efummonoi4
"E fummo noi"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
4 - Profumi
«Lei
per caso ha un
ragazzo?»
È proprietaria di una casa?
Di un auto di lusso? Di un lavoro
prestigioso? Tutte domande con lo stesso valore per Rei. Quella della
commessa della profumeria le aveva provocato un piccolo
sorriso. «Sì» aveva risposto,
fiera. Avere finalmente un fidanzato la faceva sentire ricca. Un uomo
era il
miglior accessorio che una ragazza potesse esibire. Non era necessaria
la presenza fisica di lui, bastava che nei discorsi si percepisse che
non era un individuo frutto di immaginazione. A cosa serviva essere
belle, ben vestite, e ben truccate, se non si poteva dimostrare di
essere
desiderate? Non funzionava dichiarare, con estrema nonchalance, 'No, io
non ho ancora scelto un uomo'. Le conoscenti più maligne -
ergo, le
compagne di classe - iniziavano a deriderti prontamente con lo sguardo.
La verità
è che non ti vuole nessuno, invece io...
A Rei era sembrato di poter sentire la
risatina di soddisfazione che
seguiva quelle comunicazioni silenziose tra bulbi oculari.
Da quando lei aveva un vero ragazzo,
tuttavia, non si doveva più
inventare pretendenti. Sentiva di essere salita su un gradino
più in alto, da dove guardava serena tutta l'invidia che la
circondava. Era un bel trono. Inoltre aveva anche il vantaggio di poter
informare perfetti
sconosciuti del suo nuovo stato di grazia.
Dopo le sue parole, nello sguardo della
commessa nacque una luce di
interesse. «Sa, è appena arrivato in negozio
questo nuovo profumo maschile. Favoloso. Glielo faccio
sentire.»
«No, non importa. Il mio
ragazzo non è tipo da
profumi.»
Provò a immaginarsi Yuichiro
che accostava il naso ad una di
quelle raffinate bottigliette: la smorfia sarebbe stata automatica.
La commessa la incuriosì con
una risata. «Oh, ma
non
è per lui.» Le fece segno di seguirla.
«I profumi da
uomo sono nati per noi donne. Un uomo impegnato ne indossa uno per far
contenta la sua compagna. Da parte nostra è quasi un segno
di...
possesso.»
Fu come ascoltare il suono di un liuto
magico. Si ritrovò alle spalle della donna senza quasi
accorgersene,
cercando di fingere disinteresse. Non era entrata in profumeria per
comprare qualcosa. A volte le piaceva
viziarsi col profumo occasionale di fragranze che non avrebbe mai
potuto permettersi, senza altri fini.
«Ecco.» La commessa
spruzzò il contenuto
di una
boccetta nera, sfumata, su una piccola striscia di cartone. Gliela
porse.
Accostare il naso non poteva far male,
pensò Rei.
Annusò e...
La commessa annuì complice.
«Fantastico,
vero?»
Fu incapace di risponderle: il suo
olfatto era andato in estasi. Ormai
drogato, il senso traditore chiese di essere inebriato con un'altra
dose di profumo.
Rei attaccò il cartoncino
profumato alle narici.
«Questi profumi sono nati per
attirare noi donne. Il suo
ragazzo
lo indosserà solo per l'effetto che avrà su di
lei.»
Hm, no. Sarebbe stato pericoloso.
«Capisco...» disse.
Doveva andarsene. Prima di elaborare una
strategia per scappare con
classe, inspirò altro profumo.
«È
costoso» ammise la commessa. «Ma qui
non si
compra solamente una boccetta di aroma pregiato - prodotto all'estero,
le ricordo. Stiamo parlando della possibilità di accedere ad
un'esperienza diversa. Nuova.»
Ahh,
godette il suo olfatto,
sì.
Rei deglutì.
«Certo, purtroppo...»
La commessa allontanò
crudelmente la boccetta.
«Tenga il
cartoncino. Il profumo è qui ad aspettarla per occasioni
speciali. O per farsi un regalo. Ogni tanto noi ragazze ne meritiamo
uno, no? Mi creda, ne vale la pena.»
Quelle parole la tormentarono lungo
tutta la strada verso casa.
I profumi, ragionò quella
sera nella sua camera, erano
prodotti da adulti.
Le piacevano moltissimo, e
perciò conservava diversi aromi
senza
pretese, piccole boccette che si era comprata quando un'aroma le era
garbato particolarmente. Alcuni erano profumi regalati da suo nonno,
che sapeva della sua piccola passione. Anche Yuichiro l'aveva intuita
e le aveva donato un profumo floreale molto carino per i suoi
diciassette anni, con un tappo a forma di rosa. Quello di Yuichiro era
un regalo che risaliva ad un anno addietro, perciò non era
stato un dono dal significato particolare: lui non glielo aveva dato
sognando di sentirlo su di lei, quanto come regalo di circostanza,
probabilmente scelto per la bellezza della confezione.
Da quando l'aveva, lei la metteva in
bella mostra nel suo comodino,
davanti allo specchio, semplicemente perché le piaceva.
Questo
bastava a rendere Yuichiro soddisfatto della propria perspicacia:
sorrideva sempre quando vedeva quella boccetta. Non le chiedeva mai se
metteva il profumo, né tentava di annusarla;
purtroppo, non
sembrava avere un naso molto sensibile agli odori, al contrario di lei.
Il cartoncino col logo della profumeria
non aveva ancora perso il
proprio aroma, pensò, odorandolo ancora una volta. Portarlo
al naso le dava alla
testa esattamente come durante il pomeriggio.
Era davvero un profumo da persone
adulte. Sofisticato. Sensuale,
persino.
Yuichiro scelte di entrare in camera sua
proprio mentre lei stava
arrossendo.
«Rei!»
Sobbalzando sul letto, lei nascose il
cartoncino sotto il sedere.
«Yu.»
Lui cercò di capire se era
successo qualcosa, poi
lasciò perdere. «Ho avuto un'idea
grandiosa!»
«Ah sì?»
Per caso aveva scelto di non
andare in
vacanza dai suoi? Quella sì che sarebbe stata una
novità.
Lui si sedette sul materasso.
«Quando tornerò a casa,
avrò ancora dei weekend liberi. Ho chiesto al
maestro.»
«Ah-ha.»
«Potremmo andare da qualche
parte, insieme.»
Ad esempio? «In
piscina?»
Lui era ancora entusiasta.
«No, pensavo...» Si
calmò. «In montagna. Al mare? Dove
vogliamo.»
Una gita fuori porta? Insieme?
«Ho tanti posti da farti
vedere»
continuò a sorridere lui felice. Innocente, a dirla
tutta. Non aveva forse in mente di pernottare fuori? Loro due, da
soli... che passavano la notte lontano da casa?
Non seppe che espressione mostrargli.
«Hai chiesto... E il
nonno ti ha detto di sì?»
«Hm?»
Ad un nostro viaggio da
soli? Capì che non voleva porre sul serio
quella domanda. «Ci penseremo.»
Non vederla entusiasta della proposta lo
deluse.
Lei non seppe come dirgli che ce l'aveva
soprattutto con se stessa: non
era in grado di decidersi su come agire - o come sentirsi - in merito a
una
questione fondamentale.
«Com'è andata la tua giornata?» gli
chiese invece.
Yuichiro smise di studiarla e si
rilassò. «Un
bambino oggi
ha rovesciato un cono gelato sui gradini del tempio. Non sapevo come
spiegare alla madre che non era grave, lo ha sgridato troppo.»
«È stata colpa di
lei. Non doveva lasciargli portare il cono
nel santuario.»
Yuichiro annuì.
«Gli ho dato di nascosto un
omamori per la
fortuna negli studi. Gli ho detto che, se prenderà buoni
voti,
sua madre si dimenticherà presto di oggi.»
Rei sorrise. «Un buon
consiglio.»
Yuichiro era già saltato ad
un altro pensiero.
«L'estate
sta facendo crescere troppo l'erba. Tuo nonno ha detto che ce la siamo
cavata
per tanti anni senza un nostro strumento per tosare. Anche questa volta
chiamerà qualcuno per sistemare tutto.»
«Sai com'è fatto...
Crede che ci sia poca
spiritualità nel sistemare meccanicamente questi problemi.
Lo
lascia fare a terzi, se proprio deve.»
«A me piacerebbe tosare
l'erba» rifletté
Yuichiro.
«L'ho visto fare ad un
giardiniere una volta. Era divertente.»
Il suo pareva più un
desiderio di giocare che di
lavorare.
«Se vuoi divertirti con quella macchina, forse è
più adatta in una
pista di
go-kart.»
«O al luna-park dove fanno gli
autoscontri» si
illuminò lui.
Era un bambino cresciuto. Le venne in
mente una domanda improvvisa. «Non hai mai voluto
un
auto?» Yuichiro appiedato era un'immagine che si era stampata
talmente bene nella sua testa che non si era mai azzardata a chiedergli
perché non avesse una macchina. Per qualche tempo aveva
semplicemente creduto
che lui non se la potesse permettere. Di certo al momento non poteva,
ma in una vita passata...
Yuichiro scrollò le spalle.
«Le macchine non fanno
per me.»
«In che senso?»
«Una volta ho provato a
prendere la patente, ma mi
distraevo.»
All'esame, con le domande?
Lui mimò la guida al volante
con le mani. «È
bello
guidare una scatola che si muove, ma io volevo essere... libero.
Guidando
bisogna rispettare la segnalatica, stare attenti ai semafori, alle
altre macchine... a non mettere sotto qualcuno.» Rise.
«Preferisco camminare. Mi guardo intorno senza
preoccupazioni, e non rimango bloccato negli ingorghi.»
Incrociando le gambe, lei si sporse in
avanti. «Sei
strano.» Ma appoggiò le mani e il mento sulla sua
spalla.
«Un giorno guiderai tu per
tutti e due.»
Sentirlo parlare di futuro la
addolcì.
«Ti porterò dove pare e piace a me.»
Yuichiro le baciò il naso,
provocandole una risata.
«Ascolta...»
iniziò lei.
Lui stava muovendo le narici.
«Hai messo su un profumo?» Si
avvicinò allo spazio tra il suo naso e la bocca, per
odorarla
meglio.
Lei si sentì ridere.
«È solo un campioncino che
ho annusato prima.»
Lui soppesò l'odore nella
propria mente. «È...
buono. Ha qualcosa di strano.»
Preferì non fargli capire
cosa. «Volevo parlarti
proprio di questo. A te... piacciono gli odori?» Chiedere
direttamente era il metodo migliore.
La domanda lo confuse.
«Sì, insomma... Se
un odore ti attira, ti viene
voglia di
annusarlo meglio?» Solo su una cosa non aveva dubbi: Yuichiro
amava l'odore dei cibi.
«Certo che mi piacciono i
profumi. Del cibo. Degli shampoo.
Di te.»
Ah sì? «Ma non mi
annusi molto.»
«Eh?»
Non faceva come lei. «Se a me
piace un odore, posso
stare a sentirlo per ore.» Infatti a volta faceva fatica a
staccarsi da lui.
«Se io facessi la stessa cosa,
credo che
sarebbe...» Yuichiro concluse con un sorriso incerto.
«Con te mi trattengo. Sento bene il tuo odore, Rei. Me lo
ricordo anche quando non ci sei, tanto è buono.»
Così la faceva sentire una
torta deliziosa.
«Hm. Annusa a volontà, allora.» Gli
offrì il collo e un brivido le
corse lungo la schiena. Il tremito sapeva di audacia e
anticipazione. «Se sono buona, mangiami pure un
pochino.»
«Non c'è un
'se'» disse piano lui,
sorridendo
appena. Affondò il naso sotto il suo orecchio,
solleticandola
col respiro.
Le venne voglia di ridere e mordersi la
bocca, per non lasciarsi
scappare nemmeno un piccolo ansito. La sensazione che le
provocava il suo alito sulla pelle era...
Lui la abbracciò per la vita.
«Mi piace
molto.» La strinse forte.
Morsi o baci l'avrebbero fatta
capitolare, ma l'abbraccio la fece
cedere completamente. Era giusto provare quelle sensazioni, no? Sentire
il corpo che si scioglieva, anche se vivevano tutti e due a casa di suo
nonno e forse non avrebbero dovuto. Un giorno non avrebbero
resistito, era inevitabile.
Lei voleva che succedesse in quella
casa. In quella stanza, forse. In
quella situazione, mentre erano innamorati e a lui non davano ancora
fastidio i suoi difetti, mentre i loro litigi erano ancora leggeri,
mentre sentiva di potersi fidare in tutti i modi di lui e che perdere
la testa insieme non le avrebbe mai fatto male, neppure un giorno
lontano.
Erano incertezze possibili solo quando
non lo guardava negli occhi.
Scostò la testa e la
abbassò, cercandolo. Si
prese il bacio leggero che Yuichiro chiese prima di lei.
«Sarei stato capace di non
muovermi più.»
Credeva a ogni sua parola, pensava solo
che fosse... troppo.
Si fidava di lui, ma stava ancora imparando a... ad affidarglisi. Ad
affidarsi n
generale. Aveva
fiducia in anime pure come quella di Usagi e delle sue amiche; persino
nel fatto che
Yuichiro avesse un cuore più luminoso di quanto potesse
credere
qualunque mostro. Ma non per questo lui non era dotato di
un cervello: Yu poteva scegliere di farle del male quando voleva, anche
involontariamente. Sarebbe stato molto più efficiente delle
ragazze se ci avesse provato e già
con loro.... Con ogni giorno che passava, Rei lo dotava sempre
più di quel potere. Se l'amore avessero cominciato a farlo,
invece
che provarlo solamente, il potere che Yuichiro avrebbe avuto su di
lei
sarebbe diventato enorme.
Sarebbe bastata una mezz'oretta passata a
sentire il suo odore, mentre
lui la toccava dappertutto, e per lei sarebbe letteralmente finita: non
sarebbe mai
più stata una persona unica da sola, non avrebbe mai
più
respirato un'aria che non gli avesse ricordato quell'esperienza, il
bisogno di lui.
Aveva paura, riconobbe, accettando di
aprire la bocca per un bacio
più lungo. Ma desiderava il suo Yuichiro, voleva sentirsi
abbracciata e toccarlo, mettere
la mano dentro i suoi vestiti e... tutto quanto, voleva tutto. Fammi smettere di
pensare. Continua.
Respirando forte, Yuichiro
allontanò la testa. Rimase a guardarla.
«... più tardi vuoi uscire?»
Una parte di lei lo ringraziò
per l'interruzione, ma
un'altra
parte - più grande o più piccola? - volle
ucciderlo. Ne
sorrise. «Dove?»
«Voglio un gelato. Ormai
è estate fonda,
è bello uscire di sera. Voglio farlo con te.»
Era stata molto intelligente a
scegliersi un ragazzo dolce e mite:
l'affetto le faceva un mondo di bene. «Certo. Senti... Se ti
compro un regalo solo perché sì, tu lo
metti?»
«Qualcosa che si
mette?» sorrise lui. «Lo
voglio. Se tu me lo vuoi addosso, lo voglio.»
Diavolo, era troppo facile.
«Allora domani lo
compro.» Si staccò
dall'abbraccio, per non essere tentata già in quel momento.
Doveva andare a contare i suoi risparmi.
Yuichiro si alzò in piedi,
felice. «Sono curioso.
Che cos'è?»
«È una
sorpresa» gli rispose lei. Una sorpresa per
lui e una sfida per lei. Non sapeva se avrebbe potuto resistere alla
combinazione di due cose
che già separatamente adorava, ma voleva la tentazione.
Voleva
la sfida e l'eccitazione. «Ti do questo regalo
domani.»
Per poter contare i soldi in pace, lo
mandò fuori dalla
stanza.
Il pomeriggio seguente, uscì
dal negozio con le tasche
più
leggere, un profumo avvolto nella sua raffinata scatoletta e
un'importante decisione.
Quello sarebbe stato un regalo a se
stessa.
A Yuichiro avrebbe comprato una camicia
carina; il profumo non era
adatto a lui. Okay, sia Yuichiro che il profumo mandavano in
estasi i
suoi sensi, ma in due modi completamente diversi. Il profumo... beh,
aveva quel profumo.
Mentre Yuichiro... Lui aveva un suo odore che sapeva di
ragazzo semplice, lavoratore, affettuoso... intenso, a suo modo.
Mischiare
quegli aromi sarebbe stato come mettere insieme cioccolato e
marmellata. Qualcuno praticava pazzie simili, ma due cose buone
andavano gustate nella loro genuinità, senza cercare di
affossare quello che erano con un'unione scriteriata.
Distruggere? Quant'era drammatica. Le
era solo venuto un brutto dubbio,
mentre si beava ancora una volta dell'odore del Profumo. A Yuichiro
poteva non piacere rendersi conto che quell'odore le era gradito.
Non
c'entrava nulla con lui, Yu poteva pensare che lei lo volesse diverso
da com'era in realtà: più grande, più
misterioso,
più sicuro, con ambizioni importanti, con un lavoro diverso.
Quel profumo
rappresentava un tipo di uomo che lui non sarebbe mai stato. Per
lei non
aveva alcuna importanza: non voleva una persona
così
accanto. Voleva solo il suo ragazzo e, occasionalmente, desiderava
bearsi di
un'aroma che le provocava piccoli brividi di estasi olfattiva.
Era solo un profumo - IL Profumo.
Fermamente convinta di quella
separazione di piaceri, a
Yuichiro regalò infine una camicia azzurra e bianca dalle
maniche corte, pulita
nelle linee senza essere troppo seria.
A lui piacque molto.
E furono tutti felici e contenti.
... ma lei, no.
Annusava il profumo la mattina, prima di
andare a scuola. Poi andava da
Yuichiro; salutandolo con un bacio, indugiava col naso anche su di lui.
A
Yuichiro piaceva molto quando finiva col baciarlo di nuovo, si stampava
in faccia un sorriso largo da ebete.
Di pomeriggio lei continuava a non saper
resistere. Erano soprattutto i
compiti di matematica a metterla in difficoltà: le
tormentavano la testa, portandola alla ricerca di un rapido sollievo.
Il profumo era sulla scrivania, accanto al portapenne. Lo inspirava
forte, fino a farselo arrivare dritto nel cervello. Inebriarsi in quel
modo
divino le impediva di rimanere ferma a lungo: si alzava dalla
sedia, usciva dalla stanza e andava a cercare Yuichiro. Al pomeriggio
non si azzardava ad abbracciarlo senza una ragione, si
sentiva stupida. Se ne stava lì a parlargli del
più e del meno, finché lui non si decideva a
ignorare i piccoli passi con cui lei indietreggiava inconsciamente, e
trovava il modo per stringerla, pure per un attimo solamente. Quel
momento era la sua salvezza: si ricordava dell'odore di lui e tutto
tornava a posto.
Fino alla sera, almeno. Quando il sole
calava, la boccetta di
profumo malefica la tentava di nuovo col suo fascino irresistibile.
Non saperle resistere la faceva sentire
in colpa. Accadeva sempre dopo
che Yuichiro si era già ritirato in camera sua e lei certo
non poteva andare da lui a quell'ora. Non di notte. Non nella sua
stanza.
Potresti,
sembrava ricordarle il profumo.
Dopo tre giorni di quelle stupidaggini,
Rei si decise a mettere in pratica l'unica soluzione possibile.
«Chiudi gli occhi»
disse a Yuichiro, all'inizio di
uno dei loro piccoli appuntamenti serali, nel corridoio aperto che dava
sul giardino, fuori dalla sua stanza. La serata era fresca e deliziosa.
Lui obbedì.
«Perché?»
«Perché
sì. Ti metto una
cosa.»
Lui si limitò a piegare la
testa, curioso.
Lei gli strofinò addosso il
polso intriso di profumo, sotto
la mascella e dietro l'orecchio.
La sensazione di bagnato lo fece
sorridere. «Acqua?»
«No, è... una cosa
che mi hanno fatto
provare.»
«Un profumo»
aprì gli occhi lui.
Ignorandolo, lei cercò di
accostare il naso, ma per una
volta Yuichiro si negò. Si ritrasse e piegò il
capo, cercando di annusarsi da solo. «Ma non
è...? Te l'ho sentito addosso in questi
giorni.»
Lei si sentì puntata da mille
riflettori, piccola e
indifesa. «Ah...»
«Te lo sentivo sul naso,
pensavo... Invece è un
profumo da uomo.» Una constatazione nuova, non una domanda.
«Sì»
deglutì lei.
«Il fatto è che... Mi piace. Voglio
regalartelo.»
«Un altro regalo?»
Il suo sorriso fu incoraggiante.
«Mi piace davvero
tanto.» Confessare la debolezza
la fece sentire nuda, ma stranamente a suo agio. «Quindi
pensavo...» Cercò di scrollare le spalle.
Yuichiro aveva ripreso ad arricciare il
naso contro la propria spalla.
«È un profumo... da te» concluse.
«Ma non è che
io-»
«Mi fa sentire
diverso.» La mezza risata la
confuse. «Grazie.» La mano che Yuichiro
aprì nella sua
direzione fu molto chiara nella richiesta.
Rei si alzò e si diresse in
camera. Ne uscì fuori
col rivale di lui, finendo col cederglielo senza rimpianti. Vederlo tra
le
sue dita fu una liberazione.
«Io ti avevo comprato
questo.» Yuichiro
rovistò nella tasca dell'hakama azzurro. «Per
ringraziarti della camicia e perché per il tuo ultimo
compleanno... Volevo rifarmi» sorrise.
Le porse una piccola scatola bianca dai
bordi neri. Il logo impresso
sulla confezione le fece spalancare la bocca.
«!!!»
esclamò.
A Yuichiro bastò come
ringraziamento.
«È- è-
è-...» Distrusse la
plastica che proteggeva la scatola e la aprì velocemente,
attenta a non rovinarla nemmeno su un lembo. La boccetta di profumo
ambrato era il suo desiderio proibito da secoli!
«Mi hanno detto che
è uno dei migliori. A me
è piaciuto.»
Senza ascoltarlo, lei se lo
spruzzò su una mano e se lo
portò al naso. Morì di un piacere assoluto.
Yuichiro annuiva soddisfatto.
«Sapevo che eri come me.
Anche io non resisto agli odori.»
«Non è
vero.»
Lo lasciò interdetto.
«Invece
sì.»
«Io sono molto più
sensibile ai profumi rispetto a
te.» La miglior fragranza da donna che esisteva al mondo la
stava facendo straparlare. «Quando ne scopro uno che mi
piace,
sono capace di continuare a sentirlo, e risentirlo, e sentirlo
ancora...»
«Ti ho già detto
che è quello che
faccio io con te» sorrise lui, scuotendo la testa.
«Ed era quello che stavi facendo tu con questo profumo,
vero?» Si indicò il collo.
Il silenzio era una risposta d'oro,
pensò Rei.
Yuichiro appoggiò la propria
boccetta scura a mezzo metro da
loro. Senza incontrare proteste, fece lo stesso con la bottiglietta
squadrata e ambrata di lei.
«Bastiamo da soli.»
Questo era vero.
«Grazie.» Lo abbracciò
per il fantastico regalo. Doveva essersi finanziariamente dissanguato.
Stringendola per la vita, lui le
premette le labbra sul mento.
«Non metterlo troppo spesso. Senza niente addosso, tu sei
già così...» Con un secondo bacio,
creò una
minuscola scia. Proseguì, pianissimo, senza fretta, verso il
suo orecchio.
Lei divenne un fascio di sensazioni
rigide e troppo delicate, pronte ad
esplodere.
Fece l'errore di abbassare
repentinamente la testa. Si
ritrovò a contatto con il Profumo mischiato al suo vero
odore preferito, quello che - aspirato troppo a lungo - le spegneva la
testa.
Gli cedette con bandiera bianca.
Baciò il suo Yu sul collo e
lo sentì farsi
rigido. Si ritrovò a poter baciare solo la sua bocca, ma
diavolo se fu sufficiente. Meraviglioso. Assoluto, completo. A parte
quella fastidiosa insistenza ad allontanarsi col corpo...
Accennò a protestare, ma Yuichiro le prese la testa tra le
mani. Le aprì la bocca con la sua e lei cercò al
tempo stesso di arrendersi e conquistarlo. Soprattutto di conquistarlo,
decise alla fine. Voleva mangiarsi il suo sapore, divorarlo. Oltre ad
un olfatto sensibile, però, aveva anche un senso del tatto
particolarmente sviluppato, soprattutto sulla bocca. Si impose di
accontentarsi dello strofinio leggero contro la labbra;
cominciò a terminare il contatto con baci brevi, di durata perfetta, poi fu
avida: volle dei baci veri, che erano troppo...
Lui riuscì ad allontanare il
viso senza interruzioni brusche.
«Devo dirti una cosa.»
Hm?
«Parto dopodomani, con un paio
di giorni di
anticipo.»
...
cosa?
«Così torno
prima» cercò di
spiegarle Yuichiro.
La smorfia colpevole fu l'unica cosa che
non la fece esplodere.
«Stavi cercando di farti... perdonare?»
Per questo le aveva comprato il profumo?!
«No! Non c'entra niente! Parto
due giorni prima
perché voglio bene alla mia famiglia, ma voglio passare del
tempo anche con te.» Alzò due dita. «Se
prendo il primo weekend, poi riesco a guadagnarne uno alla fine. Per
allora tu non avrai più la scuola, mentre
adesso...»
Era un ragionamento troppo sensato per
farla arrabbiare. Proprio
perciò, se la prese con lui e voltò la testa,
guardando lontano.
«Mi mancherai, Rei.»
Si trattava solo di un paio di
settimane. Inoltre, lui l'avrebbe
chiamata tutti i giorni, era inevitabile. Yuichiro non
riusciva a resistere standole lontano, mentre lei... Lei era
più indipendente.
Ripensare agli ultimi secondi le fece
decidere che un periodo di
casuale separazione poteva essere una buona idea: aveva bisogno di
riflettere e perciò non poteva esserci lui di mezzo. Le
annebbiava la testa.
«Sei arrabbiata?»
«No. Capisco che devi andare
dalla tua famiglia.»
Una parte stupida e davvero piccola della sua mente si risentiva nel
sapere che sarebbe partito, preferendo loro a lei. Ma in fondo era
felice per lui: aveva tutta una famiglia di
persone che lo amavano. Non era come lei, che aveva solo il nonno come
consanguineo che le voleva bene. Naturalmente, sorrise, aveva anche
le sue amiche.
«Non mi sentirò
sola.» Poteva
sopravvivere senza di lui, doveva dimostrarselo. «Ci sono le
ragazze, andrò da qualche parte con loro.»
«Non ti
mancherò?»
Nella domanda di lui vi fu una dose di
minuscola sicurezza che le diede
fastidio.
Tanto, torna presto.
«Abbiamo passato tutti gli
anni le vacanze
separati» gli disse invece. «Anche per
più di due settimane» Riuscì persino a
scrollare le spalle; la nonchalance la faceva sentire stabile.
«Quest'anno sarà più piacevole
rivederci al tuo ritorno.»
Lui annuì, esitante.
Lei si sentì d'improvviso
crudele. «Abbiamo un
rapporto sicuro.» Cercò di essere più
romantica. «Teniamo troppo l'uno all'altra perché
la lontananza possa essere un problema, no?»
«Non volevo dire
questo.»
Infatti lei stava facendo confusione.
«Quando tornerai,
sarà bello.» Veramente
bello, ma non lo aggiunse. Era verbalmente impedita coi
propri sentimenti.
Yuichiro tentò di leggere il
suo silenzio. Forse ci
riuscì, comunque le prese una mano. «Dimmi dove
vuoi andare quando tornerò. Ci hai pensato?»
Un po'. Al mare, in
montagna. «Non ho idee.» Dove saremo insieme.
«Il nonno ci lascerà andare?»
«Gite andata e ritorno di un
giorno, perché non
dovrebbe?»
Ah. Niente pernottamenti. Non
permise alla delusione di sconfiggerla. Appoggiò la testa
contro la spalla di lui, dal lato in cui
non c'era alcun altro profumo che non fosse il suo. «Al
lago?»
E si sarebbero potuti inventare un
temporale estivo all'occorrenza, se
avessero voluto, per rientrare solo il giorno dopo. Se fossero stati
pronti. Se lei... avesse imparato a non essere stupida.
Nella brezza fresca della sera estiva,
il braccio di lui attorno alle
spalle fu solamente piacevole.
«Conosco un bel posto. Si
può anche fare il
bagno.»
«Ha la sabbia?» Un
asciugamano sulla spiaggia.
Sdraiati insieme.
«No, le pietre. Ma sono lisce
e la spiaggia ha la sabbia. È
un po' dura, non come quella del mare.»
«Mh.»
Yuichiro le strofinò
indolente il braccio.
Non parlarono per un po'.
«Il tuo profumo mi piace
tanto, Yu» disse infine
lei.
«Più di quello che
hai comprato?»
Risero piano.
«Hm-mh. Quindi non
è vero che non sei sensibile
agli odori?»
«Il tuo posso sognarmelo. L'ho
fatto per tanto
tempo.»
... per anni.
Che cos'erano pochi giorni di lontananza
in confronto? Che cos'erano
timori infimamente codardi di fronte al loro bisogno? Lei non lo
avrebbe lasciato andare via, nemmeno se lui avesse cercato di farlo.
Avrebbe alimentato il loro amore finché avesse potuto, anche
se - magari - non ne era capace.
Ma lui lo voleva, l'avrebbe aiutata.
Sei mio.
Respirare l'aroma della sua tunica non
la inebriò, la
convinse.
Sarò tua
anche io.
Con quel salto nel vuoto rimase in
piedi, seduta accanto a lui, stretta
in un abbraccio tranquillo.
Le decisioni che sembravano
più difficili, sorrise, erano
sempre fin troppo facili.
NdA: Buon anno!
Questo episodio è ambientato poco prima dell'episodio 4 di
Interludio, quando Yuichiro va a trovare la sua famiglia. Non
rileggetelo, devo revisionarlo, è scritto malissimo
ç_ç Lasciando da parte le lagne, sarei
contentissima di sapere cosa pensate di questo scritto del primo
dell'anno.
In arrivo tante altre cose in questi giorni :)
Alla prossima!
ellephedre
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