La solitudine dei numeri primi- le sorelle Black come non ve le hanno mai raccontate

di Emmeline Vance
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PERFAVORE RECENSITE, MI AIUTERESTE A MIGLIORARE, E MI DARESTE LA CARICA PER ANDARE AVANTI



«Dromeda, vieni, per favore, non trovo più… una lettera… mi è arrivata ieri, ne sai qualcosa?»
Bellatrix era agitatissima, scattava qua e là, per tutta la sua stanza.
La porta di mogano, si schiuse, e entrò sua sorella Andromeda.
«Bellatrix, ma di che parli? Stai farneticando, ieri era domenica, non c’è posta la domenica!»
Bellatrix, non si voltò neanche, continuando a cercare come una disperata, si limitò a borbottare:
«La posta c’è stata eccome! Era un gufo speciale… urgentissimo! Poi l’ufficio postale fa eccezioni per certa gente…»
Dromeda iniziò a tossicchiare per attirare l’attenzione della sorella quindi, indispettita, le fece notare:
«Cosa intendi con ‘certa gente’? Sai, si potrebbe intendere che tu pensi che certi maghi sono meglio di altri per una determinata questione… » Bellatrix alzò gli occhi al cielo, poi tanto per far tacere la sorella specificò:
«Ma Dromeda, che vai a pensare? Intendevo… emh… che la determinata persona… è… un… amico dell’inserviente dell’ufficio postale, il quale ha fatto un’ eccezione in nome della loro amicizia! Tutto qui!»
Dromeda annuì, poco convinta.
«Si può sapere chi è questo mittente misterioso? Bella, seriamente: sapevo che tu fossi una ragazza carina, ma non fino a ricevere lettere d’amore… » Non fece in tempo a finire la frase: un ringhio rauco proveniva dalla sorella maggiore…
«Prova a ripetere quello che hai detto, sorella, e ti schianto di brutto!» Dromeda, che non aveva colto a pieno la minaccia, con fare sbarazzino continuò a provocarla: «Lo prendo come un sì?»
Bella con estrema agilità estrasse la bacchetta e, con pochi gesti esperti, lanciò un bello schiantesimo contro la sorella minore. La poveretta si ritrovò dal lato opposto della stanza. Stava per replicare, quando si udirono dei passi lenti e cadenzati, quasi delicati, farsi sempre più vicini. Lentamente la porta della stanza si aprì, lasciando entrare la sorella minore, Narcissa. Ad ogni passo i capelli biondi, che le facevano da cornice ad un viso serafico e angelico, le danzavano sulle spalle. La sua espressione era divertita, anche se per lei vedere Dromeda schiantata da Bella era del tutto normale.
«Dromeda, tutto bene? Sei sicura? Bella, ma devi sempre schiantare qualcuno? E… che disordine, hai per caso perso qualcosa?»
Bellatrix rispose, stizzita per aver ricevuto un rimprovero dalla più piccola fra le sue sorelle: «Sì Cissy, ti facevo decisamente meno perspicace. Se magari mi dessi una mano… Ma che sei venuta a fare poi? Credevo che stessi di sopra a leggere!»
«Phobe ha portato una lettera per te Bella, è arrivata stamattina, ma non mi hai dato retta: eri troppo impegnata. Ho creduto però che ora avessi più tempo… È da parte di Sirius…»
Bella strappò la lettera dalle mani della sorella: «L’ho trovata!» esultò «Scusa Cissy, hai detto che è arrivata stamattina, sei sicura? Strano, doveva essermi arrivata ieri…»
«Ma Bella! Non c’è posta la domenica, credevo lo sapessi!» Dromeda, che non si era ancora rialzata, fece la linguaccia, alla sorella maggiore. «FUORI!’» ringhiò cupa Bellatrix. Il suo tono non ammetteva repliche così, senza “se” e senza “ma”, le due sorelle minori uscirono dalla stanza e si incamminarono verso il salottino adiacente ad essa.




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