EPILOGO seconda parte
Ciao
a tutte!
E’ con vivissima emozione che ci
apprestiamo a postare l’ultimissimo capitolo di questa lunga
fiction.
Immaginiamo di aver sconvolto con la prima parte
dell’epilogo più di qualche lettrice, ma vi
avevamo
chiesto fiducia e speriamo che la conclusione che abbiamo scelto per
questa storia risulti soprattutto di vostro gradimento.
Ci teniamo, inoltre, a spiegarvi la nostra scelta
per una fine così particolare.
Quando, un anno fa, abbiamo optato per questo finale, era nelle nostre
intenzioni continuare a seguire le vicende di questa famiglia anche al
college e oltre… durante questi mesi ne abbiamo discusso tra
noi
arrivando alla soluzione di raccontare solo i loro momenti
più
significativi attraverso degli extra.
Ragion per cui non potevamo darvi un ‘classico’
epilogo che
vi spiegava cosa era successo alle nostre coppie negli anni a venire:
non avrebbe avuto senso proseguire con altri episodi.
Dato che sono stati scritti molti capitoli hot e
altrettanti
in cui sono tutti felici e sereni, abbiamo mantenuto la nostra scelta
originaria, sperando che vi fidaste di noi, sapendo quanto siamo
romantiche. Se vi abbiamo deluso ci dispiace molto, ma il racconto che
abbiamo scritto è stato esattamente quello che avevamo
intenzione di farvi leggere.
Non lo abbiamo fatto per scioccarvi o per sembrare originali a
tutti i costi, ma ci sembrava un degno finale per questa
storia
che è stata sì leggera, ma
che ha tentato di
affrontare, con un tocco delicato, anche argomenti più
spinosi e
profondi.
Vorremmo anche chiedervi di concederci una piccola licenza narrativa.
Le conseguenze che ha subito Bella, a causa dell'incidente in moto,
richiedono almeno sei mesi di ospedale e altrettanti (se non di
più) di riabilitazione. Per ovvi motivi, noi abbiamo scelto
una
terapia decisamente più corta, ma per nulla reale.
Ok, ora passiamo ai ringraziamenti!
Abbiamo adorato ogni singola vostra recensione, anche quelle
più
critiche; abbiamo stretto vere e proprie amicizie con alcune di voi;
abbiamo ricevuto tanta solidarietà da parte di molte
lettrici
attraverso messaggi pubblici e privati, quando affrontavamo momenti
difficili per noi. Ci avete dimostrato tantissimo apprezzamento per
questa storia, che è nata quasi per scherzo. Vi siete
affezionate ai nostri personaggi, imparando a conoscerli e ad amarli
tanto quanto abbiamo fatto noi.
Per tutti questi motivi e moltri altri vi RINGRAZIAMO INIFINITAMENTE!
Grazie a chi ci ha inserito nelle seguite (514),
nelle preferite (339),
nelle ricordate (114)
e chi tra gli autori preferiti (115).
Grazie a chi ci ha seguito fin dall'inizio, a chi si è
aggiunta
strada facendo e a chi ci ha scoperto solo ultimamente.
Insomma, GRAZIE
A TUTTE VOI!
Dopo questa lunghissima (forse tanto quanto la storia) introduzione vi
lasciamo ai nostri protagonisti!
UN BACIONE
GRANDISSIMO A TUTTE QUANTE E NE APPROFITTIAMO ANCHE PER AUGURARVI
BUON NATALE
E
FELICE 2012
EPILOGO
SECONDA PARTE
Pov Edward
Con
il cuore in gola
spensi il cellulare e mi affrettai a raggiungere Jacob che stava
uscendo dalla saletta privata dell’aeroporto, insieme a
Charlie.
Ormai Bella, già avviata all’imbarco con Steve, il
suo
steward, mi dava le spalle e non sarebbe stata in grado di accorgersi
della mia presenza.
-Che ti avevo
detto, fratello?!
Dammi il cinque, Cullen!- esultò Jake, mentre un sorriso
enorme
mi si apriva in viso, riflesso del suo.
-Grazie,
amico… non
sarebbe cambiato nulla, l’avrei accompagnata comunque-
ricambiai
il gesto. -Ma avere la concreta certezza che lei mi ha sempre amato e
mi ama ancora… bè, è più di
quanto potessi
sperare- gli confessai, con la voce rotta dall’emozione. Ci
scambiammo un abbraccio sincero senza aggiungere grandi discorsi: da
quando mi ero trasferito a Forks avevo imparato che tra amici veri le
parole risultano spesso superflue.
Charlie mi mise
una mano sulla spalla e la strinse in un gesto affettuoso.
-Mi dispiace
davvero tanto,
figliolo… ma non potevo tradire la fiducia di mia figlia,
come
non poteva farlo nemmeno Jasper. Spero che un giorno potrai perdonarci
per tutto il dolore che hai dovuto patire, causato dal nostro silenzio-
si rammaricò, abbassando il capo mortificato.
Lo abbracciai di
slancio,
stringendolo con forza. In quel momento non mi importava più
di
nulla… al diavolo la mia sofferenza passata… la
mia
felicità in compenso aveva appena raggiunto livelli
stratosferici: Bella mi amava!
-Charlie, non
crucciarti… era giusto che tu e Jasper metteste al primo
posto
Bella e rispettaste la sua decisione. Io avevo comunque stabilito da un
pezzo che non mi sarei mai arreso con lei… e questa
ulteriore
conferma dei suoi reali sentimenti per me non può che
riempirmi
il cuore di gioia- lo rassicurai.
-Grazie,
Edward… tu non
sai cosa significhi per me… sapere che le starai accanto e
che
non sarà sola in una città sconosciuta,
circondata da
estranei mentre sta attraversando un periodo così buio e
duro… bè, mi tranquillizza molto. Ma ora vai da
lei:
Steve ti sta facendo cenno di raggiungerli subito- dichiarò.
Li salutai,
promettendo loro di
chiamarli non appena fossimo atterrati. Feci una corsa con il mio
piccolo bagaglio a mano e in assoluto silenzio mi affiancai
all’assistente di volo che spingeva la carrozzina di Bella.
Sussultai.
Già: non
l’avevo mai vista con i miei occhi su quella sedia! E ancora
faticavo a credere che avesse rischiato di rimanere paralizzata per la
vita! E ciò che mi straziava maggiormente era il fatto che
avesse deciso di affrontare la paura e il dolore della malattia senza
il mio sostegno e il mio amore incondizionato. Lei era stata
un’incredibile cocciuta; ma io un gigantesco stupido! Come
diavolo avevo fatto a crederle quel giorno all’ospedale?!
Quante
volte Bella mi aveva dimostrato di amarmi?! Il mio senso di colpa per
l’incidente, il terrore di perderla per sempre…
avevano
senz’altro annebbiato la mia
razionalità…
Ero convinto di
conoscerla a
fondo e invece non avevo capito proprio niente… grazie alla
trovata di Jake avevo ascoltato tutto il loro dialogo. E le parole di
quella testarda mi avevano sconvolto: Bella mi amava in modo
così assoluto e totale che aveva sacrificato anima e cuore
affinché io non rinunciassi ai miei sogni per causa sua!
Quella
notizia mi aveva destabilizzato e non riuscii ad essere in collera con
lei, perché l’avevo compresa: aveva mantenuto
l’impegno che ci eravamo promessi: tentare di portare avanti
sogni e sentimenti, ma senza sacrificare il futuro
dell’altro; e
quando il suo sogno si era infranto in mille pezzi, aveva fatto
l’impossibile per non trascinare a fondo anche me. Che cosa
ridicola quel patto… e che gran cazzata! Il destino e la
vita ci
avevano riservato ben altro che una sterile promessa da
diciottenni…
Chissà
come si era
sentita sola in quel lungo periodo in cui eravamo stati
separati… senz’altro ancora più di me
perché
aveva dovuto anche lottare contro il dolore fisico e quello
psicologico. Non sapevo dove era riuscita a trovare la forza per
studiare comunque per gli esami finali; alla fine li aveva sostenuti in
ospedale e così era riuscita a prendere il diploma
addirittura
con il massimo dei voti!
Quando poi avevo
saputo da mia
madre che Bella aveva rinunciato ad Harvard, ero rimasto basito. Ma non
mi aveva neppure sfiorato l’idea che fosse stata una
decisione
che non era dipesa da lei… avevo creduto lo avesse fatto per
allontanarsi maggiormente da me, un segnale di netto troncamento.
Era stato in quel
momento che
avevo deciso di smetterla di piangermi addosso e di lottare per
dimostrarle quanto l’amassi e che sarei riuscito a cambiare
per
lei. Non avrei mai rinunciato a Bella. Mai!
In quel periodo
orribile, di
profondo dolore e solitudine, rammaricandomi per il mio amore perduto,
avevo trascorso delle ore interminabili ripensando alle parole di
papà quando ci parlava del suo sentimento per
mamma…
Figlioli,
sappiate che l’amore è il sentimento
più potente
che esista, e non c’entra nulla con la gelosia ed il
possesso. Un
uomo possiede solamente l’amore che dà: la mamma
non mi
appartiene, sono io che sono suo… soleva
affermare. E
rivivendo quei dolcissimi e struggenti ricordi avevo compreso
l’unica verità possibile: Bella non mi
apparteneva, non mi
era mai appartenuta… io ero suo e lo sarei stato per sempre.
E
avrei fatto l’impossibile per lei. Per farmi
perdonare… e
per farmi amare di nuovo.
Durante la nostra
separazione,
avevo avuto modo di analizzare il mio comportamento e i miei
sentimenti. A causa del mio caratteraccio geloso e impulsivo, Bella era
stata costretta a subire nefaste conseguenze: si era ritrovata in un
letto d’ospedale, aveva patito le pene
dell’inferno, non
aveva potuto partecipare alla cerimonia della consegna dei diplomi con
familiari e amici, non avevo potuto farle da cavaliere al ballo di fine
anno, che invece lei aveva atteso con trepidazione ed entusiasmo;
avevamo dovuto rinunciare al nostro magnifico viaggio in Europa e, come
se non bastasse, aveva abbandonato il suo grande sogno di laurearsi ad
Harvard.
Quando mi ero reso
conto di
tutto ciò, ne ero rimasto annichilito… ma avevo
compreso
che non avrei mai potuto lasciare che le cose tra noi finissero in quel
modo assurdo, totalmente sbagliato. Anche se in quel periodo non era
più mia, la faccenda era quasi irrilevante,
perché io
invece le appartenevo con ogni fibra del mio essere. Lei mi aveva amato
con tutta se stessa e speravo con tutto il cuore di poterla un giorno
riconquistare, dimostrandole che avrei potuto essere degno di lei e che
non l’avrei mai più delusa. Ero disposto a
riavvicinarla
diventando qualunque cosa di cui avesse bisogno: un fratello, un amico,
un infermiere… Ma invece lei mi aveva sempre amato!
Arrivammo
all’ingresso
del velivolo ed io lasciai che l’assistente sospingesse Bella
attraverso l’entrata, per poi svoltare a sinistra verso la
zona
riservata alla prima classe.
-Eccoci arrivati,
Bella. Tra
poco sarai comodamente seduta al tuo posto. Ti prego solo di aspettarmi
qui un istante. Sistemo un bagaglio, torno subito, ok?- la
informò. La vidi portare le mani al viso e sfregarsi in
fretta
sotto gli occhi; il cuore mi si strinse in una morsa: il mio amore
stava ancora piangendo ed ero certo che, in quel momento, si sentisse
più sola che mai.
-Ok,
Steve… grazie-
mormorò con voce flebile. La vidi chinare il capo,
abbattuta,
mentre Steve mi indicava i nostri posti. Annuii e gli sorrisi per
ringraziarlo. Avevamo concordato che sarei stato io ad accompagnare
Bella al posto assegnato; lui ci avrebbe lasciato da soli fin quasi
alla partenza. Mi aveva informato che la prima classe era praticamente
vuota e che i pochi posti prenotati erano distanti da noi: avremmo
perciò goduto di tutta la privacy di cui avevamo bisogno.
Sia
lui che le altre assistenti di volo avevano preso a cuore la nostra
situazione e facevano il tifo per noi.
Steve mi fece
l’occhiolino ed io poggiai le mie mani sulle maniglie della
sedia, cominciando a spingerla per la prima volta. Ero emozionato come
mai mi era capitato, e il cuore mi batteva furioso nel petto,
rimbombandomi persino nelle orecchie.
Appena fui
all’altezza
dei nostri sedili, Bella si voltò verso il finestrino ed io
approfittai della sua distrazione, portandomi al suo fianco e
chinandomi su di lei per prenderla in braccio.
Notai chiaramente
il momento in
cui chiuse gli occhi e una smorfia di dolore le sfigurò per
un
attimo il viso emaciato ma bellissimo… dio, quanto mi era
mancato!
Appena
l’ebbi tra le braccia, i suoi lineamenti si distesero ed io
mi sentii di nuovo me stesso, felice e completo.
-Apri gli occhi,
amore mio…- le sussurrai all’orecchio; non
riuscivo più a celarle la mia presenza.
Bella
sobbalzò, spalancando i suoi occhioni spaventati per poi
fissarli nei miei.
-Dio, quanto mi
sono mancati!- mormorai, incantato da quello scricciolo smarrito.
-Ed-Edward…-
pigolò appena, mentre piccole perle luccicanti rigavano le
sue
guance, rendendola ancora più tenera ed indifesa al mio
sguardo.
Incapace di trattenermi affondai il viso nei suoi morbidi capelli,
aspirando e lasciandomi avvolgere da quel dolce aroma fruttato che mi
aveva conquistato fin dal primo giorno in cui l’avevo
conosciuta…
-Sì,
amore mio…
sono qui… e non ti lascerò mai
più…
qualunque cosa tu dica, Bella. Non ti libererai mai di me…
mai!
E prima che tu tenti di cacciarmi, sappi che ho ascoltato ogni singola
parola che hai confessato a Jake…- le rivelai, mentre lei
era
sempre più sconvolta e sbigottita. Senza che me lo
aspettassi o
che ci sperassi troppo, mi abbracciò con tutte le sue forze
e
affondò il viso nel mio collo, lasciandosi andare ad un
pianto
disperato, terribile e meraviglioso allo stesso tempo.
-M-mi
dis-dispiace…-
cercò di scusarsi tra un singhiozzo e l’altro,
mentre io
mi ero seduto tenendola in braccio e accarezzandole la schiena e i
capelli.
-Sshh…
tesoro mio,
calmati… siamo assieme ora e niente e nessuno ci
dividerà
più- tentai di rasserenarla. Lasciai che sfogasse tutto il
dolore che aveva trattenuto per non far soffrire gli altri; in effetti
Emmett ed Alice, ogni volta che avevo chiesto di lei, mi avevano
risposto che sembrava strana, quasi indecifrabile… come se
cercasse di mascherare i suoi veri sentimenti; e ora ne capivo la
ragione.
Quando finalmente
la sentii
rilassarsi un pochino, la feci scostare leggermente dal mio corpo per
poter perdermi di nuovo in quei suoi occhi capaci di regalarmi milioni
diemozioni.
-Ti faccio male se
ti tengo in
braccio fino alla partenza? Preferisci che ti faccia sedere subito
sulla poltrona, magari stai più comoda…- mi
preoccupai.
Non volevo compromettere in alcun modo la sua guarigione e soprattutto
non volevo che patisse dolore.
Lei
negò col capo,
ancora troppo sconvolta per pronunciare una singola parola. Avrei
voluto baciarle ogni centimetro di pelle di quel viso cereo ma
perfetto, perdermi sulle sue labbra che tanto mi erano mancate e
risentire finalmente il suo sapore che mai avrei potuto
dimenticare… ma cercai di trattenermi. Non volevo correre
troppo, desideravo che anche lei non si sentisse frenata in alcun modo.
Il mio cuore perse un battito quando Bella si strinse di più
a
me e poi iniziò ad accarezzarmi una mano, facendo
intrecciare le
nostre dita.
-Sei
qui…- soffiò ancora meravigliata dalla mia
apparizione.
-Non esiste altro
luogo dove
potrei stare- replicai in un roco sussurro. Restammo in silenzio a
goderci il calore dei nostri corpi, le carezze che ci donavamo
reciprocamente e i nostri profumi, finché Steve non ci
avvertì che eravamo pronti per decollare e che Bella avrebbe
dovuto accomodarsi al suo posto.
Mi alzai con lei
in braccio e
mi meravigliai di quanto peso avesse perso. Poco prima, emozionato
com’ero, non mi ero accorto di quanto fosse praticamente
inconsistente l’ingombro del suo corpo rispetto a un paio di
mesi
prima…
-Bella…
come mai sei
così magra?- le chiesi quasi con un tono di rimprovero,
mentre
le allacciavo la cintura e riprendevo il mio posto. Lei
arrossì
vistosamente, abbassando il capo.
-Bè…
ecco…
non ho mangiato molto negli ultimi tempi…-
mormorò
imbarazzata. Come la capivo! Anche il mio stomaco era rimasto chiuso a
lungo… e lo avevo riempito con la minima quantità
di cibo
necessaria per sopravvivere.
-Dio, quanto mi
è
mancato anche il tuo rossore… ogni cosa di te mi
è
mancata…- le confessai, alzandole il mento con due dita e
riportando quelle sue pozze cioccolatose nei miei occhi.
-Edward…
cosa ci fai qui?- mi chiese titubante.
-Secondo te?
Bella, pensi
davvero che ti avrei lasciato affrontare tutto da sola, lontana dalla
tua famiglia, in una città sconosciuta in cui non hai
neppure
una persona amica accanto?- le domandai, tentando di farle comprendere
come il solo pensiero di lei in quella situazione mi dilaniava. Le
parole che avevo ascoltato attraverso il cellulare erano solo
l’ulteriore conferma che avevo fatto bene a prendere la
decisione
di raggiungerla. Avevo affittato una piccola camera in una delle tante
pensioni intorno alla clinica in cui sarebbe stata ricoverata Bella.
Anche se non avesse più gradito il mio amore, ero deciso a
obbligarla ad accettare almeno la mia amicizia, per aiutarla come
potevo nella sua riabilitazione; niente mi avrebbe fatto cambiare idea,
a costo di litigare con lei tutti i santi giorni…
-No!
Tu… tu devi andare ad Harvard…-
mormorò, mentre gli occhi le tornavano di nuovo lucidi.
-Ricaccia indietro
quelle
lacrime, testona… io non vado proprio da nessuna parte senza
di
te!- dichiarai, sollevando subito un suo tentativo di protesta. Le
posai con delicatezza due dita sulle labbra per zittirla.
-Bella, io ho
sentito ogni
singola parola che hai confessato a Jake. Quindi so come la pensi,
conosco il reale motivo per cui mi hai allontanato e tutto il dolore e
la sofferenza che hai patito. Non devi darmi ulteriori spiegazioni.
Però ora ascolterai quel che io ho da dirti senza fiatare-
mi
imposi. Volevo che prestasse la massima attenzione. Lei
annuì e
poi afferrò di nuovo la mia mano, stringendola forte. Non mi
sembrava vero di poter di nuovo toccarla, di averla vicina e bearmi di
quella stupenda visione.
-Bella, il giorno
in cui mi hai
cacciato dall’ospedale, non sei morta dentro solo tu quando
la
porta della tua stanza si è richiusa dietro di
me… anche
il mio cuore si è spento… e mi sembrava che
vivere senza
di te non avesse più alcun senso. La mia giornata iniziava
bene
solo se potevo ammirare il tuo splendido sorriso, solo se potevo darti
il buongiorno con un bacio che lasciava senza fiato entrambi, solo se
il calore del tuo abbraccio mi avvolgeva… come potevo anche
solo
pensare di sopravvivere senza di te? Per me non è stato
semplice
e ho vissuto come un automa per giorni e giorni. Mi alzavo, andavo a
scuola, toccavo cibo solo per non far preoccupare la mamma e i miei
fratelli, studiavo per gli esami, e trascorrevo i miei pomeriggi in
officina da Jake, senza proferire parola, oppure disperandomi come un
dannato. Vivevo solo per sapere dagli altri cosa raccontavi loro quando
ti venivano a trovare. Il fatto che tu non volessi neppure
più
pronunciare il mio nome e che non fossi interessata a come stavo o a
cosa stessi combinando mi abbatteva di brutto- tentai di farle
comprendere. Ero felicissimo di sapere che lei mi amava ancora, ma allo
stesso tempo un po’ amareggiato per tutto lo strazio e la
pena
che avevamo patito senza un valido motivo.
-Tu forse sei
stata convinta di
avermi lasciato per il mio bene, per non farmi rinunciare al mio sogno;
ma in questo modo hai fatto soffrire tutti e due… io dico
che la
tua è stata solo paura :sì, paura di doverti
chiedere un
domani se ti ero rimasto accanto solo per pietà, nel caso
fossi
rimasta invalida; o paura che un giorno ti rinfacciassi che avevo
rinunciato ai miei sogni per te…- sospirai, convinto di aver
centrato l’obiettivo.
-Hai sempre
professato che ero
troppo geloso e che non mi fidavo di te, e per un certo verso avevi
ragione; ma alla fine anche tu hai dimostrato mancanza di fiducia nei
miei confronti e soprattutto nel legame intenso che ci tiene ancorati
uno all’altra. Abbiamo sofferto da morire perché
tu hai
preso una decisione che spettava a entrambi- le spiegai, mentre una
lacrima sfuggì di nuovo al suo controllo.
L’asciugai con
una carezza.
-No Bella, non
piangere. Non ti
sto dicendo queste cose per ferirti o punirti, ma per tentare di farti
comprendere anche il mio punto di vista. Avresti dovuto permettermi di
decidere ciò che ritenevo più giusto per me e la
mia
vita… e soprattutto di esprimere ciò che sentivo
nel
cuore- le confessai sincero, incapace di trattenere una piccola nota di
accusa nella voce. Non desideravo in alcun modo litigare… ma
se
l’intento era quello di ricominciare la nostra storia, allora
era
necessario chiarirci e far sparire, dal nostro rapporto, ogni possibile
ombra che avrebbe potuto allontanarci ancora.
Lei
abbassò di nuovo il
capo, mortificata. Dopo ciò che aveva subito e con il
difficile
percorso che avrebbe dovuto affrontare per riprendersi
dall’incidente, non era giusto recriminare ancora, me ne
rendevo
conto… ma fino a pochi istanti prima non mi ero accorto di
covare del rancore nei suoi confronti; invece parlando era emerso del
tutto inaspettato e forse era meglio così… almeno
avremmo
avuto la certezza di riprendere il nostro rapporto senza che ci fossero
ancora delle questioni in sospeso.
-Io purtroppo non
posso
dimenticare questi mesi atroci, né il tormento che mi hai
causato… anche se lo hai fatto in buona fede e
perché hai
agito d’impulso, sconvolta dal dolore,
dall’incidente,
dall’ipotesi di rimanere invalida per tutta la vita.
D’altronde penso che non possa scordartene nemmeno
tu… il
punto è che comunque non voglio dimenticare, e neppure
è
giusto farlo… perché sono certo che ci
servirà in
futuro per non commettere di nuovo gli stessi errori. Ci siamo
incontrati da quasi un anno, ormai… e in questi mesi ci
siamo
conosciuti e amati… e siamo cresciuti insieme, vivendo
esperienze magnifiche ma affrontando anche periodi bui. E ho compreso
che le difficoltà aiutano a maturare, perché ci
impongono
di guardarci allo specchio per scoprire e tentare di superare i nostri
difetti…- sospirai, prendendo fiato. Ormai ero un fiume in
piena: le parole mi sgorgavano dal cuore e non avrei fatto nulla per
bloccarle.
Sollevai lo
sguardo e la sua posa da cucciolo ferito mi colpì.
Allungai le dita e
le accarezzai il dorso della mano per recarle conforto.
-Noi siamo
un’anima
unica…- aggiunsi. -Divisi siamo persi, incompleti, rotti,
inutili… sono convinto che siamo nati per essere una coppia
e
non importa il dove, il quando, chi ci è accanto o cosa ci
circonda… noi dobbiamo stare insieme perché tu
sei la mia
perfetta metà, la donna che vorrò sempre accanto
per
tutta la vita. Quindi non voglio più ragionare solo con
‘io e tu’… d’ora in poi siamo
‘noi’. Siamo due persone con idee, emozioni,
pensieri
diversi, è vero… ma formiamo un unico essere,
indivisibile! E qui non c’entra la gelosia o la paura che la
lontananza possa separare le nostre strade; sono certo che se anche non
ci vedessimo per un anno, i nostri sentimenti non cambierebbero di una
virgola perché il nostro sentimento è
più forte!
Ti amo troppo, Bella, per rinunciare a te… non ce la faccio,
e
ti prego di non chiedermelo mai più! Quando ero
solo… mi
sono sentito così arido e vuoto… non riuscivo a
respirare, mi mancava la terra sotto i piedi, faticavo perfino a
ragionare in modo lucido e razionale… e tutto ciò
perché non ero più tuo…- le dichiarai,
mentre un
timido sorriso fioriva sulle sue labbra per la prima volta, da quando
l’avevo rivista.
-Un conto
è essere
fisicamente distanti ma innamorati, un altro non essere più
insieme; forse un domani la vita ci costringerà ad altri
periodi
complicati… ma se saremo uniti come coppia, anche se tu
dovessi
stare a New York e io sulla Luna… bè, saremo
comunque
invincibili!- affermai convinto.
Lei
annuì con vigore.
-Ma ancora di una
cosa devo
essere certo prima di tentare di mettere una pietra sopra a tutto
questo casino…- dichiarai, fissando i miei occhi determinati
nei
suoi.
-Tutto quello che
vuoi,
Edward… perché anche io ti amo più
della mia vita
e farei di tutto per tentare di alleviare almeno un po’ le
pene
che hai patito a causa mia, per farmi perdonare e per far sì
che
tu arrivi di nuovo a fidarti di me…- accettò,
senza
remore e con uno sguardo deciso. Ottimo, proprio la risposta che mi
attendevo da lei. Le afferrai le mani con veemenza ed esplicitai le mie
richieste.
-Mi devi giurare
che non
prenderai mai più una decisione al posto mio… mi
devi
giurare che d’ora in poi valuteremo insieme ogni cosa, in
particolar modo quelle più importanti… e mi devi
giurare
che lascerai che mi prenda cura di te in futuro senza pensare a
ciò cui io dovrei rinunciare… Giuramelo, Bella!-
affermai, con un tono che non ammetteva repliche. La vidi mordersi
forte il labbro inferiore.
-Ma tu…
devi andare ad Harvard…- ribadì ancora, ma con
meno convinzione di prima.
-Bella…
è una
decisione che spetta a me! Non a te! Non a mia madre, non ai miei
fratelli, né a nessun altro! Solo ed esclusivamente a me!-
replicai risoluto. Io ormai avevo già fatto la mia scelta e
neanche lei mi avrebbe fatto cambiare idea.
-Harvard
è
importantissima per me, ma non quanto te! Come diavolo te lo devo
ficcare in quella testa cocciuta?! E poi chi ti dice che
l’anno
prossimo tu ed io non possiamo trasferirci là?! Chi ce lo
vieta?! Hai mai pensato concretamente a opzioni diverse che
contemplassero comunque un futuro insieme, o hai scelto la via
più facile: arrenderti?!- mi infervorai, iniziando a
innervosirmi. Tentai di respirare a fondo per calmarmi: non volevo
litigare, ma solo farle comprendere il mio punto di vista.
-Ma… ci
eravamo promessi… di non ostacolarci- obiettò
tentennante. Cazzo, che osso duro!
Imprecai
mentalmente, poi restammo un attimo in silenzio; infine tentai un altro
approccio.
-Pensi che se le
nostre
posizioni fossero state invertite, tu saresti andata tranquillamente ad
Harvard? Non credi che avresti fatto l’impossibile per
restarmi
accanto, senza rimpianti per ciò a cui stavi rinunciando, ma
sollevata di poter condividere un momento tanto difficile e alleviarlo
un po’, restando insieme? Ammettilo: te ne saresti andata?-
insistei, sperando di riuscire a centrare il nodo della questione.
-No…-
soffiò,
flebile; -Non sarei mai riuscita ad andarmene… avrei voluto
restarti accanto e condividere ogni cosa con te, nel bene e nel
male… e magari cercare di sostenerti e spronarti nei momenti
più difficili… perché verranno,
Edward. La terapia
sarà lunga, faticosa e dolorosa ed io ho una paura folle di
non
farcela… di non riuscire più a camminare come
prima, di
non poter più ballare o correre o saltare… mi
hanno detto
che non sarà facile, ma se mi impegnerò con tutta
me
stessa, tra sei mesi forse potrei di nuovo usare le mie gambe in piena
autonomia, senza sedia a rotelle o girello o stampelle…- mi
rivelò, riprendendo a massacrare quel povero labbro. Non
riuscii
a trattenere la gioia che stava prorompendo in me a quel cenno di
riavvicinamento.
-Ma
sarà una strada
molto difficile…- aggiunse con amarezza. Dio, quanto avrei
voluto baciarla e alleviare la tortura che stava infliggendo a quel
povero petalo vermiglio! Immaginavo che fosse dilaniata da una sorta di
lotta interiore…
-Te la senti,
Edward di
restarmi accanto?- pigolò; -Vuoi aiutarmi anche nei momenti
in
cui crederò di non farcela e vedrò tutto nero?
Momenti in
cui me la prenderò con il mondo intero, te
compreso… Io
so che con te… con te ce la posso fare…
perché ti
amo più di ogni altra cosa al mondo e so che anche tu mi
ami… ma temo di gravarti di un peso umanamente
insopportabile e
caricarti di un dolore che non meriti…-.
Ecco! Ora
comprendevo
totalmente la portata del suo sentimento per me. Pur di proteggermi da
quella pena sarebbe stata disposta ad affrontare l’inferno da
sola.
-Puoi perdonarmi?
Sono stata
una stupida a volerti allontanare e spero solo di non aver rovinato
tutto… e che non sia troppo tardi…-
mormorò, con
le lacrime che avevano di nuovo preso a scorrerle sul viso e con uno
strazio nello sguardo che mi spezzò il cuore. Bella era
terrorizzata di affrontare tutto quello che l’aspettava, ma
finalmente aveva capito che mi voleva accanto a sé, ed io
non
potevo chiedere di meglio dalla vita. La abbracciai, cercando di essere
il più delicato possibile, baciandole i capelli e
accarezzandole
la schiena con cautela.
-Non desidero
altro, Bella! Tu
sei il meglio per me! Io non chiedo molto dalla vita… solo
la
possibilità di costruirci un futuro insieme. Come, dove e
quando
non mi interessa, so solamente che insieme possiamo superare qualsiasi
ostacolo! E insieme impareremo a perdonarci e a passare oltre il male
che ci siamo fatti…- la rassicurai, asciugando ancora il suo
volto bagnato.
-Sai che la mia
felicità
è esattamente dove sei tu? Perciò ti prego: non
pensare
mai più che la mia vita possa essere migliore senza di te,
perché questa sarebbe la bestemmia peggiore di tutte!- la
ammonii ancora; poi sfoderai il mio sorriso sghembo che sapevo farle
tremare le gambe, per stemperare un po’ la tensione che ci
aveva
accompagnati finora e lei, in risposta, mi accarezzò con
delicatezza una guancia un po’ ispida di barba e mi sorrise.
-Quanto mi sei
mancato…
mi è mancata ogni cosa di te, anche il minimo
dettaglio…-
mormorò mentre continuava a sfiorare il mio viso con la
punta
del suo dito, seguendone il profilo.
Socchiusi gli
occhi, sospirando
a fondo, beandomi di quel tocco e ancora incredulo che fossimo di nuovo
insieme. Mi sembrava così irreale… e un ultimo
particolare avrebbe potuto darmi la certezza che tutto, finalmente,
fosse a posto tra noi… un particolare che mi mancava da
morire.
-Bella, ti prego,
posso
baciarti?- le domandai ansioso; -Perché se adesso non lo
faccio,
rischio di impazzire sul serio…- le confessai, trattenendo
il
fiato. Lei posò entrambe le mani ai lati del mio volto e mi
avvicinò a sé con estrema lentezza, come a voler
imprimersi bene nella mente ogni singolo istante. Dopo qualche attimo
di esitazione, mentre Bella mi fissava con uno sguardo intenso e
ricolmo di amore, le sue labbra annullarono la distanza e si adagiarono
sulle mie, in un tocco quasi impalpabile.
Dimenticai tutto
ciò che
ci circondava, tutta la sofferenza patita in quei mesi, ogni cosa che
ci aveva allontanati… in quell’istante eravamo
solo io e
lei, i nostri corpi, i nostri sentimenti… il nostro amore.
Una mia mano si
intrufolò tra i suoi morbidi e setosi capelli, afferrandole
la
nuca per avvicinarla ancora di più a me. Nutrivo
l’assoluto bisogno che neanche un filo d’aria
potesse
insinuarsi tra noi e dividerci.
Le nostre labbra
continuarono a
muoversi le une sulle altre, saggiando, lambendo,
mordicchiando…
riprendendo la confidenza che era evaporata col tempo e quella brama
che mai si era sopita… il suo profumo mi avvolse sempre
più intenso riportandomi alla memoria le numerose volte in
cui i
nostri corpi nudi e avvinghiati si erano regalati un piacere
infinito…
-Cristo,
Bella… sono
pazzo di te…- mormorai sulla sua bocca, prima di spingermi
al
suo interno con la mia lingua, impossessandomi di quel sapore che tanto
mi inebriava. Bella assecondò ogni mio movimento e fu
davvero
stupendo sentire di nuovo la morbidezza e il calore della sua lingua
intrecciata alla mia. Quanto mi erano mancati anche quei baci
così profondi che ci legavano sempre di più uno
all’altra! L’enorme desiderio che provavo per lei
aumentò a dismisura e la gioia per esserci ritrovati
amplificò ancora di più le emozioni e i
sentimenti che
provavo per lei. Dio! Adoravo la sua bocca ed ero certo che non mi
sarei mai stancato di baciarla… avrei passato ore e ore a
gustarmi quei due petali rossi lisci come velluto e gustosi come
ciliegie mature. Le nostre lingue ricominciarono a giocare con
rinnovato ardore… dapprima fu un bacio dolce e sensuale, ma
divenne presto decisamente più impetuoso e
coinvolgente…
Bella, per tutta
risposta,
infilò le sue piccole manine tra i miei capelli causandomi
dei
piccoli brividi che si diramarono da quel punto in tutto il mio corpo,
andando a colpire il mio inguine e facendomi vibrare per
l’immensa voglia di lei, troppo a lungo sopita. Quei
maledetti
jeans iniziarono a stringere in una maniera così fastidiosa
che
mi maledii per non aver indossato una comoda e larga tuta!
Avrei desiderato
stringerla
forte a me ed incollarla al mio corpo, ma il mio sentimento
d’amore e protezione per lei mi guidò: la
vezzeggiai come
un prezioso cristallo. Bella riprese ad accarezzare e tirare
leggermente i miei capelli, segno che si stava completamente
abbandonando alle mie mani, mentre le nostre bocche non la smettevano
di assaporarsi, leccarsi, torturarsi. Scesi poi a baciarle il collo,
che Bella mi offrì prontamente, mentre una sua mano scese ad
accarezzare la mia schiena, donandomi brividi intensi. Mi era mancato
da morire quel tocco così intimo, così nostro...
Ci staccammo, dopo
un’eternità e senza fiato, rimanendo con le fronti
appoggiate uno all’altra.
Ci sorridevamo,
finalmente felici e completi.
-E’
stato stupendo ed
emozionante…- le sussurrai, mentre lei annuiva con gli occhi
che
splendevano per la gioia immensa.
Ripresi una
postura più
consona al luogo dove eravamo, tentando anche di non danneggiare il mio
povero amichetto, visto che lo stavo letteralmente stritolando!
Bella non
mancò di notare i miei tentativi di sistemarmi e
scoppiò in un risolino quasi imbarazzato.
-Ehi, è
colpa tua, non
mia!- scherzai, tentando di riprendere la confidenza passata. Mi
sembrava che Bella fosse intimidita, impacciata quasi quanto
all’inizio della nostra storia… e mi rendevo conto
che
dopo tutta la sofferenza provata, ci sarebbe voluto del tempo per
spazzare via tutto il dolore che avevamo patito; ma ero ottimista: ci
saremmo riusciti… insieme.
-Scusa…-
sussurrò
Bella arrossendo e intrecciando le nostre mani. Mi avvicinai di nuovo
al suo viso e le sorrisi, baciandole ancora il mento, il naso, gli
occhi e infine le labbra.
-Non scusarti mai
per
questo… è bello provare di nuovo certe sensazioni
e
soprattutto sentirsi di nuovo… vivi. Perché
è
così che mi fai sentire, Bella. Ti amo… ricordalo
sempre-
le sorrisi.
-Anche tu mi fai
sentire viva,
Edward… e non posso che adorarti per questo- mi rispose,
rispondendo al mio sorriso. -Grazie di amarmi…- aggiunse.
Per il resto del
viaggio
parlammo all’infinito… o più che altro
io non
riuscii a starmene zitto, spiegandole tutto quello che avevo
organizzato per noi: la camera nella pensione vicino alla clinica, la
disdetta dell’appartamento che avevamo affittato ad Harvard e
la
mia iscrizione alla Seattle University, la complicità di
Charlie
per gli ultimi preparativi, tra cui la prenotazione del volo aereo.
Bella rimase molto
colpita dal
fatto che avessi deciso tutto ciò prima ancora di conoscere
il
reale motivo per cui lei mi aveva lasciato; e si commosse quando
capì che ero disposto a trascorrere tutta l’estate
a
Chicago, anche nel caso lei mi avesse rifiutato.
-Bella, ti avevo
già
detto in ospedale che non mi sarei arreso e che ti avrei riconquistata,
dimostrandoti che sarei stato degno di essere il tuo compagno. Tu avrai
pronunciato quelle parole per ferirmi e per farmi allontanare, ma in
fondo, su un punto, avevi ragione… è vero,
purtroppo:
sono stato un ragazzino geloso… ma ora mi sento
più
maturo, e sono innamorato di te alla follia. Quel giorno avevo giurato
che ti avrei riconquistato, ad ogni costo: avevo già un
piano
ben preciso in mente…- le rivelai con atteggiamento
misterioso.
-Oh… e
potrei sapere quale o… è un segreto?- si
incuriosì.
-Semplice: darti
il tormento e
prostrarmi ai tuoi piedi finché, esasperata dai miei
assalti,
non saresti capitolata!- confessai ridendo e facendo scoppiare a ridere
anche lei.
-Bè…
come piano non era male… diabolico, ma efficace!-
affermò, continuando a sorridere.
-A parte gli
scherzi… ti avrei riconquistata prima o poi… ne
ero certo…- dichiarai, tornando serio.
Lei mi
accarezzò una guancia e poi mi sorrise.
-Lo so…
e io sarei
caduta ai tuoi piedi in un batter d’occhio… come
sempre.
Perché ti amo troppo!- rispose con sincerità.
Giunti
all’aeroporto,
trovammo un’auto della clinica ad aspettarci. Era davvero
comoda,
soprattutto per Bella, e i larghi sedili ci permisero di restare
abbracciati lungo l’intero tragitto.
Ad un tratto Bella
sospirò sonoramente e mi accorsi che un’ombra di
tristezza aveva velato il suo pallido visino.
-Ehi,
piccola… tutto bene? Sei stanca, senti qualche dolore?- mi
preoccupai subito.
-Ormai con i
dolori ho imparato
a conviverci, anche se devo ringraziare soprattutto le medicine.
Effettivamente sono anche stanca, ma non è questo
che…-
mi spiegò interrompendosi all’improvviso e
arrossendo.
-Amore, cosa
c’è?- insistetti ancora.
-E’
che… ora che
ci siamo ritrovati non vorrei lasciarti più
andare…-
confessò. Dio, come la capivo!
-Anche per me
è la
stessa cosa… però posso garantirti che mi
fermerò
con te finché non mi butteranno fuori a calci nel
sedere…
e domattina arriverò il prima possibile. Vedrai, solo le ore
della notte ci separeranno e non te ne accorgerai perché
sarai
talmente stanca per gli esercizi di fisioterapia che crollerai sfinita
appena poserai la testa sul cuscino- cercai di rincuorarla.
-Va
bene…- si arrese, accoccolandosi meglio sul mio petto e
chiudendo gli occhi esausta.
Dopo circa
un’altra
mezz’oretta giungemmo a destinazione. Mi meravigliai dalle
dimensioni enormi della struttura. Alice mi aveva spiegato che era una
delle cliniche di riabilitazione più rinomate e attrezzate
del
Nord America, ma mai mi sarei immaginato una simile imponenza!
Bella invece si
era già
informata con il depliant e il sito internet della clinica, quindi
sapeva già cosa aspettarsi.
Alla reception ci
accolsero con
cortesia e calore: mi piaceva quell’ambiente sobrio, quasi
familiare; e le persone con cui avevamo avuto a che fare erano state
squisite, come Jennifer Harley (una simpatica signora sulla quarantina)
con cui stavamo chiacchierando e che ci stava illustrando ogni
particolare del soggiorno di Bella.
-Bene signorina
Swan, il suo
terapista sarà qui a momenti per conoscerla subito.
Dopodiché lei e il signor Cullen sarete accompagnati al
vostro
appartamento. La colazione verrà servita nella sala comune
tutte
le mattine dalle sette alle nove; il pranzo, dalle dodici alle
quattordici, dipenderà dagli orari delle varie
attività
che la impegneranno; e infine la cena dalle diciotto alle diciannove.
Se vorrete potrete anche usufruire del servizio in camera o del vostro
angolo cottura. Comunque in questa cartella ci sono tutte le
informazioni che vi serviranno, una cartina dettagliata che vi
spiegherà come muovervi nei nostri locali e tutte gli svaghi
di
cui disponiamo, tra cui l’equitazione (di cui so che
è
un’appassionata), la piscina, il nostro centro benessere, la
sala
relax…-
Bella interruppe
tutto quel
lungo elenco che stava facendo venire il mal di testa anche me. Ma
quella respirava ogni tanto?! Sembrava Alice!
-Mi scusi,
ma… ci deve
essere un errore… io non ho prenotato uno dei vostri
appartamenti, ma una camera singola…- specificò
Bella,
confusa tanto quanto me. In effetti c’era qualcosa di strano:
Jennifer si era rivolta a noi come se anche io potessi soggiornare
all’interno della struttura. Sapevo che c’era
quella
possibilità, ma solo se si era insieme a un paziente.
-Certamente. La
camera singola
era prenotata fino a qualche giorno fa. Poi suo padre ha telefonato per
chiedere se fosse ancora disponibile uno dei nostri appartamenti, visto
che il signor Cullen sarebbe rimasto qui con lei. Così la
prenotazione è stata modificata- ci informò.
Oddio santo! Non
potevo
crederci! Sarei potuto rimanere con lei, non ci saremmo dovuti separare
neppure un minuto! E avevamo persino un nostro appartamento!
Io e Bella ci
scambiammo un
rapido sguardo e potei notare i suoi occhi splendenti per la
felicità. Ancora intontiti per l’incredibile
novità, riportammo la nostra attenzione su quello che ci
stava
spiegando Jennifer.
-Avrà a
sua disposizione
del personale che l’aiuterà con l’igiene
quotidiana
e in tutto ciò che riterrà necessario,
finché non
sarà di nuovo autosufficiente. Basterà solo che
comunichi
loro gli orari. Tutte le mattine alle undici una cameriera
verrà
a pulire l’appartamento; se invece preferirete un altro
orario,
non c’è problema. Bene, direi che vi ho informati
delle
cose più importanti e non dovete preoccuparvi di nulla. Ah,
signor Cullen, il signor Swan mi ha detto anche di riferirle che la
camera che aveva prenotato all’hotel Château,
è
stata annullata. Spero che il cambiamento di programma sia di vostro
gradimento, ma a giudicare dalle vostre espressioni radiose, direi che
è stata una bella sorpresa!- ci spiegò sorridente
e
facendoci l’occhiolino. Noi annuimmo ringraziandola, senza
parole.
Mi chinai su Bella
e le diedi un bacio, mentre lei si aggrappava al mio collo.
-Sono
felice…- mormorò al mio orecchio.
-Anche io,
amore… e
stanotte potrò tenerti di nuovo tra le braccia dopo tanto
tempo…- le sussurrai, desideroso di poter finalmente restare
da
solo con lei.
Sbrigammo le
ultime
formalità, conoscemmo il suo terapista, un ragazzone alto,
robusto e molto simpatico, di nome Kyle che ci ricordò
Emmett; e
poi ci fecero strada verso il nostro appartamento.
Era stupendo:
c’era uno
splendido giardinetto tutto intorno alla casetta e quando entrammo
rimanemmo meravigliati e compiaciuti per la familiare eleganza
dell’arredamento e l’ampiezza degli spazi.
C’erano
due enormi camere da letto, un bagno con tutte le attrezzature per i
disabili, una sala con due divani, un tavolo e un maxi schermo e
persino un piccolo angolo cottura. Ci diedero qualche altra
informazione utile e poi chiesero a Bella se gradiva che le mandassero
un’infermiera per farsi una doccia.
Risposi che non ce
n’era
bisogno perché l’avrei aiutata io, ma mi
spiegarono che
prima avrei dovuto imparare attentamente i gesti corretti da eseguire
da chi faceva quel lavoro per professione, perché sarebbe
bastato anche solo un piccolo movimento sbagliato per compromettere
mesi di guarigione e di duro lavoro. Bella rifiutò,
rimandando
il tutto all’indomani: era esausta e si vedeva lontano un
miglio
che aveva un’assoluta necessità di sdraiarsi e
riposarsi.
Il viaggio era stato lungo e faticoso e tra il ritardo accumulato in
aeroporto prima della partenza, e le emozioni intense per
l’esserci ritrovati, era veramente sfinita.
Non volle neppure
cambiarsi, così le sfilai le scarpe e la adagiai sul letto,
sdraiandomi poi accanto a lei.
-Io devo fare un
monumento a tuo padre, te lo giuro!- esclamai, felice.
-Domani lo
ringrazieremo come
si deve. Li hai avvertiti che siamo arrivati, vero?- si
informò
con gli occhi ormai socchiusi.
-Si, amore non
preoccuparti. Ho
mandato un messaggio a tuo padre e a Jake, appena siamo atterrati, in
cui spiegavo che ci eravamo riappacificati e che li avremmo chiamati
domani perché tu eri troppo stanca. Ora cerca di dormire e
poi
domani mattina faremo un bel giretto per ambientarci e telefoneremo a
tutti quanti. Per fortuna lavorerai solo al pomeriggio e sono contento
di poterti assistere e aiutarti! Come un vero compagno- le mormorai,
continuando ad accarezzarle i capelli.
-Mm… o
un marito…- precisò lei facendomi battere il
cuore a mille.
-E’
vero- concordai con un sorriso.
-Edward…
mi dai il bacio
della buonanotte? Mi è mancato da morire…-
soffiò
appena, con gli occhi già chiusi.
-Certo,
mogliettina…
buonanotte- bisbigliai, appoggiando leggero le labbra sulle sue e
accorgendomi che Bella si era già addormentata.
Felice, rimasi ad
accarezzarla
e bearmi del suo viso rilassato, finché Morfeo non accolse
anche
me tra le sue braccia, cullandomi dolcemente nella certezza che, per la
prima volta da quel dannato incidente, sarei riuscito a dormire
finalmente sereno e completo.
13 AGOSTO
Il
suono insistente e
fastidioso del cellulare di Bella interruppe uno degli esercizi
più faticosi e complessi che eseguiva ogni giorno. Io
sorrisi,
pronto a sentire Kyle sbraitare, incazzato nero.
-Bella! Ma quante
volte ti ho
detto di spegnere quel maledetto aggeggio quando lavoriamo?!-
ringhiò infatti. Lei, per nulla intimidita da quelle grida,
rise
allegra.
-Ohhh non rompere!
Devo pur difendermi in qualche modo dalle tue torture!- si
giustificò ridacchiando.
-Sei impossibile!
Vuoi vedere
che ti cambio orario ogni giorno così non potrai metterti
d’accordo e farti telefonare proprio sul più
bello?- la
sfidò, incrociando le braccia al petto. Io sghignazzai
pronto ad
assistere ad un altro siparietto dei loro: quei due non facevano altro
che punzecchiarsi tutto il santo giorno, ma si erano affezionati
tantissimo uno all’altra. E come avrebbe potuto essere
altrimenti? Kyle era capace e molto simpatico, un vero professionista
con i fiocchi; e Bella… bè, lei stava dimostrando
la sua
granitica forza di volontà, compiendo miglioramenti
miracolosi!
-Non oseresti mai!
Ti prenderei
a calci e sai che ne sono capace!- lo provocò ancora lei,
guardandolo minacciosa. Era divertente vedere come una ragazza piccola
e minuta come Bella, riuscisse a esasperare un omone grande e grosso
come Kyle…
-Ti ricordo un
insignificante
dettaglio, mia cara: che per prendermi a calci, prima devi esserti
ristabilita completamente! E anche se hai fatto moltissimi progressi e
conto di vederti camminare da sola con quelle stampelle entro breve,
sei ancora lontana dal potermi prendere a calci le chiappe. Quindi
spegni quel dannato telefono o giuro che ti sequestro quel giocattolo
come si fa con i bambini!- continuò imperterrito, cercando
di
non ridere.
In effetti Bella
aveva compiuto
enormi passi in avanti da quando eravamo arrivati: oltre ad aver
riacquistato un po’ di peso, ormai riusciva a deambulare
anche
con il girello, ma ancora non era in grado di usare le stampelle. Erano
state settimane che ci avevano risucchiato quasi ogni energia, fisica e
mentale. Settimane che avevano messo a dura prova la sopportazione di
entrambi. Bella aveva avuto ragione: certi giorni era stata proprio
intrattabile… per me era stato molto complicato
rapportarmi con lei quando era depressa e scontrosa… e
ovviamente i litigi non erano mancati. Ma per fortuna ci aveva guidato
la nostra promessa che ci eravamo scambiati di condividere quel cammino
faticoso e spossante nei momenti più duri, ma allo stesso
tempo
straordinario ed emozionante quando la mia risoluta Bella otteneva
anche il minimo progresso. E questa esperienza ci aveva uniti
maggiormente, rendendoci più fiduciosi per il futuro, dato
che
la strada da percorrere era ancora piuttosto lunga. Kyle
però
era ottimista e positivo, e quindi cercava sempre di motivarla ogni
giorno.
-Allora?!-
insisté lui
con un viso poco rassicurante. Sogghignai: la mia Bella aveva trovato
un osso duro quanto lei a testardaggine! Lei si arrese e spense
il cellulare, mentre un sorrisino compiaciuto si dipingeva sul viso del
suo fisioterapista.
-E togliti quel
ghigno dalla
faccia! Lo faccio solo perché voglio camminare con quelle
stampelle per avere la soddisfazione di tirartele in testa!-
ribadì, per avere l’ultima parola.
-Ed io non vedo
l’ora che arrivi quel giorno!- dichiarò Kyle,
mentre Bella gli sorrideva felice.
Dopo qualche
secondo fu il mio cellulare a squillare.
-Eh no, Edward!
Cacchio, non ti ci mettere anche tu!- si esasperò Kyle.
-Scusa, ma se
insistono deve
trattarsi di qualcosa di importante…- osservai, mentre
controllavo il chiamante: Emmett. Bella mi fissò
improvvisamente
agitata. Erano giorni importanti e aspettavamo una telefonata speciale
da un momento all’altro. Appena schiacciai il tasto di
risposta,
non feci neppure in tempo a fiatare che la voce tonante di mio fratello
mi provocò un sicuro danno al timpano… sperai
almeno che
non fosse permanente!
-E’
natoooo! E’ un
maschietto, mamma sta benone e anche Chris!- urlò, euforico.
Gli
occhi iniziarono subito a pizzicarmi e un sorriso estatico mi si
stampò in viso… oddio, era nato!! Un maschio!
Evvai!
Bella, vedendomi
in trance si
portò le mani alla bocca e Kyle la abbracciò
facendole le
congratulazioni. Tutti in clinica aspettavano notizie da Forks ed ero
sicuro che quel giorno avremmo festeggiato alla grande: ormai dopo un
mese e mezzo ci conoscevano tutti… e ci avevano presi a
benvolere, sia i pazienti che i dipendenti, e ognuno di loro era a
conoscenza della nostra storia. Era incredibile, ma era come se
avessimo trovato la serenità e il calore di una nuova
famiglia.
-E’
Chris…
sì, un maschietto! E' tutto ok sia per lui che per la mamma-
le spiegai, mentre mio fratello continuava a bombardarmi di
informazioni. Tentai di calmarlo, perché emozionato
com’ero non avevo capito un tubo, a parte quella prima frase.
La
mamma e Charlie non avevano voluto conoscerne il sesso in gravidanza, e
quindi avevano scelto prima i nomi per entrambi i casi… e
per un
maschietto avevano optato per Christopher.
Mi avvicinai a
Bella e le
passai il telefono; poi a turno salutammo tutti quanti. Mentre Bella
parlava con suo padre per conoscere tutti i dettagli (peso, centimetri,
capelli, occhi, dita dei piedi e delle mani…), Kyle mi
riferì che sarebbe andato a spargere la notizia in giro e
che
per quel giorno di festa Bella era dispensata dal resto delle
attività. Lo ringraziai e poi diede un buffetto alla mia
ragazza
e si dileguò.
Alla fine
concordammo con
Jasper che avrebbe portato il laptop in ospedale: così ci
saremmo collegati con la mamma su Skype per poter ammirare anche noi il
nostro nuovo fratellino. Fremevamo all’idea e avevamo
fantasticato su quel momento un sacco di volte. E ora era arrivato!
-Dio, non ci posso
credere!
Tutto è andato bene e Chris è finalmente con
noi!-
esclamò entusiasta Bella, con le lacrime agli occhi per la
felicità.
-Sì,
amore! Sono
così felice che mi sembra di scoppiare! Non posso credere
che
tutto sta procedendo così a meraviglia. La mamma ora sta
bene e
non sarà più costretta a stare a letto; Chris
è
nato, è un bimbo in ottima salute; i ragazzi stanno
sistemando la casa di Seattle e tra meno di un mese ci trasferiremo e
saremo di nuovo tutti uniti; e ultimo, ma importantissimo, tu ti stai
riprendendo alla grande e non hai idea di quanto sia fiero di te! Hai
fatto passi da gigante, Bella, da quando siamo arrivati e non hai
mollato un attimo, specialmente all’inizio quando ogni minimo
movimento ti costava una fatica e un dolore enormi- esclamai,
abbracciandola. Bella sfregò il viso sul mio petto e poi mi
baciò il mento.
-Grazie,
amore… non sai
quanto mi renda felice il fatto che tu sia orgoglioso di me. Ho
lavorato tanto e sodo perché voglio tornare il
più presto
possibile alla normalità, così sarai ancora
più
soddisfatto. E poi non vedo l’ora di rivedere tutti quanti e
mostrarmi di nuovo in piedi sulle mie gambe e non sdraiata in un letto
o seduta su una sedia come l’ultima volta che sono venuti a
trovarci i ragazzi- dichiarò felice.
-Bene…
allora stasera
dobbiamo festeggiare alla grande! Cenetta a lume di candela, noi due
soli nel giardino sul retro e poi…- le proposi,
interrompendomi
sul più bello.
-E poi..?- mi
chiese, con tono malizioso.
-Mm… e
poi ti meriti un
premio speciale… ho deciso che ti farò
morire…- le
mormorai con tono suadente, iniziando a vezzeggiarle il collo con la
punta della lingua. -Di piacere…- soffiai infine.
Un gemito roco le
sfuggì
dalla gola e il mio buon fratellino ai piani bassi cominciò
a
destarsi. Avevo una voglia matta di fare finalmente l’amore
con
Bella… ma ancora non ci era possibile…
Così
avevamo scoperto di
possedere una fervida immaginazione, ampliando quelli che un tempo
erano i nostri preliminari e che, da una decina di giorni
(cioè
da quando Bella stava meglio), alimentavano il fuoco della nostra
passione quotidianamente.
-Ok,
Cullen… ma dovrai sorprendermi!- miagolò al mio
orecchio, mordicchiandomi il lobo.
-Tu continua a
chiamarmi Cullen… e vedrai stasera che sorpresa!- la
provocai.
-Wow…
che sorpresa?- mi stuzzicò.
-Ti bastano i
fuochi d’artificio?- provocai, umettandole le labbra con le
mie.
-Eh, no! Anche
nella mia
palestra, no! Tornatevene al vostro appartamento, porcellini!-
tuonò Kyle, ridendo e portando la sedia di Bella. Lei
nascose il
viso sul mio petto arrossendo e io scoppiai a ridere.
-A parte gli
scherzi… mi
raccomando, falla riposare, Ed! Oggi ha lavorato un sacco e si
è
impegnata ancora più del solito- ci informò con
serietà.
-Ma… ma
se prima mi stavi insultando perché dicevi che battevo la
fiacca!- farfugliò lei.
-Ehi! Quello
è il mio
lavoro, bellezza! Ti devo spronare a dare sempre il meglio, altrimenti
ti siedi sugli allori, signorina!- esclamò, scompigliandole
i
capelli; -Ora andate a fare i conigli da qualche parte ma con
moderazione! Se rovinerete tutto il mio operato, ve le taglio io le
gambe!- ci schernì, facendo diventare viola Bella. Lo
salutammo
e ci avviammo verso la nostra casetta a cui ci eravamo affezionati in
quelle settimane: sembrava così nostra… quasi una
finestra sul futuro…
Ormai era il
tramonto e un
magnifico sole rosso fuoco scendeva pian piano dietro le colline,
incendiando il paesaggio circostante e le nostre anime. Ci fermammo ad
ammirarlo; mi chinai alla sua altezza e la tenni per mano.
-Ti amo,
Bella… sai che mi rendi ogni giorno il ragazzo
più felice di questo mondo?- le confessai.
-Anche io ti amo,
Edward… e mi considero la ragazza più fortunata
della
Terra ad averti accanto!- mi rispose, per poi farmi chinare a baciare
quelle labbra morbide e succose di cui non mi sarei mai stancato.
Quel giorno
speciale ormai ci
stava salutando… come un flash ebbi, chiara e netta, una
visione
sul nostro domani: io e Bella, con i capelli brizzolati, nella nostra
casetta bianca immersa nel verde, eravamo circondati da un nugolo di
pargoli chiassosi dalla chioma più o meno
castano-ramata…
Io e lei,
abbracciati ed
innamorati, seduti sul dondolo sotto il pergolo, stavamo osservandocon
orgoglio ed emozione i nostri nipotini giocare al limitare del bosco
mentre uno stupendo ed infuocato tramonto, l’ennesimo della
nostra vita lunga e meravigliosa, si stagliava
all’orizzonte…
Ridacchiai per
quella strana
scenetta; ma osservando le nostre mani unite, mi tornò alla
mente un'altra affermazione di mio padre che mi provocò un
tuffo
al cuore…
Sai
come
sono le mani di un uomo ricco d’amore, Edward? Vuote: solo
offrendo alla persona amata le nostre mani vuote possiamo stringere a
nostra volta le mani che ci vengono offerte ed intrecciarle insieme
all’altro; se invece le teniamo impegnate con oggetti o
chiuse in
un pugno a causa dell’ira o della gelosia non potremo mai
né dare né ricevere nulla…
La saggezza di
quell’uomo
mi commosse all’inverosimile, e lo sentii più
presente che
mai; quelle parole rappresentavano l’esatta metafora
dell’amore disinteressato, dell’amore
così puro e
sconfinato da aver cura della libertà e della
felicità
dell’altro… quell’amore unico, speciale
ed
irripetibile che io e Bella avremmo tentato di raggiungere, imparando
ogni giorno a crescere e a rispettarci l’uno accanto
all’altra. -Ehi… tutto bene, Edward?- Bella mi
riscosse da
quell’ondata di emozioni.
-Sì,
amore…
pensavo… ti andrebbe di ascoltare qualche aneddoto su mio
padre?- mi commossi all’idea di condividere con lei quelle
preziose memorie.
-Certo, tesoro!
Dimmi- mi
sorrise incoraggiante e colma di gioia. Inspirai a fondo, pronto a
tuffarmi con lei in un mare di vivi ricordi…
‘Lo so
che mi stai
guardando, lo sento… vedi come sono felice, ora? Grazie,
papà… di tutto’, pensai con il cuore in
tumulto, di
fronte all’amore della mia esistenza.
Quella visione da
sogno del nostro futuro era alla portata delle nostre mani
intrecciate…
The
end
AVVISO PER LE LETTRICI DI SEGRETI E INGANNI!
Sabato 24 dicembre purtroppo non riusciremo a postare.
Pensiamo
per martedì, al massimo mercoledì. Un bacione a
tutte e
ancora auguri!
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