La rivelazione
Hermione era tranquillamente seduta al tavolo della cucina e fissava il latte
che, dopo essere stato mescolato, vorticava nella sua tazza gialla, pensando al
nuovo anno scolastico che stava per iniziare. Doveva iniziare a frequentare la
scuola media, ma non avrebbe cambiato né edificio né compagni di classe. Solo i
professori e le difficoltà sarebbero cambiati e, a quanto dicevano i ragazzi di
prima superiore, in peggio. Al pensiero di doverci passare ancora sette anni,
più quello che sarebbe presto iniziato, quasi si sentiva male. Non era molto ben
accettata dai suoi compagni di scuola, che la ritenevano bruttina e non degna di
particolare nota, con i loro fantastici vestiti griffati e le pettinature
all’ultima moda. E lei si sentiva fuori posto, sentendo dentro di sé che i
compagni in effetti avevano ragione a ritenerla assolutamente normale. O
forse era il contrario, sentiva che si stavano sbagliando e che avrebbero dovuto
considerarla invece completamente diversa da tutti loro, totalmente anormale.
Sentiva di aver sbagliato strada, che avrebbe dovuto prenderne un’altra, ma non
era possibile. Nella città in cui abitava, vicino a Londra, dopo le scuole
infantili c’era la possibilità di scegliere tra due scuole. Quella dove andava
lei, che era unita a quella infantile che aveva frequentato per i cinque anni
precedenti, e quella in cui Hermione avrebbe voluto andare. La sua era una
scuola pubblica e si rimaneva solo di mattina, e meno male, perché le condizioni
dell’istituto certo non erano tra le migliori che si potesse immaginare.
Tuttavia i suoi genitori erano convinti che lei non avrebbe resistito un anno
intero lontano da casa e proprio così sarebbe successo se avesse frequentato
l’altra scuola, una magnifica scuola privata situata appena fuori città, in una
bella villa coloniale a due piani grande il doppio della sua scuola e con un bel
giardino elegante, dove gli studenti passeggiavano nelle loro uniformi blu con
il motto in latino cucito sul petto, sotto il simbolo della scuola, un libro con
un fioretto da scherma. Tuttavia Hermione era abbastanza sicura che neanche
quella scuola sarebbe stata giusta per lei. Certo sarebbe stato un miglioramento
rispetto alla scuola dove si trovava adesso, ma non era quello che voleva. Non
sapeva cosa voleva, ma c’erano volte in cui si sentiva diversa da tutti gli
altri, da tutti quelli che incontrava in strada, con cui parlava, con cui
entrava in contatto per caso, camminando per le vie del centro in mezzo alla
folla.
–Hermione! Hai finito di fare colazione, tesoro? Devi fare i compiti, ti
mancano ancora dieci pagine del libro!- urlò la voce di sua madre dall’altra
stanza. I compiti. Tutte quelle cose non la interessavano affatto. Cosa le
importava del risultato di una stupida equazione e della giusta pronuncia di
Everybody? pensò con rabbia mangiando l’ultimo pezzo del suo cornetto
alla crema pasticcera inzuppato nel latte. Il telefono squillò e Hermione sentì
la madre rispondere con la sua solita, strana e assolutamente antipatica voce
che le veniva ogni volta che parlava al telefono: colpa degli anni passati
lavorando come segretaria in un ufficio elegante del centro della città.
–Hermione! C’è Sophie al telefono!- Hermione sospirò. Sophie era la ragazza
più popolare della classe e anche tra le più popolari dell’intera scuola.
Piaceva ai ragazzi di tutte le età, era simpatica alle ragazze e i professori la
ritenevano bravissima grazie ai suoi ottimi voti. Per completare la cosa era
amica di Hermione, o almeno entrambe ne erano abbastanza sicure, perché mai si
erano ritrovate in una situazione che davvero riuscisse a provare l’effettiva
solidità della loro amicizia.
Hermione andò in camera sua e prese il telefono, intimando a sua madre di
uscire, a gesti.
–Ciao Sophie. Che c’è?- domandò sedendosi alla sedia della scrivania.
-Ciao. Volevo sapere se vai alla festa, stasera.- Hermione aggrottò le
sopraciglia –Festa? Quale festa, scusa?- Sophie fece una pausa imbarazzata e poi
disse –No, niente. Non importa.-
-Sophie! Che festa?- domandò Hermione con voce calma, sapendo già la risposta
che l’aspettava.
–Ecco… hanno organizzato una festa per l’inizio dell’anno e sai com’è,
credevo… scusa, ma…-
-Si, ho capito.- la interruppe Hermione. Come sempre qualcuno aveva
organizzato una festa e avevano pensato bene di non invitarla. Hermione tagliò
la conversazione dicendo che doveva andare a fare i compiti, perchè sentiva la
rabbia iniziare a ribollire in lei, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine a
non essere invitata. E sapeva che quando era arrabbiata succedevano strane cose.
Una volta, quando aveva litigato con la madre per via di una gonna che Hermione
odiava e che la madre la costringeva a indossare, il giorno seguente la gonna
era scomparsa e al suo posto, nel guardaroba, Hermione aveva trovato una bella
gonna jeans, anche se i compagni non l’avevano notata nonostante fosse identica
alle gonne che le sue compagne indossavano continuamente. Subito aveva pensato a
una specie di scusa da parte della madre, Christine, ma non era stata l’unica
volta. Una volta era andata dal parrucchiere, che per sbaglio le aveva tagliato
un ciuffo così tanto che le stava dritto davanti alla testa e lei era già
preoccupatissima di dover andare a scuola conciata così. Il giorno dopo il
ciuffo era tornato uguale a prima. E se Maxwell, il padre, la faceva arrabbiare,
arrivava inevitabilmente in ritardo al lavoro dopo aver passato più di mezz’ora
in mezzo al traffico, del tutto anomalo a quell’ora di mattina.
E anche quella volta le cose non cambiarono: appena arrivò in cucina uno dei
bicchieri sul tavolo, quello posato al posto della madre, esplose.
-Ma che cosa… come può essere successo?- si chiese Christine voltandosi e
iniziando a raccogliere i pezzi di vetro, che si erano sparsi per tutto il
tavolo. Hermione, preoccupata e un po’ impaurita, disse –Non sono stata io.-
-Certo che no, come avresti fatto?- rispose la madre brusca, pulendo il
disastro che si era creato. Fu proprio quella mattina, quando tutti e tre erano
in cucina, che la risposta, inattesa, arrivò.
Hermione era seduta a risolvere un problema di geometria relativamente
facile, il padre leggeva il giornale con aria accigliata come sempre e la madre
faceva una sciarpa rosa all’uncinetto mentre guardava distrattamente fuori dalla
finestra aperta per metà sul piccolo cortile con un albero mezzo marcio su cui
due uccellini avevano fatto il nido quella primavera. Ad un certo punto
Christine lanciò un urlo e tutti alzarono di colpo la testa da ciò che stavano
facendo: un gufo grigio era entrato dalla finestra e si era posato sul tavolo.
Sotto lo sguardo della famiglia il gufo si diresse a piccoli passi simili più
che altro a saltelli verso Hermione. La ragazza fece per indietreggiare, ma
qualcosa dentro di lei le disse di non farlo. Come spinta da una forza
sconosciuta guardò meglio il gufo e sobbalzò: legata alla zampa aveva una busta
di colore bianco sporco con una specie di macchia color porpora al centro.
–Maxwell, caccialo via, presto! Questi animali portano malattie!- esclamò
Christine guardando spaventata e un po’ schifata il gufo.
–No!- esclamò Hermione –Ha una lettera legata alla zampa, guardate!-
-Cosa?- domandò Maxwell sorpreso. Anche lui e Christine guardarono l’animale
e se ne resero conto anche loro, sobbalzando. Hermione avvicinò cautamente la
mano alla zampa dell’uccello, mentre con l’altra gli offriva un biscotto preso
dalla scatola posta al centro del tavolo. Non sapeva come quest’idea le fosse
venuta, ma almeno evitò di essere beccata dal gufo, il cui becco le sembrava
molto più affilato di quanto apparisse nei documentari che alcune volte vedeva
alla televisione.
Prendendo il biscotto nel becco il gufo sporse un po’ la zampa, come se
l’avesse già fatto altre mille volte, ed Hermione slegò il laccio scuro con il
quale era fissata la lettera. Girò la busta e lesse una scritta elegante di
scritta con inchiostro di uno scuro verde smeraldo
Per la signorina Hermione Granger,
Tabolt Street 19,
Londra,
Tavolo della cucina.
-Ma come fanno a sapere…- iniziò il padre con voce sorpresa guardandosi
intorno come aspettandosi di veder spuntare dalla finestra i mandanti della
lettera, ma Christine lo zittì subito fissando la figlia. Hermione girò la
lettera e vide che la busta era chiusa da un sigillo ornato da un simbolo
araldico, che rappresentava una H con attorno un corvo, un leone, un serpente e
un tasso. Alzò un poco lo sguardo e lesse il mittente, scritto con caratteri
verde smeraldo eleganti e raffinati che sembravano tracciati con vero inchiostro
e non con una classica penna o con la stampante di un computer.
Scuola di M. e S. di Hogwarts
Preside: Albus Silente
Vicepreside: Minerva McGranitt
-Che cosa vuol dire M. e S.?- le domandò Christine –E perché ti
mandano una lettera da quella scuola? Cosa vogliono? Una pubblicità, forse?-
Hermione si strinse nelle spalle per far capire che non ne aveva idea e aprì il
sigillo. All’interno trovò un foglio giallastra, all’apparenza di pergamena,
piegato in quattro. Lo aprì e lesse ad alta voce ciò che era scritto
all’interno, sempre con gli stessi raffinati caratteri verde smeraldo, che anche
in questo caso non sembravano opera di una stampante o di una penna
sferografica.
Egregia Signorina Hermione Granger,
siamo lieti di informarla che Lei
ha il diritto di frequentare la scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Accluso troverà la lista del materiale scolastico e
Il biglietto dell’Espresso per Hogwarts.
Distinti saluti
Minerva McGranit
Hermione fissò le facce stupite dei genitori e rilesse nella mente la
lettera. Era uno scherzo? O era proprio tutto vero? Scuola di Magia e
Stregoneria? Lei? La più normale, insignificante studentessa della città? Non
esisteva, la magia! Tutti gliel’avevano detto quando da piccola cercava di fare
incantesimi usando una penna come bacchetta magica e pronunciando parole come
Abracadabra o Simsalabim. Prese in mano la busta ed estrasse il
biglietto del treno e un altro foglio di pergamena, anch’esso piegato in quattro
parti. Prese il foglio, lo aprì e lesse ciò che era stato scritto
sopra
LIBRI DI TESTO
Manuale degli incantesimi, volume primo/Miranda Gadula
Storia della magia/Bathilda Bath
Teoria della magia/Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti/Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici/Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche/Arsenio Bradus
Gli animali fantastici: dove trovarli/Newt Scamandro
Le forze oscure: guida all’autoprotezione/Dante Tremante
OGGETTI SCOLASTICI
1 baule in cui portare il tutto
2 piume d’aquila bianca o marrone
6 boccette per inchiostro piene (nero)
12 rotoli i pergamena da 100 cm l’uno
1 bacchetta magica
1 set base per pozioni
1 calderone in peltro misura standard
DIVISA SCOLASTICA
2 completi da lavoro in tinta unita (nero)
2 mantelli invernali in tinta unita (nero)
2 mantelli da giorno con alabari d’argento
1 cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
1 paio di guanti in pelle di drago in tinta unita (nero)
Si ricorda che ogni oggetto scolastico deve essere contraddistinto da una
targhetta all’interno con scritto nome e cognome dell’allievo/a. Il simbolo
della casa di appartenenza sarà aggiunto dopo lo Smistamento. Si ricorda inoltre
che agli studenti del primo anno non è permesso possedere un manico di
scopa.
Gli studenti possono portare un gatto, OPPURE un rospo, OPPURE
un gufo, OPPURE un topo.
-Ma che… cosa… che cosa vuol dire?- domandò Maxwell, che fissava con aria
stralunata la figlia, la lettera e il gufo.
-Beh… sembra che io sia stata accettata in una scuola… di magia.- rispose
Hermione cercando di suonare normale. Era riuscita a trovare le parole giuste,
ma per il tono di voce c’era da lavorarci perché lasciava trasparire ogni
singola nota di eccitazione e meraviglia che provava in quel momento.
-Ma… no, non è possibile, la magia non esiste!- esclamò Christine.
–Se è per questo, di solito i gufi non portano le lettere, ma se è vero… è
anche fantastico! Una scuola di magia, mamma, ti rendi conto?-
-Ma potrebbe essere pericoloso, tesoro. Se fosse vero, cosa di cui dubito.-
si affrettò a chiarire Maxwell.
–Cioè non posso andare?- domandò Hermione con una voce stridula che non le
apparteneva –Mamma, io ci voglio andare!-
-Va bene… direi che… tanto è impossibile, sarà uno scherzo… ma come possiamo
fare a comprare tutte queste cose? Non possiamo certo andare al centro
commerciale e chiedere un calderone e una bacchetta magica!-
-Risponderò alla lettera e lo domanderò. A già, il biglietto!- esclamò
Hermione prendendo il biglietto del treno da dentro la busta. Sembrava proprio
un vero biglietto e diceva che doveva prendere il treno delle undici in punto al
binario nove e tre quarti. Lesse ad alta voce le indicazioni scritte a macchina
sul biglietto.
-Ma non esiste un binario nove e tre quarti!- esclamò il padre.
-Uffa, papà, si vede che esiste nel mondo dei maghi! Lo troverò, non
preoccuparti, basta che mi portate alla stazione di King Cross alle undici del
primo settembre!- Mentre parlava Hermione sentì crescere in lei l’eccitazione.
Era davvero una strega? O era solo uno scherzo? Forse era questo il motivo di
tutte quelle cose che faceva succedere? Prese il foglio di pergamena e una penna
a biro e scrisse, sul retro della prima lettera
Naturalmente accetto con piacere di entrare a far parte della
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma vorrei sapere dove procurarmi il
materiale scolastico elencato nella lettera precedentemente ricevuta.
Distinti saluti,
Hermione Granger
-Ora, credo che dobbiamo… legarla alla zampa del gufo… e spedirla.- disse
Hermione legando la lettera alla zampa del gufo e porgendoli un altro biscotto.
La sua sembrava sia un’esclamazione che una domanda a sé stessa. Il gufo grigio
finì golosamente il biscotto e spiccò il volo con un movimento armonioso.
-Ora dovremmo… beh, dire alla tua vecchia scuola che non tornerai quest’anno.
A quest’ora la segreteria dovrebbe essere aperta, andiamo subito.- disse
Christine e le due uscirono, decidendo di non dire a nessuno dell’esistenza di
un mondo magico. Dopotutto se nessuno lo sapeva ci sarà stato un motivo.
Fecero il breve percorso che le separava dalla scuola in silenzio, entrambe
ripensando a ciò che era appena successo. Ogni volta che ci ripensava, Hermione
era sempre più sicura che fosse la verità.
Arrivarono a scuola e incontrarono, nell’atrio, Sophie e Thelma, un’altra
loro amica che conoscevano da cinque anni.
–Hermione, ciao! Come và? Sei venuta a prendere la lista dei libri? Noi
l’abbiamo appena presa. Ce ne sono un sacco!- esclamò Thelma allegramente
fermandosi davanti all’amica con la borsa a tracolla che ballonzolava sul
fianco.
–No. No, non proprio. Anzi, praticamente il contrario.- rispose scuotendo la
testa Hermione.
–E cosa devi fare?- domandò Sophie aggrottando le sopraciglia senza capire.
Fu Christine a rispondere, più che altro per togliere la figlia dall’imbarazzo
che evidentemente provava in quel momento –Ecco, siamo qui per revocare
l’iscrizione di Hermione dalla scuola.- Thelma e Sophie rimasero a bocca aperta
e, dopo un attimo, Sophie domandò –E… perché, scusa?- Hermione sospirò e disse
–Ecco… sono stata accettata in un college molto buono, quindi andrò là
quest’anno. Inizia il primo settembre, ovvero… dopodomani. Domandi vado a
comprare il materiale e farò la valigia domandi sera, credo.-
-Hermione Granger! Puoi entrare.- disse la segretaria della preside uscendo a
metà dalla porta del suo ufficio, giusto il necessario per mostrare la camicia
lilla seriosa.
–Beh… dovrei tornare per le vacanze di Natale… ci vediamo.- disse alle
amiche, lasciandole a bocca aperta, confuse, mentre con la madre entrava in
segreteria e si accomodava su una scomodissima sedia in legno situata davanti
alla cattedra.
–E così tu vorresti lasciare la scuola, Hermione. Perchè?-
-Ecco… ho la possibilità di entrare in un college abbastanza importante,
quindi…- la donna non chiese altre specificazioni, per fortuna, fece firmare a
Christine un foglio di rinuncia e le due se ne andarono, Hermione sempre più
eccitata.
_______Nota di Herm90
Hola! Questa ficcy è un po' stupida, probabilmente, ma ci tenevo a postarla
perchè è stata la primissima ficcy che ho mai completato. L'ho scritta tre anni
fa, quindi non è un granchè, ma me lo lasciate comunque un commentuccio?
L'intera ficcy è già scritta sul mio computer, quindi devo solo controllare i
chappy uno alla volta e mandarli.
Bacioni!
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