La Campana D'Avorio
In un mondo remoto e malinconico, rischiarato dalla luce di mille Soli, regna un fiero sovrano.
La sua reggia dorata si erge superba su un dolce declivio, dal quale egli può scrutare tutti i suoi possedimenti.
Il suo regno consiste in una sola città: Radia, la città dei mille tramonti ambrati.
Protetti dalle mura in pietra antica, poco più di diecimila abitanti conducono lì la loro vita serena.
Tutt'attorno si estende una fitta foresta di vecchi pini, ed in
lontananza monti frastagliati toccano il cielo, quasi fossero puntelli
creati per sostenerlo.
Nel resto del territorio giacciono sterminati acquitrini malsani, che non hanno mai conosciuto orme umane.
Nonostante la mestizia del paesaggio circostante, il re si reca spesso
in cima alla torre più alta della reggia, dove ha collocato la
sala del trono.
Non può passare le sere in compagnia della moglie, poichè
il suo cuore è troppo fiero per sperimentare l'amore.
Qualcosa, però, riesce ancora a penetrare la sua dura scorza di impassibilità: la vista della sua amata Radia.
Durante le giornate, le mille stelle sorgono e tramontano secondo
un'arcana danza celeste, senza mai lasciare che la città venga
avvolta nelle tenebre.
Non esistono angoli o vicoli ombrosi, i raggi luminosi si riflettono sugli ampi sorrisi degli abitanti.
Le case sono disposte secondo uno schema armonioso ed ordinato, giovani alberi
rigogliosi fiancheggiano le ampie strade, mentre alcuni laghetti concedono l'agognata
frescura ai passanti accaldati.
L'atmosfera di perfezione che emana Radia è impareggiabile, si potrebbe dire quasi eccessiva.
Nessuna imperfezione infatti fa risaltare le molte meraviglie che
ospita, nessun povero rovina la visuale degli aggraziati monumenti
marmorei.
Tuttavia, non sono le leggiadre architetture, ne' il benestare
della gente, a rendere la città così superba e magica.
Al centro di Radia, svetta trionfante un campanile prismatico di puro
cristallo, modellato per avere mille sfaccettature differenti.
I raggi luminosi dei Soli, che danzano e volteggiano agili nel cielo,
vengono scomposti in mille colori, che abbracciano teneramente
i candidi edifici, ammaliando i passanti con sfumature sempre
nuove.
I giochi cromatici, che nascono grazie all'ingegnoso artificio creato
dal campanile, variano in ogni istante in un'atmosfera caleidoscopica.
Il sovrano, che si è abituato velocemente alle strane luci, ogni
mattina si desta con rinnovata curiosità, chiedendosi quale
aspetto abbia assunto il mondo in quel nuovo giorno.
Il monumento cristallino non è stato edificato senza motivo,
infatti in esso alloggia una campana di madreperla, conservata come una
reliquia.
La storia del suo ritrovamento è molto interessante, poichè nessuno sa da dove essa sia provenuta.
La campana di madreperla, splendente e senza il minimo graffio, era stata trovata sul greto di un fiume prosciugato.
Nulla indicava l'origine del misterioso artefatto, l'unico indizio era un'incisione artistica su di essa.
Era una profezia, scritta nella lingua corrente, e recitava: "Coloro
che sentiranno il suono della Campana di Madreperla, saranno presto
destinati ad una felicità divina."
Dapprincipio, nessuno aveva preso sul serio queste parole, tuttavia
ogni tentativo di estorcere un suono all'oggetto iridescente si era
rivelato vano.
Nonostante l'impiego di metodi violenti, l'aria era rimasta sempre
silenziosa e nulla aveva scalfito la superficie ondulata della campana.
In seguito a tutte queste prove, nessuno dubitava più della
veridicità della profezia ed il re fece costruire il campanile
di cristallo per ospitare ciò che veniva ormai considerata una
sacra reliquia.
Osservando il nuovo e splendente volto della città, il re aveva
capito quanto inconsistente fosse la bellezza ordinaria che prima
elogiava.
Aveva perso il gusto dei piaceri mondani che sono concessi ad un
sovrano, inoltre non bramava più possedimenti, donne o fama.
La sua felicità sfumava dai suoi occhi durante la giornata, per
tornare a brillare alla sera, quando poteva osservare lo spettacolo
offertogli da Radia.
Ora è seduto sul trono, gli occhi fissi sulla vetrata che rivela il sempre meraviglioso paesaggio.
Il suo regno prospera, i malvagi giacciono relegati nelle carceri e
nessun malcontento serpeggia tra la gente da innumerevoli anni.
Purtroppo un altro tipo di preoccupazione appesantisce l'incedere dell'uomo, curvandogli la schiena ed invecchiandolo.
Neppure gli acrobaleni di luce riescono più a lenire l'angoscia che lo stringe.
I suoi pensieri si estraniano dal mondo reale e si volgono
esclusivamente alla mitica campana di madreperla, il cui suono che
sfugge alla percezione umana sembra sbeffeggiarlo.
A volte, infatti, crede di udire un rintocco lontano, ma esso non
si ripete mai una seconda volta ed il re si sente sempre più
sull'orlo della follia.
Non partecipa più ai balli di corte, che hanno perso
l'attrattiva della promiscua frenesia, e nemmeno alle riunioni
politiche, le cui discussioni gli risultano incredibilmente futili ed
odiose.
Il re sprofonda velocemente nell'apatia e trascorre le vuote giornate passeggiando senza meta.
Perso in una quieta malinconia, si immerge nella tempesta che flagella il suo cuore.
Rimpiange la condizione degli schiavi, che cercano la libertà.
Rimpiange la condizione degli umili, che cercando la ricchezza.
Rimpiange la condizione dei cavalieri, che cercando la gloria.
Rimpiange la condizione dei nobili, che cercano il potere.
Lui, che possiede tutto ciò in abbondanza, cosa cerca?
Eppure non anela alla morte, vuole trovare le sue risposte, prima di cedere all'oblio definitivo.
L'uomo, mesto, rinuncia alla facoltà di parlare, poichè non ha più nulla da dire al mondo.
Si limita a spiare le conversazioni delle persone, cercando negli altri
ciò che non trova in se' stesso, trascinato da una rassegnata
speranza.
Avendo compreso quanto siano futili i suoi tentativi, perde la fiducia negli esseri umani.
Rinuncia alla facoltà di ascoltare, poichè il mondo non ha più nulla da dirgli.
L'uomo cade in un autismo inevitabile, la realtà ha perso la sua consistenza e tutto gli appare deformato ed estraneo.
Segue la luce ambrata dei mille Soli, resa tenue dalla debolezza dei
suoi occhi che troppo a lungo si sono sforzati di vedere l'impossibile.
Giunto finalmente nella sala del trono, il sovrano si accascia con
rassegnazione e sembra in procinto di dire qualcosa, rompendo il mondo
di specchi che egli stesso aveva costruito.
In quell'istante, un rintocco lontano ma limpido risuona nell'aria immota.
La campana di madreperla ha finalmente iniziato il suo canto di salvezza.
L'eccitazione del re non si spegne nemmeno quando comprende che nessun altro percepisce il richiamo dell'artefatto iridescente.
Aspetta paziente il compiersi della profezia, ormai imminente.
La luce dei mille astri ammanta il paesaggio, visibile grazie ad un'ampia finestra che offre la dolce visuale di Radia.
L'immagine della città si increspa e si riflette in mille lucidi
frammenti, schegge d'arcobaleno si spargono sul pavimento sotto la
vetrata infranta.
In quel momento il tempo termina il suo corso: una tiepida
immobilità si impossessa dell'uomo e del mondo attorno a lui,
solo i pensieri mantengono la libertà di muoversi nella sua
mente annebbiata.
Un'enorme emozione colma il petto dell'uomo, sospeso nel candore abbacinante, che finalmente accenna ad un sorriso liberatorio.
Forse la morte consiste in questo, restare congelati nell'ultimo
istante della propria esistenza, mentre gli altri, quelli che ancora
non hanno udito i rintocchi della campana di madreperla, continuano a
vivere, ignari di tutto.
Oppure le persone sono solo una proiezione mentale di se' stessi,
esseri senz'anima, involucri materiali di concetti, sensazioni,
sentimenti e fantasie, la cui unica funzione è quella di
preparare il solo essere vivente ad oltrepassare il suo bizzarro mondo
personale.
Nessuna di queste riflessioni smuove colui che non è
più un uomo, immerso in una placida stasi, inebriato dal
sentimento di completezza definitiva che lo culla con tenerezza.
Come agli innamorati non interessa la lontananza che li divide, la
miseria che li insidia od i dispiaceri che la vita beffarda offre
loro, a lui non importa nulla di ciò che la mente gli chiede.
Il mondo intero digrada nell'ineffabile colore del buio, i suoni
giungono sempre più ovattati, la pelle perde gradualmente ogni
sensibilità.
Così, il sogno di colui che è stato un uomo viene
scandito solo dai lievi rintocchi della campana di madreperla, in
questo eterno finale insapore.
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