Quello
era il terzo giorno, il terzo giorno che Greg non andava all’ospedale. Il terzo
giorno che quel suo ufficio da sempre scenario di battibecchi e battute
sarcastiche era vuoto, desertico.
Il terzo giorno che Cameron pensava…a lui…al suo non essersi più fatto vivo,
non aveva lasciato traccia, semplicemente… una mattina non era andato al
lavoro, poi due, quella era la terza.
La Cuddy era sull’orlo di una crisi di nervi…così come Chase costretto a
sostituire House in tutti i suoi turni di ambulatorio.
Eppure la vita dell’ospedale continuava, anche senza di lui, per tutti, per i
pazienti non più liquidati in malo modo, per i medici: perfino Wilson sembrava
non accorgersi della mancanza di quell’uomo che ormai era diventato una leggenda
lì al Princeton.
Ogni volta che il nome di House veniva nominato, tutti, la Cuddy, Wilson, agli
occhi di Cameron sembravano cambiare argomento, e si rituffavano con finto
interesse sulla cartella di qualche paziente affetto da qualche
“pericolosissimo” raffreddore…
House è a casa, se ne sta seduto al pianoforte, aveva deciso di non tornare al
lavoro, né quella mattina, né quelle successive.
Non ce la faceva ad andare avanti così. Quei due ultimi mesi erano stati più
duri del previsto.
Aveva creduto di poterla dimenticare così, Cameron, con uno schiocco di
dita…bastava mantenere una certa distanza di sicurezza de lei, il suo frutto
proibito, pr dimenticarsela. Invece non era stato così…malgrado le freddezza
che ostentava verso di lei, verso gli altri, verso se stesso, lui la
amava…dveva ammetterlo. Ma era difficile…cosa? Tutto.
Per questo era rimasto a casa. Per allontanarsi da quel tutto così difficile,
complicato per una volta anche per lui. Lui… che riusciva a diagnosticare anche
le malattie più improbabili, ma non poteva e non riusciva a curare quel suo mal
d’amore che lo faceva soffrire, stare male, da solo…perché lui non poteva, non
avrebbe potuto rivelarsi agli altri per com’era. Si era dimenticato com’era un
tempo, com’era fino a cinque anni prima…una persona normale, capace di dire “ti
amo” e di fidarsi degli altri…già…cinque anni prima.
Chissà come stava lei?
Avrebbe voluto saperlo…forse ora stava regalando un suo sorriso ingenuo a
qualcuno…qualcuno che non era lui,…forse posava quello sguardo del quale si era
tanto innamorato su qualcuno…qualcuno che non la faceva soffrire come stava
facendo lui…
Forse stava pensando a Gregory House, il codardo che per non soffrire si era
ritirato dalle scene?…no, impossibile, perché sarebbe dovuto essere così?…cosa
aveva fatto per meritare di tornamentare i suoi pensieri? Nulla, e quello ora
era il suo rimpianto più grande.