Veleno:
Draco Malfoy era seduto a terra, sostenuto
solo da un gelido muro di piastrelle. L’atmosfera di quel bagno freddo, umido e
scarsamente illuminato, era resa ancora più sgradevole dall’oppressione dell’eco
dei suoi singhiozzi. Singhiozzi trattenuti, profondi, ma senza lacrime.
Quell’amplificarsi del suo dolore era insopportabile,
lo faceva sentire ancora più debole, più frustrato, più irrecuperabile.
Ma era per lo stress. Era per Potter, per Lucius,
per Voldemort.
Non per lei, no.
Nemmeno lui riusciva più a credere a quanto fosse ostinata e costante la sua falsità. Perfino nella sua testa riusciva a mentire,
conscio di tutte le sue bugie e di tutte le sue illusioni. Questa consapevolezza era
avvilente.
I singhiozzi si fecero più forti.
Era strano come riuscisse a trattenere le
lacrime così a lungo. Le teneva dentro per così tante ore, prima di scoppiare,
nonostante lo logorassero dall’interno come un veleno. Perfino in quel momento,
nonostante la trovata solitudine, uscivano solo singhiozzi, e gli occhi, solo
leggermente umidi, bruciavano arrossandosi, ma senza sfociare nel vero pianto. Ma
fu tutto ancora più strano quando le lacrime cominciarono a scendere. Bastò un
momento e scesero violente, bollenti su quella pelle gelida e contratta.
Le lacrime percorrevano le sue labbra tirate e
il suo collo diafano; cadevano sulle piastrelle lisce del bagno e sulla sua
divisa scura. Non sopportava di doverne assaporare il sapore salato e velenoso
sulle labbra, rendeva tutto troppo vero.
Le sue erano lacrime che non avevano mai finito col
calmarlo, ma gli portavano solo altro disgusto e spregio verso se stesso. Si odiava solo di
più per ognuna di quelle righe grosse e salate che correvano sul suo viso.
Ne scendevano tante ed erano troppo impetuose,
forti e numerose. Impossibile trattenerle.
Scosse la testa: era tutto sbagliato.
Singhiozzò di nuovo, cercando di asciugarsi gli occhi che si ribagnarono subito.
Non era così che doveva andare, era tutto un
errore.
Lui era sbagliato, lei lo era.
Un Purosangue, un Malfoy; una Mezzosangue,
un’impura.
Era tutto sbagliato, tutto era un errore. Lui non avrebbe dovuto pensarla, non avrebbe
mai dovuto guardarla. E invece la guardava, la pensava, e si malediva per ciò
che faceva. Draco Malfoy si disprezzava per questo.
E se lui si girava verso di lei, sbagliando,
lei non guardava lui, no, sorrideva a Weasley. Weasley, un ragazzo
insignificante, rozzo, stupido. Una persona inferiore a lui in tutti gli
aspetti, che nonostante avesse la possibilità di averla era troppo stupida per approfittarne
e troppo dannatamente inferiore per meritarsela.
Odiare era più facile che amare. E Draco si
odiava, perché non doveva avere un simile interesse, e odiava lei. La odiava perché era
nata Mezzosangue, e una Mezzosangue non poteva essere un suo pensiero, una sua
debolezza. Eppure soffriva quando vedeva lei e Weasley e penava
nell’immaginarli insieme, odiando se stesso perché il dolore che provava era una
vergogna, ed odiando lei perché non soffriva come faceva lui.
Tutto
era sbagliato.
Draco nutriva un veleno fatto d’odio ovunque
si girasse: i suoi compagni di casa, canaglie false ed ottuse che non sarebbero
mai davvero state dalla sua parte;
Lucius, padre pessimo che a suo figlio sapeva solo tirare schiaffi;
Voldemort, l’unico vero giocatore nel suo mondo di scacchiera; Potter, rivale
sfacciato che non riusciva a far altro che strappargli di mano tutto ciò che desiderava.
E poi odiava lei, che con uno sguardo
abbatteva le sue difese costringendolo a proteggersi con lo sprezzo, con le
offese, con l’odio. Perché era tutto ciò che sembrava servire a mascherare le
sue colpe agli altri. E sembrava aver sempre funzionato, così continuava,
nonostante tutto questo lo uccidesse.
Il taglio di luce che usciva dalla porta si
allargò, per poi farsi ricoprire dal nero quasi completamente.
Ma quando Draco se ne accorse fu troppo tardi,
la persona era già dentro.
«Malfoy…»
Mormorò in un sospiro sottile. Il ragazzo riconobbe la voce, senza spiegarsi
come la ragazza lo avesse riconosciuto con la minima luce di quella stanza. I
due ragazzi rimasero immobili. I suoi singhiozzi erano cessati, le ultime
lacrime si erano pietrificate sul bordo degli occhi, i loro respiri erano trattenuti
nei polmoni.
La ragazza si mosse tremante, ma veloce, verso
di lui. Si chinò a terra. Il ragazzo non si mosse, seguendola solo con lo
sguardo. Lei gli toccò la spalla, troppo di buon’animo per non provare ad
aiutarlo.
Ma, Draco lo sapeva, era tutto sbagliato, non
poteva permettere accadesse.
La guardò tagliente «Levami le tue mani di
dosso, Mezzosangue» Nel suo sibilo simulò un velenoso sprezzo. Gli occhi della
ragazza si spalancarono. Il dolore si impadronì della sua espressione per un
solo attimo, per poi andarsene, mascherato da una finta forza d’animo nonostante
questa, davanti alla parola “Mezzosangue”, cadesse sempre in pezzi. Ci volle un
attimo, la ragazza si alzò di scatto e uscì.
Odiarla
era più facile che amarla.
N.d.A:
Quanto è che non scrivo
Dramione? *-*(non so se le avete lette le mie altre FF su questa coppia,
comunque il mio nick prima era GiadyRoronoa.)
Mi manca un po’ la mia
long, è che voglio correggere tutti i capitoli e solo poi aggiornarla, e devo
trovarne il tempo, che ora, cominciato il liceo, non c’è.
Tornando alla storia vera
e propria, la parte di quando arriva Hermione – che era l’idea iniziale di base
- non mi convince tanto, mi sembra fuori posto, forse la toglierò, ma vorrei
prima sapere cosa ne pensate voi.
Non siate troppo cattivi
però, perché non ero nemmeno tanto sicura di postarla, l’ho persino riscritta
da capo xD. Ok, non mi giustifica xD.
Forse la toglierò per poi
rimetterla molto modificata tra un bel po’, se mi dovesse tornare lo sfizio…
Perché… bhò…
Un vostro parere mi
farebbe davvero felice, ma grazie anche di aver solo letto! J
Ciao a tutti,
(Godetevi il 2012, eh!)
Giada
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