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“TADAIMA”
One day, we’ll meet again
with a smile
At that time
I would greet everyone one by one with a smile,
“I’m home”
Takahiro Sakurai – Yakusoku (Dialogue) |
Itsuka
mata aeru
Egao de
saikai shiyou yo
Sono toki
wa ore mo
Mei ippai
no egao de minna ni yuu yo
“Tadaima”
tte
Takahiro
Sakurai – Yakusoku (Dialogue)
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§§§
Tornare a Shin Makoku…
Yuri aveva sempre sperato, un giorno, di poter rivedere il castello e quella che
ormai era, indiscutibilmente, la sua terra - e il suo popolo - ma si era sempre
detto che ormai il suo essere Maoh apparteneva al passato, che senza il potere
di Shinou non avrebbe mai più potuto tornare indietro e che avrebbe dovuto
rassegnarsi a una vita il più possibile normale, senza di loro: che aveva fatto
il suo dovere e che aveva mantenuto la promessa di salvare tutti quanti.
Ma in quel momento, con il corpo per metà immerso nella vasca del cortile del
Tempio, gli occhi pieni di lacrime e la voce di Wolfram che lo rimproverava per
essere stato via troppo a lungo, sentiva di essere tornato finalmente a casa.
“Maestà, venga ad asciugarsi!”
Yuri non si era accorto della scomparsa di Gunter, ma doveva essersi ben
allontanato per andare a prendere quegli asciugamani per lui e Murata.
Senza mollare un attimo il braccio di Wolfram, che aveva istintivamente
afferrato mentre si stavano accapigliando nell’acqua, si alzò in piedi e uscì
cautamente dalla vasca, venendo avvolto dalla soffice stoffa ed energicamente
sfregato da un Conrad sorridente: “Bentornato, Yuri.” lo salutò affettuosamente
lo spadaccino una volta finito.
Shibuya ricambiò il sorriso, era così felice di essere a Shin Makoku che
desiderava tornare al più presto al castello e vedere tutti!
“Greta sarà felice di vederti.” affermò Wolfram, che non aveva ancora lasciato
il suo fianco: “Credo che tutti saranno felici di riavere Sua Maestà.” lo
corresse Gunter, senza staccare gli occhi di dosso dal moro.
“Prima di ritornare, dovrebbe cambiarsi.” notò Gwendal con tono serio,
squadrando il fratello minore: “O potrebbe ammalarsi.” disse, voltandosi verso
Ulrike, “Abbiamo ancora parecchi abiti del Maoh qui.” lo rassicurò la
Sacerdotessa con un sorriso, “Ho già mandato qualcuno a prenderli.”.
Dieci minuti dopo, il gruppo cavalcava a spron battuto attraverso i boschi,
diretti verso il castello, lasciandosi alle spalle il tempio: coi capelli ancora
imperlati di minuscole gocce d’acqua, appena appena sfiorate dalla luce del
sole, i capelli di Yuri e Murata sembravano risplendere di luce propria mentre
il vento li scompigliava ancora di più.
“Wolfram, non correre in questo modo.” lo rimproverò pacatamente Conrad,
portandosi accanto alla cavalcatura del biondo: “Ha ragione, non ho intenzione
di sparire, se è questo che temi.” scherzò Shibuya, cingendo le proprie braccia
attorno alla vita di Von Bielefeld.
L’occhiata che il terzogenito lanciò al fidanzato era più che eloquente, un
misto di “devi solo provarci” e “Potrei inseguirti in capo al
mondo”, che perdurò fino a quando non comparvero all’orizzonte la cinta di
mura e i primi torrioni e si furono ritrovati in mezzo alla città.
Al loro passaggio, non furono poche le teste che si voltarono, i più svelti e
acuti notarono all’istante la presenza del Maoh e, come una freccia, la voce si
diffuse di bocca in bocca in pochissimi minuti, tanto che, alle porte del
castello, si era assiepata una foltissima folla, pronta ad accogliere il proprio
sovrano a casa.
Il piccolo corteo rallentò e furono grida e urla di giubilo da parte di tutti,
pianti di gioia e petali di fiori colorati che cadevano come una pioggia gentile
su di loro mentre Yuri, commosso da quell’accoglienza, faceva il possibile per
dispensare a tutti sorrisi, strette di mano e quanto era in suo potere per
dimostrare che sì, era tornato, e questa volta per restare.
§§§
La confusione che veniva dalla città non poteva passare inosservata agli
abitanti della fortezza.
Gran parte delle forze militari di stanza lì, infatti, avevano subito notato
l’assieparsi della gente nei pressi dell’accesso principale ma, malgrado si
fossero mobilitati in tutta fretta, dovevano ammettere che avevano pensato fosse
giunto un qualche mercante straniero o un messo da parte di uno dei paesi
alleati, e non il loro Maoh.
Il primo a raggiungere le truppe confuse fu Dakoskos, seguito a brevissima
distanza da Gisela: entrambi faticarono non poco a riorganizzare le milizie, che
affollavano a loro volta il ponte levatoio, bloccando il passaggio ai cavalli
mentre fuori il clamore, se possibile, continuava ad aumentare.
“Ma che sta succedendo?!” chiese esasperato il soldato, asciugandosi la fronte e
cercando di evitare di essere calpestato dai suoi uomini esagitati: “È tornato!
È tornato!” gridò qualcuno tra le lacrime, ma l’uomo non riusciva a comprendere
di chi stessero parlando, o forse non voleva illudersi.
Aveva sentito qualcosa, pochi minuti prima, una voce gentile che lo chiamava, un
flusso di maryoku familiare ma si era convinto che fosse stata solo una sua
impressione: anche se, senza il Maoh, la loro vita poteva essere malinconica e
incredibilmente piatta, la verità non poteva cambiare.
Ma quando riuscì infine a farsi strada e a portarsi accanto a Gisela, che
fissava un punto dinanzi a sé con aria sconvolta, capì che non se l’era sognato:
perché in piedi, di fronte a loro, c’era Yuri, il sovrano di Shin Makoku.
Che sorrideva come esattamente ricordavano.
Che gli tendeva le mani con la stessa gentilezza di sempre.
“YUURI!”.
Ma non furono loro a salutare il sovrano, bensì la voce di una bambina, che
sfrecciò attraverso la porta per gettarsi tra le braccia aperte del padre
adottivo, singhiozzando sulla sua spalla.
La piccola Greta non aveva preso bene la lontananza di Yuuri, ma si era sempre
fatta forza in tal senso, malgrado la nostalgia per quel suo papà lontano, che
l’aveva accolta come un membro della propria famiglia anche dopo tutto quello
che aveva fatto.
Che l’aveva fatta sentire, per la prima volta nella sua vita, a casa.
Wolfram, sceso da cavallo a sua volta, si era avvicinato a loro, abbracciando
entrambi mentre, tutto attorno, il castello e la città esplodevano in urla di
giubilo vere e proprie.
Poi, una volta sciolto l’abbraccio, il sovrano, pur tenendo un braccio avvolto
attorno alla vita del fidanzato e l’altro per stringere a sé la bambina, alzò lo
sguardo al cielo, osservandolo totalmente sgombro di nubi.
Quando la folla, che premeva per entrare, cominciò a riversarsi nel cortile,
vennero accolti dal sorriso del Maoh che, con le braccia aperte e lo sguardo
fermo e limpido, li attendeva.
“TADAIMA!”
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CREDITS:
La canzone citata all'inizio appartiene alla
ost dell'anime e s'intitola YAKUSOKU, è cantata da quasi tutti i seiyuu della
serie.
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