Non
sarai mai nulla.
Alla
mia honey bee.
Senza
di te questa storiella avrebbe finito per ammuffire da qualche parte
ù.ù
“Non
riesco a ricordarmi che ti devo dimenticare.”* Un
sussurro.
La
prima dolce goccia - inaspettata, imprevedibile - a sbriciolare la
distesa opprimente d’attesa e silenzio.
E
Lily non vide altro che quelle iridi umide divorare le sue, le dita
sottili immerse – aggrappate – a quei ciuffi scuri
sconvolti. E
poi le labbra, arricciate in un sorriso amaro, incredulo, iroso.
Parevano
incolparla e chiedere di lei al contempo.
Come
quegli occhi: che la spintonavano a chilometri di distanza e
sembravano divorare, nel mentre, ogni frammento di lei; sconvolte,
perse, bisognose.
“C-cosa?”
mormorò Lily , indietreggiando di un passo e ignorando il
penoso
scalpiccio tra le costole.
“Ci
ho provato, credimi. Ci ho provato. Ma non ci riesco.” Fu un
sussurro roco, solo un sussurro; e lo sguardo di James
s’incendiò
di colpa, rassegnazione forse e rabbia.
“Non
riesco a dimenticarti, Lily.”
E
la Evans rimase immobile, muta a guardarlo.
Pezzi
di lei rivolti a James: le labbra schiuse, le spalle ricurve quasi
stesse cercando di proteggerla e proteggersi, il busto inclinato in
avanti, a volerla raggiungere. E poi gli occhi bollenti, in attesa.
Di
qualcosa, qualsiasi cosa.
Ma
lei rimase immobile, ancora. Bloccata.
Cercando
di capire come fossero arrivati a quel punto e perché
diavolo le
risultasse tanto complicato parlare, dire la verità.
“Io
n-non ti ho chiesto di farlo, James.” Snocciolò
infine,
ricacciando le lacrime oltre il ventaglio folto di ciglia.
Non
voglio parlarne. Non parliamone.
Lo
vide irrigidirsi e quasi le venne da sorridere.
Non
rendere tutto più complicato, James. Non farlo. Avrebbe
voluto
dirgli.
E
quasi sobbalzò, sentendo la risata palesemente finta, quasi
isterica, in cui proruppe il ragazzo.
“Oh,
sì che l’hai fatto, Lily. Lo hai fatto. Sempre. E
per quanto la
mia testa continui a dirmi che contro il tuo odio nei miei confronti
non potrò mai nulla, non riesco a starti lontano. Non ci
riesco.”
“Potter…”
“Non
sono bastate le altre, Lily. Non è bastato baciare altre
labbra, non
è bastato pensare che il tuo sorriso fosse uno tra i tanti,
né
convincersi che un qualsiasi altro nome sarebbe stato meglio del tuo.
Non è bastato. No. Perché vedo te in ognuna di
loro, cerco i tuoi
nei loro occhi. Merlino…ti sembrerò un
pazzo.”
“Sì”.
Avrebbe voluto rispondergli Lily. E poi “No”.
Anche
“Grazie”, perché nessuno le aveva
riservato un pensiero tanto
intenso e sbagliato.
Perché
nessuno le aveva mai parlato così. Perché era
tutto
meravigliosamente assurdo.
Si
limitò a scuotere la testa in silenzio; le dita a stringere
il lembo
della gonna.
Ripetendosi
che era tutto sbagliato. Sbagliato, sì. Totalmente.
Come
l’immagine di lui abbracciato alla Logan, come le sue labbra
su
quelle della Corvonero, poco prima che lei li punisse e che
schiantasse lui.
Ripetendosi
che era tutto sbagliato, totalmente. Ma bello.
“E
ora, ti prego, dimmi che non potrò mai essere nulla per te.
Dillo, e
non mi avrai più tra i piedi. Scomparirò. Lo
giuro.”
Non
giurare, James. Le promesse sono questioni troppo fragili ed
imprevedibili; deboli addirittura per pretendere di costruirci su una
vita.
Da
qualche parte nel petto, lo scalpiccio continuava ancora,
più forte
e potente di prima.
James
non smetteva di fissarla, e avrebbe tanto voluto scuoterla, forzarla
quasi; tutto pur di porre fine a quell’agonia.
E
invece la fissava, e basta.
“E’
così.”
“C-co…”
“Non
sei e non sarai nulla per me, Potter.” Lo disse piano, Lily,
e
quasi le venne da ridere nel notare di quanto lui le si fosse
avvicinato pur di afferrare ogni sua parola, quasi fossero sospiri.
“Niente.”
Ripeté, combattendo il tremolio nella voce.
Lo
sentì irrigidirsi e, distrattamente, alzò lo
sguardo.
Le
iridi umide a miglia da lei, le dita sottili immerse –
aggrappate –
a quei ciuffi scuri sconvolti. E poi le labbra, arricciate in un
sorriso amaro, consapevole.
Fu
questo tutto ciò che vide, prima che gli occhi le si
riempissero di
lacrime.
Lacrime
che non sarebbero scese mai.
Quel
sorriso le fece male, in qualche modo.
Le
fece male, sì.
“Bene.”
Non
dirlo. Non dirlo. Non me lo dire, James.
“Addio,
Evans. Spero sarai felice.”
Sì,
sarà così. Avrebbe voluto urlarglielo
dietro. Forte.
Balle.
Balle. Balle.
Si
limitò a scuotere la testa in silenzio; le dita a stringere
il lembo
della gonna.
Ripetendosi
che era tutto così sbagliato. Sbagliato sì.
Totalmente.
Come
l’immagine di lui abbracciato alla Logan, come le sue labbra
su
quelle della Corvonero, pochi giorni dopo il bacio che lui le aveva
rubato .
Al
freddo, a due passi dal lago, ad un soffio dal mondo.
Il
loro primo bacio.
Pochi
attimi prima dello schiaffo che lei stessa gli aveva rifilato,
fuggendo.
Il
sapore di lui marchiato a fuoco sulle labbra, mischiato al suo per
tutta la notte. Per giorni interi.
Addio.
Le
dita corsero alle labbra, le sfiorarono piano.
E
le sembrò tutto sbagliato perché ci sarebbe
dovuto essere altro lì
sopra
Non
dirlo. Non dirlo. Non me lo dire, James.
Era
ancora immobile, bloccata - in attesa di qualcosa, qualsiasi
cosa - quando sentì il rumore di passi frenetici,
allontanarsi.
Correre via. Come se d’improvviso le si fossero stappate le
orecchie.
Addio.
Vide
le sue spalle sparire oltre il corridoio.
Addio.
Vide
lui lontano e fu in quell’istante che iniziò a
correre. O forse
prima.
Ma
lo fece ; il rumore del suo affanno consumato in nuvolette di bianco
e lo scalpiccio a rimbombare da qualche parte nei timpani.
Le
sembrò tutto eccitante, bello, giusto.
Quasi
quanto lo sfiorare della propria mano sulla spalla di James.
Quasi
quanto quelle iridi umide, confuse, calde nelle sue.
“Non
sarai mai nulla, James.” Sussurrò vincendo il
fiatone.
Strinse
i pugni e ricacciò via le lacrime, sorridendo a pochi passi
da lui.
“Sarai
molto di più.” Questo glielo sussurrò
sulle labbra.
L’altro
che pochi istanti prima mancava e che ora marchiava le sue. Ancora e
ancora.
L’altro
che non sarebbe potuto essere altrove.
“Non
farmi male, Evans.”
“Tu
non farne a me.”
E
James sorrise, lì sulle sue labbra.
“Non
ne sarei in grado.”
“Lo
hai già fatto.”
“Non
volevo.”
“Lo so.”
Un
bacio. E un altro.
“Non
andartene, James.”
“Non
ci penso proprio, Evans.”
Fu lei a sorridere.
E
le sembrò tutto assurdo e giusto.
Giusto,
così.
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*tratta dal film
“Memento” che non ho mai visto ._.
Avevo segnato
questa frase su un foglio tempo fa e niente, qualche giorno fa
è
nata questa cosa.
Grazie a tutti
per aver letto **
E grazie a te, my Missisippi <3
Ti voglio bene
ù.ù
nalì
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