Fever
Cold, Cold
(Freddo, freddo)
God and his priests and
his king
(Dio e i suoi preti e i
suoi re)
Turn their faces, even they feel the cold,
(Voltano le facce, persino loro sentono il freddo,)
What you are given can’t be forgotten and never forsaken
(Quello che ti è stato dato non si può
dimenticare e non sarà mai abbandonato)
What you are given can’t be forgotten and never forsaken
(Quello
che ti è stato dato non si può dimenticare e non
sarà mai abbandonato)
Cold,
cold
(Freddo,
freddo)
Fever
Erano soltanto le sei di mattina quando in casa Jones
squillò il telefono. America dormiva ancora, steso in modo
scomposto tra le lenzuola tutte spiegazzate, macchiate da una Coca-Cola
risalente ad almeno un paio di giorni prima.
Si decise ad aprire gli occhi solo dopo una decina di minuti, quando
quel suono fastidioso gli era ormai entrato nel cervello interrompendo
i suoi sogni e sovrapponendosi ad essi. Grugnì un "fuck" tra i denti e
rotolò letteralmente fuori dal letto, cercando ancora con la
vista offuscata le pantofole in cui infilare i piedi e scoprendo che
una delle due s'era incastrata sotto al comodino. Sbuffò e
alzandosi uscì fuori dalla sua stanza, sul corridoio,
rispondendo al telefono con borbottio confuso e sommesso.
Dall'altro lato della cornetta, la voce educata del maggiordomo di
Inghilterra lo informava che il Signore
era stato colto di nuovo dalla febbre e che era
più grave del solito.
« Più grave, dici?» Alfred spalancò gli
occhi,
svegliandosi del tutto.
« Sì, ho
già chiamato un medico, ma il Signore ha
insistito affinché vi informassi che non sarebbe potuto
essere presente al prossimo incontro con voi e gli altri rappresentanti
degli Stati...»
« Arrivo subito! Prendo il primo
volo per Londra, Rob!»
riagganciò e corse di nuovo nella sua camera, vestendosi
senza troppa attenzione per i dettagli: una t-shirt della sua squadra
di baseball preferita, un berretto rosso come le sue luride Converse e
dei jeans tutti strappati.
Alla fine andava sempre a finire così.
Aveva preteso l'indipendenza eppure dipendeva ancora da lui, in un modo che
non é per niente facile da spiegare.
Il viaggio fu così lungo che ad America sembrò di
non giungere mai a destinazione. La bella hostess che girava tra i
sedili dei passeggeri della prima classe si era soffermata
più di una volta su di lui, regalandogli qualche fugace
sorriso che agli occhi di altri poteva sembrare solo d'ordinanza e per
almeno tre o quattro volte dall'altoparlante si era sentita la voce di
una sua collega che raccomandava i viaggiatori di non alzarsi e di
godersi il volo.
Certo, come no,
pensava Alfred.
Una volta a terra il dinamico ragazzo americano corse a prendere un
taxi, buttando sul sedile posteriore la sua tracolla riempita con solo
un ombrello per evitare gli sbalzi di tempo inglesi e un paio di
hamburger schiacciati nella carta da forno.
« Abbey Road. In fretta per
favore!» disse al tassista, per poi
scivolare in modo scomposto contro lo schienale e poggiando la testa al
vetro, rinfrescandosi la fronte.
Il paesaggio iniziò a scivolargli davanti agli occhi,
veloce; alberi quasi del tutto privi di foglie, signore di mezza
età vestite in modo colorato a spasso coi loro cani di
piccola
taglia, uomini coperti da lunghi cappotti che gli riportarono alla
mente una vecchia figura vista su un libro di Sherlock Holmes, tenuto
al sicuro nella splendida libreria di Arthur e che, proprio
quest'ultimo, gli aveva letto più di una volta prima di
metterlo a dormire, con quel suo caldo e fluido accento inglese che
risvegliava in Alfred un'attrazione irrefrenabile.
« Accidenti a te, Alfred...» si passò una mano
sul
viso e si chiese perché doveva essere così.
Cosa lo spingeva a tornare da Inghilterra ogni volta? Cosa, chiuso nel
suo energico cuore, batteva con forza i pugni per cercare di uscire?
Era stato lui a volerlo, no? Lui
aveva detto addio a quel Paese, a quelle nubi gonfie
d'acqua, a quella splendida casa in cui era cresciuto e...a quell'uomo
così solo e con lo sguardo perennemente triste a cui era
sempre stato difficile strappare un sorriso.
Il taxi
fermò la sua corsa.
In un attimo America fu fuori dall'auto, dopo aver lasciato
più di quel che doveva al tassista e scavalcando con un
balzo il cancelletto che divideva il piccolo giardino inglese dalla
strada pubblica. Bussò con forza, trattenendo il fiato e
mostrando un enorme sorriso, ritrovandosi a guardare da qualche
centimentro in più di altezza il volto segnato dal tempo di
Robert, il maggiordomo con cui aveva parlato al telefono.
Quello vedendolo sembrò sorpreso. Balbettò un
rapido « Signorino, che piacere
rivederla. Mi aspettavo che ci mettesse
di più ad arrivare...» e qualcos'altro, che Alfred
non si
fermò ad ascoltare.
Non aveva notato quell'elegante cappotto beige sistemato
sull'attaccapanni vicino all'ingresso.
« Certo Rob, certo...vado da
Arthur» sorrise, interrompendo in modo
sbrigativo l'uomo e salendo di sopra, facendo le scale a due a due per
arrivare poi davanti alla porta della sua stanza. Prese
fiato, sfiorando il legno scuro e gli splendidi ghirigori che lo
avevano affascinato sin da bambino, poi entrò senza neanche
bussare.
Un fulmine non sarebbe stato più veloce. Qualcosa dentro di
lui si frantumò, ed era proprio quel qualcosa che fino a
pochi attimi prima premeva per uscire. Una sensazione di freddo inspiegabile
e atroce aveva iniziato a pervaderlo, come se stesse annegando in un
oceano ghiacciato.
Le mani di Arthur erano strette delicatamente sopra la testa da quelle
di Francis, che stava giocando con le sue labbra, mordendole e
baciandole; non un solo gesto sembrava suggerire ad Alfred che
l'inglese non volesse ricambiare, anzi.
Quegli enormi occhi verdi sempre così spenti erano chiusi in
una dolce espressione di arrendevole soddisfazione e quella bocca
sempre distorta in qualche smorfia era invece travolta da fugaci
sorrisi divertiti.
« Je suis ici pour toi, mon chère.
Seulement pour toi...(*)»
quella voce era così seducente, e calda! America si disse
che non avrebbe mai avuto chance contro Francia, così
raffinato e pieno di quel fascino che a lui, venuto dal Nuovo Mondo,
mancava. Cosa poteva uno Stato giovane e maldestro contro l'esperienza
e la sicurezza dimostrate dal suo rivale?
Arthur rise e mormorò, sospirando « Smettila di parlare
francese, vinofilo...» prese fiato e aggiunse « E non approfittartene.
Quando sarò guarito...»
« Tornerai a trattarmi male, giusto?» Francis si lasciò
sfuggire un sorrisetto, iniziando a mordicchiargli un orecchio, poi
aggiunse in un soffio « Allora spero che questa febbre non
ti passi
troppo in fretta» .
« You
are so...stupid!»
borbottò Inghilterra, senza cattiveria, lasciandolo fare.
Voltò la testa e vide la porta aperta.
Ricordava di aver sentito Francia chiuderla, dopo essere entrato.
America aveva sceso le scale, tremando, coi pugni stretti. Aveva
salutato a mezza bocca Robert, già pronto ad aprirgli la
porta, ed era uscito sotto la pioggia appena iniziata senza neanche
tirar fuori l'ombrello dalla sua tracolla, camminando a passi svelti e
poi iniziando a correre.
Tutti, almeno una volta nella vita, hanno ringraziato l'acqua scesa dal
cielo per aver nascosto le lacrime. Quella fu la volta di Alfred Jones,
che mentre si allontanava da Abbey Road promise a sé stesso
di vincere la sua guerra personale contro Francis poiché gli
aveva appena concesso di trionfare nella battaglia.
(*Sono qui per te, mio caro. Solo
per te)
Spazio
autrice: ._. ♥
Insomma...dovevo
scriverla! La scena in cui Arthur ha la febbre e Francia gli rimane
accanto é ♥!
Comunque...passando alle spiegazioni...mh.
Questo come avrete capito é un perfetto triangolo amoroso
U_U sono fantastici, tutti e tre i personaggi, poiché
nessuno é mai esplicito nel rivelare i propri sentimenti,
anche se Bonnefoy é degno di nota per i suoi perversi
tentativi ♥.
Di solito
preferisco le FrUK e penso che anche con questa ff si sia notato (visto
che a baciare Inghilterra é Francia e non America), ma
volevo iniziare a inoltrarmi nella mente di qualcuno con cui non avevo
ancora sperimentato in nessuna fanfiction e Alfred era il terzo sul
podio delle mie preferenze (seguiranno presto Antonio e Lovino ♥).
Spero che vi sia piaciuto leggere questa storia e che gradirete quelle
che scriverò in futuro, non solo su questi tre^^
Cordiali e calorosi saluti :3
Etienne
P.s.:
Abbey road. Piccolo tributo ai Beatles, alle loro canzoni e alla musica
made in England(♥)
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