Ti odio

di j3nnif3r
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“Mi hai uccisa?”

Ecco, l’ha uccisa. E’ finita la musica, adesso c’è solo lo stupore a fare da sottofondo. Sostenerla non sarà più abbastanza, perché l’ha uccisa. Il suo corpo non è mai stato così pesante. Eppure l’ha tenuta fra le braccia tante volte.
Ecco, l’ha uccisa. Era quel che voleva e l’ha fatto, era semplice, era giusto. Non c’era nulla che potesse fermarla. Non voleva fermarsi, la odiava, e l’odio ha mosso le sue mani, le sue braccia. L’ha uccisa. E’ semplice, l’ha già fatto tante volte con tante altre persone. La gente è talmente fragile, basta frantumare la barriera della carne e si trasforma in un cadavere giallo e vuoto. Ma non pensava che questo valesse anche per lei, non pensava di poter arrivare a tanto.

“Mi hai uccisa?”

Ecco, l’ha fatto. Lo voleva, giusto? Altrimenti non l’avrebbe cercata, non l’avrebbe trascinata sulla sabbia e sulle pietre incitando il cavallo, ridendo. Che altro avrebbe potuto fare? E così l’ha uccisa, perché uccidere è l’unica cosa che Xena sa fare davvero bene. E ora è finita, la sua rabbia può placarsi.
E’ finita. Qualsiasi cosa fosse, è finita.

“Mi hai uccisa?”

No, era solo un’illusione, un gioco, uno scherzo. Non può averlo fatto. Eppure la morte le sembra all’improvviso così reale, così definitiva. No, non è così.
Gabrielle è lì, è alle sue spalle. E’ viva. Non potrebbe accusarla ancora, altrimenti. E quel cadavere che stringe non è lei. E’ solo una finzione, non è una cosa vera.

“E questo dovrebbe farmi sentire meglio?”

***

Sete.
Non riesce a sentire altro. Il suo corpo ricorda ancora che deve vivere, che per vivere ha bisogno di acqua e di cibo. Lo sente come se fosse distante, fuori da lei. Ed è irritante.
E’ irritante che il suo cuore stia battendo. Ne avverte i battiti, regolari, uno dopo l’altro.
Quei battiti sono la sua vita. La vita che, adesso, Xena odia.
Apre gli occhi nella penombra, ma non sa ciò che vede. Non ricorda dove sia, come ci sia finita. A volte il suo corpo la costringe a dormire, e sprofonda in un sonno nero in cui dimentica tutto.
Il risveglio è tagliente, ma il momento in cui non ricorda nulla è l’unico in cui trova riposo.
Poi, tutto le torna in mente. E cade.
Stringe le labbra, le lecca. Si stupisce che possano ancora esistere, le sue labbra. E’ un pensiero sciocco, ma sembra incredibile. Che le ha a fare? Perché è ancora viva? Perché? E allora chiude gli occhi, sperando di tornare a dormire.

Vuoi morire?

Quasi sorride. No, in fondo non vuole. Vorrebbe più della morte. Cancellare la sua esistenza, il suo ricordo nella mente altrui. Se solo non fosse mai esistita... se solo non fosse mai accaduto nulla...

Vuoi tornare indietro?

No, nemmeno. Sa che rifarebbe le stesse cose, in fondo. Una madre non può che proteggere la figlia. Non potrebbero aspettarsi altro da lei. Nessuno potrebbe. No, tornare indietro non servirebbe a niente.

Vuoi essere perdonata?

Ripensa allo sguardo di Xena, alle sue parole, alle lacrime. Non la perdonerà. E il cuore all’improvviso si stringe, torna a farla annaspare.
E’ questo, che fa più male. Xena non la perdonerà.
Gabrielle piange, le lacrime scorrono sulla pelle secca.





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