Fuga dal Natale
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Dedico questa fan-fiction a Nausikaa87,
perché
odia il Natale e ne ha tutte le ragioni
e
perché c’è sempre quando ho bisogno di
lei.
LyliRose
°°°°°°°°°°°
Basta con
gli avanzi della cucina per lebbrosi e bambini;
niente più decapitazioni misericordiose,
e che sia abolito il Natale!
(Lo sceriffo di
Robin Hood)
Toc-toc.
In
conclusione l’utilizzo di un telefono cellulare
nell’ambito
della comunicazione tra Maghi viene ritenuto da questa Commissione
pericoloso, in quanto l’oggetto Babbano in questione supporta
una
serie di microtecnologie avanzate che potrebbero …
Toc-toc.
…
scontrarsi con i necessari incantesimi apportati al dispositivo per
renderlo utilizzabile dal mago comune.
<< Hermione? >>
Si
consiglia quindi l’istituzione di un apposito organo di
vigilanza
che impedisca l’uso scorretto e pericoloso
dell’apparecchio
e delle relative applicazioni.
<< So che sei
lì dentro, è inutile che mi ignori!
>>
<< Ho da
fare, vattene! >>
<<
Nemmeno per idea! >>
Hermione
sbuffò stizzita e
si alzò dalla scrivania per andare ad aprire alla scocciante
voce di Harry Potter che insisteva nel voler entrare.
Dietro
l’uscio sostava
l’Eroe del Mondo Magico, un sorriso sornione, una
capigliatura
impossibile e due bicchieri di spumante in mano.
<< Cosa
vuoi? >> sputò la ragazza.
Lui parve deluso,
forse anche leggermente arrabbiato.
<<
E’ la vigilia di
Natale, Hermione! Non puoi lavorare mentre tutto il resto del Ministero
fa festa! >> sbuffò contrariato.
Hermione si limito a
sbattere gli occhi, l’aveva davvero disturbata per quello?
<< Non
festeggio il Natale, dovresti saperlo. >>
Fece per chiudere la
porta e
tornare al luogo tranquillo e per niente pauroso che era la sua
scrivania, ma Harry poggiò una mano sulla maniglia
impedendole
di muovere anche solo un passo.
<<
E’ passato un anno, Hermione. Non dovresti più
pensarci. >>
Lei
sospirò. Sapeva
benissimo che non se ne sarebbe andato finché non avesse
preso
il dannato bicchiere, sfoderato uno dei suoi sorrisi più
fasulli, e marciato a tempo di limbo giù nella hall:
così
tentò di accontentarlo.
<< Dammi
qua >>
farfugliò stizzosa afferrando il bicchiere e
rischiando di
rovesciarne l’intero contenuto sulla camicia immacolata di
lui.
La porta si chiuse
alle loro spalle
ed Hermione avvertì una fitta allo stomaco al solo pensiero
di
dover fare gli auguri al mare di gente che festeggiava di sotto. Andare
al lavoro e sopportare i colleghi era già stressante, ma
doverseli pure sorbire da ubriachi fradici era il colmo.
§§§§
<< Oooh,
Harry! >>
Romilda Vane aveva una
voce
assordante, di un timbro stridulo e decisamente troppo alto per le
povere orecchie di Hermione. Fra l’altro era completamente
ubriaca e stava approfittando meschinamente della temporanea assenza di
Ginny per strusciarsi ad Harry in santa pace.
Più in
là Pansy
Parkinson, ora vicedirettrice del Reparto di Magie Accidentali, tentava
di assaltare le grazie del povero Ernie Mc Millian, Auror di quarto
livello.
<<
Conga! >>
esclamò all’improvviso qualcuno, incitando il
povero
Magi-DJ a cambiare tempestivamente canzone.
Tutti i Maghi e le
Streghe che
lavoravano per il Ministero erano riuniti là quella sera per
la
solita festa di Natale, ricorrenza in cui ognuno tentava di ubriacarsi
più dell’altro e di farsi qualcuno sulla scrivania
altrui,
salvo poi vomitare anche l’anima entro l’alba e
tornare a
casa soddisfatti e molto più soli di prima.
Hermione era seduta in
un angolo
appartato da quasi un’ora, sorseggiava sempre lo stesso
bicchiere
di spumante che le aveva portato Harry e fissava stranita la folla
sudaticcia e rumorosa aggrapparsi alle ultime ore di quella serata
infernale.
L’intera
sala era stata
addobbata a festa, ma il risultato non era proprio dei migliori; tutto
quel viola e rosso tendeva ad assomigliare ad un quadro post-moderno
venuto male, o a vomito di cane, dipendeva dai punti di vista.
Hermione
realizzò solo in
quell’istante che all’appello di pazzi ubriaconi e
scansafatiche mancava qualcuno: Ronald Weasley non aveva ancora fatto
la sua comparsa.
<<
Eccomi, gente! Ho portato le libagioni! >>
Parli del
diavolo…
La folla accolse il
nuovo arrivato con giubilo e si accinse ad assaltare il tavolo delle
vivande con foga.
Ad Hermione invece
bastò la
sola visione di Ron per alzarsi ed andarsene il più
velocemente
possibile. Fortunatamente Harry Potter era impegnato a dividere la Vane
e Ginny che si stavano tirando i capelli, insultandosi pesantemente.
L’ascensore
si aprì di
scatto; era già occupato da qualcuno. Il qualcuno in
questione
sembrava tanto stupito di vedere Hermione quanto forse lo era lei.
<<
Malfoy? >>
<<
Granger? >>
La ragazza si
ritrovò a
pensare a quanto tempo era passato dall’ultima volta che
l’aveva visto, sicuramente era stato al termine dei MAGO.
Eppure
lui portava la divisa da Auror di primo livello …
<< Dove
vai? >> chiese di fretta, gettando veloci occhiate alle
sue spalle dove la festa imperversava.
<< Il
più lontano possibile da qui >>
Sembrava quasi
spaventato nel vedere il mare di persone accalcate l’una
sull’altra.
<< Vengo
con te! >>
§§§§
La
prima a destra, la terza a sinistra, poi la seconda a sinistra e la
quarta a destra…
Hermione tentava di
tenere memoria
delle svolte, era sicura che si sarebbero persi e sarebbero dovuti
ricorrere all’Incanto Quattro Punti. Ecco cosa succedeva a
fidarsi di Draco Malfoy, prima ti prometteva di conoscere un modo
facile e sicuro per darsela a gambe e poi ti toccava pure salvargli la
pelle.
L’aria
fresca della sera la stordì, non se lo aspettava proprio.
<<
Merlino! Siamo fuori davvero! >> esclamò senza
pensarci.
Malfoy si
girò a guardarla
mormorando qualcosa come “Mezzosangue malfidata” ma
poi
continuò a precederla fuori dalla piccola porticina.
I fiocchi di neve le
si
appiccicarono al mantello di lana cotta. Hermione guardò in
alto, tentando di identificare il luogo in cui si trovavano, ma il
risultato fu solo quello di provocarsi un terrificante attacco di
vertigini. Da quando in
qua il cielo è così vicino?
<<
Attenta a non cadere >> disse all’improvviso
Malfoy afferrandola per la vita.
<< Dove
cavolo mi hai portato? >>
Non le rispose subito,
fece in modo
di farla avanzare ancora di qualche passo, finché lei si
accorse
di essere in cima ad un palazzo alto almeno trenta metri.
<< Siamo
in cima ad un
edificio della Londra Babbana, qui le barriere Anti-Smaterializzazione
non sono più efficaci. >>
<< Oh
>> riuscì
a bisbigliare mentre lui la lasciava per andarsi a sedere sopra ad un
vecchio lucernaio non più utilizzato.
Hermione fece qualche
altro passo,
sporgendosi oltre il cornicione e sfidando la tempesta di neve che
stava riducendo i suoi capelli al solito cespuglio intricato.
Da lassù i
passanti che si
affrettavano a fare gli ultimi acquisti e correvano a casa con alberi
tre volte le loro dimensioni sembravano solo formichine operose.
<<
Strano come da
quassù i problemi dell’umanità sembrino
minuscoli
come chi li affronta, vero? >> disse Malfoy alle sue
spalle.
<<
E’ Natale! Che problemi vuoi che abbiano? >>
sputò lei senza pensare.
Si morse la lingua
subito dopo, ma il danno era fatto.
<< Il
Natale non piace a nessuno in realtà >> disse
Malfoy senza scomporsi nemmeno di un millimetro.
Hermione si sedette
vicino a lui, rifiutando una sigaretta Babbana, ma osservandolo con
attenzione mentre si accendeva la sua.
Era strano pensare a
quante volte
avessero percorso gli stessi corridoi senza nemmeno incontrarsi una
volta. Era sbucato dal nulla, se fosse stata quella di una volta
avrebbe detto che si trattava di un “miracolo di
Natale”.
<< A te
perché non
piace? >> chiese curiosa perdendosi tra i fiocchi
bianchissimi
che si poggiavano sui capelli del ragazzo, scomparendo poco dopo.
Lui sbuffò
divertito, il
fumo della sigaretta uscì dalle sue labbra mischiandosi con
l’aria gelida e creando una nuvoletta quasi solida.
<< Credo
tu sia l’unica
strega che si perde in libroni di cent’anni fa ma non legge i
giornali di oggi. >>
Lei
continuò a guardarlo con
aria interrogativa, le dispiaceva ammetterlo ma si era lasciata andare
nella sua vita patinata tanto da non prestare attenzione più
a
nessuno, nemmeno a quello che era stato il suo peggior nemico. Non
sapeva che fine avesse fatto per tutti quegli anni e nemmeno cosa
avesse fatto per redimersi e guadagnarsi il rango di Auror.
<<
Subito dopo la guerra ci
furono i processi >> iniziò lui, vedendola in
difficoltà << Noi fummo i primi, naturalmente.
Mio padre
fu condannato all’ergastolo, mia madre agli arresti
domiciliari,
io invece fui liberato. >>
<< Ma
… come? >> chiese Hermione.
<< Harry
ha testimoniato in
mio favore, dicendo che non avevo fatto nient’altro che
seguire
degli ordini venuti dall’alto. Al Wizengamot bastò
questo
per liberarmi. Ma prima mi costrinsero a riabilitare la mia immagine e
mi affidarono agli Auror, che mi addestrarono. Due anni dopo sposai la
mia promessa: Astoria Greengrass e chiesi di rimanere a lavorare come
Auror. Le ideologie pazze di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato avevano
fatto breccia sulla mente contorta del ragazzino viziato e geloso quale
ero, ma non in quella dell’uomo che sono diventato: non ho
mai
veramente creduto a quelle idiozie. >>
Malfoy sembrava
immerso in un mondo
tutto suo, fatto di ricordi sbiaditi e dolorosi, di un ragazzino con la
divisa verde-argento stirata alla perfezione e di un padre tanto severo
quanto pazzo. Hermione pensò che avrebbe voluto davvero
entrare
nella testa contorta di quello strano personaggio che le era stato
tanto nemico ai tempi della scuola, ma che ora destava in lei
infinità curiosità.
<< Mi
sono innamorato di
Astoria, della vita del Mago medio, del mio lavoro, di ogni cosa. Ma
naturalmente non poteva durare, non per me, non dopo tutto
ciò
che avevo fatto. >>
Ci fu una lunga pausa,
nella quale
Hermione si chiese se volesse sentire il resto della storia; sembrava
una storia troppo triste, anche per la vigilia di Natale.
<<
Astoria morì di
parto due anni fa, dando alla luce nostro figlio Scorpius. Era il
ventiquattro dicembre. >>
<< Per
Merlino! >> sussurrò lei.
<< Ma
infondo non è
per questo che odio il Natale, non è colpa sua se mia moglie
è morta; piuttosto direi che odio la falsità che
il
Natale porta con sé >> continuò lui
senza nemmeno
guardarla.
<< So
cosa vuoi dire; non ha
nessun senso sforzarsi di essere buoni solo una settimana
l’anno,
i senza tetto non si sfamano certo con gli stupidi avanzi di tacchino
che ricevono a Natale e soprattutto, non c’è
motivo di
essere cordiali anche con chi non lo è mai stato con te
>>
Hermione era partita in quarta e senza nemmeno accorgersi, aveva
rifilato a Malfoy -un uomo che non vedeva da anni- la sua strana
visione del Natale. Come minimo si aspettava una risata di scherno,
invece si dovette ricredere.
<<
Esatto >> si limitò a dire lui, continuando a
guardare la neve cadere lenta ed inesorabile.
Il silenzio
calò, pigro, tra
i due. Hermione s’interrogò su cosa dire. Cosa si
dice ad
un uomo che ha perso tutto ma non si è arreso? E se
quest’uomo è Draco Malfoy?
<< E tu
perché stai fuggendo dal Natale? >> chiese il
diretto interessato.
Bella domanda, proprio
bella domanda.
<< La
mia storia è
stupida. E’ la storia di una scema e dell’infinita
fiducia
che ha riposto nell’amore e nell’amicizia
>> Hermione
si sentiva banale, il suo accaduto non era certo paragonabile a quello
di Malfoy, come avrebbe potuto raccontarglielo?
<<
Parla, Granger! >> intimò lui leggermente
arrabbiato.
Hermione
seppellì il viso tra le mani e cominciò a
raccontare.
<< Io e
Ron stavamo assieme
dalla fine delle guerra. Ci siamo sostenuti a vicenda in un periodo in
cui tutto il Mondo Magico stava cambiando così rapidamente
da
far girare la testa, un periodo in cui nessuno piangeva i morti ma
tutti festeggiavano la vittoria. Ad un certo punto arrivarono i
giornalisti e con loro la fama ed il denaro. Ci offrirono posti di
rilievo qui al Ministero, eravamo assieme, eravamo felici, eravamo vivi
ed accettammo, andando a vivere assieme e progettando di sposarci
>> Hermione si fermò un attimo,
alzò la testa ed
incontrò lo sguardo curioso del suo interlocutore, decise
quindi
di andare avanti.
<< Non
so come abbia potuto
essere così stupida. Io che non ho mai creduto a nulla che
non
si potesse toccare con mano, non so proprio come possa essere rimasta
fregata. >>
<< Cosa
ti ha fatto quella donnola stupida? >> ecco, ora era
davvero arrabbiato. Ma perché?
<< Dopo
quasi due anni di
convivenza, del matrimonio non c’era nemmeno
l’odore ed io
non mi preoccupai affatto quando anche il sesso cominciò a
scarseggiare. Fu così che una bella serata di un anno esatto
fa
tornai presto dal lavoro per trovare Ronald seduto in cucina che
piangeva >> Hermione fece una piccola pausa, i ricordi
affioravano mesti nella sua mente e lei non voleva proprio ricordare.
<< Mi
disse che aveva fatto
una cazzata, che mi amava, ma che non era riuscito ad impegnarsi
abbastanza nella nostra relazione. Cercò di prendersi tutte
le
colpe, la solita storia: “sono io non sei tu il
problema”.
Ma infine il succo non cambiò affatto; aveva messo incinta
Lavanda Brown e a quel punto doveva sposarsela. >>
Malfoy fece un
movimento brusco che Hermione colse solo con la coda
dell’occhio.
<<
Quella notte: la notte
della Vigilia, lanciai ogni oggetto appartenente a Ron fuori dalla
finestra che dà sulla strada, nel bel mezzo di una nevicata
fittissima. Non venni al lavoro fino a Gennaio, nascondendomi dietro
una falsa influenza stagionale. Questo è il mio primo Natale
da
sola. >>
Il racconto era
terminato, non c’era più niente da dire e
fortunatamente più nulla da ricordare.
La neve
s’infittì
d’improvviso imbiancando in pochi minuti tutta la superficie
del
tetto, mentre il silenzio avvolgeva i due ragazzi.
<<
Nevica molto ora, dovresti
andare >> sussurrò Draco ad un certo punto. Il
silenzio si
era fatto pesante e quasi insostenibile.
<<
Perché non me l’hai chiesto prima? Se volessi
andare via intendo. >>
Hermione ora era
curiosa, si sentiva come svuotata dalla conversazione con Draco.
Lui parve smettere di
respirare.
<<
E’ Natale, volevo compagnia. >>
Hermione
annuì e si
allontanò di qualche passo. Lo guardò ancora una
volta,
seduto sopra il lucernario, i capelli imbiancati dalla neve, lo sguardo
vacuo.
<< Ci
vediamo >> sussurrò.
Lui non rispose,
guardava ancora nel vuoto.
Hermione si
Smaterializzò senza chiedere nient’altro.
§§§
Malfoy Manor non era
mai stato
così addobbato. Ogni stupido fronzolo natalizio penzolava
allegro dal soffitto o dalle finestre del salotto, diversi alberi di
Natale erano stati posti in giro per i corridoi e sotto ad ognuno di
essi alcuni pacchetti portavano il nome di Scorpius.
Non c’era
niente per Draco. Da due anni nessuna strenna riusciva a risollevargli
il morale.
Scorpius, dal canto
suo, saltellava
allegro in giro scuotendo ogni singolo pacchetto e tentando di
indovinarne il contenuto. Draco non poteva biasimarlo; lui non aveva
conosciuto la madre, non aveva mai avuto occasione di soffrirne la
perdita, quindi viveva il Natale con la spensieratezza
dell’innocenza.
<< Io
voglio ‘prire i regali! >>
<< Li
aprirai stasera a cena, ti prometto che li apriremo assieme.
>>
<<
Adesso! >>
Draco
sospirò piano; la
parte del padre single non gli era mai piaciuta. Ti costringeva ad
essere severo anche se avresti solo voluto essere tenero e permettere a
tuo figlio di fare ogni cosa.
<< Le
regole sono regole, Scorpius. Bisogna rispettarle. >>
In
quell’uggiosa mattina di
Natale avrebbe solo voluto nascondersi sotto le coltri del letto e
riemergere il giorno successivo. Invece il destino aveva voluto
donargli qualcosa per cui vivere, per cui smettere di dormire e restare
sempre sveglio.
<<
Quiddich! >>
urlò all’improvviso suo figlio, volando sulla
piccolissima
scopa giocattolo che aveva ricevuto qualche mese prima.
In quel momento
suonò il campanello. Draco sussultò.
Aveva dato la giornata
libera a
tutti i domestici: umani e non. Aveva voluto stare solo con Scorpius,
almeno un paio di giorni. Eppure qualcuno stava aspettando fuori della
porta, sotto la neve.
Nell’aprire
l’uscio e nel vedere la figura minuta della Granger Draco
pensò di essere ubriaco.
<< Buon
Natale >> disse lei.
<<
Granger? >>
<< No,
sono Babbo Natale, non si vede? >> rispose indicando il
cappello rosso che aveva in testa e i regali in mano.
Draco non sapeva cosa
fare, quindi se ne rimase fermo come una statua, la porta in mano.
<<
Dovresti farmi entrare ora >> lo incalzò lei.
<<
Perché ? >>
<<
Perché io sono il tuo miracolo di Natale, non ne avrai
altri. >>
<< Ok
>>
La Granger non era
nemmeno entrata quando Scorpius si era precipitato verso di lei
abbracciandola.
<<
Papà! Mi hai regalato una mamma! Grassie! >>
I miracoli di Natale
non
esistevano, i miracoli in generale non erano possibili, ma la Granger
come suo solito rendeva tutto più raggiungibile: salvare il
mondo, parlare con Draco Malfoy, far contento un bimbo di due anni che
non aveva mai incontrato la felicità… facile come
portare
un cappello rosso a punta.
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SPAZIO AUTRICE ::::::::::::::::::::::::
QUESTA FAN-FICTION PARTECIPA AL CONCORSO "CASI E DESTINI" INDETTO DA
MORGANA E VENENUM SUL GRUPPO "BLUE LADIES". Caso scelto: Natale C.
Scrivere
non
è mai stato così difficile! Di solito
l’ispirazione
mi viene all’improvviso, mentre vedo o sento qualcosa di
diverso,
insolito ed allora mi chiedo: “e se..?”
Questa
storia
invece ha avuto un’origine strana, scrivere per un contest
è sempre strano, come tentare di fare pipì quando
invece
non ti scappa. Ma questo è stato ancora più
arduo,
perché io adoro il Natale, anzi, lo venero e mai e poi mai
mi
sarei immaginata di scrivere qualcosa di triste per Natale.
Ho
tentennato
fino ad un’ora fa sul finale di questa storia: lasciare
Hermione
e Draco su quel tetto, oppure far avverare un piccolo desiderio?
Miracolo o non miracolo? Alla fine il mio spirito natalizio ha vinto la
battaglia, spero solo che questa storia un po’ diversa
piaccia.
Ai
posteri l’ardua sentenza!
LyliRose
Quasi dimenticavo...
Buon Natale!
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