Frutto proibito

di IsaMarie
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EPILOGO seconda parte
Ciao a tutte!
E’ con vivissima emozione che ci apprestiamo a postare l’ultimissimo capitolo di questa lunga fiction.
Immaginiamo di aver sconvolto con la prima parte dell’epilogo più di qualche lettrice, ma vi avevamo chiesto fiducia e speriamo che la conclusione che abbiamo scelto per questa storia risulti soprattutto di vostro gradimento.
Ci teniamo, inoltre, a spiegarvi la nostra scelta per una fine così particolare.
Quando, un anno fa, abbiamo optato per questo finale, era nelle nostre intenzioni continuare a seguire le vicende di questa famiglia anche al college e oltre… durante questi mesi ne abbiamo discusso tra noi arrivando alla soluzione di raccontare solo i loro momenti più significativi attraverso degli extra.
Ragion per cui non potevamo darvi un ‘classico’ epilogo che vi spiegava cosa era successo alle nostre coppie negli anni a venire: non avrebbe avuto senso proseguire con altri episodi.

Dato che sono stati scritti molti capitoli hot e altrettanti in cui sono tutti felici e sereni, abbiamo mantenuto la nostra scelta originaria, sperando che vi fidaste di noi, sapendo quanto siamo romantiche. Se vi abbiamo deluso ci dispiace molto, ma il racconto che abbiamo scritto è stato esattamente quello che avevamo intenzione di farvi leggere.
Non lo abbiamo fatto per scioccarvi o per sembrare originali a tutti i costi, ma ci sembrava un degno finale per questa storia che è stata sì leggera, ma che ha tentato di affrontare, con un tocco delicato, anche argomenti più spinosi e profondi.
Vorremmo anche chiedervi di concederci una piccola licenza narrativa. Le conseguenze che ha subito Bella, a causa dell'incidente in moto, richiedono almeno sei mesi di ospedale e altrettanti (se non di più) di riabilitazione. Per ovvi motivi, noi abbiamo scelto una terapia decisamente più corta, ma per nulla reale.
Ok, ora passiamo ai ringraziamenti!
Abbiamo adorato ogni singola vostra recensione, anche quelle più critiche; abbiamo stretto vere e proprie amicizie con alcune di voi; abbiamo ricevuto tanta solidarietà da parte di molte lettrici attraverso messaggi pubblici e privati, quando affrontavamo momenti difficili per noi. Ci avete dimostrato tantissimo apprezzamento per questa storia, che è nata quasi per scherzo. Vi siete affezionate ai nostri personaggi, imparando a conoscerli e ad amarli tanto quanto abbiamo fatto noi.
Per tutti questi motivi e moltri altri vi RINGRAZIAMO INIFINITAMENTE!
Grazie a chi ci ha inserito nelle seguite (514
), nelle preferite (339), nelle ricordate (114) e chi tra gli autori preferiti (115). Grazie a chi ci ha seguito fin dall'inizio, a chi si è aggiunta strada facendo e a chi ci ha scoperto solo ultimamente.  Insomma, GRAZIE A TUTTE VOI!
Dopo questa lunghissima (forse tanto quanto la storia) introduzione vi lasciamo ai nostri protagonisti!

UN BACIONE GRANDISSIMO A TUTTE QUANTE E NE APPROFITTIAMO ANCHE PER AUGURARVI

BUON NATALE

E

FELICE 2012






EPILOGO
SECONDA PARTE



Pov Edward

Con il cuore in gola spensi il cellulare e mi affrettai a raggiungere Jacob che stava uscendo dalla saletta privata dell’aeroporto, insieme a Charlie. Ormai Bella, già avviata all’imbarco con Steve, il suo steward, mi dava le spalle e non sarebbe stata in grado di accorgersi della mia presenza.
-Che ti avevo detto, fratello?! Dammi il cinque, Cullen!- esultò Jake, mentre un sorriso enorme mi si apriva in viso, riflesso del suo.
-Grazie, amico… non sarebbe cambiato nulla, l’avrei accompagnata comunque- ricambiai il gesto. -Ma avere la concreta certezza che lei mi ha sempre amato e mi ama ancora… bè, è più di quanto potessi sperare- gli confessai, con la voce rotta dall’emozione. Ci scambiammo un abbraccio sincero senza aggiungere grandi discorsi: da quando mi ero trasferito a Forks avevo imparato che tra amici veri le parole risultano spesso superflue.
Charlie mi mise una mano sulla spalla e la strinse in un gesto affettuoso.
-Mi dispiace davvero tanto, figliolo… ma non potevo tradire la fiducia di mia figlia, come non poteva farlo nemmeno Jasper. Spero che un giorno potrai perdonarci per tutto il dolore che hai dovuto patire, causato dal nostro silenzio- si rammaricò, abbassando il capo mortificato.
Lo abbracciai di slancio, stringendolo con forza. In quel momento non mi importava più di nulla… al diavolo la mia sofferenza passata… la mia felicità in compenso aveva appena raggiunto livelli stratosferici: Bella mi amava!
-Charlie, non crucciarti… era giusto che tu e Jasper metteste al primo posto Bella e rispettaste la sua decisione. Io avevo comunque stabilito da un pezzo che non mi sarei mai arreso con lei… e questa ulteriore conferma dei suoi reali sentimenti per me non può che riempirmi il cuore di gioia- lo rassicurai.
-Grazie, Edward… tu non sai cosa significhi per me… sapere che le starai accanto e che non sarà sola in una città sconosciuta, circondata da estranei mentre sta attraversando un periodo così buio e duro… bè, mi tranquillizza molto. Ma ora vai da lei: Steve ti sta facendo cenno di raggiungerli subito- dichiarò.
Li salutai, promettendo loro di chiamarli non appena fossimo atterrati. Feci una corsa con il mio piccolo bagaglio a mano e in assoluto silenzio mi affiancai all’assistente di volo che spingeva la carrozzina di Bella.
Sussultai. Già: non l’avevo mai vista con i miei occhi su quella sedia! E ancora faticavo a credere che avesse rischiato di rimanere paralizzata per la vita! E ciò che mi straziava maggiormente era il fatto che avesse deciso di affrontare la paura e il dolore della malattia senza il mio sostegno e il mio amore incondizionato. Lei era stata un’incredibile cocciuta; ma io un gigantesco stupido! Come diavolo avevo fatto a crederle quel giorno all’ospedale?! Quante volte Bella mi aveva dimostrato di amarmi?! Il mio senso di colpa per l’incidente, il terrore di perderla per sempre… avevano senz’altro annebbiato la mia razionalità…
Ero convinto di conoscerla a fondo e invece non avevo capito proprio niente… grazie alla trovata di Jake avevo ascoltato tutto il loro dialogo. E le parole di quella testarda mi avevano sconvolto: Bella mi amava in modo così assoluto e totale che aveva sacrificato anima e cuore affinché io non rinunciassi ai miei sogni per causa sua! Quella notizia mi aveva destabilizzato e non riuscii ad essere in collera con lei, perché l’avevo compresa: aveva mantenuto l’impegno che ci eravamo promessi: tentare di portare avanti sogni e sentimenti, ma senza sacrificare il futuro dell’altro; e quando il suo sogno si era infranto in mille pezzi, aveva fatto l’impossibile per non trascinare a fondo anche me. Che cosa ridicola quel patto… e che gran cazzata! Il destino e la vita ci avevano riservato ben altro che una sterile promessa da diciottenni…
Chissà come si era sentita sola in quel lungo periodo in cui eravamo stati separati… senz’altro ancora più di me perché aveva dovuto anche lottare contro il dolore fisico e quello psicologico. Non sapevo dove era riuscita a trovare la forza per studiare comunque per gli esami finali; alla fine li aveva sostenuti in ospedale e così era riuscita a prendere il diploma addirittura con il massimo dei voti!
Quando poi avevo saputo da mia madre che Bella aveva rinunciato ad Harvard, ero rimasto basito. Ma non mi aveva neppure sfiorato l’idea che fosse stata una decisione che non era dipesa da lei… avevo creduto lo avesse fatto per allontanarsi maggiormente da me, un segnale di netto troncamento.
Era stato in quel momento che avevo deciso di smetterla di piangermi addosso e di lottare per dimostrarle quanto l’amassi e che sarei riuscito a cambiare per lei. Non avrei mai rinunciato a Bella. Mai!
In quel periodo orribile, di profondo dolore e solitudine, rammaricandomi per il mio amore perduto, avevo trascorso delle ore interminabili ripensando alle parole di papà quando ci parlava del suo sentimento per mamma…
Figlioli, sappiate che l’amore è il sentimento più potente che esista, e non c’entra nulla con la gelosia ed il possesso. Un uomo possiede solamente l’amore che dà: la mamma non mi appartiene, sono io che sono suo… soleva affermare. E rivivendo quei dolcissimi e struggenti ricordi avevo compreso l’unica verità possibile: Bella non mi apparteneva, non mi era mai appartenuta… io ero suo e lo sarei stato per sempre. E avrei fatto l’impossibile per lei. Per farmi perdonare… e per farmi amare di nuovo.
Durante la nostra separazione, avevo avuto modo di analizzare il mio comportamento e i miei sentimenti. A causa del mio caratteraccio geloso e impulsivo, Bella era stata costretta a subire nefaste conseguenze: si era ritrovata in un letto d’ospedale, aveva patito le pene dell’inferno, non aveva potuto partecipare alla cerimonia della consegna dei diplomi con familiari e amici, non avevo potuto farle da cavaliere al ballo di fine anno, che invece lei aveva atteso con trepidazione ed entusiasmo; avevamo dovuto rinunciare al nostro magnifico viaggio in Europa e, come se non bastasse, aveva abbandonato il suo grande sogno di laurearsi ad Harvard.
Quando mi ero reso conto di tutto ciò, ne ero rimasto annichilito… ma avevo compreso che non avrei mai potuto lasciare che le cose tra noi finissero in quel modo assurdo, totalmente sbagliato. Anche se in quel periodo non era più mia, la faccenda era quasi irrilevante, perché io invece le appartenevo con ogni fibra del mio essere. Lei mi aveva amato con tutta se stessa e speravo con tutto il cuore di poterla un giorno riconquistare, dimostrandole che avrei potuto essere degno di lei e che non l’avrei mai più delusa. Ero disposto a riavvicinarla diventando qualunque cosa di cui avesse bisogno: un fratello, un amico, un infermiere… Ma invece lei mi aveva sempre amato!
Arrivammo all’ingresso del velivolo ed io lasciai che l’assistente sospingesse Bella attraverso l’entrata, per poi svoltare a sinistra verso la zona riservata alla prima classe.
-Eccoci arrivati, Bella. Tra poco sarai comodamente seduta al tuo posto. Ti prego solo di aspettarmi qui un istante. Sistemo un bagaglio, torno subito, ok?- la informò. La vidi portare le mani al viso e sfregarsi in fretta sotto gli occhi; il cuore mi si strinse in una morsa: il mio amore stava ancora piangendo ed ero certo che, in quel momento, si sentisse più sola che mai.
-Ok, Steve… grazie- mormorò con voce flebile. La vidi chinare il capo, abbattuta, mentre Steve mi indicava i nostri posti. Annuii e gli sorrisi per ringraziarlo. Avevamo concordato che sarei stato io ad accompagnare Bella al posto assegnato; lui ci avrebbe lasciato da soli fin quasi alla partenza. Mi aveva informato che la prima classe era praticamente vuota e che i pochi posti prenotati erano distanti da noi: avremmo perciò goduto di tutta la privacy di cui avevamo bisogno. Sia lui che le altre assistenti di volo avevano preso a cuore la nostra situazione e facevano il tifo per noi.
Steve mi fece l’occhiolino ed io poggiai le mie mani sulle maniglie della sedia, cominciando a spingerla per la prima volta. Ero emozionato come mai mi era capitato, e il cuore mi batteva furioso nel petto, rimbombandomi persino nelle orecchie.
Appena fui all’altezza dei nostri sedili, Bella si voltò verso il finestrino ed io approfittai della sua distrazione, portandomi al suo fianco e chinandomi su di lei per prenderla in braccio.
Notai chiaramente il momento in cui chiuse gli occhi e una smorfia di dolore le sfigurò per un attimo il viso emaciato ma bellissimo… dio, quanto mi era mancato!
Appena l’ebbi tra le braccia, i suoi lineamenti si distesero ed io mi sentii di nuovo me stesso, felice e completo.
-Apri gli occhi, amore mio…- le sussurrai all’orecchio; non riuscivo più a celarle la mia presenza.
Bella sobbalzò, spalancando i suoi occhioni spaventati per poi fissarli nei miei.
-Dio, quanto mi sono mancati!- mormorai, incantato da quello scricciolo smarrito.
-Ed-Edward…- pigolò appena, mentre piccole perle luccicanti rigavano le sue guance, rendendola ancora più tenera ed indifesa al mio sguardo. Incapace di trattenermi affondai il viso nei suoi morbidi capelli, aspirando e lasciandomi avvolgere da quel dolce aroma fruttato che mi aveva conquistato fin dal primo giorno in cui l’avevo conosciuta…
-Sì, amore mio… sono qui… e non ti lascerò mai più… qualunque cosa tu dica, Bella. Non ti libererai mai di me… mai! E prima che tu tenti di cacciarmi, sappi che ho ascoltato ogni singola parola che hai confessato a Jake…- le rivelai, mentre lei era sempre più sconvolta e sbigottita. Senza che me lo aspettassi o che ci sperassi troppo, mi abbracciò con tutte le sue forze e affondò il viso nel mio collo, lasciandosi andare ad un pianto disperato, terribile e meraviglioso allo stesso tempo.
-M-mi dis-dispiace…- cercò di scusarsi tra un singhiozzo e l’altro, mentre io mi ero seduto tenendola in braccio e accarezzandole la schiena e i capelli.
-Sshh… tesoro mio, calmati… siamo assieme ora e niente e nessuno ci dividerà più- tentai di rasserenarla. Lasciai che sfogasse tutto il dolore che aveva trattenuto per non far soffrire gli altri; in effetti Emmett ed Alice, ogni volta che avevo chiesto di lei, mi avevano risposto che sembrava strana, quasi indecifrabile… come se cercasse di mascherare i suoi veri sentimenti; e ora ne capivo la ragione.
Quando finalmente la sentii rilassarsi un pochino, la feci scostare leggermente dal mio corpo per poter perdermi di nuovo in quei suoi occhi capaci di regalarmi milioni diemozioni.
-Ti faccio male se ti tengo in braccio fino alla partenza? Preferisci che ti faccia sedere subito sulla poltrona, magari stai più comoda…- mi preoccupai. Non volevo compromettere in alcun modo la sua guarigione e soprattutto non volevo che patisse dolore.
Lei negò col capo, ancora troppo sconvolta per pronunciare una singola parola. Avrei voluto baciarle ogni centimetro di pelle di quel viso cereo ma perfetto, perdermi sulle sue labbra che tanto mi erano mancate e risentire finalmente il suo sapore che mai avrei potuto dimenticare… ma cercai di trattenermi. Non volevo correre troppo, desideravo che anche lei non si sentisse frenata in alcun modo. Il mio cuore perse un battito quando Bella si strinse di più a me e poi iniziò ad accarezzarmi una mano, facendo intrecciare le nostre dita.
-Sei qui…- soffiò ancora meravigliata dalla mia apparizione.
-Non esiste altro luogo dove potrei stare- replicai in un roco sussurro. Restammo in silenzio a goderci il calore dei nostri corpi, le carezze che ci donavamo reciprocamente e i nostri profumi, finché Steve non ci avvertì che eravamo pronti per decollare e che Bella avrebbe dovuto accomodarsi al suo posto.
Mi alzai con lei in braccio e mi meravigliai di quanto peso avesse perso. Poco prima, emozionato com’ero, non mi ero accorto di quanto fosse praticamente inconsistente l’ingombro del suo corpo rispetto a un paio di mesi prima…
-Bella… come mai sei così magra?- le chiesi quasi con un tono di rimprovero, mentre le allacciavo la cintura e riprendevo il mio posto. Lei arrossì vistosamente, abbassando il capo.
-Bè… ecco… non ho mangiato molto negli ultimi tempi…- mormorò imbarazzata. Come la capivo! Anche il mio stomaco era rimasto chiuso a lungo… e lo avevo riempito con la minima quantità di cibo necessaria per sopravvivere.
-Dio, quanto mi è mancato anche il tuo rossore… ogni cosa di te mi è mancata…- le confessai, alzandole il mento con due dita e riportando quelle sue pozze cioccolatose nei miei occhi.
-Edward… cosa ci fai qui?- mi chiese titubante.
-Secondo te? Bella, pensi davvero che ti avrei lasciato affrontare tutto da sola, lontana dalla tua famiglia, in una città sconosciuta in cui non hai neppure una persona amica accanto?- le domandai, tentando di farle comprendere come il solo pensiero di lei in quella situazione mi dilaniava. Le parole che avevo ascoltato attraverso il cellulare erano solo l’ulteriore conferma che avevo fatto bene a prendere la decisione di raggiungerla. Avevo affittato una piccola camera in una delle tante pensioni intorno alla clinica in cui sarebbe stata ricoverata Bella. Anche se non avesse più gradito il mio amore, ero deciso a obbligarla ad accettare almeno la mia amicizia, per aiutarla come potevo nella sua riabilitazione; niente mi avrebbe fatto cambiare idea, a costo di litigare con lei tutti i santi giorni…
-No! Tu… tu devi andare ad Harvard…- mormorò, mentre gli occhi le tornavano di nuovo lucidi.
-Ricaccia indietro quelle lacrime, testona… io non vado proprio da nessuna parte senza di te!- dichiarai, sollevando subito un suo tentativo di protesta. Le posai con delicatezza due dita sulle labbra per zittirla.
-Bella, io ho sentito ogni singola parola che hai confessato a Jake. Quindi so come la pensi, conosco il reale motivo per cui mi hai allontanato e tutto il dolore e la sofferenza che hai patito. Non devi darmi ulteriori spiegazioni. Però ora ascolterai quel che io ho da dirti senza fiatare- mi imposi. Volevo che prestasse la massima attenzione. Lei annuì e poi afferrò di nuovo la mia mano, stringendola forte. Non mi sembrava vero di poter di nuovo toccarla, di averla vicina e bearmi di quella stupenda visione.
-Bella, il giorno in cui mi hai cacciato dall’ospedale, non sei morta dentro solo tu quando la porta della tua stanza si è richiusa dietro di me… anche il mio cuore si è spento… e mi sembrava che vivere senza di te non avesse più alcun senso. La mia giornata iniziava bene solo se potevo ammirare il tuo splendido sorriso, solo se potevo darti il buongiorno con un bacio che lasciava senza fiato entrambi, solo se il calore del tuo abbraccio mi avvolgeva… come potevo anche solo pensare di sopravvivere senza di te? Per me non è stato semplice e ho vissuto come un automa per giorni e giorni. Mi alzavo, andavo a scuola, toccavo cibo solo per non far preoccupare la mamma e i miei fratelli, studiavo per gli esami, e trascorrevo i miei pomeriggi in officina da Jake, senza proferire parola, oppure disperandomi come un dannato. Vivevo solo per sapere dagli altri cosa raccontavi loro quando ti venivano a trovare. Il fatto che tu non volessi neppure più pronunciare il mio nome e che non fossi interessata a come stavo o a cosa stessi combinando mi abbatteva di brutto- tentai di farle comprendere. Ero felicissimo di sapere che lei mi amava ancora, ma allo stesso tempo un po’ amareggiato per tutto lo strazio e la pena che avevamo patito senza un valido motivo.
-Tu forse sei stata convinta di avermi lasciato per il mio bene, per non farmi rinunciare al mio sogno; ma in questo modo hai fatto soffrire tutti e due… io dico che la tua è stata solo paura :sì, paura di doverti chiedere un domani se ti ero rimasto accanto solo per pietà, nel caso fossi rimasta invalida; o paura che un giorno ti rinfacciassi che avevo rinunciato ai miei sogni per te…- sospirai, convinto di aver centrato l’obiettivo.
-Hai sempre professato che ero troppo geloso e che non mi fidavo di te, e per un certo verso avevi ragione; ma alla fine anche tu hai dimostrato mancanza di fiducia nei miei confronti e soprattutto nel legame intenso che ci tiene ancorati uno all’altra. Abbiamo sofferto da morire perché tu hai preso una decisione che spettava a entrambi- le spiegai, mentre una lacrima sfuggì di nuovo al suo controllo. L’asciugai con una carezza.
-No Bella, non piangere. Non ti sto dicendo queste cose per ferirti o punirti, ma per tentare di farti comprendere anche il mio punto di vista. Avresti dovuto permettermi di decidere ciò che ritenevo più giusto per me e la mia vita… e soprattutto di esprimere ciò che sentivo nel cuore- le confessai sincero, incapace di trattenere una piccola nota di accusa nella voce. Non desideravo in alcun modo litigare… ma se l’intento era quello di ricominciare la nostra storia, allora era necessario chiarirci e far sparire, dal nostro rapporto, ogni possibile ombra che avrebbe potuto allontanarci ancora.
Lei abbassò di nuovo il capo, mortificata. Dopo ciò che aveva subito e con il difficile percorso che avrebbe dovuto affrontare per riprendersi dall’incidente, non era giusto recriminare ancora, me ne rendevo conto… ma fino a pochi istanti prima non mi ero accorto di covare del rancore nei suoi confronti; invece parlando era emerso del tutto inaspettato e forse era meglio così… almeno avremmo avuto la certezza di riprendere il nostro rapporto senza che ci fossero ancora delle questioni in sospeso.
-Io purtroppo non posso dimenticare questi mesi atroci, né il tormento che mi hai causato… anche se lo hai fatto in buona fede e perché hai agito d’impulso, sconvolta dal dolore, dall’incidente, dall’ipotesi di rimanere invalida per tutta la vita. D’altronde penso che non possa scordartene nemmeno tu… il punto è che comunque non voglio dimenticare, e neppure è giusto farlo… perché sono certo che ci servirà in futuro per non commettere di nuovo gli stessi errori. Ci siamo incontrati da quasi un anno, ormai… e in questi mesi ci siamo conosciuti e amati… e siamo cresciuti insieme, vivendo esperienze magnifiche ma affrontando anche periodi bui. E ho compreso che le difficoltà aiutano a maturare, perché ci impongono di guardarci allo specchio per scoprire e tentare di superare i nostri difetti…- sospirai, prendendo fiato. Ormai ero un fiume in piena: le parole mi sgorgavano dal cuore e non avrei fatto nulla per bloccarle.
Sollevai lo sguardo e la sua posa da cucciolo ferito mi colpì.
Allungai le dita e le accarezzai il dorso della mano per recarle conforto.
-Noi siamo un’anima unica…- aggiunsi. -Divisi siamo persi, incompleti, rotti, inutili… sono convinto che siamo nati per essere una coppia e non importa il dove, il quando, chi ci è accanto o cosa ci circonda… noi dobbiamo stare insieme perché tu sei la mia perfetta metà, la donna che vorrò sempre accanto per tutta la vita. Quindi non voglio più ragionare solo con ‘io e tu’… d’ora in poi siamo ‘noi’. Siamo due persone con idee, emozioni, pensieri diversi, è vero… ma formiamo un unico essere, indivisibile! E qui non c’entra la gelosia o la paura che la lontananza possa separare le nostre strade; sono certo che se anche non ci vedessimo per un anno, i nostri sentimenti non cambierebbero di una virgola perché il nostro sentimento è più forte! Ti amo troppo, Bella, per rinunciare a te… non ce la faccio, e ti prego di non chiedermelo mai più! Quando ero solo… mi sono sentito così arido e vuoto… non riuscivo a respirare, mi mancava la terra sotto i piedi, faticavo perfino a ragionare in modo lucido e razionale…
e tutto ciò perché non ero più tuo…- le dichiarai, mentre un timido sorriso fioriva sulle sue labbra per la prima volta, da quando l’avevo rivista.
-Un conto è essere fisicamente distanti ma innamorati, un altro non essere più insieme; forse un domani la vita ci costringerà ad altri periodi complicati… ma se saremo uniti come coppia, anche se tu dovessi stare a New York e io sulla Luna… bè, saremo comunque invincibili!- affermai convinto.
Lei annuì con vigore.
-Ma ancora di una cosa devo essere certo prima di tentare di mettere una pietra sopra a tutto questo casino…- dichiarai, fissando i miei occhi determinati nei suoi.
-Tutto quello che vuoi, Edward… perché anche io ti amo più della mia vita e farei di tutto per tentare di alleviare almeno un po’ le pene che hai patito a causa mia, per farmi perdonare e per far sì che tu arrivi di nuovo a fidarti di me…- accettò, senza remore e con uno sguardo deciso. Ottimo, proprio la risposta che mi attendevo da lei. Le afferrai le mani con veemenza ed esplicitai le mie richieste.
-Mi devi giurare che non prenderai mai più una decisione al posto mio… mi devi giurare che d’ora in poi valuteremo insieme ogni cosa, in particolar modo quelle più importanti… e mi devi giurare che lascerai che mi prenda cura di te in futuro senza pensare a ciò cui io dovrei rinunciare… Giuramelo, Bella!- affermai, con un tono che non ammetteva repliche. La vidi mordersi forte il labbro inferiore.
-Ma tu… devi andare ad Harvard…- ribadì ancora, ma con meno convinzione di prima.
-Bella… è una decisione che spetta a me! Non a te! Non a mia madre, non ai miei fratelli, né a nessun altro! Solo ed esclusivamente a me!- replicai risoluto. Io ormai avevo già fatto la mia scelta e neanche lei mi avrebbe fatto cambiare idea.
-Harvard è importantissima per me, ma non quanto te! Come diavolo te lo devo ficcare in quella testa cocciuta?! E poi chi ti dice che l’anno prossimo tu ed io non possiamo trasferirci là?! Chi ce lo vieta?! Hai mai pensato concretamente a opzioni diverse che contemplassero comunque un futuro insieme, o hai scelto la via più facile: arrenderti?!- mi infervorai, iniziando a innervosirmi. Tentai di respirare a fondo per calmarmi: non volevo litigare, ma solo farle comprendere il mio punto di vista.
-Ma… ci eravamo promessi… di non ostacolarci- obiettò tentennante. Cazzo, che osso duro!
Imprecai mentalmente, poi restammo un attimo in silenzio; infine tentai un altro approccio.
-Pensi che se le nostre posizioni fossero state invertite, tu saresti andata tranquillamente ad Harvard? Non credi che avresti fatto l’impossibile per restarmi accanto, senza rimpianti per ciò a cui stavi rinunciando, ma sollevata di poter condividere un momento tanto difficile e alleviarlo un po’, restando insieme? Ammettilo: te ne saresti andata?- insistei, sperando di riuscire a centrare il nodo della questione.
-No…- soffiò, flebile; -Non sarei mai riuscita ad andarmene… avrei voluto restarti accanto e condividere ogni cosa con te, nel bene e nel male… e magari cercare di sostenerti e spronarti nei momenti più difficili… perché verranno, Edward. La terapia sarà lunga, faticosa e dolorosa ed io ho una paura folle di non farcela… di non riuscire più a camminare come prima, di non poter più ballare o correre o saltare… mi hanno detto che non sarà facile, ma se mi impegnerò con tutta me stessa, tra sei mesi forse potrei di nuovo usare le mie gambe in piena autonomia, senza sedia a rotelle o girello o stampelle…- mi rivelò, riprendendo a massacrare quel povero labbro. Non riuscii a trattenere la gioia che stava prorompendo in me a quel cenno di riavvicinamento.
-Ma sarà una strada molto difficile…- aggiunse con amarezza. Dio, quanto avrei voluto baciarla e alleviare la tortura che stava infliggendo a quel povero petalo vermiglio! Immaginavo che fosse dilaniata da una sorta di lotta interiore…
-Te la senti, Edward di restarmi accanto?- pigolò; -Vuoi aiutarmi anche nei momenti in cui crederò di non farcela e vedrò tutto nero? Momenti in cui me la prenderò con il mondo intero, te compreso… Io so che con te… con te ce la posso fare… perché ti amo più di ogni altra cosa al mondo e so che anche tu mi ami… ma temo di gravarti di un peso umanamente insopportabile e caricarti di un dolore che non meriti…-.
Ecco! Ora comprendevo totalmente la portata del suo sentimento per me. Pur di proteggermi da quella pena sarebbe stata disposta ad affrontare l’inferno da sola.
-Puoi perdonarmi? Sono stata una stupida a volerti allontanare e spero solo di non aver rovinato tutto… e che non sia troppo tardi…- mormorò, con le lacrime che avevano di nuovo preso a scorrerle sul viso e con uno strazio nello sguardo che mi spezzò il cuore. Bella era terrorizzata di affrontare tutto quello che l’aspettava, ma finalmente aveva capito che mi voleva accanto a sé, ed io non potevo chiedere di meglio dalla vita. La abbracciai, cercando di essere il più delicato possibile, baciandole i capelli e accarezzandole la schiena con cautela.
-Non desidero altro, Bella! Tu sei il meglio per me! Io non chiedo molto dalla vita… solo la possibilità di costruirci un futuro insieme. Come, dove e quando non mi interessa, so solamente che insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo! E insieme impareremo a perdonarci e a passare oltre il male che ci siamo fatti…- la rassicurai, asciugando ancora il suo volto bagnato.
-Sai che la mia felicità è esattamente dove sei tu? Perciò ti prego: non pensare mai più che la mia vita possa essere migliore senza di te, perché questa sarebbe la bestemmia peggiore di tutte!- la ammonii ancora; poi sfoderai il mio sorriso sghembo che sapevo farle tremare le gambe, per stemperare un po’ la tensione che ci aveva accompagnati finora e lei, in risposta, mi accarezzò con delicatezza una guancia un po’ ispida di barba e mi sorrise.
-Quanto mi sei mancato… mi è mancata ogni cosa di te, anche il minimo dettaglio…- mormorò mentre continuava a sfiorare il mio viso con la punta del suo dito, seguendone il profilo.
Socchiusi gli occhi, sospirando a fondo, beandomi di quel tocco e ancora incredulo che fossimo di nuovo insieme. Mi sembrava così irreale… e un ultimo particolare avrebbe potuto darmi la certezza che tutto, finalmente, fosse a posto tra noi… un particolare che mi mancava da morire.
-Bella, ti prego, posso baciarti?- le domandai ansioso; -Perché se adesso non lo faccio, rischio di impazzire sul serio…- le confessai, trattenendo il fiato. Lei posò entrambe le mani ai lati del mio volto e mi avvicinò a sé con estrema lentezza, come a voler imprimersi bene nella mente ogni singolo istante. Dopo qualche attimo di esitazione, mentre Bella mi fissava con uno sguardo intenso e ricolmo di amore, le sue labbra annullarono la distanza e si adagiarono sulle mie, in un tocco quasi impalpabile.
Dimenticai tutto ciò che ci circondava, tutta la sofferenza patita in quei mesi, ogni cosa che ci aveva allontanati… in quell’istante eravamo solo io e lei, i nostri corpi, i nostri sentimenti… il nostro amore.
Una mia mano si intrufolò tra i suoi morbidi e setosi capelli, afferrandole la nuca per avvicinarla ancora di più a me. Nutrivo l’assoluto bisogno che neanche un filo d’aria potesse insinuarsi tra noi e dividerci.
Le nostre labbra continuarono a muoversi le une sulle altre, saggiando, lambendo, mordicchiando… riprendendo la confidenza che era evaporata col tempo e quella brama che mai si era sopita… il suo profumo mi avvolse sempre più intenso riportandomi alla memoria le numerose volte in cui i nostri corpi nudi e avvinghiati si erano regalati un piacere infinito…
-Cristo, Bella… sono pazzo di te…- mormorai sulla sua bocca, prima di spingermi al suo interno con la mia lingua, impossessandomi di quel sapore che tanto mi inebriava. Bella assecondò ogni mio movimento e fu davvero stupendo sentire di nuovo la morbidezza e il calore della sua lingua intrecciata alla mia. Quanto mi erano mancati anche quei baci così profondi che ci legavano sempre di più uno all’altra! L’enorme desiderio che provavo per lei aumentò a dismisura e la gioia per esserci ritrovati amplificò ancora di più le emozioni e i sentimenti che provavo per lei. Dio! Adoravo la sua bocca ed ero certo che non mi sarei mai stancato di baciarla… avrei passato ore e ore a gustarmi quei due petali rossi lisci come velluto e gustosi come ciliegie mature. Le nostre lingue ricominciarono a giocare con rinnovato ardore… dapprima fu un bacio dolce e sensuale, ma divenne presto decisamente più impetuoso e coinvolgente…
Bella, per tutta risposta, infilò le sue piccole manine tra i miei capelli causandomi dei piccoli brividi che si diramarono da quel punto in tutto il mio corpo, andando a colpire il mio inguine e facendomi vibrare per l’immensa voglia di lei, troppo a lungo sopita. Quei maledetti jeans iniziarono a stringere in una maniera così fastidiosa che mi maledii per non aver indossato una comoda e larga tuta!
Avrei desiderato stringerla forte a me ed incollarla al mio corpo, ma il mio sentimento d’amore e protezione per lei mi guidò: la vezzeggiai come un prezioso cristallo. Bella riprese ad accarezzare e tirare leggermente i miei capelli, segno che si stava completamente abbandonando alle mie mani, mentre le nostre bocche non la smettevano di assaporarsi, leccarsi, torturarsi. Scesi poi a baciarle il collo, che Bella mi offrì prontamente, mentre una sua mano scese ad accarezzare la mia schiena, donandomi brividi intensi. Mi era mancato da morire quel tocco così intimo, così nostro...
Ci staccammo, dopo un’eternità e senza fiato, rimanendo con le fronti appoggiate uno all’altra.
Ci sorridevamo, finalmente felici e completi.
-E’ stato stupendo ed emozionante…- le sussurrai, mentre lei annuiva con gli occhi che splendevano per la gioia immensa.
Ripresi una postura più consona al luogo dove eravamo, tentando anche di non danneggiare il mio povero amichetto, visto che lo stavo letteralmente stritolando!
Bella non mancò di notare i miei tentativi di sistemarmi e scoppiò in un risolino quasi imbarazzato.
-Ehi, è colpa tua, non mia!- scherzai, tentando di riprendere la confidenza passata. Mi sembrava che Bella fosse intimidita, impacciata quasi quanto all’inizio della nostra storia… e mi rendevo conto che dopo tutta la sofferenza provata, ci sarebbe voluto del tempo per spazzare via tutto il dolore che avevamo patito; ma ero ottimista: ci saremmo riusciti… insieme.
-Scusa…- sussurrò Bella arrossendo e intrecciando le nostre mani. Mi avvicinai di nuovo al suo viso e le sorrisi, baciandole ancora il mento, il naso, gli occhi e infine le labbra.
-Non scusarti mai per questo… è bello provare di nuovo certe sensazioni e soprattutto sentirsi di nuovo… vivi. Perché è così che mi fai sentire, Bella. Ti amo… ricordalo sempre- le sorrisi.
-Anche tu mi fai sentire viva, Edward… e non posso che adorarti per questo- mi rispose, rispondendo al mio sorriso. -Grazie di amarmi…- aggiunse.
Per il resto del viaggio parlammo all’infinito… o più che altro io non riuscii a starmene zitto, spiegandole tutto quello che avevo organizzato per noi: la camera nella pensione vicino alla clinica, la disdetta dell’appartamento che avevamo affittato ad Harvard e la mia iscrizione alla Seattle University, la complicità di Charlie per gli ultimi preparativi, tra cui la prenotazione del volo aereo.
Bella rimase molto colpita dal fatto che avessi deciso tutto ciò prima ancora di conoscere il reale motivo per cui lei mi aveva lasciato; e si commosse quando capì che ero disposto a trascorrere tutta l’estate a Chicago, anche nel caso lei mi avesse rifiutato.
-Bella, ti avevo già detto in ospedale che non mi sarei arreso e che ti avrei riconquistata, dimostrandoti che sarei stato degno di essere il tuo compagno. Tu avrai pronunciato quelle parole per ferirmi e per farmi allontanare, ma in fondo, su un punto, avevi ragione… è vero, purtroppo: sono stato un ragazzino geloso… ma ora mi sento più maturo, e sono innamorato di te alla follia. Quel giorno avevo giurato che ti avrei riconquistato, ad ogni costo: avevo già un piano ben preciso in mente…- le rivelai con atteggiamento misterioso.
-Oh… e potrei sapere quale o… è un segreto?- si incuriosì.
-Semplice: darti il tormento e prostrarmi ai tuoi piedi finché, esasperata dai miei assalti, non saresti capitolata!- confessai ridendo e facendo scoppiare a ridere anche lei.
-Bè… come piano non era male… diabolico, ma efficace!- affermò, continuando a sorridere.
-A parte gli scherzi… ti avrei riconquistata prima o poi… ne ero certo…- dichiarai, tornando serio.
Lei mi accarezzò una guancia e poi mi sorrise.
-Lo so… e io sarei caduta ai tuoi piedi in un batter d’occhio… come sempre. Perché ti amo troppo!- rispose con sincerità.

Giunti all’aeroporto, trovammo un’auto della clinica ad aspettarci. Era davvero comoda, soprattutto per Bella, e i larghi sedili ci permisero di restare abbracciati lungo l’intero tragitto.
Ad un tratto Bella sospirò sonoramente e mi accorsi che un’ombra di tristezza aveva velato il suo pallido visino.
-Ehi, piccola… tutto bene? Sei stanca, senti qualche dolore?- mi preoccupai subito.
-Ormai con i dolori ho imparato a conviverci, anche se devo ringraziare soprattutto le medicine. Effettivamente sono anche stanca, ma non è questo che…- mi spiegò interrompendosi all’improvviso e arrossendo.
-Amore, cosa c’è?- insistetti ancora.
-E’ che… ora che ci siamo ritrovati non vorrei lasciarti più andare…- confessò. Dio, come la capivo!
-Anche per me è la stessa cosa… però posso garantirti che mi fermerò con te finché non mi butteranno fuori a calci nel sedere… e domattina arriverò il prima possibile. Vedrai, solo le ore della notte ci separeranno e non te ne accorgerai perché sarai talmente stanca per gli esercizi di fisioterapia che crollerai sfinita appena poserai la testa sul cuscino- cercai di rincuorarla.
-Va bene…- si arrese, accoccolandosi meglio sul mio petto e chiudendo gli occhi esausta.
Dopo circa un’altra mezz’oretta giungemmo a destinazione. Mi meravigliai dalle dimensioni enormi della struttura. Alice mi aveva spiegato che era una delle cliniche di riabilitazione più rinomate e attrezzate del Nord America, ma mai mi sarei immaginato una simile imponenza!
Bella invece si era già informata con il depliant e il sito internet della clinica, quindi sapeva già cosa aspettarsi.
Alla reception ci accolsero con cortesia e calore: mi piaceva quell’ambiente sobrio, quasi familiare; e le persone con cui avevamo avuto a che fare erano state squisite, come Jennifer Harley (una simpatica signora sulla quarantina) con cui stavamo chiacchierando e che ci stava illustrando ogni particolare del soggiorno di Bella.
-Bene signorina Swan, il suo terapista sarà qui a momenti per conoscerla subito. Dopodiché lei e il signor Cullen sarete accompagnati al vostro appartamento. La colazione verrà servita nella sala comune tutte le mattine dalle sette alle nove; il pranzo, dalle dodici alle quattordici, dipenderà dagli orari delle varie attività che la impegneranno; e infine la cena dalle diciotto alle diciannove. Se vorrete potrete anche usufruire del servizio in camera o del vostro angolo cottura. Comunque in questa cartella ci sono tutte le informazioni che vi serviranno, una cartina dettagliata che vi spiegherà come muovervi nei nostri locali e tutte gli svaghi di cui disponiamo, tra cui l’equitazione (di cui so che è un’appassionata), la piscina, il nostro centro benessere, la sala relax…-
Bella interruppe tutto quel lungo elenco che stava facendo venire il mal di testa anche me. Ma quella respirava ogni tanto?! Sembrava Alice!
-Mi scusi, ma… ci deve essere un errore… io non ho prenotato uno dei vostri appartamenti, ma una camera singola…- specificò Bella, confusa tanto quanto me. In effetti c’era qualcosa di strano: Jennifer si era rivolta a noi come se anche io potessi soggiornare all’interno della struttura. Sapevo che c’era quella possibilità, ma solo se si era insieme a un paziente.
-Certamente. La camera singola era prenotata fino a qualche giorno fa. Poi suo padre ha telefonato per chiedere se fosse ancora disponibile uno dei nostri appartamenti, visto che il signor Cullen sarebbe rimasto qui con lei. Così la prenotazione è stata modificata- ci informò.
Oddio santo! Non potevo crederci! Sarei potuto rimanere con lei, non ci saremmo dovuti separare neppure un minuto! E avevamo persino un nostro appartamento!
Io e Bella ci scambiammo un rapido sguardo e potei notare i suoi occhi splendenti per la felicità. Ancora intontiti per l’incredibile novità, riportammo la nostra attenzione su quello che ci stava spiegando Jennifer.
-Avrà a sua disposizione del personale che l’aiuterà con l’igiene quotidiana e in tutto ciò che riterrà necessario, finché non sarà di nuovo autosufficiente. Basterà solo che comunichi loro gli orari. Tutte le mattine alle undici una cameriera verrà a pulire l’appartamento; se invece preferirete un altro orario, non c’è problema. Bene, direi che vi ho informati delle cose più importanti e non dovete preoccuparvi di nulla. Ah, signor Cullen, il signor Swan mi ha detto anche di riferirle che la camera che aveva prenotato all’hotel Château, è stata annullata. Spero che il cambiamento di programma sia di vostro gradimento, ma a giudicare dalle vostre espressioni radiose, direi che è stata una bella sorpresa!- ci spiegò sorridente e facendoci l’occhiolino. Noi annuimmo ringraziandola, senza parole.
Mi chinai su Bella e le diedi un bacio, mentre lei si aggrappava al mio collo.
-Sono felice…- mormorò al mio orecchio.
-Anche io, amore… e stanotte potrò tenerti di nuovo tra le braccia dopo tanto tempo…- le sussurrai, desideroso di poter finalmente restare da solo con lei.
Sbrigammo le ultime formalità, conoscemmo il suo terapista, un ragazzone alto, robusto e molto simpatico, di nome Kyle che ci ricordò Emmett; e poi ci fecero strada verso il nostro appartamento.
Era stupendo: c’era uno splendido giardinetto tutto intorno alla casetta e quando entrammo rimanemmo meravigliati e compiaciuti per la familiare eleganza dell’arredamento e l’ampiezza degli spazi. C’erano due enormi camere da letto, un bagno con tutte le attrezzature per i disabili, una sala con due divani, un tavolo e un maxi schermo e persino un piccolo angolo cottura. Ci diedero qualche altra informazione utile e poi chiesero a Bella se gradiva che le mandassero un’infermiera per farsi una doccia.
Risposi che non ce n’era bisogno perché l’avrei aiutata io, ma mi spiegarono che prima avrei dovuto imparare attentamente i gesti corretti da eseguire da chi faceva quel lavoro per professione, perché sarebbe bastato anche solo un piccolo movimento sbagliato per compromettere mesi di guarigione e di duro lavoro. Bella rifiutò, rimandando il tutto all’indomani: era esausta e si vedeva lontano un miglio che aveva un’assoluta necessità di sdraiarsi e riposarsi. Il viaggio era stato lungo e faticoso e tra il ritardo accumulato in aeroporto prima della partenza, e le emozioni intense per l’esserci ritrovati, era veramente sfinita.
Non volle neppure cambiarsi, così le sfilai le scarpe e la adagiai sul letto, sdraiandomi poi accanto a lei.
-Io devo fare un monumento a tuo padre, te lo giuro!- esclamai, felice.
-Domani lo ringrazieremo come si deve. Li hai avvertiti che siamo arrivati, vero?- si informò con gli occhi ormai socchiusi.
-Si, amore non preoccuparti. Ho mandato un messaggio a tuo padre e a Jake, appena siamo atterrati, in cui spiegavo che ci eravamo riappacificati e che li avremmo chiamati domani perché tu eri troppo stanca. Ora cerca di dormire e poi domani mattina faremo un bel giretto per ambientarci e telefoneremo a tutti quanti. Per fortuna lavorerai solo al pomeriggio e sono contento di poterti assistere e aiutarti! Come un vero compagno- le mormorai, continuando ad accarezzarle i capelli.
-Mm… o un marito…- precisò lei facendomi battere il cuore a mille.
-E’ vero- concordai con un sorriso.
-Edward… mi dai il bacio della buonanotte? Mi è mancato da morire…- soffiò appena, con gli occhi già chiusi.
-Certo, mogliettina… buonanotte- bisbigliai, appoggiando leggero le labbra sulle sue e accorgendomi che Bella si era già addormentata.
Felice, rimasi ad accarezzarla e bearmi del suo viso rilassato, finché Morfeo non accolse anche me tra le sue braccia, cullandomi dolcemente nella certezza che, per la prima volta da quel dannato incidente, sarei riuscito a dormire finalmente sereno e completo.

13 AGOSTO

Il suono insistente e fastidioso del cellulare di Bella interruppe uno degli esercizi più faticosi e complessi che eseguiva ogni giorno. Io sorrisi, pronto a sentire Kyle sbraitare, incazzato nero.
-Bella! Ma quante volte ti ho detto di spegnere quel maledetto aggeggio quando lavoriamo?!- ringhiò infatti. Lei, per nulla intimidita da quelle grida, rise allegra.
-Ohhh non rompere! Devo pur difendermi in qualche modo dalle tue torture!- si giustificò ridacchiando.
-Sei impossibile! Vuoi vedere che ti cambio orario ogni giorno così non potrai metterti d’accordo e farti telefonare proprio sul più bello?- la sfidò, incrociando le braccia al petto. Io sghignazzai pronto ad assistere ad un altro siparietto dei loro: quei due non facevano altro che punzecchiarsi tutto il santo giorno, ma si erano affezionati tantissimo uno all’altra. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Kyle era capace e molto simpatico, un vero professionista con i fiocchi; e Bella… bè, lei stava dimostrando la sua granitica forza di volontà, compiendo miglioramenti miracolosi!
-Non oseresti mai! Ti prenderei a calci e sai che ne sono capace!- lo provocò ancora lei, guardandolo minacciosa. Era divertente vedere come una ragazza piccola e minuta come Bella, riuscisse a esasperare un omone grande e grosso come Kyle…
-Ti ricordo un insignificante dettaglio, mia cara: che per prendermi a calci, prima devi esserti ristabilita completamente! E anche se hai fatto moltissimi progressi e conto di vederti camminare da sola con quelle stampelle entro breve, sei ancora lontana dal potermi prendere a calci le chiappe. Quindi spegni quel dannato telefono o giuro che ti sequestro quel giocattolo come si fa con i bambini!- continuò imperterrito, cercando di non ridere.
In effetti Bella aveva compiuto enormi passi in avanti da quando eravamo arrivati: oltre ad aver riacquistato un po’ di peso, ormai riusciva a deambulare anche con il girello, ma ancora non era in grado di usare le stampelle. Erano state settimane che ci avevano risucchiato quasi ogni energia, fisica e mentale. Settimane che avevano messo a dura prova la sopportazione di entrambi. Bella aveva avuto ragione: certi giorni era stata proprio intrattabile…  per me era stato molto complicato rapportarmi con lei quando era depressa e scontrosa… e ovviamente i litigi non erano mancati. Ma per fortuna ci aveva guidato la nostra promessa che ci eravamo scambiati di condividere quel cammino faticoso e spossante nei momenti più duri, ma allo stesso tempo straordinario ed emozionante quando la mia risoluta Bella otteneva anche il minimo progresso. E questa esperienza ci aveva uniti maggiormente, rendendoci più fiduciosi per il futuro, dato che la strada da percorrere era ancora piuttosto lunga. Kyle però era ottimista e positivo, e quindi cercava sempre di motivarla ogni giorno.
-Allora?!- insisté lui con un viso poco rassicurante. Sogghignai: la mia Bella aveva trovato un osso duro quanto lei a testardaggine! Lei si arrese e spense il cellulare, mentre un sorrisino compiaciuto si dipingeva sul viso del suo fisioterapista.
-E togliti quel ghigno dalla faccia! Lo faccio solo perché voglio camminare con quelle stampelle per avere la soddisfazione di tirartele in testa!- ribadì, per avere l’ultima parola.
-Ed io non vedo l’ora che arrivi quel giorno!- dichiarò Kyle, mentre Bella gli sorrideva felice.
Dopo qualche secondo fu il mio cellulare a squillare.
-Eh no, Edward! Cacchio, non ti ci mettere anche tu!- si esasperò Kyle.
-Scusa, ma se insistono deve trattarsi di qualcosa di importante…- osservai, mentre controllavo il chiamante: Emmett. Bella mi fissò improvvisamente agitata. Erano giorni importanti e aspettavamo una telefonata speciale da un momento all’altro. Appena schiacciai il tasto di risposta, non feci neppure in tempo a fiatare che la voce tonante di mio fratello mi provocò un sicuro danno al timpano… sperai almeno che non fosse permanente!
-E’ natoooo! E’ un maschietto, mamma sta benone e anche Chris!- urlò, euforico. Gli occhi iniziarono subito a pizzicarmi e un sorriso estatico mi si stampò in viso… oddio, era nato!! Un maschio! Evvai!
Bella, vedendomi in trance si portò le mani alla bocca e Kyle la abbracciò facendole le congratulazioni. Tutti in clinica aspettavano notizie da Forks ed ero sicuro che quel giorno avremmo festeggiato alla grande: ormai dopo un mese e mezzo ci conoscevano tutti… e ci avevano presi a benvolere, sia i pazienti che i dipendenti, e ognuno di loro era a conoscenza della nostra storia. Era incredibile, ma era come se avessimo trovato la serenità e il calore di una nuova famiglia.
-E’ Chris… sì, un maschietto! E' tutto ok sia per lui che per la mamma- le spiegai, mentre mio fratello continuava a bombardarmi di informazioni. Tentai di calmarlo, perché emozionato com’ero non avevo capito un tubo, a parte quella prima frase. La mamma e Charlie non avevano voluto conoscerne il sesso in gravidanza, e quindi avevano scelto prima i nomi per entrambi i casi… e per un maschietto avevano optato per Christopher.
Mi avvicinai a Bella e le passai il telefono; poi a turno salutammo tutti quanti. Mentre Bella parlava con suo padre per conoscere tutti i dettagli (peso, centimetri, capelli, occhi, dita dei piedi e delle mani…), Kyle mi riferì che sarebbe andato a spargere la notizia in giro e che per quel giorno di festa Bella era dispensata dal resto delle attività. Lo ringraziai e poi diede un buffetto alla mia ragazza e si dileguò.
Alla fine concordammo con Jasper che avrebbe portato il laptop in ospedale: così ci saremmo collegati con la mamma su Skype per poter ammirare anche noi il nostro nuovo fratellino. Fremevamo all’idea e avevamo fantasticato su quel momento un sacco di volte. E ora era arrivato!
-Dio, non ci posso credere! Tutto è andato bene e Chris è finalmente con noi!- esclamò entusiasta Bella, con le lacrime agli occhi per la felicità.
-Sì, amore! Sono così felice che mi sembra di scoppiare! Non posso credere che tutto sta procedendo così a meraviglia. La mamma ora sta bene e non sarà più costretta a stare a letto; Chris è nato, è un bimbo in ottima salute; i ragazzi stanno sistemando la casa di Seattle e tra meno di un mese ci trasferiremo e saremo di nuovo tutti uniti; e ultimo, ma importantissimo, tu ti stai riprendendo alla grande e non hai idea di quanto sia fiero di te! Hai fatto passi da gigante, Bella, da quando siamo arrivati e non hai mollato un attimo, specialmente all’inizio quando ogni minimo movimento ti costava una fatica e un dolore enormi- esclamai, abbracciandola. Bella sfregò il viso sul mio petto e poi mi baciò il mento.
-Grazie, amore… non sai quanto mi renda felice il fatto che tu sia orgoglioso di me. Ho lavorato tanto e sodo perché voglio tornare il più presto possibile alla normalità, così sarai ancora più soddisfatto. E poi non vedo l’ora di rivedere tutti quanti e mostrarmi di nuovo in piedi sulle mie gambe e non sdraiata in un letto o seduta su una sedia come l’ultima volta che sono venuti a trovarci i ragazzi- dichiarò felice.
-Bene… allora stasera dobbiamo festeggiare alla grande! Cenetta a lume di candela, noi due soli nel giardino sul retro e poi…- le proposi, interrompendomi sul più bello.
-E poi..?- mi chiese, con tono malizioso.
-Mm… e poi ti meriti un premio speciale… ho deciso che ti farò morire…- le mormorai con tono suadente, iniziando a vezzeggiarle il collo con la punta della lingua. -Di piacere…- soffiai infine.
Un gemito roco le sfuggì dalla gola e il mio buon fratellino ai piani bassi cominciò a destarsi. Avevo una voglia matta di fare finalmente l’amore con Bella… ma ancora non ci era possibile…
Così avevamo scoperto di possedere una fervida immaginazione, ampliando quelli che un tempo erano i nostri preliminari e che, da una decina di giorni (cioè da quando Bella stava meglio), alimentavano il fuoco della nostra passione quotidianamente.
-Ok, Cullen… ma dovrai sorprendermi!- miagolò al mio orecchio, mordicchiandomi il lobo.
-Tu continua a chiamarmi Cullen… e vedrai stasera che sorpresa!- la provocai.
-Wow… che sorpresa?- mi stuzzicò.
-Ti bastano i fuochi d’artificio?- provocai, umettandole le labbra con le mie.
-Eh, no! Anche nella mia palestra, no! Tornatevene al vostro appartamento, porcellini!- tuonò Kyle, ridendo e portando la sedia di Bella. Lei nascose il viso sul mio petto arrossendo e io scoppiai a ridere.
-A parte gli scherzi… mi raccomando, falla riposare, Ed! Oggi ha lavorato un sacco e si è impegnata ancora più del solito- ci informò con serietà.
-Ma… ma se prima mi stavi insultando perché dicevi che battevo la fiacca!- farfugliò lei.
-Ehi! Quello è il mio lavoro, bellezza! Ti devo spronare a dare sempre il meglio, altrimenti ti siedi sugli allori, signorina!- esclamò, scompigliandole i capelli; -Ora andate a fare i conigli da qualche parte ma con moderazione! Se rovinerete tutto il mio operato, ve le taglio io le gambe!- ci schernì, facendo diventare viola Bella. Lo salutammo e ci avviammo verso la nostra casetta a cui ci eravamo affezionati in quelle settimane: sembrava così nostra… quasi una finestra sul futuro…
Ormai era il tramonto e un magnifico sole rosso fuoco scendeva pian piano dietro le colline, incendiando il paesaggio circostante e le nostre anime. Ci fermammo ad ammirarlo; mi chinai alla sua altezza e la tenni per mano.
-Ti amo, Bella… sai che mi rendi ogni giorno il ragazzo più felice di questo mondo?- le confessai.
-Anche io ti amo, Edward… e mi considero la ragazza più fortunata della Terra ad averti accanto!- mi rispose, per poi farmi chinare a baciare quelle labbra morbide e succose di cui non mi sarei mai stancato.
Quel giorno speciale ormai ci stava salutando… come un flash ebbi, chiara e netta, una visione sul nostro domani: io e Bella, con i capelli brizzolati, nella nostra casetta bianca immersa nel verde, eravamo circondati da un nugolo di pargoli chiassosi dalla chioma più o meno castano-ramata…
Io e lei, abbracciati ed innamorati, seduti sul dondolo sotto il pergolo, stavamo osservandocon orgoglio ed emozione i nostri nipotini giocare al limitare del bosco mentre uno stupendo ed infuocato tramonto, l’ennesimo della nostra vita lunga e meravigliosa, si stagliava all’orizzonte…
Ridacchiai per quella strana scenetta; ma osservando le nostre mani unite, mi tornò alla mente un'altra affermazione di mio padre che mi provocò un tuffo al cuore…
Sai come sono le mani di un uomo ricco d’amore, Edward? Vuote: solo offrendo alla persona amata le nostre mani vuote possiamo stringere a nostra volta le mani che ci vengono offerte ed intrecciarle insieme all’altro; se invece le teniamo impegnate con oggetti o chiuse in un pugno a causa dell’ira o della gelosia non potremo mai né dare né ricevere nulla…
La saggezza di quell’uomo mi commosse all’inverosimile, e lo sentii più presente che mai; quelle parole rappresentavano l’esatta metafora dell’amore disinteressato, dell’amore così puro e sconfinato da aver cura della libertà e della felicità dell’altro… quell’amore unico, speciale ed irripetibile che io e Bella avremmo tentato di raggiungere, imparando ogni giorno a crescere e a rispettarci l’uno accanto all’altra. -Ehi… tutto bene, Edward?- Bella mi riscosse da quell’ondata di emozioni.
-Sì, amore… pensavo… ti andrebbe di ascoltare qualche aneddoto su mio padre?- mi commossi all’idea di condividere con lei quelle preziose memorie.
-Certo, tesoro! Dimmi- mi sorrise incoraggiante e colma di gioia. Inspirai a fondo, pronto a tuffarmi con lei in un mare di vivi ricordi…
‘Lo so che mi stai guardando, lo sento… vedi come sono felice, ora? Grazie, papà… di tutto’, pensai con il cuore in tumulto, di fronte all’amore della mia esistenza.
Quella visione da sogno del nostro futuro era alla portata delle nostre mani intrecciate…


The end






AVVISO PER LE LETTRICI DI SEGRETI E INGANNI!


 Sabato 24 dicembre purtroppo non riusciremo a postare. Pensiamo per martedì, al massimo mercoledì. Un bacione a tutte e ancora auguri!





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