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I
piccoli dettagli sono di gran lunga i più importanti.
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Un
fazzoletto determinava la sua vittoria.
Un
fazzoletto determinava la sua sconfitta.
Forse
era lo stesso, forse no. Sicuramente tutti e due erano color bianco.
Bianco,
ma sporco di sudore e vincita.
Bianco,
ma sporco di sangue e perdita. Eppure entrambi i fazzoletti avevano
steso.
♚
♟ ♜
“Watson,
mi presta il suo?”
“Cosa
deve farci, di grazia?” chiese il mio collega avvicinandosi.
Erano
passate parecchie settimane dalla mia presunta scomparsa ma, dopo
essere morto e risorto -salvo
poi esser riconosciuto
dalle forze dell'ordine- e aver ricevuto persino un riconoscimento
personale dalla regina1, finalmente potevo
continuare il
mio lavoro di consulente investigativo.
Avevo
fra le mani un bel caso, accattivante al punto giusto e decisamente
diabolico. Nulla a che fare con il fanatismo mondiale ed esagitato
del Professor Moriarty. Qualcosa di più alla mano, ma non
per
questo meno affascinante.
Ciò
che legava il tutto di questa indagine ad altri miei distorti e
lontani pensieri però, era un fazzoletto ritrovato su i
luoghi
del delitto. Bianco, imbevuto di profumo di pino e qualche altro
strano odore erboso, tipico delle foreste britanniche, molto simili a
quella di Sherwood.
Certamente
questo era il più debole degli indizi, se non la
più
insignificante delle prove. O almeno così supponeva mezza
Scotland Yard.
E,
se vi state chiedendo cosa ci faccia John H. Watson nel mio
appartamento in Baker
Street 221B,
potrei solamente indicarvi di leggere con più attenzione
quanto ho scritto solo poche righe sopra.
Collega.
Proprio
così. Non gli si ricordi però che tempo addietro,
proprio nel suo viaggio
di nozze, gli lasciai promesso che quella sarebbe stata l'ultima
volta insieme(!) Poiché a quanto pare, o che non sia fedele
alle promesse o che sia un gran bugiardo, lavoriamo ancora a dispetto
della sua amorevole consorte.
“Ottima
domanda mon
frère,-
risposi con un tocco di nonchalance, prendendo il fazzoletto dal
taschino superiore del suo cappotto -ottima domanda. Dovrei ripulire
la mia scacchiera.”
Il
mio fazzoletto invece, nella tasca destra dei pantaloni, per ora non
mi sarebbe servito.
“Ah, che impresa ardua. Degna dei suoi
ultimi mesi passati nella più totale bambagia.-
sospirò
quello -E io che pensavo m'avesse chiamato per illustrarmi una delle
sue brillanti deduzioni! Vogliam giocare a scacchi?” concluse
il dottore, andandosi a sedere sulla mia poltrona, appoggiando il
bastone sulle sue gambe insieme al cappello.
“Sa Watson,
alle volte è veramente irritante. Lasci che le racconti una
storia...” mi alzai dal tavolo su cui sedevo solo poco tempo
prima. Un tavolinetto di legno massiccio, quattro gambe robuste, e
con un bel centro tavola impregnato di vino. Le sedie erano
scomparse, ma questo era un altro discorso...
“Si
ricorda quando vinsi quella gara di pugilato? Oh, che sbadato, lei
era così preso dal suo fidanzamento che quel giorno non
venne
e dovetti scommettere io per lei!- incominciai, scoccando frecciatine
al mio caro amico e promuovendo la mia campagna nel
meglio morire soli -A-ah,
ma non mi interrompa, lasci che le spieghi: sono un tipo insolito io!
Lei mi conosce, sa quanto lo sia...”
“È molto
modesto Holmes. Direi invece che lei, più che altro,
è...”
stava scegliendo il giusto termine d'affibbiarmi lui, con carismatica
calma e quel tipico sorrisetto sotto i baffi che riusciva a farmi
innervosire quel poco che bastava.
“Avevo
detto non interrompa! Sempre il solito mr. Watson, non
imparerà
mai!” aggirai il tavolo rimproverandolo con un ghigno a mezza
bocca per poi iniziare a tastare gli impolverati mobili della mia
abitazione alla ricerca della scacchiera.
“Dicevo:
quel giorno un fazzoletto divenne la mia prima mossa, salvò
la
mia fama e la sua scommessa; interessante non trova?”
John
alzò un sopracciglio, come previsto, e scrutò
attentamente me per poi passare allo scaffale che stavo smontando,
sempre come previsto.
“Oh
suvvia, non faccia quella faccia! Il bello è che proprio con
Miss Watson accennai a quanto sia importante -se non quasi
determinante e fondamentale- anche il più piccolo
particolare,
il più esiguo dettaglio...”
Watson
sembrava perplesso, se non addirittura seccato riguardo la mia
constatazione e, corrucciando lo sguardo, obiettò:
“Ma
ora, con un altro fazzoletto -per la precisione il mio- sta
spolverando le mensole...- sembrò ragionarci un attimo,
curvando leggermente i tratti del volto in una strana smorfia
pensante-... Non le sembra di essere caduto in basso, Holmes? Non
è
un grande scopo, e quel fazzoletto mi sarebbe senz'altro servito per
un fine più nobile.” tamburellò due-tre
volte il
bastone.
“Sapevo
che era uno di grandi pretese... ma dottore, non mi lascia
continuare, perderò il filo del discorso prima che... uhm...
-
rovistai nella libreria, ma ciò che ne uscì fu
solo
polvere fastidiosa -...lo scopo è solo l'indizio finale,
potremmo dire così.”
Socchiusi
gli occhi per una manciata di secondi, concedendomi al silenzio per
poter individuare nella stanza il luogo esatto. Oh, ecco, ora
ricordavo dove avevo messo la scacchiera!
Quando
li riaprii però, il mio amico era ormai pronto per lasciarmi
nuovamente nel mio ordinato caos personale. E magari tornarsene nella
sua accogliente abitazione, dalla sua dolce&miele
metà, sino a nuovi riscontri interessanti per la risoluzione
del caso.
Il
bello era proprio qui...
..Ma
la sua espressione facciale mi diede a vedere quanto quella discussione,
se non lo avessi fatto partecipe di ciò che volevo
intendere,
lo stesse annoiando. Non comprendeva dove stessi andando a parare,
forse. E allora era giunto il momento di parlare del secondo
fazzoletto che tormentava la mia mente.
“Eppure,
un misero dettaglio come questo -indicai fugacemente il suo
fazzoletto che tenevo fra l'indice e il medio della mano destra -non
solo mi ha portato allo scoprire che Irene era morta, ma anche
all'inconfutabile prova dello stesso.”
Ecco,
avevo riacquistato parzialmente la curiosità del medico:
ritrasse la mano dalla maniglia e mi osservò con attenzione,
quasi pendesse dalle parole che avevo e che avrei rivelato. Potei
percepire persino un repentino cambiamento nel suo comportamento:
tacque, senza l'esser stizzito, e abbassò lo sguardo, magari
in forma di rispetto. D'altronde quello era forse uno dei miei pochi
tasti dolenti che lui conosceva.
Alzai
gli occhi al cielo, iniziando a canticchiare l'inno nazionale
inglese, roteando sempre nella stessa mano il fazzoletto del mio
amico.
“Che
Dio salvi la regina, Ora
non mi sembra più così di fretta, Watson. Dunque
vorrei
farla partecipe...”
Non mi diede il tempo di spiegare
-ancora- e alzando il volto chino mi adocchiò sopprimendo un
moderato sorriso: “Tutto ciò sa di presa in giro
Holmes!
Ma per una buona volta, non poteva dirmelo subito che tutto questo
strano giro di parole era per arrivare a qualcosa che aveva
dedotto?”
Così
mi disse, e scosse la testa rassegnato.
Tolse
finalmente il cappotto, segno che mi avrebbe ascoltato, e si
impossessò magistralmente del mio tavolo appoggiandocisi
sopra
appena un poco. Spodestandomi insomma. Quello era il mio tavolo.
E
lui fino ad ora non mi aveva ascoltato neanche un po'. Come
previsto.
“E
perché dirglielo se invece ciò che posso ottenere
è
la sua faccia corrucciata? Guardi che è impagabile...
-sorrisi
laconico, appoggiandomi a mia volta accanto a lui dalla parte
sinistra, ma non prima di essergli passato davanti e avergli preso il
cappotto -...e inguardabile. D'accordo, d'accordo andrò al
dunque...”
“Ah, ci manca un bottone, sua moglie
dovrebbe rammendare più spesso” osservai, mentre
sotto i
suoi occhi appendevo al primo aggancio che trovai il suo cappotto
sgualcito.
“Non
tergiversi.” mi fece notare. Al che annuì, serio,
mettendo il fazzoletto che avevo in mano in tasca .
“La
ragione per cui l'ho fatta venire qui, mio caro dottore, è
che
cercavo la persona giusta a cui confidare le mie supposizioni. Lei
è
sempre stato accanto a me, come un braccio destro, come un compagno e
come un amico. ”
“Così non la riconosco Holmes,
lei che mi ringrazia è come un pugno in un occhio!”
“Vede?
A constatare ancora una volta come mi conosce bene, direi... E poi
potevo confidare solamente a lei questi miei pensieri, per il
semplice motivo che mi ha seguito in tutti gli ultimi casi che ho
concluso brillantemente!” proruppi saccente difendendomi e a
stento controllando le risa.
“Dove
vuole arrivare Holmes? E mi ri dia il mio fazzoletto, per favore!
L'ho capito sa, che era tutta una sua scusante per intrattenermi, non
deve pulire nessuna scacchiera!” eccolo qui, signori, il
medico
più ottuso e più simpatico del mondo!
Mi
allontanai con passo svelto dal tavolo, mentre Gladstone sonnecchiava
come solito, e presi gli scacchi impolverati; quelli che, solo pochi
minuti prima, avevo ricordato dove aver messo l'ultima volta.
“Ma
scherza? Il suo fazzoletto l'ho preso giusto il tempo di farglielo
notare nella mia mano per poi rimetterglielo in tasca proprio un
momento fa. -al che John rimase sbigottito -Ma sì, quando
gli
ho preso il cappotto! Mi sono avvicinato apposta per prenderglielo,
non che fosse un gesto gentile il mio! Ma per metterlo fuori strada
perché, e non mi menta, ora quel che pensa è
proprio
che io abbia messo il suo prezioso fazzoletto, ricamato a mano dalla
sua cara Mary, nella tasca superiore del suo cappotto, magari mentre
lo deponevo lì sull'appendiabiti.”
“Però
io gliel'ho visto! Sì, metterselo in tasca, dopo averlo
mostrato bel in vista...” ribatté confuso il mio fidato socio.
“Sì, ma quello è
il mio. Non vede? -lo tirai fuori dalla tasca del pantalone e gli
feci notare il mio fazzoletto che, al contrario del suo, non aveva
ricamato su proprio nulla -L'ho preso, fatto vedere e poi rimesso
nuovamente in tasca. Per metterlo ancora fuori pista! E lei, -mi
permetta di dirlo- ci è caduto con tutte le scarpe. Ed ora
si
guardi la tasca sinistra della giacca.”
Il fazzoletto era
lì, nelle mani di Watson, che ora sorrideva sornione.
Così
come il mio era nelle mie mani invece a pulire il piccolo tavolo da
gioco della scacchiera e i rispettivi pezzi.bianchi
“Era
solo per farle vedere quanto è facile imbrogliare un cittadino
allarmato, come
previsto, non si penta dell'esser così ingenuo! Un
fazzoletto
sembra un oggetto talmente inutile... eppur può divenire la
prova di un delitto, la dimostranza di una morte e la mossa iniziale
di un incontro di pugilato. Per di più, è caro a
chi
l'ha, se ci sono incise le proprie iniziali, e se è profumato
allora
il campo si restringe ancor di più.” In ultimo mi
riferii proprio al caso.
“Sherlock
-mi richiamò in fine Watson, lasciando che una risata
argentina si propagasse nella stanza -Ora mi diventerà anche
prestigiatore?”
“Non
è
forse compito dell'investigatore cercare di essere più furbi
dell'assassino? Ho ragione, no?- dissi accendendomi la pipa e facendo
un tiro -Ebbene, con un fazzoletto io ho vinto, sono stato sconfitto,
e con lo stesso mezzo sto rispolverando la mia ultima, vecchia, ma
pur sempre eccitante, vittoria. Già, un fazzoletto
può
essere utile anche a questo.” mi adulai gongolando.
“Ma può anche cancellare, dare un taglio netto col passato, un fazzoletto può farti ricominciare da capo. Con
il medesimo poi, vedrà, arriverò anche a capo di
questo caso. Il più irrilevante particolare sarà la mia
ennesima vincita. Il mio nuovo più che invitante successo
dopo
gli eventi trascorsi.” appurai ironico, ma deciso.
“Con
il senno di poi mi ritrovo a dover
essere
d'accordo con lei, Mr. Holmes- terminò Watson, prima di
rimettersi il cappello e solleticarsi i baffetti -lei è
davvero un esaltato, un egocentrico e un perdi chiacchiere borioso,
ma incredibilmente ha sempre ragione”
“Sì,
proprio così. Partita?”
♔
♙ ♖
Il
terzo fazzoletto2
invece
aveva steso i
passati eventi dalla storia.
Cancellati.
Paesaggi, luoghi ...persone.
Come
fossero mai esistiti. Magari fossero mai esistiti, Sherlock Holmes
non li avrebbe ricordati.
Poiché
la sua mente non l'aveva certamente rimossi.
Quelle
informazioni, quei particolari lo avrebbero segnato tutta una vita,
o
forse gli avrebbero donato la chiave per la conclusione dell'ennesimo
caso di Scotland Yard.
-
- - - - - - - - - - - - - - - -
“Matto
è chi, dopo questa ulteriore conferma, pensa ancora ridicola
l'assoluta certezza de « I piccoli dettagli sono di gran
lunga
i più importanti. »”
1:
ho pensato alla Regina, per il semplice motivo che nell'ultimo caso
c'è di mezzo un bel po' di gente reale. Non so se sia
adeguato, tant'è lui preferiva non prendersi tutta la
gloria,
ma piuttosto farla prendere a Scotland Yard... però per una
volta, dai! (potremmo dire ...mia licenza poetica (?) )
2:
Ovviamente mi riferisco al terzo fazzoletto quello con cui Sherlock
stava spolverando la scacchiera. Spolverandola, è come se
andasse a rivangare su una partita che ha ormai già vinto;
rispolverando quei pensieri, quei ricordi che, per la gente comune e
altri, oramai non esistono più.
*il
corsivo si deve leggere e
non
leggere . Nel
senso è utile alla storia, ma se letto come frase etc.
può
-non sempre- stonare.
ENJOY!
Eh
sì, è la mia prima One Shot in questa sezione.
Un
po' lunghetta a dire il vero, ma c'ho messo tutta la pazienza e la
voglia del mondo per scriverla, pensando esclusivamente a come si
sarebbero comportati Sherlock e John. Oddio, io spero davvero, per
voi veterani della sezione, che assomiglino un poco ciò che
ho
scritto a quelli del film. Che non sia noioso, ma ingarbugliato il
giusto, e che sia un minimo interessante-divertente proprio come lo sono stati più che mai invece i film per me.
Lo so, chiedo
troppo. Ma spero vi piaccia, c'ho messo davvero tanto per scrivere
questa One Shot e incastrare il fatto dei fazzoletti. Che
sì,
sembra stupido, ma non lo è se poi uno ci va a pensare xD
*collegare il primo col secondo film, è stata la cosa
più
semplice, ma poi il resto T__T fiuuu *
Se volete lasciate un
commento, anche magari per dirmi cosa vi piace e cosa no. Mi
farebbe un gran piacere :)
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