TP - cap 3
Ragazzeeeeeeeeeeeeeeeee
*_________________*. Dobbiamo essere sincere, stiamo un pò
in lacrime. Ok, stiamo decisamente per piangere via msn mentre siamo
qui a scrivere quest'intro T___T. Perchè questa storia
è stata importante e bellissima per molte ragioni. E' stata
scritta per una persona speciale, postata in un periodo dell'anno
speciale e letta da persone che sono molto, molto più che
'speciali'. Avete accolto tutte 'Turning page' con tanto amore, avete
lasciato centinaia di recensioni meravigliose e sentite, avete sclerato
con noi sul nostro profilo fb e, soprattutto, ci avete dimostrato
ancora una volta che amate ciò che scriviamo. E questo
è qualcosa che non ha prezzo..
E ci siete state vicine anche se la trama di questa storia non era
semplice e liscia come l'olio. E forse è proprio questa una
delle cose più belle di 'Turning Page': le persone soffrono,
commettono errori e si feriscono l'un l'altra ma a volte, nonostante la
stupidità umana, il destino non può essere
fermato. Specie a Natale ;)
Per questo motivo dedichiamo la storia a tutte voi che l'avete letta ed
amata. Perchè sappiamo che qui su efp o su fb si scherza, si
scrivono sciocchezze e si ride ma nella vita vera a volte le cose vanno
diversamente; le persone hanno migliaia di problemi diversi, per cui..
per cui noi cerchiamo di darvi comunque un sorriso e un pò
di speranza con questo epilogo.
E vi diciamo Buon Natale, dal profondo dei nostri cuori.
Buona lettura.
Le vostrre Cloe &Fio (in lacrime T__T)
PS: Ci sono due suggerimenti musicali (uno a POV)
Il primo è qui
ed è "facoltativo" lol ma il secondo è d'obbligo
u.u Lo trovate accanto al secondo pov ;)
Okay, buona lettura *-*
Capitolo 5
Who I've been for who you are
-
- POV Robert
“Rob…
che stiamo facendo…?”
La
sua voce calda e
rauca contro il mio orecchio ebbe l’effetto contrario di
quello che avrebbe
dovuto avere se avessimo davvero seguito i buoni propositi che ci
eravamo
imposti; non fece che farmi eccitare ancora di più. La
volevo, la volevo
disperatamente e da troppo tempo ormai. Sembravano secoli
dall’ultima volta in
cui avevo accarezzato le sue gambe, toccato la sua schiena nuda e
baciato la
sua pancia piatta e le sue labbra… così soffici.
Come avevo potuto vivere anni
senza di lei?
Risalii
piano dal suo
stomaco ai suoi seni, fino ad arrivare di nuovo alla sua bocca. Anche
in quei
pochi istanti in cui l’avevo abbandonata, mi era mancata. Le
nostre lingue si
toccarono e il suo bacino spinse contro il mio.
“Rob…”
“Sssh…”
tappai la sua
bocca con la mia e iniziai a baciarla, voracemente, cercando di godere
in una
volta sola di tutti quegli anni passati lontani.
Le
sue mani sul mio
petto mi facevano impazzire e quando scesero più
giù credetti di morire. Non
credevo possibile che quel contatto mi fosse mancato così
tanto. Solo lei
riusciva a farmi sentire in quel modo. Solo lei.
Le
carezzai i capelli
mentre gemevo e ansimavo sopra di lei. La volevo.
“Ho
bisogno di te…”
“Non
possiamo, Rob…”
“Possiamo,
Kristen.
Possiamo…”
E
quando mi sistemai
meglio tra le sue gambe e riconobbi il suo cenno di assenso, entrai in
lei.
Piano, gentile, assaporando ogni secondo, proprio come la prima volta.
Iniziai
a spingere in
lei sentendo ogni parte di me ricomporsi e tornare al proprio posto
mentre
corpo e cuore si univano in lei, finalmente, di nuovo.
Presto
iniziò ad
assecondare i miei movimenti e riuscire a pensare a qualcosa che non
fosse il
mio amore per lei fu totalmente impossibile.
Era
tutto dimenticato,
tutto andato al passato. Vivevo il presente e lo vivevo con lei.
Raggiungemmo
il
piacere insieme e le lasciai un bacio sulla fronte sudata.
“Ti
amo… ti amo…”
sussurrai sulle sue labbra mentre sentivo affondare le sue mani nella
mia
schiena e intravidi una lacrima scivolarle sul viso.
“Rob…”
la voce
addolorata. “E Shelby?”
Aprii
gli occhi e mi
trovai a fissare il soffitto buio della mia stanza. Sudato, ero sudato
e quasi
eccitato e, cazzo, Haley stava
dormendo accanto a me.
La
osservai sollevato
di vedere che era ancora perfettamente addormentata e mi passai una
mano tra i
capelli, iniziando a realizzare quello che avevo appena sognato.
Che
cazzo mi passava
per la testa? O meglio, che cazzo mi passava per il subconscio?
Non
potevo sposarmi
tra dodici ore e sognare di fare l’amore con una donna che
non era la mia
futura moglie.
Però
era un cazzo di sogno.
Scossi
il capo e mi
misi seduto nel letto stropicciandomi gli occhi per eliminare quelle
immagini
dalla mia testa ma era estremamente difficile.
Alzandomi
con molta
calma per non svegliare Haley scesi giù per bere qualcosa ma
più cercavo di non
pensarci più la figura di Kristen appariva sotto i miei
occhi. Kristen nuda sotto di me, Kristen che si muoveva con me, Kristen che annuiva tacitamente.
Kristen,
Kristen, Kristen.
Non
poteva essere il
mio pensiero fisso la notte prima delle nozze. Avrei dovuto prendere
sonno,
farmi una bella dormita e svegliarmi riposato invece di pensare e
sognare una
donna che non era più mia.
Mandai
un messaggio a
Tom chiedendo dove fosse ma quando lanciai un’occhiata
all’orologio che segnava
le quattro del mattino mi resi conto che doveva essere nel meglio del
sonno.
Beato lui.
Bevvi
una camomilla
per calmarmi, nonostante non mi piacesse particolarmente, e lavai anche
la
tazza quando sentii la voce assonnata di Haley sulla porta.
“Papi,
che stai
facendo?” Si stropicciò gli occhi.
“Piccola,
che fai in
piedi?”
“Io
ti ho sentito. Che
fai tu in piedi?”
Lasciai
la tazza ad
asciugare su uno straccio e la raggiunsi per prenderla in braccio.
“Non
riuscivo a dormire, ma tu dovresti.”
“Non
riesco a dormire nemmeno
io senza di te…” sussurrò con voce
bassissima e in procinto già di tornare nel
mondo dei sogni.
“Allora
andiamo…” le
massaggiai la schiena e, tornati a letto, si accucciò sul
mio petto e la
strinsi a me sperando di poter riuscire a dormire con lei accanto.
Ma
fu inutile. Non
chiusi occhio fino al sorgere del sole.
Quando
li aprii,
svegliato dal suono del campanello e da un “Roooob,
vai tuuuuu” di incerta provenienza, avevo dormito
meno di cinque ore e
l’unico pensiero che mi passava per la testa era: ‘Tra quattro ore mi sposo’
ma la parte peggiore era che l’ansia che
iniziava a salire non derivava da un’ansia di arrivare a quel
passo, ma dalla
paura di stare facendo qualcosa di sbagliato.
Paura
che affondò le
radici quando aprii la porta e mi trovai Kristen davanti agli occhi.
Lei.
Ancora lei.
Sempre e solo lei.
“Kris…”
“Rob.
Tutto bene?
Sembri uno zombie…”
Mi
feci indietro per
lasciarla entrare.
“Sì,
cioè no… Non…” ed
ecco che iniziavo a balbettare mentre la guardavo. “Ho
dormito poco…”
“Oh,
incubi?”
Magari…
Scossi
il capo facendo
di tutto per non pensare a lei nuda sotto di me, ma averla davanti non
faceva
altro che rendere le cose più difficili. “Non
proprio, ehm… Comunque cosa ci
fai qui? Cioè… non… Non che non mi
faccia piacere, cioè non è che mi fa…
Cioè…”
Le
scappò un risolino
che mi salvò da quella situazione imbarazzante e poi mi
allungò una busta.
“Haley ha dimenticato le scarpe in albergo.”
“Oh…”
afferrai la
busta dandomi dello stupido per aver pensato, in due secondi, alle
altre mille
ragioni che potevano averla spinta a venire a casa. “Grazie.
Vuoi salutare
Haley? Penso sia sotto le grinfie di mia madre o delle mie
sorelle…”
“Sì,
grazie” sorrise,
uccidendomi.
Chiamai
Haley e dopo
un minuto si precipitò per le scale fino a piombare tra le
braccia di Kristen,
senza preoccuparsi di poter rovinare il vestitino appena messo.
Tutta
sua madre.
“Tesoro!”
Kristen se
ne curò poco a sua volta e la strinse semplicemente prima di
metterla giù.
“Ma
fatti vedere! Sei
bellissima!”
“Sembri
una
principessa…” commentai estasiato. Era davvero
bellissima.
“Dite?
Non lo so… mi
sembra troppo… rosa…” disse lei con una
vena di ironia nonostante il vestito
per il matrimonio fosse di un rosa pallido, appena accennato.
“E’
perfetto” rispose
Kristen chinandosi nuovamente. “Però ora ascoltami
Haley. Voglio che fai la
brava, intesi?”
“Non
preoccuparti,
mamma. Ho tutto sotto controllo!”
E
dall’occhiolino che
le fece e dal modo in cui cercò di filarsela velocemente
temei davvero che
avesse in serbo chissà qualche altro scherzo per Shelby.
“Haley!”
la richiamò
Kristen, trattenendola. “Dico sul serio. Se vengo a scoprire
di qualche altro
scherzo mi arrabbio davvero. Okay?”
Haley
sbuffò ma poi
borbottò ugualmente un okay
incerto.
“Brava.
E poi quando
papà va via, tu vai con zio Tom e lui ti riporta da me,
okay?”
“Okay.”
“Kristen,
sei sicura
di non poter restare?”
“Grazie,
Rob. Ma ho
tanto lavoro arretrato e delle scadenze da rispettare.”
Non
insistetti oltre
ancora incerto se la sua presenza potesse fare male più a
lei che a me.
Haley
la salutò di
nuovo con un abbraccio forte e si sussurrarono qualcosa
all’orecchio prima che
la piccola corresse di nuovo su per le scale chiamata da mia madre.
“Bè,
allora… Salutami
gli altri e… Buon matrimonio e buona… luna di
miele o qualunque cosa si dica in
queste situazioni.”
“Auguri andrà bene.”
“Giusto”
strinse le labbra
e si tirò i capelli dietro l’orecchio. Due dei
particolari che più amavo di
lei. “Allora… auguri Rob…”
Sorrise
e nei secondi
in cui si avvicinò non potei non pensare alle sue labbra
sulle mie, alle mie
sulle sue, quella sera.
Cosa
sarebbe successo
se il campanello non ci avesse interrotti?
Una
sua mano si posò
sul mio petto mentre le sue labbra lasciavano un cauto e innocente
bacio sulla
guancia.
Dovetti
reprimere
l’istinto di stringerle le mani in vita e abbracciarla
perché sapevo che se
l’avessi fatto non sarei stato più capace di
lasciarla andare; e io dovevo
lasciarla andare.
Si
ritrasse
velocemente senza guardarmi in faccia e la guardai allontanarsi proprio
nel
momento in cui Tom, vestito a lucido, scendeva dalla macchina che mi
avrebbe
portato in chiesa.
Avevo
immaginato tante
volte il loro incontro ma mai potevo aspettarmi che semplicemente si
scambiassero un sorriso e si abbracciassero.
Lui
le sussurrò
qualcosa all’orecchio e lei scosse il capo. Le diede un bacio
sulla guancia, le
carezzò il viso e la lasciò andare.
Che
cazzo stava
succedendo?
“Perché
sei ancora
così? E perché sembri uno straccio?” mi
salutò, entrando, come se nulla fosse.
“Hai
parlato con
Kristen per caso?”
Lui
spalancò gli occhi
e mi guardò quasi …terrorizzato?
“Io?
Cosa? No. Parlato…
di cosa?”
“Cos’era
quello
allora?”
“Quello
cosa?”
“Tu
e Kristen. Quel
vostro salutarvi come se niente fosse…”
“Oh,
quello. Niente…
Ci siamo solo salutati…”
“Come
se niente fosse,
Tom. Vi siete già visti prima di ora?”
“Ah
sì. Ieri sera. Ma
per poco. Niente di che. Non abbiamo quasi parlato. Cioè,
lei non mi ha detto
niente, eh! Ci siamo incontrati in un bar e
così…”
“Sapevo
che era
tornata in albergo perché aveva mal di
testa…”
Deglutì
visibilmente.
Ma che cazzo…?
“In…
infatti. L’ho
accompagnata subito in albergo. Abbiamo scambiato solo due
parole…”
“Ed
erano due parole
interessanti?”
“Senti,
perché non ti
vesti? Vado a vedere Shelby come sta…”
E
si avviò su per le
scale.
“Ma
Shelby non è qui,
Tom. Si preparava in canonica e tu lo sai.”
Lui
si irrigidì e si
voltò. Potevo quasi giurare di vedere goccioline di sudore
scivolare sulla sua
fronte.
“Oh
giusto, giusto.
Allora… vado, vado a vedere Haley…”
“Tom,
tutto bene?”
“Sì.
Sì. Tutto
perfettamente ottimo.”
“Perfettamente ottimo? Ma come cazzo
parli?”
“Tu
piuttosto? Ho
trovato il tuo messaggio di stanotte.”
“Sì,
lascia stare. Non
riuscivo a dormire.”
E
d’un tratto il suo
strano umore cambiò e mi riservò uno strano
sorriso enigmatico “Non sarai mica
assalito dai dubbi all’ultimo momento, vero?” e,
voltando le spalle, salì
lasciandomi da solo a navigare nell’incertezza di quella
strana allusione.
Alla
disperata ricerca
di una risposta che fosse vera ed onesta.
“Aiutooooooo!
Papaaaaaaaà! Vuole uccidermiiiiiiiiii!”
Mi
voltai di scatto
quando sentii le urla di Haley e l’afferrai al volo mentre entrava in
sagrestia volando a tutta
velocità verso di me.
“Vuole
uccidermi!”
ripeté quando fu al sicuro tra le mie braccia, seguita da
Tom.
“Chi
vuole ucciderti?”
“Shelby!
Mi ha urlato
contro e ha detto che faccio solo guai e ora vuole uccidermi.”
A
quel punto non potei
fare a meno di metterla
giù per
guardarla negli occhi.
“Haley.
Cos’hai
fatto?”
“Niente,
papà.
Stavolta non ho fatto niente!”
Lanciai
un’occhiata a
Tom per accertarmi che fosse la verità.
“E’
stato un
incidente…” la giustificò lui senza che
nessuno dei due mi spiegasse di cose
stessero parlando.
“Infatti.
È stato un
incidente…” ripeté lei mettendo il
broncio.
“Cos’hai
fatto?”
Sentii io stesso il mio tono inevitabilmente irritato.
Lei
non rispose e
guardò Tom in cerca d’aiuto.
“Ha
camminato con le scarpe
sporche di terra sul velo…ma…”
“Haley!”
le gridai
contro prima ancora di sentire la fine del racconto.
“Non
è colpa mia!
Stavo camminando e lei tiene quel velo così
lungo…”
“Haley,
avevi promesso
che ti saresti comportata bene.”
“Ma
non l’ho fatto
apposta, papà! Lo giuro.”
“Ora
basta, Haley. Non
si giura il falso!” e mi sorpresi di come il mio tono di voce
fosse così alto
da far rimbombare quella frase tra le pareti della sagrestia e farla
suonare
ancora più meschina e cattiva di quanto non dovesse essere.
Vidi
i suoi occhi
inumidirsi e il suo labbro iniziare a tremare.
“Ma
io davvero non l’ho
fatto apposta!” scoppiò a piangere e, gettando a
terra il bouquet di fiori che
aveva in mano, corse via in lacrime lasciandomi affondare nella merda
di uomo
che ero.
Mi
passai una mano tra
i capelli e nella foga e nella rabbia diedi un veloce pugno al muro
prima di
andarle dietro ma Tom mi fermò.
“Dalle
due minuti. Ora
ti manderebbe solo a fanculo, un po’ come avrei voglia di
fare io, onestamente.”
Detto
da lui, che si
comportava in modo lunatico da ore, era un po’ il colmo ma
dovetti dargliene
atto.
Afferrai
il cravattino
sulla scrivania e mi misi davanti allo specchio cercando disperatamente
di
ricordare come cazzo si appuntasse, ma senza buoni esiti.
Guardai
l’orologio
esasperato.
Dovevo
sposarmi tra venti
minuti e avevo un cravattino che non si appuntava, una figlia che ce
l’aveva a
morte con me, e il suo viso ancora
davanti gli occhi.
Non
volevo ammetterlo
ma i dubbi mi stavano massacrando.
Tom
sostituì le mie
mani e iniziò a maneggiare il cravattino al posto mio. Lo
lasciai fare dato che
avevo, inaspettatamente, iniziato a tremare. E non per
l’emozione, ma per
l’ansia; per quell’orrenda sensazione che albergava
in me e che mi portava
ancora a credere di stare facendo qualcosa di sbagliato.
“Rob,
sei sicuro di
Shelby?”
“Sì”
risposi senza
nemmeno pensarci davvero e lui mi guardò in modo decisamente
strano.
“Perché
questa
domanda?” dovetti chiedere.
“Niente…”
“Tom.”
“D’accordo.
Mi
chiedevo solo se… Se pensassi mai a come sarebbero andate le
cose se Kristen…”
“Ci
ho pensato ogni
giorno della mia vita, Tom, lo sai. Ma quel che è fatto
è fatto.”
“No,
intendo…” fece
una pausa e prese un respiro. “Se, per pure caso, Kristen non
ti avesse
tradito… Tu riusciresti a perdonarla per Haley?”
Oh, Tom. E io
che credevo sapessi tutto di me.
Sospirai.
“Io l’ho
perdonata, Tom. Io l’avrei perdonata sempre. Io le avrei
perdonato tutto. Lo
sai… Lei è…”
“…Kristen.
Lo so…”
Sospirai
ancora.
“Bè,
l’importante è
che tu sia sicuro di Shelby.”
E
per qualche motivo
il tono di voce con cui lo disse, come se fosse l’ultima cosa
di cui essere
sicuri al mondo, riuscì solo a creare nuovi e nuovi dubbi.
Tutti indefiniti,
tutti senza forma ma decisamente presenti.
“Al
diavolo questo
affare.” Lanciò il cravattino in aria.
“Vai a cercare tua figlia. Hai dieci
minuti per farle cambiare idea su Shelby. Buona fortuna.”
Simpatico,
davvero simpatico.
Trovai
Haley che
dondolava i piedi seduta su una panchina nel giardino retrostante.
Li
muoveva in un modo
che…
Se
poteva essere
identica a me nell’aspetto era identica alla madre nei gesti.
Non feci in tempo
a pensarlo che si scostò entrambe le ciocche di capelli
dietro l’orecchio e
chinò il capo da un lato. Rividi Kristen e sorrisi, solo che
non sapevo perché.
Mi
avvicinai cauto.
“Posso
sedermi?”
chiesi e, senza degnarmi di uno sguardo, fece sì
con la testa.
Restammo
in silenzio
per qualche secondo, infine mi decisi a parlare. Non avevo poi molto da
dirle
se non porgerle le mie scuse.
“Mi
dispiace di aver
urlato prima… E di non averti creduto…”
Lei
scrollò le spalle.
“Non fa niente…”
“Non
deve essere così,
lo sai. Tra te e Shelby.” Non rispose. “Proprio non
ti piace, eh…?” Ancora
silenzio.
“Mi
sgriderai ogni volta
che sarai con lei? Sarà così? Dimenticherai
quello che abbiamo passato a
Vancouver? Dimenticherai la mamma?”
Quelle
parole, il modo
in cui le disse e la lacrima che, sola, le scivolò sul viso,
mi spezzarono il
cuore e senza pensarci la presi tra le braccia.
“No,
non dimenticherò
mai. Avrò sempre te e non dimenticherò mai la
mamma…”
“Perché
tu la ami,
papà, vero?” sussurrò parole soffocate
contro il mio petto, stringendosi a me e
io non riuscii a trovare una risposta sincera nemmeno per me stesso.
“Sì.
La amo, tesoro.
Ma vedi, l’amore ha diversi livelli. Io le voglio molto bene
e gliene vorrò
sempre. Così come amerò sempre te.
Okay?”
Tirò
su con il naso
senza annuire, senza dire nemmeno un semplice sì. Continuai
a cullarla ancora
un po’ finché non vidi Shelby, in bianco, ferma
sulla porta che dava al
giardino.
Che
diavolo ci faceva
lì…?
“Tesoro,
perché non
vai dalla nonna? Deve darti il cestino con i
fiori…”
Lei
annuì e scese
dalle mie gambe ma non mi lasciò andare totalmente.
“Papà,
sposa la mamma invece
di lei. Ti prego…” e me lo chiese con occhi
così dolci e sinceri che per un
istante volli dirle di sì solo per non vederli ancora
così tristi, o forse era
quello di cui cercavo di convincermi.
Le
carezzai il viso e
le sorrisi. “Vai dalla nonna, tesoro.”
Lei
sospirò e sfuggì
al mio tocco lasciandomi nella consapevolezza che stavo per sposare una
donna
che mia figlia, probabilmente, non avrebbe mai accettato.
Incrociò
Shelby per
strada e riuscii a sentire un flebile scusa
uscire dalle sue labbra. Shelby le sorrise ma lei corse dentro prima
che
potesse accarezzarle i capelli.
Mi
alzai e andai
incontro alla mia fidanzata. Era…
“…
bellissima. Sei
bellissima…” sussurrai quando prese le mie mani
tra le sue. Arrossì.
“Sarà
un inferno…”
mormorò e capii immediatamente a cosa si riferisse.
“No,
vedrai che si
abituerà. Dalle tempo.” Usai le stesse parole che
Kristen aveva detto a me con
la sola differenza che sapevo di stare mentendo.
“Ma
che ci fai qui?
Sai che porta sfortuna vedere l’abito prima del
matrimonio…”
“Lo
so” disse lei “Ma
dovevo vederti.”
“Che
succede?”
Lei
mi guardò per un
istante interminabile prima di chinare il viso e parlare tutto
d’un fiato.
“Tu
la ami ancora,
Rob?”
“Cosa?”
“Ti
prego, ho bisogno
di saperlo.”
“Shelby…”
“Ti
prego. Se è così,
dimmelo adesso ma non farlo sull’altare. Non lasciarmi
lì. Dimmelo ora.”
Strinsi
le sue mani in
una delle mie mentre l’altra le alzava il viso.
“Lei è il passato. Il mio
futuro sei tu…” e ne ero convinto. Almeno mentre
lo dicevo a lei, ne ero
davvero convinto. Kristen non poteva continuare ad avere potere su di
me, non
dopo sette anni in cui quella donna mi era stata accanto salvandomi da
me
stesso. Le dovevo tutto e le dovevo il mio amore.
Per
qualche motivo mi
credette sulla parola e sorrise, commossa, prima di poggiare le sue
labbra
sulle mie.
Le
sorrisi.
“Ora
scusami, ma devo
proprio andare a posizionarmi all’altare.”
“Ti
raggiungo lì!” ammiccò
semplicemente prima di baciarmi ancora una volta e andare via.
Ed
ero di nuovo solo. Solo
con me stesso e un cellulare in tasca.
Lo
presi per spegnerlo
ma lo schermo rivelò l’ultima cosa che potevo
aspettarmi in quel momento.
1 missed call
Kristen
Il
mio cuore perse un
battito nel leggere il suo nome, ne perse due nell’immaginare
il motivo per cui
aveva chiamato, ne perse tre nel decidere se richiamare o no.
Nonostante
fosse la
cosa più sbagliata da fare al momento, nonostante mi fossi
appena ripromesso di
non lasciare che condizionasse la mia vita ancora, premetti quel
pulsante verde
e la richiamai.
E
il mio cuore
continuava a perdere battiti nell’attesa finché a
fermarlo del tutto fu la
segreteria telefonica. Spento.
Sorrisi
amaro
guardando lo schermo del cellulare ancora una volta prima di spegnerlo.
Non
era destino,
evidentemente.
Eppure,
dieci minuti
dopo, mentre aspettavo all’altare ero ancora lì a
chiedermi perché mai potesse
aver chiamato. Cosa voleva dirmi? Forse farmi gli auguri? No, non aveva
senso
dal momento in cui me li aveva fatti quella mattina. Forse chiedere di
Haley?
Ma perché farlo? E soprattutto perché farlo alle
tre in punto?
Tutti
riuscirono a
notare la mia ansia e il mio nervosismo ma sicuramente nessuno aveva
idea del
vero motivo.
Shelby
doveva essere
il mio unico pensiero, e invece io ero lì
sull’altare aspettando lei ma
pensando a Kristen. Ed era tremendamente sbagliato. E anche quando
Haley fece
la sua entrata camminando troppo velocemente e rovesciando il cesto di
fiori arrivata
alla fine della navata, il mio pensiero fu Kristen e la bellissima
bambina che
avevamo insieme. Quando la marcia nuziale iniziò a suonare
io pensai a Turning
Page; quella doveva essere la nostra marcia nuziale. E quando Shelby
apparve
sulla porta della chiesa insieme al padre, io pensai a lei
e all’emozioni che avevo provato nel vederla indossare un
abito
da sposa, anche se per finzione.
Non
mi concentrai
nemmeno su Shelby mentre camminava. Lei probabilmente mi sorrideva
vedendo il
mio sorriso e non potendo immaginare che era dedicato totalmente ad
un’altra
persona.
Me
la trovai di fronte
e con le mani tra le mie senza nemmeno rendermene conto.
“Vuoi
tu, Shelby
Melissa Collins, prendere il qui presente Robert Thomas Pattinson come
tuo
legittimo sposo per amarlo, rispettarlo e onorarlo, in salute e in
malattia, in
ricchezza e in povertà, finché morte non vi
separi?”
“Lo
voglio.”
“E
tu, Robert Thomas
Pattinson, vuoi prendere la qui presente Shelby Melissa Collins come
tua
legittima sposa per amarla, rispettarla e onorarla, in salute e in
malattia, in
ricchezza e in povertà, finché morte non vi
separi?”
Le
parole rimbombarono
nella mente, stridendo, come mille aghi che penetravano facendo un
dolore e un
rumore tremendo.
“Rob…”
E
la sua voce, una
voce totalmente diversa da quella che sognavo, da quella che avevo
sognato
quella notte stessa, mi scosse dai miei pensieri. Il suo
viso sparì e mi sentii morire.
Amarla…
onorarla… rispettarla… salute, malattia.
Ricchezza,
povertà…
Sì,
avrei voluto dire. Sì, posso farlo.
Sì,
lo voglio. Solo… solo non con te.
“Rob…”
“Mi
dispiace…” fu
tutto quello che ebbi la forza di dire mentre i suoi occhi mi
uccidevano
lentamente.
Lasciai
le sue mani e
tra i mormorii sorpresi e increduli della gente, corsi in sagrestia e
chiusi la
porta alle mie spalle.
Iniziai
a camminare
avanti e indietro, pensando a quello che avevo appena fatto. Cercando
di capire
se avessi appena fatto la più grande cazzata della mia vita
o semplicemente la
più intelligente.
E
ora? Cosa diamine
sarebbe successo ora?
Non
riuscii a
sbrogliare nemmeno un filo della matassa che era diventata la mia testa
quando
Tom entrò chiudendo velocemente la porta dietro di
sé.
“Rob…”
“Tom…
che cazzo ho
fatto?”
“Hai
fatto la cosa
giusta! Grazie a Dio! Lo sapevo io! Sapevo che Kristen te lo avrebbe
detto! Ma
quando le hai parlato? Ti ha chiamato?”
Mi
bloccai per
guardarlo. “Io… io non ho parlato con
Kristen…”
E
la sua espressione
tradì ogni altra scusa che avrebbe anche solo potuto pensare
di inventare.
“Oh,
cazzo.”
“Cosa
avrebbe dovuto
dirmi Kristen?”
Lui
esitò per parecchi
secondi.
“Tom…”
“Rob…”
iniziò cauto, così tanto da farmi preoccupare.
“Ci sono delle cose che devi sapere… Ed
è meglio se ti siedi.”
-
-
-
- POV Kristen (suggerimento
musicale; obbligatorio
u.u)
-
Immaginai
lo strascico
che scivolava leggero lungo la navata.
L’odore
tenue di
incenso ormai spento che aleggiava nell’aria mentre tutti si
giravano a
guardare la sposa che faceva il suo ingresso.
Bella,
il volto
leggermente arrossato, emozionata..
Un
giorno avevo
creduto davvero che quella sposa sarei stata io..
“Oh
mi scusi.”
Un
uomo mi urtò per
sbaglio, prima di correre dalla sua famiglia che occupava uno dei
divanetti
all’interno del traghetto. Tutti stavano dentro. Faceva
troppo freddo per gelare
sul ponte dove l’aria della Manica ti tagliava il volto e la
pelle.
Troppo
freddo per
chiunque, ma non per me. Il gelo dell’esterno non era niente
rispetto a quello
interno delle mie ossa. Non riuscivo nemmeno a sentirlo.
Abbassai
lo sguardo
per vedere l’ora e notai lo schermo del cellulare nella mia
mano
illuminarsi. Avrei
voluto non rispondere
ma riconobbi il numero di Haley, così mi feci forza,
ricacciando le lacrime che
premevano ai lati dei miei occhi.
“Amore,
dimmi. Tutto
bene?”
Non
rispose subito.
Sospirò pesantemente. “Io sì, ma tu?
Dove sei?”
“Sto
andando in un
posto..mmm un posto per un impegno importante. Ti ho detto che lo zio
Tom sa
dove sono. Dopo ti porta lui da me.”
Per
lo meno non era
una vera bugia. Avevo davvero un impegno importante quel giorno: stare
lontana
da Londra, lontana da Rob, lontana da quella chiesa. Mi conoscevo
abbastanza da
sapere che, se fossi rimasta in città,avrei finito per
andarci e..e non potevo
permettermi di farlo. Non sarebbe rimasto più nulla di me
stessa e io dovevo
tenere insieme i pezzi per Haley.
“Mamma,
torna qui.” La
voce di Haley era quasi una preghiera e spezzò il mio cuore
già così fragile in
un secondo. “Sposa tu papà, per favore. Ci penso
io a Shelby”
Scossi
il capo,
stupidamente, come se avesse potuto vedermi.
“Amore
ne abbiamo già
parlato. Papà ama Shelby e noi dobbiamo rispettare questa
cosa e..supportarlo.
Soprattutto tu. E non fare nessuno scherzo cattivo, ok? Feriresti solo
tuo
padre e davvero lui non se lo merita. Si merita di..” passai
veloce la lingua
sulle labbra completamente secche e screpolate. La gola mi bruciava per
il
dolore e quasi non potevo respirare “Si merita di essere
felice e vivere una
giornata splendida.”
“Ma
mamma..”
“Niente
ma” mormorai
“E ora..tesoro devo scappare e anche tu dovresti andare. Si
sta facendo tardi
ed è..è quasi ora, no?”
Era quasi ora..
Sentii
uno spasmo alla
bocca dello stomaco.
“Sì”
sbuffò “Vado
allora. A stasera mami.”
“A..sta..a
stasera”
Riagganciai
prima che
le lacrime coprissero del tutto la mia voce. Posai la fronte sulla
ringhiera
del ponte, abbandonandomi alle lacrime e al dolore. E anche se era
sbagliato,
masochista, autolesionista i miei occhi non si distoglievano mai
dall’ora sullo
schermo del cellulare che, inesorabile, scorreva.
2.45pm..
Di
certo Rob era
arrivato, ormai. Probabilmente stava stringendo la mano al parroco e,
come me,
fissava impaziente l’orologio in attesa che la donna che
amava spuntasse
davanti a lui. In attesa di renderla sua per sempre.
3.00
pm..
Era
l’ora, ma ogni
sposa che si rispetti arriva in ritardo. E, ne ero certa, Shelby non
avrebbe
fatto eccezione.
3.10pm..
Riuscivo
ad
immaginarla avanzare, sorridente. Arrivare da lui, prendergli la mano.
Vicini
erano la coppia perfetta.
3.20
Lo
scambio dei voti.
Rob di certo li aveva scritti personalmente. E sapevo che sarebbero
stati
sentiti e perfetti. Dritti dal cuore.
3.30pm..
Le
promesse.
Prometto di
amarti e onorarti, ogni giorno della mia vita.
E
la loro vita insieme
iniziava oggi, proprio in quel momento. Mentre mi sembrava che la mia
finisse
in modo altrettanto inesorabile.
Sentii
una gran rabbia
scorrere attraverso il mio intero corpo, come se fosse stata la sola
linfa che
alimentasse le mie vene. Rabbia verso il mondo, il fato, il destino ma,
soprattutto, verso me stessa. Perché potevo prendermela con
chiunque ma la
realtà era chiara come il sole. Ero la sola da incolpare.
Gettai
con forza il
telefono nelle acque fredde della Manica.
E
se, invece, non
fossi stata così stupida in Africa?
E
se avessi saputo di
essere incinta e non fossi mai andata in quel villaggio coi medici?
E
se avessi avuto più
fede in Rob, nel nostro amore, nella forza di sopportare il dolore di
una mia
possibile malattia?
E
se..
Due
piccole parole
che, sole, erano semplici ed innocue.
Messe
vicine, però,
una accanto all’altra, avevano il potere di perseguitarti per
il resto della
tua vita.
E,
ne ero certa,
quello era esattamente ciò che avrebbero continuato a fare.
Ero
grata a Tom di
avermi dato una via di fuga da Londra, offrendomi la
possibilità di passare la
giornata nella sua casa di famiglia sull’isola di Wight, ma
ora che ero
veramente lì mi rendevo conto di quanto in realtà
quella fosse stata una
pessima idea.
L’isola
era l’ennesimo
luogo pieno di ..noi.
O
forse ero
semplicemente io.
Ogni
luogo per me era
pieno di me e Rob, anche quelli in cui non eravamo mai stati insieme.
Lo
riconoscevo tra i passanti, perfetti estranei mi sembravano lui,
oggetti e cibi
mi ricordavano i suoi gusti e le sue preferenze, canzoni mi facevano
ripensare
alla sua voce..
Eppure,
indubbiamente,
l’isola era una pugnalata al cuore più di
qualunque altro posto al mondo.
Feci
un altro passo su
una delle rocce, lisce e fredde, e mi sedetti ad ascoltare il rumore
del mare.
Ormai si era fatta notte ed era così buio che non ero
più in grado di capire la
differenza fra dove finiva quello e iniziava il cielo cupo.
La
mia mano sfiorò la
superficie umida della pietra e fui subito assalita dai ricordi.
“Ti
giuro che se mi fai cadere, io..”
“Tu
cosa, eh?” mi afferrò per la vita e chiusi gli
occhi,
terrorizzata di cadere su una di quelle pietre e spaccarmi la testa
“Cosa mi
fai?”
Sentii il suo
respiro sul mio volto ed un brivido mi
travolse. Sapeva di lui, di fresco, dei suoi baci..
Posò
le labbra sulle mie e non mi importò più neppure
dell’altezza, delle pietre scivolose, del mare sotto di noi.
“Ci
sono io Kristen, non avere paura”mormorò
“Ci sarò
sempre.”
L’ennesima
lacrima
scivolò lungo la mia guancia e, di scatto, mi alzai.
Percorsi veloce i pochi
metri che mi avrebbero riportata alla casetta della famiglia di Tom e,
quando
entrai in cucina, mi lasciai cadere su una sedia. Davanti a me
c’era ancora la
tazza di tè che mi ero preparata quando ero arrivata per
cercare di calmare i
nervi.
Tentativo
inutile e
patetico.
Bevvi
un sorso della
bevanda ormai fredda e, dopo pochi minuti, decisi di spostarmi in
salotto.
Avevo acceso il piccolo caminetto e l’aria aveva un
confortevole tepore.
Quasi
confortevole, per lo meno..
La
casa era vecchia,
vissuta, ma accogliente. Un tipico cottage inglese che sapeva darti una
sorta
di calore; come se tutte le persone che ci avevano vissuto avessero
lasciato un
piccolo pezzetto di loro pronto a darti il benvenuto.
Sfiorai
i mobili, le
foto leggermente impolverate; ne riconobbi una di Tom da bambino.
Doveva aver
avuto sì e no cinque anni e gli mancavano alcuni denti. Non
potei non sorridere
nonostante i muscoli del mio volto fossero così abituati a
non farlo da tempo.
Salii
su per due rampe
di scale strette finchè non mi ritrovai in un ampio spazio
aperto. Accesi la
lampada più vicina e capii di trovarmi nella soffitta. Il
tetto era spiovente
ai lati e, su una parete, si aprivano due piccole finestrelle circolari.
Ma
non fu quello che
attirò la mia attenzione.
A
quel punto non
sapevo più se Dio, o chi per esso, stesse cercando di
punirmi secondo le leggi
di qualche orribile castigo cosmico.
Un
vestito da sposa
faceva bella mostra di sé su un manichino
nell’angolo. Sembrava antico e di
certo non poteva risalire a dopo gli anni cinquanta. Non so per quale
motivo ne
fui totalmente, dolorosamente, attratta. Ne carezzai la stoffa liscia
anche se
decisamente impolverata ed ingiallita dallo scorrere del tempo. Il
velo,
invece, era ancora in ottime condizioni e, prima che potessi fermarmi,
le mie
dita si erano chiuse sulla piccola clip che lo teneva fermo. Lo portai
sul mio
capo.
E
mi sentii patetica e
triste mentre fissavo il mio riflesso nello specchio sporco ed
incrostato che
mi stava di fronte. I capelli erano arruffati e mi ricadevano in
disordine sulle
spalle, sotto gli strati di tulle; i miei occhi erano gonfi e umidi e
il mio
volto pallido ed emaciato.
Che
stupida che ero
stata..
Avevo
pensato che io
ed Haley avremmo potuto passare le vacanze natalizie lì
sull’isola, magari con
Tom. Ma c’era troppo. Troppi ricordi, troppo dolore. La cosa
migliore era
prenotare il primo volo per Vancouver, partire, aiutare mia figlia a
costruire
un vero rapporto con suo padre cercando di farne parte il meno
possibile.
Dopotutto Rob doveva trascorrere del tempo con Haley, non con me. Non
ci
saremmo dovuti vedere quasi mai se non avessimo voluto.
Provai
ad abbozzare un
piccolo sorriso ma l’espressione che mi rimandò lo
specchio era orribilmente
falsa ed innaturale. Sarei mai riuscita a sorridere ancora? A sorridere
perché
ero davvero felice?
Il
suono del
campanello mi riscosse dai miei pensieri deprimenti. Mi
bastò una rapida
occhiata all’orologio per capire che dovevano essere Tom ed
Haley. Era tardi,
molto tardi e..
Il
campanello continuò
a suonare, incessante.
“Arrivo!”
strillai
precipitandomi giù per le scale “Arrivo”
Sfregai
rapida le mani
sul viso, sperando di scacciare almeno i segni più evidenti
del mio pianto ma,
quando aprii la porta e mi trovai di fronte mia figlia e Tom avvolti
nei loro
cappotti, capii che sarebbe stato tutto inutile.
“Kris
ma perché
diavolo non rispondi al cellulare? Eravamo preoccupatissimi!”
“Mamma,
mamma papà
non..”
Mi
bastarono quelle
parole per scoppiare in un pianto disperato. Affondai il volto fra le
mani.
Ero
una pessima madre
e lo sapevo. Non sarei mai dovuta crollare così davanti ad
Haley ma vederli lì
mi fece capire che era finita. Adesso l’avevo davvero perso
per sempre.
“E’
finito tutto..”
gemetti “E’ finita..”
Sentii
le lacrime
tiepide colare fra le mie dita e poi il calore di due mani afferrarmi i
polsi.
“Veramente
avevo
sperato che questo potesse essere l’inizio di tutto. Non la
fine..”
Di
scatto feci un
passo indietro, staccandomi da quel calore, da quelle mani,
perché..
Spalancai
gli occhi
quando vidi Rob di fronte a me. Indossava lo smoking ed era..era una
visione.
Stavo
sognando? Quello
era tutto un grande ed assurdo sogno o..?
Ma
quando ricatturò le
mie dita tremanti nelle sue, ferme e decise, capii che non era affatto
un
sogno. Per qualche strana ragione lui era lì con me, non con
Shelby a Londra.
Non
staccai gli occhi
dai suoi neppure quando sentii Tom e Haley parlare fra loro.
“Ok,
io direi di
lasciarli soli”
“Direi
di sì. E poi
dobbiamo preparare..beh cerchiamo un negozio aperto”
Le
loro parole non
avevano senso, ma non me ne curai. Niente aveva senso ed era perfetto
così, se
solo fossi potuta vivere in quell’attimo di follia per il
resto della mia vita.
Rob
fece un passo
avanti e poi un altro e poi un altro..
Le
sue mani si
posarono sulla mia vita mentre mi spingeva di nuovo in salotto. I suoi
occhi
sembravano capaci di bruciarmi la pelle.
Si
fermò quando ci
trovammo davanti al calore del camino.
“Cosa..cosa
ci fai
qui?”
Non
so neppure dove
trovai la forza di parlare ma dovevo sapere, dovevo..
“Dimmelo
tu Kristen.
Dimmelo tu”
Il
suo volto era teso,
immobile, rigido. E benché vedessi che voleva lasciarsi
andare al sollievo, non
riusciva a mascherare la rabbia repressa dentro di sé.
E
improvvisamente
capii.
“Non
hai sposato
Shelby”
“No”
“Tom..”
gemetti “Tom
ti ha detto tutto”
“Sì”
No,
no, no..
Mi
sentii morire per
l’ennesima volta nel rendermi conto che gli avevo di nuovo
rovinato la vita.
Non aveva sposato Shelby per venire lì a chiarire con me,
perché si sentiva in
colpa. Tutto quello che avevo sempre cercato di evitare..
“Tu
la devi sposare.
Devi essere felice. Devi tornare da lei. Devi..”
Quello
che lui fece
dopo fu un vero shock. Mi afferrò con forza per le braccia e
mi sbattè alla
parete finchè non mi ritrovai completamente premuta fra
quella ed il suo corpo.
“Tu
la smetti. La
smetti adesso con tutte queste stronzate” la sua voce era un
sibilo sul mio
viso “La smetti di decidere cosa è meglio per me.
La smetti di decidere il
nostro destino, ci siamo capiti?”
Deglutii
con forza.
“Non
potevo sposare
Shelby. E non la potevo sposare perché non è la
donna che amo. E l’ho capito
quando l’ho vista davanti e tutto ciò a cui
riuscivo a pensare eri tu e a
quanto volevo che fossi tu quella
al
suo posto” continuò. I suoi occhi erano come due
smeraldi magnetici che mi
imprigionavano. “Non potevo rovinarle la vita sapendo
che..che non avrei mai
potuto amarla davvero. Volevo venire a cercarti, a parlarti ma non
sapevo
dov’eri e..”
“Ma
perché? Ancora
credevi che ti avessi tradito con un altro, che ti avessi abbandonato
senza il
minimo..”
Le
sue mani corsero al
mio volto.
“Perché?”
domandò.
“Per lo stesso motivo per cui sette anni fa non riuscivo ad
andare avanti senza
di te. Per lo stesso motivo per cui ti avrei sempre ripresa con me,
oggi come allora.
Perché ti amo Kristen e questo non cambierà mai.
Mai.”
I
suoi occhi si
velarono di nuovo di rabbia. “E poi Tom mi ha raccontato
tutto. E
adesso..adesso sono io che ti chiedo perché.”
Perché..
Avevo
passato anni a
inventarmi centinaia di perché, di scuse che mi aiutassero a
sopportare il peso
delle mie bugie e delle mie azioni e, adesso che era arrivato il
momento di
spiegare, non me ne veniva in mente neppure una.
Anzi,
forse soltanto
una.
“Per
lo stesso tuo
motivo, presumo” la mia voce era così flebile che
a malapena potevo sentirmi
“Perché ti amavo. Perché ti amo. E
perché ferirti con la scusa di James ti
avrebbe dato la possibilità di andare avanti”
“Ma
io ti sarei stato
vicino. Non mi sarebbe importato di niente. Nessuna malattia avrebbe
potuto separarci”
le sue mani vibravano sulla mia pelle. Vi posai sopra le mie.
“E
questo è
esattamente il motivo per cui ti ho mentito. Avevo paura e tu..la tua
felicità
era la sola cosa che contava ai miei occhi.” Risposi
“Non merito il tuo
perdono, lo so ma..”
“Ma
ce l’hai”
Le
sue parole mi lasciarono
basita e senza fiato.
“Ce
l’hai amore mio, ce l’hai, ce l’hai, ce
l’hai..” posò la bocca sulle mie guance,
sui
miei occhi umidi, su ogni centimetro del mio volto “Ce
l’hai. Però..però anche
tu devi perdonare me.”
Lo
guardai come se
fosse un folle.
Io perdonare
lui?
“Perdonami
per aver
creduto alla tua bugia. Perdonami per non aver capito che non avresti
mai
potuto farmi una cosa simile. Perdonami..” una singola
lacrima colò sul
suo volto “Perdonami per non aver creduto
nella forza del nostro amore quando tu non hai mai smesso di
farlo.”
Gli
gettai le braccia
al collo e lo baciai mentre le nostre lacrime si mescolavano in un solo
liquido
caldo e avvolgente. Quell’uomo perfetto era davanti a me, a
chiedermi di
perdonarlo, dopo tutto ciò che io gli avevo fatto. Come se
avessi potuto dire
di no, come se avessi anche solo avuto quel diritto.
“Non
c’è..non c’è
niente da perdonare” il suo profumo sulla mia bocca mi dava
alla testa.
“Basta
bugie, basta
scuse, basta…basta.” Le sue parole erano un
alternanza di baci.
Bloccai
il suo volto
fra le mani e lo guardai, cercando di impedire al mio cuore di
scoppiare di
gioia.
Scossi
il capo,
sincera come non lo ero da anni.
“Ora
non c’è più
nessun segreto, nessuna bugia. E’ stato detto tutto quello
che c’era da dire.”
Vidi
le labbra di Rob
curvarsi in un sorriso, caldo ed avvolgente.
“Veramente
c’è ancora
una cosa che potresti dirmi” mormorò.
“Co..cosa?”
Le
sue dita si
intrecciarono alle mie ed il suo pollice sfiorò il mio
anulare. Il respiro mi
si bloccò in gola.
“Potresti
dirmi di sì.”
“Dove
hai trovato un
prete? E voi..voi dove avete trovato un negozio aperto la vigilia di
Natale?”
Mi
sembrava che la
testa girasse in un vortice confuso. Mi sembrava di stare attraversando
la peggior
sbornia della mia vita e mi sembrava di vivere in un universo parallelo
una
vita troppo bella e che non mi meritavo affatto.
Ma
era la mia vita.
Era la mia vita..quella che avevo sempre voluto. Con il solo uomo che
avrei mai
potuto amare.
“Beh
signorina
quest’uomo ha fatto una donazione di 3000£ alla mia
parrocchia” rispose il
prete con una risata, dando una pacca sulla spalla a Rob
“capisce che sarei
andato perfino a casa del diavolo dopo tanta
generosità.” Aggrottò le
sopraciglia, ripensando probabilmente alle sue parole. “Beh,
forse non del
diavolo visto che sono un prete ma ci siamo capiti”
Si
allontanò di
qualche passo cercando di scaldarsi le mani nonostante l’aria
fredda.
Mi
stavo per sposare.
Mi
stavo per sposare
con i miei jeans, una pesante felpa di Gap, le converse ed un vecchio
velo
pieno di polvere in testa.
Eppure
non ero mai
stata più felice di così. Nemmeno se avessi
indossato l’abito più prezioso del
mondo.
“Non
piangere”
Rob
mi strinse al suo
petto e mi resi conto solo in quel momento che avevo ricominciato. Ma
questa
volta la ragione del mio pianto era totalmente diversa. Questa volta
non c’era
più traccia del dolore costante che mi tormentava da anni.
“Piango
perché sono
felice. Ti amo..”
Mi
ripulii il volto
con le mani, alzando gli occhi e fissando l’albero del
piccolo giardino su cui
Tom ed Haley avevano attaccato lucine
colorate creando l’atmosfera perfetta.
“Dove
avete trovato
una ferramenta aperta il 24 Dicembre? Di notte, per giunta”
domandai di nuovo
dal mio posto caldo fra le braccia di Rob.
Haley
scosse le spalle,
tornando a concentrarsi sulle piccole casse che non so come aveva
collegato
allo stereo del salotto, e fissò Tom con aria colpevole.
“Beh”
balbettò lui
“Abbiamo cercato un po’ ma ovviamente non
c’era nulla di aperto e così le abbiamo..mmm
prese in prestito da una casa qua vicina.”
Scoppiai
a ridere,
scioccata, quando mi resi conto di cosa significava quel
‘prese in prestito’.
“Rubate?
Le avete
rubate? Ma siete impazziti?”
Si
strinsero entrambi
nelle spalle, sghignazzando mentre prendevano posto ai nostri lati.
Strinsi
con forza le
mani di Rob nelle mie.
“Bene
ora che ci siamo
tutti direi che possiamo cominciare” iniziò il
prete “ragazzi, siete pronti?
Voi, testimoni?”
“Aspetti
solo un
attimo” Haley corse a premere qualche tasto nello stereo e
tornò al suo posto
con un grande sorriso.
Le
note di Turning page si diffusero
nell’aria
mentre il prete continuava a parlare.
Haley
mi fece
l’occhiolino e trattenni a stento una lacrima. Per quanto
tempo mi aveva visto
sofferente ed infelice? Per troppo…troppo. Ma adesso avevamo
la possibilità di
ricominciare tutto da capo e di essere di nuovo felici. E, questa
volta, per
sempre.
Vorrei
poter dire che
la cerimonia fu il fulcro della mia attenzione ma non fu
così. Rob, mia figlia,
il mio migliore amico, le loro espressioni felici. Loro furono tutto
ciò che
riuscii a vedere in quei minuti.
E
quando Rob mi
sollevò fra le braccia mentre i primi fiocchi di neve
iniziavano a cadere e mi
baciò con una libertà ed un trasporto che non
avevo mai sentito capii che non
ci sarebbe potuto essere per noi un matrimonio più
imperfettamente perfetto. Mi
aggrappai a lui, avvolgendogli le braccia intorno al collo e le gambe
intorno
alla vita. E niente fu come la risata estasiata di Haley che si
abbracciava a
noi facendoci sbilanciare leggermente.
“Non
ci posso
credere!” trillò felice “Allora Babbo
Natale esiste! Esiste davvero!”
Alzò
il volto al
cielo, beandosi dei fiocchi freddi sulla pelle.
“E’
tutta la vita che
gli chiedo tre cose e adesso me le ha date!”
“E
che cosa gli
chiedevi?” domandò Rob carezzandole i capelli
mossi dal vento.
Haley
gli afferrò la
mano e se la strinse al viso. “Un papà..”
Prese
anche la mano di
Tom in quella libera. “Una famiglia e..”
Li
lasciò andare per
potersi accoccolare al mio calore.
Alzò
gli occhi,
supplicante. “Un fratellino”
Sia
io che Rob
scoppiammo a ridere. Ma quando lo guardai capii che non era per
l’imbarazzo di
doverle dire di no. Era perché eravamo felici; era
perché lo volevamo entrambi.
Anche se stava succedendo tutto molto in fretta era qualcosa che volevo
dargli,
un’esperienza che volevo regalargli. E, per la prima volta da
sempre, non
perché mi sentissi in colpa.
Solo
perché volevo.
Solo perché lo amavo.
“Un
giorno” risposi
guardando Rob.
“Presto?”
domandò lui,
la speranza chiara nei suoi occhi.
“Presto”
sussurrai
sulla sua bocca.
“Beh
zio Tom, allora è
il caso che li lasciamo soli a lavorare al fratellino e noi ci
cerchiamo un
albergo per la notte, che dici?”
Affondai
il volto sul
petto di Rob e lo sentii vibrare per le risate trattenute.
“Dio,
Haley, ti devo
levare quel computer da sotto le mani” mormorai senza sapere
se essere più
divertita o mortificata.
In
realtà ero
semplicemente felice della famiglia che avevo e di quella che avrei
avuto in
futuro. Era ancora troppo presto per parlarne e lo sapevo. Io e Rob
dovevamo
ricostruire il nostro rapporto, imparare a fidarci di nuovo
l’uno dell’altra
ma, un giorno.. un giorno ci saremmo arrivati.
Perché
avevamo una
nuova chance per ricominciare tutto da capo, qualcosa che era concesso
a pochi.
Il nostro amore era sempre stato lì, anche negli anni
più bui ed infelici,
anche quando credevamo di odiarci.
Il
nostro amore era
l’occasione per voltare pagina.
Sentii
le campane che,
in lontananza, battevano la mezzanotte.
Nostra
figlia si
strinse a noi con forza.
“Buon
Natale mamma”
disse “Buon natale papà”
“Buon
Natale” risposi.
E
lo era.
Il
migliore di sempre.
Okay...
e un'altra bimba
è andata :')
Speriamo tanto che vi sia piaciuto...
Ci teniamo a dire che la scelta di non far parlare Tom è
stata voluta e speriamo che siano evidenti i motivi dal capitolo, anche
se in modo sottile.
Se Tom avesse parlato Rob avrebbe potuto annullare il matrimonio solo
perchè mangiato dai dubbi e dal senso di colpa e Kristen non
avrebbe mai saputo se lo avesse fatto solo per scrupolo o
perchè lo sentiva davvero.
Potremmo dire le solite cose a questo punto: grazie, vi adoriamo, siete
fantastiche... ma già lo sapete per cui...
Boh, niente... scrivere per se stessi è stupendo... ma lo
è ancora di più se ci siete voi a leggerci.
Perciò sappiate che vi dobbiamo tanto: ogni recensione, ogni
preferito, seguito; ogni parola, ogni sclero, ogni tutto! <3
Speriamo di non abbandonare mai questo mondo che ci fa sognare *-*
Un grazie particolare a Leti (ringraziatela perchè
è praticamente il cuore di Turning Page; senza di lei
probabilmente queste chicche non avrebbero mai vita lol).
La scritta "The end" c'è ma, chissà, potremmo
anche sentire la mancanza di questa piccolina e tornare prossimamente
quindi...
STAY TUNED!
E noi, niente, ci sentiamo su facebook
*-*
Un bacio enorme e GRAZIE ancora per TUTTO!
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti! ♥
Cloe&Fio
|