La strega, il demone e il poliziotto. di cheekbones (/viewuser.php?uid=126209)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Callie
Callie
Non
fu però il padre ad accorgersi per primo che la bambina si
era trasformata in donna. Raramente accade. Quel mutamento misterioso
è troppo sottile e troppo graduale per poterlo misurare in
base alle date. E la fanciulla stessa lo ignora più di
chiunque altro, fino a quando un'intonazione di voce o il tocco di una
mano le fanno balzare il cuore in petto e capisce, con un misto di
orgoglio e di timore, che una nuova, più ampia natura si
è risvegliata in lei. Pochi dimenticano quel giorno, o non
rammentano il banale incidente che annunciava l'alba di una nuova vita
(A. C. Doyle - Uno studio in rosso)
Quando hai
diciassette anni e nove mesi, quando hai i capelli eccessivamente
rossi, quando sei eccessivamente pallida e hai gli occhi eccessivamente
azzurri, la tua vita decisamente non può essere semplice.
Soprattutto se ti chiami Calliope Ophelia Cumberbacht, la tua famiglia
è di origini irlandesi e vivi ad Edimburgo con una madre
nevrotica, un cane che fa il Morto e una nonna che pratica la magia.
Non che Callie si lamentasse, certo.
Viveva in una città dove si intrecciavano molte culture e
molte storie, c'era chi stava peggio di lei. O almeno così
supponeva, visto che la maggior parte dei suoi compagni di scuola
preferiva non rivolgerle la parola - la maggior parte delle
volte la beccavano a parlare da sola. Il problema, poi, non stava
neanche tutto lì: volendo, poteva anche piacere alle
persone, solo che non voleva. Tutti la prendevano in giro
perchè era quella strana, che viveva nella casa strana, con
gente strana. Cielo, che viveva con gente strana era vero!, primo fra
tutti il cane.
Ma questo è un altro discorso. Quindi, la vita di Callie,
verteva sull'isolamento sociale, sulla stramberia e sulla magia.
Approndire l'argomento non serve, visto che non c'è molto da
dire: sua nonna e sua madre sono streghe, di conseguenza lo
è anche lei. Fanno tanti abracadabra tante
pozioni divertenti e a casa loro c'è sempre tanto movimento.
Ecco, il Movimento è esattamente il problema di Calliope
Ophelia Cumberbacht: certe volte le piacerebbe studiare senza avere
fantasmi e/o zombie intorno - era troppo chiedere a sua nonna di tenere
fuori dalla porta i folletti catturati in giro.
Che poi, si chiedeva sempre, perchè proprio la sua famiglia
doveva occuparsi di proteggere la magia agli occhi degli esseri umani,
non c'erano mica solo loro. Sapeva con sicurezza che il figlio del
sindaco si era fatto una vampira lo scorso febbraio - ebbene si, i
gossip arrivano perfino a lei. Quando era bambina, il tutto risultava
addirittura divertente; ma dopo circa centosessanta esplosioni e
segreti a palate, Callie desiderava che, almeno per una volta, tutto
andasse normalmente.
"Se per caso bussano, non aprire" l'avvertì sua
nonna, entrando in camera sua. Callie annuì, mentre tentava
di approcciarsi alla trigonometria.
Sua nonna Ophra era stata molto bella in gioventù,
tremendamente somigliante a sua nipote. Ora i capelli rossi si erano
sbiaditi e le rughe facevano capolino su tutto il suo viso; Ophra
cercava di mascherare lo scorrere del tempo con molto trucco e pochi
vestiti sobri, attirando decisamente l'attenzione. "Il miglior modo di nascondere la
propria identità, è sbandierarla ai quattro
venti! Gli umani sono più stupidi del normale!"
borbottava sempre, indossava i suoi Sari, i suoi vestiti indiani e i
suoi turbanti.
"Perchè?" chiese Callie, dopo essersi voltata spaventata.
"Potrebbero essere Cimonè e la sua famiglia. Non dobbiamo
più dargli da mangiare!" la vecchia signora scosse la testa
e chiuse la porta dietro di sè. Callie la guardò
male, immaginando i poveri Elfi fuori al freddo e senza cibo - neanche
fossero gatti randagi.
"Non ti crucciare, cara Calliope. Tanto sappiamo entrambi che li
sfamerà lei" ridacchiò una voce melliflua e
cadaverica.
La ragazza si voltò verso la figura evanescente e pallida di
Arthur Conan Doyle.
"Tu dici, zio Artie? A volte la nonna mi preoccupa!" scosse la testa la
ragazza, mordicchiando la penna.
"A me preoccupa sempre.
E ora finisci i tuoi compiti!"
Callie alzò gli occhi al cielo, rimpiangendo il fatto di
aver evocato proprio lui: zio Artie era il fantasma di casa, sebbene
non fosse proprio legale tenersi un fantasma a vita. Arthur Conan
Doyle, lo scrittore che aveva dato vita a Sherlock Holmes, ai suoi
tempi, era stato un grande studioso di paranormale e, da bambina,
Callie adorava i suoi racconti sfiziosi sui fantasmi.
All'età di nove anni aveva chiesto a sua nonna, come regalo
di compleanno, di evocare il fantasma dello scrittore. Peccato che non
se ne fosse più andato, legato intimamente alla casa e a
Calliope stessa. Sì, era infestata e la cosa le dava
enormemente fastidio, alcune volte.
"Vado a farmi un giretto" biascicò dopo un pò il
fantasma.
"Torna in orario e non fare tardi!" gli urlò, prima di
vederlo sparire oltre la finestra. Certo, se ne stava andando al museo,
dove c'era una sua statua di cera; oppure alla statua in suo onore, in
fondo Edimburgo era la sua città.
Calliope chiuse il quaderno e si stiracchiò. La casa era
stranamente vuota; o almeno così credeva. Scese al piano di
sotto, intenzionata a prendersi una fetta di torta. La casa di
proprietà dei Cumberbacht era immersa nel verde della
campagna scozzese, per la gioia di sua madre, debole di nervi.
Così, dalla cucina, poteva vedere le verdi lande desolate
del suo paese e stranamente le loro pazzie davano nell'occhio - i
contandini non ci facevano mai caso.
"Merda!" battè un piede per terra, dopo aver aperto il
frigorifero. La torta di mele era sparita.
"Cattiva ragazza! Non si dicono le parolacce" Callie non si
preoccupò neanche di voltarsi.
"-Fanculo! Non si fa così! Ma tu non hai nessuno da rendere
cattivo? Che so, un rapinatore di banche...?" sbuffò,
inserendo la testa nel frigorifero.
"Così mi offendi, Ophelia!" Donn
rise, provocando in Callie una rabbia cieca. Si voltò
finalmente verso di lui, incrociando le braccia al petto.
"Che vuoi?"
"Niente, ero venuto a trovare tua nonna, mi piace chiacchierare con lei"
"E' uscita" digrignò i denti. Donn piegò
lievemente la testa e le sorrise teneramente. "Sei carina quando ti
arrabbi"
"Fottiti"
"Mamma mia!" alzò le mani, in segno di difesa e
scoppiò a ridere. "Non c'è nemmeno tua madre?"
"No! Si può sapere cosa ti serve?"
"Cosa può servire ad un demone?!" le fece l'occhiolino.
Donn, per la tradizione, era un demone conosciuto come Padre del popolo
irlandese. Callie non sapeva - e non voleva sapere cosa ci fosse di
vero in quella storia, anche perchè Donn non aveva l'aspetto
di uno vecchio come Dio, ma piuttosto di un modello di Abercrombie.
Sua nonna l'aveva messa sempre in guardia dai demoni - esseri semi
divini, talvolta buoni, talvolta cattivi.
Peccato che nessuno avesse ancora capito se Donn fosse buono o cattivo.
Callie era propensa per la seconda opzione, stronzo com'era. Gli
piaceva girare per casa loro, "non
posso evitare l'unica famiglia magica irlandese nell'Universo!",
e, in particolare, amava infastidire Callie.
Tanto per tornare al
concetto di - troppo
movimento in questa casa.
Dopo il fantasma di Arthur Conan Doyle, Donn era
sicuramente la seconda piaga della famiglia Cumberbacht.
"Non te lo do il mio sangue" gli lanciò addosso un panno
della cucina.
"Tranquilla, Calliope. Ero venuto per un manoscritto, niente di che"
alzò le spalle.
"Sta succedendo qualcosa?" Callie ridusse gli occhi chiari a due
fessure indagatrici.
Donn soppesò l'idea di dirglielo, poi prese un muffin dalla
credenza. "Sto avvertendo strane... robe"
"Del tipo!?" la ragazza gli strappò il muffin di mano.
"Del tipo, Loquerion!" le fece una smorfia, riprendendosi il muffin al
cioccolato.
Callie mollò la presa, stupita. Loquerion era un altro
demone della migliore tradizione irlandese ma, a quanto ne sapeva, era
stato rinchiuso per crimini contro l'Umanità. In fondo, i
demoni erano a metà tra le Divinità e gli esseri
umani, quindi anche loro soggetti
a punizioni.
"Ma non era... passato a miglior vita, rinchiuso chissà
dove?"
"Così pareva. Comunque io vado, appena tornano le due
megere, fammi uno squillo, ok?" stava per andarsene, quando: "Ah...
Calliope?" si voltò, guardandola diabolico.
"Si?"
"Adoro il tuo reggiseno rosso!"
"Porco!" strinse il pugno e dalla sua mano partirono pericolose
scintille infuocate. Ridendo, Donn uscì di casa. Non era la
prima volta che la spiava mentre faceva il bagno e ciò la
portava a pensare che fosse una specie di sociopatico, senza reale
autostima. Purtroppo per lei.
Per concludere, se ti chiami Calliope Ophelia Cumberbacht e sei di
Edimburgo, sei una strega e come fantasma di casa hai Arthur Conan
Doyle, la tua vita non è per niente facile, tantomeno se ti
immischi negli affari della polizia.
Maia in Wonderland says:
Prologo di una storia che, non solo mi diverte molto, ma a cui pensavo
da tempo XD
Fatemi sapere u.u
-> Informazioni:
- Arthur
Conan Doyle*
- Demoni
- Donn
- Loquerion = demone appartenente al folklore irlandese.
* Per il fantasma di Callie, mi serviva una figura che io stessa
conoscevo bene. E, visto che è uno dei miei scrittori
preferiti (a parte Holmes, ci sono i suoi racconti sul paranormale che
sono superbi!, - La
scelta del fantasma, per esempio-... in più
è scozzese, nato proprio ad Edimburgo - di cui mi sono
innamorata dopo averla visitata-. Ci sono evidenti tracce della cultura
irlandese - un popolo fantastico, sono stata anche lì XD.
Prima o poi ci andrò ad abitare!- Ad ogni modo, la Scozia e
l'Irlanda sono i paesi più magici del mondo e dopo averli
visti ho capito perchè :) )
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=907954 |