glObal
Leggere, è importante:
Forse alcuni di voi mi conoscono: sono quello delle fict
senza senso, quali “Mary Sue” (che vi prometto, prima o poi aggiornerò) e “La
Compagnia del Tranello” (a cui presto seguiranno le parodie degli altri due
volumi). Questa storia mi ronzava in testa da un po’ di tempo, e finalmente mi
sono deciso a scriverla.
Parliamoci chiaro: mi dispiace per questa fict. Mi dispiace
innanzitutto per quei poveri ragazzi al potere che si fanno un culo così,
investono tempo e denaro, e tutto per farci vivere felici e beati all’oscuro
dei loro intrallazzi. Oh, ma come posso essere così egoista da muovere
certe ingiuriose accuse solo per incrementare la mia fama di scrittore di
fict?? Mi vergogno tanto di me stesso ç__ç.
Ma siccome sono un gran bastardo, vado avanti comunque.
In secondo luogo, mi dispiace perché sto usando Harry Potter
(che appartiene a JK Rowling) per indorare la pillola, anzi, la supposta, che
voi lettori – se deciderete di continuare a leggere – dovrete mandar su.
Infatti, ho intenzione di usare i libri di Harry Potter come base su cui
costruire la parodia del mondo in cui viviamo. Se è comica, decidetelo voi. Non
pretendo di arrivare al livello dell’Organizzazione [vs Arcorman] di ATL (che è
il mio idolo indiscusso!), spero solo che questa storia vi piaccia, vi faccia
riflettere o, in mancanza di meglio, ridere.
Capitolo 1 – Storia di un ragazzo medio
Harry Potter era un ragazzo medio. Aveva la testa piena di
sciocchezze, o per meglio dire, aveva la testa vuota. Comunque, non era meglio
né peggio di molti altri ragazzi. E questo di per sé è già un po’ deprimente:
lo so che nel libro è una specie di minisupereroe e se vado avanti così
distruggerò i sogni di tanti bambini, ma come ho già detto, sono un bastardo e
andrò avanti ugualmente.
Harry Potter aveva vissuto da quando aveva un anno con una
famiglia adottiva, a cui era stato dato in custodia cautelare dopo la morte dei
suoi genitori. Questi suoi lontani parenti (la zia del marito della cugina
della sorellastra del padre della cognata della figlia adottiva di sua nonna –
e consorte) lo avevano accettato così come si accetta l’inflazione, con un po’
di proteste ma alla fine se l’erano tenuto. (Come dice mia mamma: c’è chi lo
piglia nel culo e dice “ahia” e chi lo piglia nel culo e dice “grazie”. I
Dursley appartenevano a quest’ultima categoria, ovvero erano dei parameci privi
di qualsiasi volontà).
Harry non era un ragazzo stupido. Ma era cresciuto in una
casa di gente stupida, e si sa, chi va con lo zoppo arriva dopo. Era il tipo di
ragazzo che si eccita guardando un film di serie Z e fa scommesse con gli amici
su chi vincerà “Il Grande Fratello”. Suo “cugino” Dudley, invece, era stupido
per davvero. Era il triplo più grasso di Harry, perché durante le partite di
calcio in tv, quand’erano entrambi stravaccati sul divano, Dudley si ingozzava
di pop-corn, patatine, bon-bon, merendine e arachidi glassate
(contemporaneamente) e puntualmente si sbafava anche la roba di Harry. Era agghiacciante
il pensiero che un giorno Dudley sarebbe andato a votare. Dovrebbero imporre
non solo un limite minimo di età, ma anche di QI. Ma questa è un’altra storia.
Harry era sempre maltrattato e seviziato: sua “zia” Petunia
lo obbligava a fare delle cose terribili, tipo lavori forzati, ma peggio. Per
esempio, una volta al mese Harry doveva mettere a posto quel bordello
della sua stanza, tutte e sere doveva sparecchiare e mettere i piatti
sporchi nella lavastoviglie, fare andare la lavatrice, programmare
il robot-aspirapolvere (no, su serio, esistono) e infine, dulcis in fundo, tirare
giù la tavoletta del cesso dopo aver fatto i suoi bisogni! Alla fine della
giornata, aveva le dita anchilosate dallo sforzo. Roba da telefono azzurro!
E quei cretini dei suoi zii? Lui accampava sempre delle
scuse tipo “io lavoro come uno schiavo tutto il giorno per portare a casa il
pane, e tu sei solo un piccolo moccioso ingrato. Ti riporto al cassonetto dove
ti ho raccolto!” e sua zia cercava sempre di cambiare argomento: “Harry, pensa
a tutti quei ragazzi del terzo mondo che non hanno un tetto sopra la testa, né
da mangiare, né la Playstation 2, né la tessera-sconto del cinema! Tu devi solo
schiacciare quattro pulsanti, non ti si chiede altro!”
Ah, ma Harry è furbo. A lui mica lo si frega con questa
quattro fandonie. Piuttosto che piegarsi al suo triste destino, avrebbe lottato
fino all’ultimo! Hmm… domani, magari.
Quante volte Harry aveva sognato che sarebbe comparso dal
nulla un parente ricco sfondato che l’avrebbe preso con se! Il perché un
parente ricco sfondato avrebbe dovuto fare una cosa tanto masochistica, la
storia non lo dice. Ma d’altronde, la storia non dice un sacco di cose.
Alla fine della fiera, Harry aveva vissuto con i suoi “zii”
dieci lunghi anni, finché un bel giorno cominciarono ad arrivargli delle strane
lettere:
Harry Potter
Seconda stanza a destra, primo piano
Privet Drive, 4
La prima cosa che pensò Harry fu, giustamente: “o c’è
qualche bastardo che mi sta spiando, o sono in un Reality Show. Wow!!! Addio,
vita pidocchiosa, benvenuti fama e denaro!”
Ma suo zio gli strappò la lettera di mano
-
ma sei scemo Harry potrebbe essere un pacco bomba! –
-
zio, è una lettera, non un pacco! –
-
osi contraddire tuo zio? Fila in camera tua! –
-
ma senti, zio, sono sicuro che non sia un pacco bomba… -
-
si, però magari c’è dentro l’Antrace –
-
ma zio perché sei così sospettoso che qualcuno stia cercando
di uccidermi? –
Venron e Petunia si scambiarono uno sguardo veloce
-
Harry, và in camera tua! – dissero all’unisono
Da quel giorno nel cervellino di Harry si installò il dubbio
di non essere un semplice ragazzino di 11 anni. Stranamente non si sentiva
affatto minacciato o spaventato: ma il suo non era tutto coraggio…
Harry si rigirava nel suo letto, incapace di prendere sonno,
eccitato come un bambino la sera del 24 dicembre: “Fama e denaro, arrivo!”
Che idiota.