Alone
Non ho un’idea precisa di quanto
tempo sia esattamente passato dal giorno in cui te ne sei andata.
E, francamente, non ricordo nulla
di quel momento…
Anzi no, una cosa forse me la
ricordo…
Me lo ricordo si, quel rumore..
il rumore della pioggia…
La pioggia… dannazione! Ho sempre
odiato la pioggia..!
Ma mi ricordo che l’ho sentita
addosso, mentre ti guardavo andare via…
E ricordo anche, con altrettanta
assoluta certezza, che in quel momento ho capito che non saresti più tornata
indietro e che mai più avrei rivisto il tuo viso.
Non so cosa abbia alienato questa
convinzione, so solo che lo sapevo…
Forse perché, in tutti gli anni
che siamo stati insieme, ho imparato a conoscerti, a conoscerti davvero…
Anzi, credo che tu sia la persona
che conosco meglio al mondo, anche meglio di come conosco me stesso..
Non mi sono mai sforzato più di
tanto per capirmi.. per capire la confusione che c’era dentro di me…
Perché tanto c’eri tu che capivi…
come io capivo te.
E allora stavo bene… bene
davvero...
Perché guardando te rivedevo
anche me stesso…
Nei tuoi occhi scuri potevo
leggere l’amore che albergava nel tuo cuore…
La frenesia che ti dava ogni mia
carezza… ogni mio bacio…
E proprio perché riuscivo a
leggerti dentro come un libro aperto, ho subito visto l’angoscia e il senso di
oppressione che ti procurava lo starmi accanto…
Specialmente alla fine…
Ed è per questo che quando tu mi
hai detto.. “ Parto”, non mi sono dimostrato sorpreso..
Perché lo sapevo già.. che te ne
saresti andata via da me…
E non perché, come credi tu, non
mi sia importato niente…
New York deve essere una bella
città, quasi bella quanto la nostra Tokyo non è vero?
Ma anche lì, nelle strade, puoi
rivederci passeggiare ancora uno accanto all’altra?
Anche lì, passando per un parco
puoi dire..: “Ehi ti
ricordi..?”
Io credo di no…
Sai? Ho saputo da Fuka che tu e
Kamura avete una casa stupenda…
D’altronde tu sei abituata a
vivere in case enormi e sfarzose…
Come quella che avevi qui…
Pochi giorni fa sono passato
davanti la tua vecchia casa…
È abbandonata, lo sai?
L’erba è tutta cresciuta sui
muri… credo li stia logorando…
Da quanto tua madre è morta e Rey
è andato a vivere dalla signora Asako in Italia, in quella casa non è più
entrato nessuno…
Ogni volta che mi fermo davanti a
quel grande cancello grigio, sento qualcosa montarmi nello stomaco…
Sento che darei qualunque cosa
per tornare indietro nel tempo e per rivederti ancora uscire fuori di corsa, con
una fetta biscottata in bocca e con quei codini così buffi, inseguita da Rey
che, come al solito, ti urla che sei in ritardo…
Sento che darei qualunque cosa
per sentirti ancora ridere di gusto a una battuta di tua madre…
Per darti di nuovo il nostro
primo bacio…al sapore di limone…
Ma tanto non è possibile,
vero?
Tanto il tempo è passato, gli
anni sono trascorsi, i ricordi stanno sbiadendo…
“ Cresceremo insieme…”.. me lo
dicevi sempre…
E per un po’ è stato davvero
così…
Ma poi io ho smesso di crescere…
e tu sei cresciuta…
Tu sei sposata e Tsuyoshi mi ha
fatto vedere le foto della tua bellissima bambina, Misako…
Le hai dato il nome di tua
madre…
Ero sicuro che l’avresti chiamata
così…
E io, invece?
Io sono solo un ventinovenne che,
di tanto in tanto, partecipa a qualche torneo di Karate e che, quasi ogni sera,
fa sesso con ragazze diverse…
Ragazze che poi, la mattina dopo
manda subito a casa…
Perché sei stata l’unica che si è
svegliata accanto a me per tantissimi anni…
Perché quel profumo, quel tuo
dolcissimo profumo di pesca, non l’ho più trovato in nessun’altra…
C’è stato un periodo in cui ho
creduto di essermi di nuovo innamorato…
Di Fuka, sai…
Ma lei mi ha lasciato…
“ Tu ami la Sana che vedi ancora in me, ma
non ami me…”
Mi ha detto…
Strano vero?
Che scusa è per lasciare
qualcuno?
Ti giuro che avrei preferito che
mi avesse detto.. “ Bè.. Akito non ti amo…” oppure… “ Non riesco a stare con un
tipo come te…” e via dicendo…
E ti giuro che mi avrebbe fatto
meno male…
Perché è stato come morire,
scoprire che Fuka aveva ragione, che io ti amavo ancora…
E che non avrei mai amato
nessun’altra come amo te…
Ma allora io cosa dovrei
fare?
Dovrei rassegnarmi a non avere
più l’amore nella mia vita?
Dovrei accontentarmi delle
avventure di una notte?
Dovrei?
Dimmelo tu, Sana…
Tu che mi hai salvato…
Tu che mi hai capito…
Tu che mi hai accettato…
Tu che mi hai amato…
Dimmelo tu, Sana…
Tu che mi hai lasciato…
Dimmi perché, Sana…
Perché io sono ancora rimasto
quel dodicenne che si era innamorato di te…
E perché, invece, tu sei andata
avanti…
Dimmelo, Sana… se lo ami come
amavi me…
Se quando lui ti stringe lo fa
come facevo io…
Se quando lui ti sfiora le tue
mani tremano ancora…
Se, ogni tanto, ripensi alla
nostra vita e a quello che saremmo potuti diventare se solo quel giorno non mi
avessi lasciato… se solo non fossi salita su quell’aereo…
Ma che senso avrebbe, vero
Sana?
Che senso avrebbe dirmi qualcosa
che i tuoi occhi mi avevano già detto…
I tuoi occhi che,
inconsapevolmente, quando sei salita su quell’aereo, mi stavano già dicendo
addio…
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