un rumore strascicato di passi e dopo qualche istante
Codaliscia comparve davanti all’uscio della camera di
Draco. Era tutto sporco di polvere e indossava addosso un grembiule con su scritto: CODALISCIA NON E’UN
SERVO… CODALISCIA NON SERVE by Severus.
“Ti sta benissimo questo grembiule, Codaliscia.” Disse Piton con un leggero velo di ironia.
La prima cosa che Peter
Minus pensò fu: ma brutto figlio di pu… Ma improvvisamente provò una penetrante fitta nella
schiena: Piton aveva estratto una bambolina vudù con
le sue sembianze e la aveva colpita nel punto corrispondente al didietro.
“Ma che cazzo!” esclamò furente,
“Dovrebbe farti male il culo
e non la schiena. Vabbè” ed estrasse lo spillo dalla
bambola, “Draco ha bisogno di un parere su cosa
mettersi stasera. Fai presto, chè
dopo mi devi tagliare le unghie dei piedi. E non
lamentarti tra te e te altrimenti stavolta metto la bambola in freezer e ti
faccio venire i geloni, è chiaro?”
Mugugnò Codaliscia: “Sì.” Piton uscì dalla stanza.
“Senti, che cosa dovrei mettermi?” chiese Draco.
“Guarda, secondo me staresti bene
con un qualcosa di elegante ma sportivo, insomma qualcosa a metà tra l’abito
formale e quello informale. In fin dei conti sei solo un ragazzo… cioè, non hai bisogno dell’abito da cerimonia…”
Dopo una buona ventina di minuti, passata a parlare della
collezione autunno – inverno di Dolce e Gabbana, Codaliscia
propose a Draco di mettersi una camicia azzurra a
righe rosse con dietro griffe di Armani
jeans e un pantalone Hugo Boss. “Be’”
commentò Draco, “sono gli unici abiti da sera che ho
qui, ma grazie lo stesso dell’aiuto.”
“Oh, almeno abbiamo allungato un po’il
brodo. Adesso vado, Severus mi sta aspettando… per,
per…” rabbrividì un istante, “tagliarli le unghie dei piedi… oh, spero che una
volta tanto se li sia lavati almeno… Io sono un leccapiedi, non un tagliatore di unghie dei piedi…” e se ne andò via borbottando.
Dopo che Piton si fu fatto
tagliare le unghie dei piedi, indossò un completo tutto
lustrini, regalatogli da suo cugino Renato Zero, e inforcò un paio di
occhiali da sole.
“Ma io non vengo?” protestò Codaliscia, quando Piton gli
ordinò di andare in cantina per farsi battere dalla frusta automatica.
“No, non verrai. Ho parlato anche con la fatina buona di
Cenerentola per dirle che non si deve nemmeno
azzardare a farti comparire la carrozza, perché altrimenti la costringo a
recitare nel film porno della strega di Biancaneve. Quindi vai in cantina, ho
già programmato la frustatrice e me ne accorgerò se non ti sei fatto frustare, è chiaro?”
“Sì, signore.” Disse inchinandosi.
“Ripeti bene!”
“Sì, Sua Santità.”
“Non sono il papa!”
“Sì, Sua Maestà.”
“Non sono neanche il re. Vai un gradino più in basso.”
“Sì, Principe.”
A questo punto Piton esclamò, in
una perfetta imitazione di Mike Buongiorno: “Esattoooo! Bene, sior Minus, lei
ha vinto una bella punizione con la frusta automatica e una pelliccia Annabella
di Pavia. Vada giù in cantina a ritirare il suo premio. Intanto siore e siori, noi ci lasciamo qui e ci
ritroviamo domani per una nuova puntata di Genius, sempre qui su Rete4, la rete
dell’allegriaaaa!”
Nell’assistere a quella scena, Draco
provò compassione nei confronti di quel povero disgraziato. Piton
ne stava proprio approfittando. Da quando Lucia Mondella
aveva stretto quel voto di castità aveva iniziato a
comprendere che cosa significassero sentimenti quali la pietà, la misericordia,
ma non dava a vedere di essere cambiato interiormente. Avrebbe voluto fuggire
da quella realtà in cui si era imbucato. Voleva trovare almeno un vigile urbano
che gli indicasse la strada, ma la strada avrebbe
dovuto trovarla da sé. E intanto tornava in lui la
paura… la paura di trovarsi di nuovo al cospetto di Voldemort:
cazzo! Se la poteva fare una
plastica facciale, sembrava persino più brutto di Romano Prodi!
Piton non fu in grado di leggere
nei pensieri di Draco in quel momento: stava cercando
di ricordarsi se si era messo addosso il deodorante.
Quando gli venne in mente che lo aveva fatto si rivolse al ragazzo e disse:
“Su, smaterializziamoci da qui.” E
sparirono entrambi con due sonori “pop”.
Quando riapparvero si trovarono
dinnanzi alla fortezza di Barad – Dur.
Non ci intratterremo qui a dare una descrizione del
posto. Perciò, se qualcuno la volesse, si andasse a
leggere Il Signore degli Anelli o a guardarsi il film per farsene un’idea.
Mentre si avviavano verso l’entrata, Draco,
spinto dalla curiosità, chiese a Piton: “Perché Lui
non ha deciso di mettere al suo comando gli Orchetti e tutto l’esercito di Sauron?”
“Perché se ne sono andati tutti al Fanta
Village di Ibiza.”
“E Saruman?”
“E’entrato a far parte del cast di Centovetrine.”
Giunti all’ingresso, Piton bussò.
Dopo qualche istante una voce tuonò dall’interno: “Parola d’ordine?”
Piton rispose: “Mi piace sdraiarmi
nello sterco.” Fu aperto un portoncino
all’interno di uno dei due battenti. Mentre entravano,
Piton esclamò tra sé e sé: “Che parola d’ordine di merda!”
Una volta varcato l’uscio, Draco fu stupito nel vedere che la possente voce udita poco
prima appartenesse ad una graziosa signorina dai capelli biondi, la quale li
accolse dicendo in tono assai cortese: “Posso avere il vostro invito, prego?” Piton le porse il suo e quello di Draco.
“Molto bene” annuì. “In fondo c’è l’ascensore, dovete andare al sessantesimo
piano, lì c’è il salone delle feste. Buona serata.”
L’ascensore era superveloce e aveva un navigatore
satellitare incorporato. Ci impiegarono solo trenta
secondi per arrivare al sessantesimo piano, giusto il tempo di vedere lo spot
televisivo dei Kellogg’s Coco
Pops sullo schermo del navigatore, che aveva anche la
tv.
Una volta usciti si trovarono
dinnanzi ad un piccolo corridoio che conduceva ad una porta incastonata in
mezzo a due gargoyle di pietra. Sulla porta c’era
scritto: NO ASSASSINI, NO PARTY. I due la varcarono.
La sala era gremita di gente. Se fosse stata la festa di un
vip, si sarebbero viste anche le telecamere di Lucignolo – bella vita (o
meglio, “bella figa”, visto che è solo quella, che
fanno vedere N.d.A.), ma, trattandosi di un party
riservato ai membri di un’organizzazione criminale, era ovvio che queste non ci
fossero.
Piton si allontanò per fermarsi a
parlare con un gruppo di sorcini.
Draco dava uno sguardo qua e là
per la sala, in cerca di qualche viso noto. Riconobbe sua madre, la quale non
appena lo vide gli corse incontro e lo abbracciò
fortemente tra le sue braccia.
“Oh, Dracuccio mio adorato, come
stai, tesoruccio?” disse quasi senza fiato.
Draco, assai in imbarazzo, fece
nell’orecchio della madre: “Mamma, ti sembra il momento? Non siamo mica a C’è posta per te.”
“Lo so, lo so, ma è che non ti vedevo da così
tanto tempo” si scusò. “Sono stata in pensiero per te, ma alla fine Severus ha mantenuto i patti.”
“Mamma, ma hai letto almeno qualche teoria su di lui? Io non
ho ancora capito bene da che parte stia.”
“Infatti, sto conducendo delle
ricerche per vedere se è coinvolto nello scandalo di Calciopoli”
fece Bellatrix Lestrange,
che nel frattempo si era avvicinata a loro due. “Ciao Draco, fatti salutare da tua zia.” E lui e Bellatrix si scambiarono un saluto alla
rapper.
“Come stai, zia?”
“Oh, bene. E tu? Piton come si è
comportato?”
“Oh, be’… ha rotto un po’i coglioni perché diceva che gli
rovinavo i mobili nuovi comprati all’IKEA, ma quello con cui si comporta
davvero male è Codaliscia… lo tratta peggio di un
elfo domestico! Voglio dire, è pur sempre una persona,
no?”
La zia assunse un volto sospettoso e dopo una breve pausa
rispose: “Be’, ho le mie riserve su Piton, ma se devo essere sincera trovo
che faccia bene a tenere Codaliscia nella stessa
considerazione in cui si tiene un water…”
“Sì, ma zia dovresti vederlo… è quasi disumano…” Draco in quel frangente non si rendeva conto di come sua
zia si stesse insospettendo. Quel parlare non era da lui, si
diceva tra sé Bellatrix. Pensava quasi che suo
nipote provasse nei confronti di quell’uomo, come
dire? Pena, forse? Infine disse: “Draco, non è da te
fare considerazioni del genere. Ho il sospetto che tu sia cambiato in questi
ultimi tempi… Sai, quando ho saputo che Piton aveva ucciso
Silente al posto tuo, ho provato vergogna e poi, sai… Piton…
credo che non attendesse altro che un’occasione per mettersi in mostra davanti
al Signore Oscuro. Scommetto che stasera lo
premieranno e il Signore Oscuro lo elogerà, mentre noi
saremo snobbati e umiliati… comunque, ho il sospetto che Piton
ti abbia fatto qualche lavaggio del cervello, caro nipote.” Poi si rivolse alla
sorella “Visto, Cissy? Che
ti dicevo su Piton? Ed è
tutta colpa tua!”
“Oh, Bella, non ricominciare con questa storia… non… non…”
Ma Draco
le interruppe: “Mamma, zia Bellatrix! Su, smettetela!
Non vorrete mica far sapere i cazzi nostri a tutti? E
poi, se devo essere sincero, tutto questo dialogo è un po’una palla… sta
diventando leggermente serio per essere in una fan fiction comica.”
“E cosa dovrei fare allora?” chiese
polemica Bellatrix. “Dovrei travestirmi da Cicciolina?”
“No, ci vorrebbe una trovata comica che ribalti la
situazione, che ne so…” Ma Draco
non terminò nemmeno di pronunciare il suo ragionamento che un’orchestra, posizionata
nel fondo della sala, in mezzo a due scale che conducevano ad una grande porta,
cominciò a suonare la marcia imperiale di Star Wars.
Intanto la grande porta sopra le scale si aprì e da
essa fuoriuscì una nube di fumo, che quando si fu diradata lasciò comparire
agli occhi degli astanti Lord Voldemort. Mentre
l’orchestra continuava a intonare il brano, Voldemort scese lungo la scala di sinistra e quando giunse
in mezzo alla sala gremita di Mangiamorte la musica
terminò.
“Grazie, grazie… Ringrazio John
Williams e la Filarmonica
di Londra per essere venuti qui” esordì. “Ehi, John, mi potresti accennare solo un attimino
il tema de Lo squalo?” John Williams eseguì.
“Grande, John… Miei cari Mangiamorte, un bell’applauso per
John Williams e la Filarmonica di
Londra!” poi si rivolse di nuovo al compositore: “Su, facci sentire
qualcos’altro…”
Williams attaccò con il tema di Edvige,
ma non appena Voldemort ne riconobbe le note, disse:
“Avada Kedavra!” Williams
cadde a terra morto. L’orchestra allora partì immediatamente a suonare il tema
della doccia di Psycho (che in realtà è stato
composto da Bernard Hermann N.d.A.)
Voldemort disse: “La prossima
volta chiamatemi Patrick Doyle…
aspetta, ha scritto la colonna sonora de Il Calice di Fuoco… vabbè, andiamo sul sicuro:
chiamatemi Ennio Morricone.”
I Mangiamorte, come per
assecondare il loro padrone, fecero tutti un applauso.
“Che cazzo vi applaudite?
Non ho bisogno che facciate i leccaculo
fino a questo punto. Non era mica una battuta… Comunque,
veniamo al dunque (ho fatto pure la rima), siamo qui riuniti per celebrare la
morte di uno degli uomini che mi ha tormentato di più in vita mia, Albus Silente. Per quanto questo mago credo
sia stato uno dei più grandi maghi che abbia mai conosciuto, tuttavia ho dovuto
decidere di farlo eliminare perché troppe volte mi ha ostacolato e troppe volte
sono stato con lui fin troppo indulgente. Credo che una volta tanto avrà avuto davvero paura della morte, specialmente quando si
è visto tradito da uno dei suoi più fidati membri del corpo insegnanti… Vieni
qui, Severus!”
Piton si incamminò
verso Voldemort, mentre l’intera sala lo fissava e
borbottava commenti. Giunto al suo cospetto Tom, o
come dicevan tutti Voldemort,
disse: “Severus, io ti rendo onore per il grande servigio che mi hai reso. Perciò ti consegno la
fascia di Mister assassino.” E
in quel momento una valletta si avvicinò loro e mise indosso a Piton la fascia, mentre un’altra valletta gli porse un
bouquet di fiori.
Piton si esibì in un breve
discorso di ringraziamento, tipo quello che fa un
attore o un’attrice che ha appena vinto un Oscar, ringraziando la mamma, la
nonna, lo zio, la pro-prozia ecc.
Quando Piton se ne
andò, Voldemort riprese parola: “Ma adesso è
il momento di invitare qui un altro ospite, un ragazzo che è nuovo di questo
mestiere e che, come molti di voi sapranno, avrebbe dovuto portare a termine la
missione che, invece, ha compiuto Severus. Facciamo
un applauso di incoraggiamento per Draco
Malfoy!”
Il peggior timore di Draco si
materializzò in quell’istante, ed egli avanzò molto
cautamente attraverso la sala, che continuava ad applaudirlo. Anche le sue parenti battevano le mani (sua zia in realtà
stava facendo un classico gesto scaramantico).
“Buonasera” esordì Draco.
“Buonasera a te, caro Draco. Come
vedi, non è solo Severus ad essere al
centro dell’attenzione stasera, ma ci sei anche tu. Ora” e qui la sua
voce assunse un timbro più severo, “ci vuoi dire perché non hai ucciso tu Albus Silente?”
Il ragazzo, all’udire questa domanda, portagli
così di soppiatto, fu invaso da mille pensieri; tuttavia Voldemort,
forse il più abile legilimens del mondo, non ne captò
nemmeno uno, intento com’era a ricordarsi dove avesse lasciato il suo
braccialetto portafortuna, comprato alle bancarelle di una festa patronale.
Draco infine rispose: “Ho avuto
paura, Signore.”
Voldemort, destatosi dai suoi
pensieri, disse allora: “Capisco… in ogni caso, la prima parte del tuo piano è
stata compiuta molto bene, però mi sarei aspettato da te più fermezza nel
portare a termine la missione… insomma, forse dovresti verificare realmente se
tu ti senta disposto ad svolgere un lavoro come
questo…”
“Ma io…” e non riuscì a proseguire.
Voldemort ruppe il silenzio: “Va bene, Draco. Ora, contrariamente a quanto molti di voi pensino,
io ho una certa dose di comprensione… pertanto, darò una mano a Draco a capire veramente che cosa voglia
fare… E ora signore e signori, benvenuti a questa puntata di Chi vuol essere Mangiamorte?”.
E all’istante si aprì un muro della
sala che rivelava al suo interno uno studio televisivo. Al centro dello studio
si trovavano due computer; Voldemort si sedette di
fronte a uno di questi, mentre Draco
si posizionò vicino all’altro.
“Bene” fece Voldemort, quando
tutti gli invitati presero posto nello studio, “Draco, dovrai rispondere a quindici domande. Se supererai la domanda finale da un milione di galeoni,
ovviamente finti, sarai riabilitato come Mangiamorte.
Bene, cominiciamo con la domanda da cento galeoni” e
tutti i fari puntarono su loro due. “Qual è il tuo nome? Ecco le opzioni di risposta: Draco; Ridge; Thorne; Brooke.”
Se Draco fosse stato un accanito
fan di soap opera avrebbe avuto dei seri dubbi a
questa domanda e forse avrebbe pensato di chiamarsi “Brooke”.
Per fortuna non era cosi insano di mente e perciò
scelse l’opzione numero uno.
“E’la tua risposta definitiva?”
chiese Voldemort.
“Sì.”
“L’accendiamo?”
“Sì.”
Effetto musicale di suspance.
“La risposta è esatta!” confermò infine Voldemort
che, dopo l’applauso del pubblico, ricordò a Draco:
“Devi sapere che hai a tua disposizione tre aiuti: il 50:50,
che elimina due risposte errate tra le possibili; la telefonata a casa, che ti
permette di chiamare un amico o un parente per avere un consiglio; infine c’è
l’aiuto del pubblico qui in studio, tutto chiaro?”
“Sì, chiaro.” Poi chiese: “Potrei fare dei saluti? Vorrei
salutare papà che si trova ad Azkaban. Ciao, un
bacio, papone!”
“Del resto sono qui anche tua madre e tua zia… ecco se la
regia, che non c’è, le può inquadrare… benissimo… ok,
continuiamo il gioco.”
Le domande seguenti non furono così
stupide come la prima e a quella da sedicimila galeoni Draco
cominciò a tentennare: “Quale canto dell’Inferno contiene questo passo: “Ed elli avea del cul
fatto trombetta”? Canto XIV; canto XXI; canto X; canto XII .”
“Questa è un po’difficile per me… mi
dovevo impegnare di più con la McGranitt…”
“E’un verso abbastanza noto, però saperlo collocare
esattamente all’interno dell’opera è una questione mnemonica.”
“Già, già” annuì Draco. “Posso
usare l’aiuto del 50:50?”
“E sia.”
Purtroppo, invece di dimezzarsi, le risposte si
moltiplicarono. Adesso Draco doveva scegliere tra
tutti i trentaquattro canti dell’Inferno dantesco quello giusto.”
“Bizzarro” commentò Voldemort,
“una cosa simile accadeva in uno sketch della Premiata Ditta… comunque, adesso più che di memoria questa mi sembra proprio
una questione di culo.”
Stavolta Draco non riuscì ad
esimersi dal rispondere con un “sì” leggermente sgarbato, ma
Voldemort, impegnato a ricordarsi se avesse chiesto a
Macnair di farsi prestare le videocassette con tutte
le puntate di Fantastico ’85, non prestò attenzione.
A questo punto Draco, memore delle
sue storiche giocate al casinò di Montecarlo, tentò
un azzardo: “Io ci provo: canto XXI.”
Voldemort, che nell’attesa si
stava schiacciando un punto nero, si destò di soppiatto, poi disse: “E’il tuo Topexan definit… cioè, è la tua risposta definitiva?”
“Sì.”
“L’accendiamo?”
“Sì.”
Per avere la conferma riguardo l’esattezza
della sua scelta, Draco dovette attendere a causa di
un piccolo spazio pubblicitario, in cui era incluso una breve televendita della
Tesmed con Giorgio Mastrota.
Al termine dei consigli per gli acquisti, Voldemort
diede al ragazzo la certezza di aver azzeccato l’opzione
esatta.
Il gioco potette proseguire e Draco
si ritrovò a confrontarsi con altre domande a cinema, scienza, letteratura e
altre materie. A quella da duecentocinquantamila galeoni, fece
ricorso all’aiuto da casa. Dal momento che suo padre
era in prigione e sua madre e sua zia in studio con lui, si telefonò un numero
a casaccio. Rispose il parroco di un paesino del bergamasco.
Ironia della sorte, la domanda aveva a che fare con la
religione, quindi la situazione si risolse a buon fine per il nostro giovane.
Alla domanda seguente, Draco si
avvalse dell’aiuto del pubblico, che però, trovandosi in difficoltà, chiedeva
anch’esso l’aiuto del pubblico. Voldemort allora si
arrabbiò e decise di eliminare quest’aiuto. Draco allora fece di nuovo affidamento alla tecnica “spara
la prima minchiata” ed ebbe nuovamente fortuna. Si
arrivò, dunque, all’ultima domanda: “In quale episodio de I Griffin,
non ancora trasmesso su Italia 1, viene parodiato il
titolo del sesto libro di Harry Potter?
Nell’episodio PTV; nell’episodio Peterotica; nell’episodio North
by North Quahog; nell’episodio The Father, the Son
and the Holy Fonz.”
Oh cazzo, pensò Draco. Guarda un po’ se su Italia 1 non fanno sempre le
cose a metà… quando devono mandare in onda le cagate
come O.C. non lasciano mai nulla in sospeso… decise
di affidarsi quanto più potesse sul suo sedere, che lo aveva già in precedenza
salvato. Se fosse andata bene, tutto ok; se no, poteva sempre mandare solennemente tutti quanti
a quel paese, cosa che, a dirla tutta, non gli dispiaceva: “Dico che è
l’episodio North by North Quahog.”
Stavolta non ci fu alcuna pausa: “LA RISPOSTA E’SBAGLIATA!” e Voldemort si esibì nella stessa risata di Peter Griffin. “Mi dispiace, Draco” disse quando si fu calmato,
“ma credo che devi riflettere molto bene, forse non hai tutta la convinzione di
voler essere un Mangiamorte.”
Allora Draco decise di sfogarsi una volta per tutte: “E sa che cosa le dico? Che lei mi ha rotto proprio i coglioni!
Lei e tutti suoi leccaculo di merda…
E la sa una cosa? Io non voglio leccare il fondoschiena a
nessuno, tanto meno a lei, sono stato chiaro? Lei non mi piace. Nessuno
di voi qui mi piace e nemmeno Silvio Muccino nella
pubblicità della Vodafone mi piace! Pertanto,
arrivederci e grazie!” e, detto ciò, voltò le spalle e si incamminò
verso l’uscita, senza che nessuno gli venisse dietro. La cosa sembrava strana
e, non appena ebbe varcato la porta che lo ricondusse nella sala, sentì dire:
“E che cazzo fate lì come i
bradipi? Andate ad ucciderlo subito!”
Allora Draco prese a correre il
più veloce possibile e, poco dopo, sbucò nel
corridoio, mentre sentiva la folla di Mangiamorte che
si precipitava a raggiungerlo. Entrò nell’ascensore. Premette il tasto del
piano terra è lì giunse nello stesso tempo in cui
terminò il sopraccitato spot della Vodafone con Muccino.
Uscito dall’ascensore si ritrovò dinnanzi Piton, che gli disse in tono minaccioso: “Che diavolo hai fatto?”
Draco lo scansò, facendolo
rovinare al suolo: “E non rompa i coglioni anche
lei!” poi diede un pugno in faccia a Paolo Limiti, che si trovava lì per cedere
a Voldemort alcuni dei suoi Inferi (tra i quali anche
Mino Reitano e Nilla Pizzi). Infine diede una pacca
sul sedere alla receptionist bionda, aprì la porta e
uscì proprio nel momento in cui diversi anatemi gli venivano
lanciati contro.
Una volta fuori continuò a correre, ma si concentrò sulla
destinazione che voleva raggiungere: sì, è l’unico posto dove posso andare, si
diceva. Capiranno, dovranno capire per forza…
E con un sonoro “pop” si
smaterializzò, proprio nel momento in cui gli venne da ruttare.