Aequor
Aequor
Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme!
Ecco, il tuo re viene a te;
egli è giusto e porta salvezza, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d'asina.
(Zaccaria 9:9)
Premessa alla Nuova Edizione
* * *
Aequor è con ogni probabilità uno
dei miei racconti più riusciti. Per quanto mi riguarda la vedo come un connubio
di quanto può piacere maggiormente ad ambedue le fasce di pubblico in cui tendo
a suddividere i lettori di fan fictions.
Da un
lato non presenta una struttura eccessivamente complessa oppure una trama
oltremodo contorta, e in buona misura funziona anche come storia autosufficiente
– tanto più che al tempo del suo concepimento non vi era niente di nemmeno
lontanamente simile al Ciclo del Conflitto Globale che avrebbe poi assorbito
ogni mia energia in campo letterario nei successivi, ad oggi, quattro anni. Non
è nemmeno lunga se raffrontata a quanto lo sono invece le altre componenti del
Ciclo, che al momento in cui preparo la presente riedizione sono
Triduum
e Vox,
entrambe estese due volte tanto, fatto che contribuiva a non trattenere i più
indolenti.
Dall'altro lato però
Aequor,
come tutte le novelle della saga ma a un livello superiore, è densa di dialoghi
profondi e digressioni al limite del poetico che appagano chi non sia
interessato alla sola azione, che pure in minima parte è trattata nella sezione
finale.
Come risultato finale
Aequor
da questo amalgama ha tratto ciò che era necessario per entrare a pieno diritto
nei miei componimenti autografi che preferisco – unica opera derivata a farne
parte, visto che le restanti sono originali. Ciononostante essa era ancora
acerba in quanto a stile di scrittura, ed è per questo che ho deciso di
revisionarla per poi pubblicarne la seconda versione – anzi, a essere precisi la
terza, dal momento che ne esisteva una preliminare di nome
James.
Così, sospinto anche dal desiderio di rendere giustizia sul piano grafico al mio
primo esperimento su EFP in HTML comprensibilmente vicino al disastroso, nasce
in questo malinconico epilogo dell'agosto 2012 la Global Conflict Version di
Aequor.
Rapida appendice: pur essendo questa
pubblicazione suddivisa in quattro capitoli, è opportuno menzionare che in
origine essa si trattava di una
one shot,
e di conseguenza chi desiderasse lasciare un commento è pregato di farlo in
calce all'ultima parte, per attenersi all'intenzione originaria. Si tenga
inoltre a mente che in Aequor
i luoghi dell'universo pokémon sono citati con i nomi americani: a tale scopo è
apposta a partire dal secondo capitolo una Legenda
volta a tradurre tali nomenclature al lettore meno informato.
Con l'augurio di non annoiarvi,
Novecento
I
“La scalata”
* * *
Freddo.
L'uomo aprì gli occhi. Era sdraiato, scendeva una pioggia estiva e pesante e i
suoi vestiti erano completamente fradici. Si mise a sedere sul fango, mentre
continui rimbombi di tuono lo assordavano. Era in una qualche cittadina di
campagna di notte, smarrito, senza alcuna idea su come ci fosse arrivato e con
una strana sensazione di epilogo che lo intristiva.
Si
guardò attorno. Era molto difficile distinguere qualcosa nell'oscurità, salvo
per una singola luce. L'uomo si concentrò su di essa, cercando di ignorare le
tenebre che lo circondavano e i rumori che lo stordivano. Il bagliore pallido si
espanse: proveniva dall'interno di una caverna, e sembrava invitarlo ad entrare.
Non
c'era alcuna ragione per farlo. D'altronde, non c'era nemmeno alcuna ragione per
non farlo, e l'uomo seguì il suo istinto. A occhi più attenti, più che una
grotta, quella roccia che aveva identificato era una sorta di tempio perso nei
campi, quasi posto lì apposta per salvarlo.
All'interno non c'era illuminazione se non quel singolo baleno sferico,
quell'unica ancora che pareva intenzionata a guidarlo. Il rumore della pioggia
era del tutto scomparso, come se una porta virtuale si fosse richiusa dietro di
lui; in compenso dei versi orribili echeggiavano nella grotta, e questo faceva
tremare di terrore l'uomo. A ben porre attenzione a quel che dicevano,
sembravano pronunciare parole in una lingua sconosciuta, che tuttavia suonavano
al suo orecchio di una crudeltà infinita.
Si
udì a un tratto una voce che sovrastava tutte le altre, quasi stesse parlando
direttamente al cuore dell'uomo « Non temere. Non può uscire ».
«
Non… può uscire? ». I terrificanti suoni si accentuarono.
«
Seguimi » la luce proseguì poi lungo il corridoio fino a rischiarare quattro
scale differenti. Lei scelse la via in fondo sulla destra, e la stanza tornò
rapidamente immersa nell'oscurità. Temendo di trovarsi da solo con la bestia che
viveva tra quelle mura, l'uomo si affrettò al piani inferiori.
I
due, dopo quello che era a tutti gli effetti un labirinto, giunsero in un'ultima
stanza: quadrata, con quattro pareti umide, e numerose gocce che piovevano dal
soffitto. Il fulgore si accostò a uno dei tramezzi « Vieni al centro ».
L'uomo obbedì con rispetto, rischiando di scivolare sulla strada, ma infine
completò il suo compito. Le urla del mostro che lo perseguitava erano alla loro
massima intensità, fino a quasi togliergli l'udito. Con orrore, egli dovette
constatare che dalle mura stava fuoriuscendo un demoniaco liquido scuro, e la
stessa sala stava tremando come sotto effetto di un terremoto.
«
Adesso basta! » ordinò la luce iniziando ad ingigantirsi fino a inondare
l'intero ambiente in un magnifico lampo. Le voci emisero un ultimo, straziante
grido di dolore mentre le ventate fulgide investivano la stanza, dopodiché si
acquietarono in un silenzio sovrannaturale. Il tutto era durato non più di pochi
secondi.
« Che
cos'era? » l'uomo si sentì incomprensibilmente tranquillo e protetto. Avrebbe
persino potuto addormentarsi senza problemi, cullato da quella dolce sensazione.
«
Dà Hàak Loi'i » una silhouette nera compariva ora stagliata contro il
chiarore che l'aveva salvato « Non hai nulla di cui aver paura. La luce vince
sempre sulle tenebre ».
« Chi
sei? ».
«
Io sono il Guardiano del Tempo. Vivo qua da ere lontane per mantenere Dà Hàak
Loi'i rinchiuso nel Santuario ».
« Nel
Santuario… Dove siamo ora? ».
«
Sei nel Santuario del Tempo, nell'Ardecia del nord ».
«
Ardecia del nord… Mai sentita ».
«
Probabilmente a voi è nota come Sinnoh. Io non sono della vostra epoca
» spiegò il Guardiano « Ti trovi in un luogo che non subisce il defluire
temporale da ormai quelli che per voi devono essere stati secoli, se ciò può
avere un qualche valore ».
« E
io come ci sono finito, qui? ».
«
Sei qui per assolvere il tuo dovere ».
« Il
mio… dovere? Non capisco ».
«
Dà Hàak Loi'i è destinato a risvegliarsi ».
«
Credevo che tu dovessi contenerlo ».
«
Dà Hàak Loi'i è fuori dalle mie possibilità. Posso respingerlo, ma non posso
condannarlo alla prigionia. Il suo potere è pareggiato solo dalle tre Entità
Supreme che governano il mondo ».
« E
io che cosa dovrei fare? » l'uomo si chinò sulle ginocchia, stremato e
ansimante.
«
Dovrai seguirmi in un viaggio ».
« Un
viaggio? Io… Io sono sfinito ».
«
Non un viaggio nello spazio. Mi seguirai attraverso le epoche ».
« Le
epoche… Ma perché… Vuoi eliminare questo… mostro prima che fosse rinchiuso? ».
«
Dà Hàak Loi'i è fuori dalle mie possibilità, come ho già spiegato. Ma non fuori
dalle possibilità di altri. È destino che Egli venga sconfitto ».
Il
silenzio si ruppe con una serie di otto accordi che parevano suonati da un
carillon. Il terreno iniziò a tremare e la parete di fronte alla quale si
trovava la luce che gli stava parlando iniziò a sollevarsi, lasciando filtrare a
livello del pavimento quelli che a tutti gli effetti parevano raggi solari.
«
Avremo dieci cicli a disposizione in istanti che non siano quello in cui il
viaggio comincia. Dopodiché torneremo qui » il Guardiano iniziò a brillare
con energia incredibile, abbagliando del tutto l'uomo « Il fato si realizzerà
attraverso me e te. Dà Hàak Loi'i sarà vinto ».
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