Roma, Anno
del Signore 1505
Alla Rosa in Fiore
Una
rapida
riunione dell’Ordine degli Assassini era stata organizzata
proprio quel giorno,
prima dell’orario di apertura del bordello. Era stato deciso
quel luogo, poiché
Claudia e la madre, molto indaffarate, erano impossibilitate a recarsi
all’isola Tiberina. Oltretutto la casa di piacere avrebbe
aperto durante l’ora
successiva.
Le
cortigiane erano nelle rispettive stanzette, intente a profumarsi ed
agghindarsi per i loro clienti.
Al piano
terra, invece, la maggior parte dei membri dell’ordine si era
incontrata per
una breve discussione.
-Secondo me
dovremmo agire subito contro quel commerciante…-disse
Claudia.
-No, io
direi prima di eliminare quel comandante delle guardie
rionali…-disse
Bartolomeo, con la sua voce profonda.Ezio, dal
canto suo, stava in silenzio, cercando di capire quale sarebbe stata la
sua
prossima vittima. A quel punto, eliminati i Borgia, ripulire la
città si stava
rivelando un giochetto e non era effettivamente molto rilevante chi
dovesse
essere ammazzato per primo. Oltre a quelle questioni di scarsa
importanza,
giunse il momento di parlare delle finanze degli Assassini, che
però, dopo
breve osservazioni dei registri, si dimostrarono aumentate e
floride.Insomma….meglio
di così non poteva andare e ritrovarsi tutti quanti alla
Rosa in Fiore parve ai
membri un meraviglioso modo per festeggiare la felice situazione.
D’altronde,
ad eccezione di alcune adepte, di Claudia e Maria Auditore, la maggior
parte
dei membri erano uomini. Uomini che non vedevano l’ora di
deliziarsi nel vino e
tra le cosce delle belle prostitute.
Furono
aperte numerose bottiglie, mentre le cortigiane scendevano lo scalone
centrale,
attirate dal vociare del piano sottostante.Quando la
Rosa in Fiore aprì i battenti, i clienti abituali ed
occasionali, si
mescolarono agli assassini, riempiendo il bordello
all’inverosimile.
Claudia era
entusiasta nel vedere tutto ciò, fiera di essere riuscita da
sola in quell’impresa,
senza l’aiuto del suo altezzoso fratello.
Eppure, in
piedi vicino ad un tavolino, osservava compiaciuta ciò che
Ezio era riuscito a
creare: una perfetta e fedele confraternita. Fece scorrere lo sguardo
su
Bartolomeo, Nicolò, La Volpe, Leonardo, Ezio stesso e i
numerosi adepti che lo
circondavano. Le poche ragazze chiacchieravano con sua madre del
più e del
meno.
Nel
frattempo gli uomini si dedicavano ad ingurgitare vino e a ridere
sboccatamente
di battutine quanto mai volgari, mentre le cortigiane gironzolavano
loro
attorno, come mosche attirate dal cibo.
L’unico tra
tutti che proprio non riusciva a sentirsi a suo agio era Leonardo.
Forzatamente
pigiato tra quei corpi femminili che non suscitavano in lui alcun
interesse
emotivo, trovava unico diletto nel gradevole vino che stava
sorseggiando.
Anzi, tutte
quelle ragazze attorno che tentavano invano di provocarlo, gli
causavano un
certo fastidio, che però tentava di dissimulare, essendo in
mezzo agli altri
assassini, che sembravano invece apprezzare alquanto quelle attenzioni.
-Oh…Ezio…ultimamente
non vieni più a trovarci…-disse una cortigiana
con tono melenso, abbracciandosi
al petto dell’uomo con un risolino acuto.
Una scarica
di gelosia attraversò Leonardo, mentre notava la puttana
abbracciata al suo
Ezio. Il fatto che avesse sottolineato che Ezio non frequentava il
bordello da
tempo rincuorò incredibilmente Leonardo, sebbene
l’artista sapesse che il sentore
del sesso risvegliava in Ezio potenti sentimenti sopiti.
-Sono stato
molto impegnato in questo periodo…-rispose il Maestro.
-Non ci
dirai che hai trovato la tua donna?-chiese meravigliata la cortigiana.
-Ma va’!
Ezio che si sposa…-esclamò Bartolomeo con la sua
risata imponente. –Non accadrà
mai!-concluse scoppiando a ridere e scatenando
l’ilarità generale.
A quanto
pareva il carattere libertino di Ezio era ben noto a tutti quanti.
Leonardo non
poté non provare un altro irritante moto di fastidio.
-Facciamo un
brindisi…-suggerì allora Machiavelli.
-A
Ezio?-chiese stupito il mercenario.
-No…troglodita!
Alla confraternita!- disse Nicolò sollevando il calice,
imitato da tutti i
presenti.
-E alla
notte di piaceri che ci attende qui alla Rosa in
Fiore!-esclamò nuovamente
Bartolomeo, già un po’ brillo.
Tutti
brindarono e bevvero. Solo Leonardo si sentiva terribilmente a disagio,
conscio
che in quel luogo lui vi stesse bene come un gattino
nell’acqua gelida. Le
uniche volte che era entrato in un bordello era stato per questioni
interne
agli Assassini, ad eccezione di una volta, da ragazzo, quando, convinto
dai
suoi amici, aveva tentato l’approccio con una cortigiana. Era
stato condotto
fin nella camera da letto, ma lì aveva scoperto che, come
già sospettava da
tempo, il corpo femminile non suscitava in lui alcuna emozione. La
cortigiana
aveva dato colpa all’agitazione del ragazzo, fortunatamente,
ma per lui non era
stato altro che una conferma bruciante della sua
omosessualità.
Si rivolse
così ai compagni assassini:-Se non vi dispiace io tornerei a
casa…è già
abbastanza tardi e non sto molto bene…-disse
l’artista inventandosi una scusa
plausibile.
Gli altri si
voltarono:-Oh…è un vero peccato che tu ti perda
tutto questo ben di
Dio!-esclamò il rude Bartolomeo. –Ma non
preoccuparti….ci penso io a divertirmi
per te!-
Machiavelli
e La Volpe abbassarono appena lo sguardo, lievemente imbarazzati dalle
parole
dell’ubriaco Bartolomeo.
-Oh…emh…grazie,
Bartolomeo!- disse Leonardo, pensando ovviamente che avrebbe preferito
che il
mercenario non si divertisse al posto suo, perché, se
così fosse stato, sarebbe
dovuto andare a letto con Ezio. Ma la cosa, a pensarci bene, era
alquanto
improbabile…
Incontrò le
iridi scure dell’assassino per qualche istante, osservandolo
mentre era
attorniato dalle cortigiane.
Ezio
ricambiò lo sguardo, quasi volesse scusarsi della situazione
che si stava
creando e dei disagi che aveva creato a Leonardo in quella serata.
-Buonanotte,
amico mio!-disse semplicemente al pittore, mentre l’altro,
dopo alcuni
frettolosi saluti, si allontanava tra le vie di Roma, intento a tornare
alla
sua bottega.
Ezio, da
parte sua, era dispiaciuto nel lasciare che Leonardo se ne andasse a
casa da
solo, nel cuore della notte. Se gli fosse accaduto qualcosa non se lo
sarebbe
mai perdonato.
Leonardo,
sebbene affiliato agli assassini, non aveva nessuna delle
abilità che
caratterizzavano gli altri. Non tirava granché di spada,
né aveva predilezioni
particolari per le armi, ad eccezione del costruirle. In compenso aveva
qualcosa che mancava a tutti quanti loro: grande intelligenza,
sconfinata
cultura, versatilità nelle materie creative, cosa che lo
rendeva una mente
eccezionale per gli Assassini.
Ezio,
immerso in quei pensieri, si rese immediatamente conto che Leonardo,
dato che
era andato alla Rosa in Fiore con lui, era uscito di casa disarmato,
complice
la presenza rassicurante dell’assassino.
L’inventore
era andato via da almeno cinque minuti. Guardò gli altri e
disse: -Leonardo era
disarmato…non vorrei che gli succedesse qualcosa…-
Gli Assassini
erano da sempre bersagli ambiti e gli altri membri convennero con Ezio.
L’assassino
si precipitò così sulla strada, correndo, mentre
seguiva la via che di solito
percorreva Leonardo per tornare a casa. Svoltava trafelato tra le
viuzze della
città, senza incontrare nessuno. Dove diamine si era
cacciato?
Improvvisamente
sentì delle voci provenire da uno stretto vicolo laterale.
Si appiattì contro
il muro per origliare.
-Non te lo
ripeterò più…Dammi tutto quello che
hai!-pronunciò una voce nell’ombra.
-Non ho
nient’altro che quei cinque fiorini…-
-Allora
magari potrò prendermi la tua schifosa
esistenza…Il mio capo sarà felice,
quando gli riferirò che ho ammazzato Leonardo da Vinci.-
Il cuore di
Ezio ebbe un sussulto. Il pittore era in pericolo.
Nel buio notò
il minaccioso luccichio di un coltello da macellaio, che
l’aggressore aveva
appena estratto da un piccolo fodero.
Leonardo
arretrò, il terrore dipinto sul volto, mentre vedeva la mano
della morte che
lentamente si avvicinava.
Ezio non ci
pensò su due volte. La lama celata scattò
silenziosa dall’antibraccio destro,
mentre con due passi felpati si portava alle spalle
dell’ignoto aggressore.
Una mano
guantata afferrò l’uomo, tappandogli la bocca ed
impedendogli il movimento,
mentre nello stesso istante la lama, con uno scatto fulmineo,
infilzò il torace
dell’uomo, come se fosse fatto di burro, trapassando il cuore
senza pietà.
Un rantolo
attraversò il morente, mentre un rivolo di sangue
gorgogliante, abbandonava le
sue labbra schiuse dallo stupore.
L’assassino
lo lasciò cadere a terra con un tonfo, incurante di quel
corpo che aveva appena
privato della vita. Leonardo, da parte sua, aveva il volto pallido e
sudaticcio
e gli occhi ricolmi di terrore, mentre con le mani poggiate al muro
dietro di
sé, si reggeva a stento in piedi.
-Va tutto
bene, Leonardo?-chiese l’assassino avvicinandosi.
L’artista
provò a parlare, ma la voce era ancora bloccata dallo
spavento: si limitò ad
annuire.
-Ehi…vieni
qua…-disse Ezio, stringendo tra le sue braccia il corpo
esile e spaurito del
compagno. Il contatto con Ezio, il suo calore, sembrò
risvegliare da quel
terribile stupore il povero Leonardo.
Ricambiò
appena l’abbraccio, scosso. –Grazie…mi
hai salvato la vita…-disse con un filo
di voce.
-Fortunatamente
ti ho scovato in tempo…sai, avevo un cattivo presentimento
quando hai lasciato
la Rosa in Fiore….-disse Ezio, stupendosi di quanto avesse
avuto ragione. –Ora
andiamo…ti accompagno fino a casa!-
Così detto, l’assassino
portò Leonardo fino alla bottega, dove da tempo alloggiava
anche lui. Lungo il
percorso l’artista fu di poche parole ed Ezio non lo
forzò ad intavolare un
discorso, dato che era ancora visibilmente sotto shock.
Leonardo
aprì la porta di casa con mani tremanti, per poi voltarsi
verso Ezio che era
rimasto fuori dalla porta. –Ti prego…non
tornartene alla Rosa in Fiore…-disse
l’artista. Sembrava quasi una supplica.
-Devo
avvisare gli altri…o si preoccuperanno se non mi vedranno
tornare…-
-Allora
torna almeno qui per dormire…-disse abbassando lo sguardo,
per non mostrare
quell’animo carico di gelosia, misto a paura.
-Leonardo…-disse
Ezio, sollevando il mento del compagno per guardarlo negli occhi.
–Non andrò a
letto con nessun altro, te lo prometto…-
Appoggiò con
delicatezza le labbra su quelle del pittore, prima di voltarsi e
sparire in
pochi balzi, inghiottito nel buio della Roma notturna.
Leonardo
risalì le scale dispiaciuto, non certo rincuorato dalla
promessa del suo
amante. Oltretutto, complice lo spavento avuto da poco, sapeva che il
sonno
avrebbe tardato a raggiungerlo e ad avvolgerlo nella sua inebriante
coltre.
Ezio,
invece, una volta lasciata la casa del pittore, tornò alla
Rosa in Fiore nel
giro di una decina di minuti.
Quando gli
altri notarono la sua manica sporca di sangue, gli domandarono cosa
fosse
accaduto.
-Un ladro al
servizio dei Borgia ha aggredito Leonardo…voleva ucciderlo,
dato che aveva poco
denaro con sé…-spiegò Ezio.
Gli altri
annuirono preoccupati a qual racconto, sebbene rincuorati dal fatto che
i loro
confratelli fossero sani e salvi e che ci fosse un servo dei Borgia in
meno in
circolazione.
La serata
procedeva in allegria, tra sesso e vino, e man mano che le ore
passavano,
sempre meno clienti restavano al piano terra, per recarsi a quello
superiore
con una o più cortigiane.
Ezio, ormai
stanco, cercava un modo per svignarsela e non dare
nell’occhio. Si apprestò
così a salire al piano di sopra. Una delle cortigiane che
meglio conosceva,
vedendo che si stava intrufolando in una stanza da solo, gli si
avvicinò
volitiva, esponendo le sue grazie, malcelate dall’abito
succinto.
-Il mio
signore desidera compagnia, questa notte?-chiese sensuale, alitando sul
suo
volto.
Ezio percepì
il suo fiato caldo viso, sentendo uno strano calore scaldargli il basso
ventre.
La brama del sesso iniziava pericolosamente a farsi sentire.
Eppure
ricordò la promessa fatta a Leonardo. Anche se, a pensarci
bene, il pittore non
avrebbe mai saputo del suo tradimento. Guardò nuovamente il
seno prosperoso
della ragazza, passandole una mano sul fianco, mentre lei iniziava a
suggere
con delicatezza il lobo dell’uomo.
Ezio aprì la
porta della camera e la prostituta lo seguì
all’interno, mentre tenendolo per mano,
lo conduceva verso il letto. Lì si buttò su Ezio,
iniziando a spogliarlo con
lentezza. Anche l’assassino si applicò a togliere
i pochi vestiti che aveva la
cortigiana. Ormai a torso nudo, la ragazza poteva fieramente osservare
la
prorompente erezione di Ezio, che si intravedeva dalla stoffa dei
pantaloni.
Ma quando la
ragazza fece per toglierla dalla morsa degli abiti,
l’assassino le bloccò il
polso con un gesto repentino, ma delicato della mano.
-Ti prego…-disse
con la voce roca per l’eccitazione.
–Fermati…-pronunciò inaspettatamente
l’assassino.
-Cosa?-chiese
la cortigiana, credendo di aver capito male.
-Vai via, ti
supplico…-disse Ezio, quasi dolorosamente. –Ho
promesso…-
-Allora
avevo ragione a dire che Ezio Auditore ha trovato
l’amore…-disse la cortigiana.
–Come desideri…-disse con un lieve inchino, mentre
raccogliendo le sue cose, si
rivestiva e lasciava la stanza.
Ezio, in
silenzio, giaceva abbandonato supino sul letto, la camicia aperta e una
dolorosa
eccitazione costretta tra la stretta stoffa. La liberò,
sbottonando i pantaloni
e lasciando che il suo membro svettasse in alto, sfidando la
gravità. Strinse
la destra sulla sua durezza, gemendo per quel tocco delicato, ma al
tempo
stesso deciso. Come si era ridotto, a sfogarsi in quel modo!
Eppure la
prima cosa a cui pensò in quel momento di piacere fu
Leonardo. Di nuovo. Si
bloccò.
Gli era venuta
un’idea migliore. Si rivestì in fretta, sebbene
l’erezione ancora dirompente
gli causasse un certo fastidio, costretta in mezzo gli abiti.
Gliel’avrebbe
fatta pagare a quel pittore da quattro soldi! Così avrebbe
capito cosa
significa lasciare Ezio Auditore con il pene duro!
Uscì dalla
finestra e mentre correva sui tetti, già pregustava il
trattamento che avrebbe
riservato a Leonardo. L’eccitazione, complice quei pensieri
poco puri in cui si
stava beando, non voleva proprio saperne di abbandonarlo.
Giunse a
casa in breve tempo ed entrò dalla finestra. Leonardo lo
sentì entrare, proprio
mentre era nel suo dormiveglia. Aprì gli occhi, vedendo Ezio
che si era già
tolto cappa e stivali ed iniziava a svestirsi con una certa foga.
-Che stai
facendo?-chiese Leonardo.
-Ho voglia
di fare sesso…-disse Ezio con voce arrochita dal piacere.
Solo quando
l’assassino fu illuminato dalla luce lunare, Leonardo
capì quanto il suo
compagno fosse voglioso, osservando la stoffa rigonfia dei suoi
pantaloni.
Sorrise
malizioso ad Ezio, mentre lo accoglieva nel suo letto, nudi, pelle
contro
pelle.
Ezio sospirò
eccitato nell’orecchio del compagno: quella notte il suo
corpo non bramava
altro che selvaggio sesso…
Al Covo
degli Assassini, Isola Tiberina
Il
giorno
successivo, dopo le baldorie della notte precedente, tutti gli
Assassini si
ritrovarono come di consueto al loro Covo. La mattina era ormai quasi
conclusa,
quando furono finalmente tutti riuniti.
La notizia
dell’aggressione di Leonardo era già nota a tutti
e quando l’artista entrò,
molti andarono gentilmente a sincerarsi del suo stato.
Leonardo, da
uomo gentile, qual’era, non smetteva di ringraziare tutti
quelli che si
prodigavano nel domandare della sua salute.
-Sono
contenta che stiate bene, Leonardo!-disse un’adepta
avvicinandosi e stringendo
a sé l’artista. Era una ragazza che amava molto la
pittura e spesso si
dilettava a osservare Leonardo all’opera.
-Vi
ringrazio, infinitamente, cara Giulia…-
-Immagino il
vostro spavento…fortuna che il Maestro vi ha salvato in
tempo…-disse ancora l’adepta.
-Già…-rispose
semplicemente Leonardo.
-Già un
corno…-esclamò Domenico, uno degli ultimi adepti
di Ezio. –Perché qualcuno deve
sempre rischiare la vita per salvare il culo di questo
frocio?-gridò con astio,
forse per risentimento personale verso il pittore, forse per pura
omofobia.
Quasi tutti
nella stanza sentirono quelle parole.
Cadde un
silenzio irreale, quasi di tomba. Nessuno aveva il coraggio di fiatare
a quelle parole.
Neppure Leonardo,
che rimase completamente spiazzato, la bocca semi-aperta.
Ezio, non
credendo alle sue orecchie, si voltò verso il suo
adepto:-Cosa hai detto,
prego?-
Domenico si
voltò verso l’Auditore:-Se mi concede il mio
parere, Maestro, vi dico che mi
sembra inutile che voi rischiate la vostra preziosa vita per salvare un
finocchio che non ci serve a nulla in questa battaglia…-
Gli occhi di
Ezio si ridussero a due fessure colme d’odio.
-Se avessi
un decimo del cervello di Leonardo, forse capiresti perché
il suo genio ci è
tanto utile…-disse il Maestro Assassino
sputando tutto l’odio che provava. –Chiedigli
immediatamente scusa…-sibilò-
-No.-rispose
prontamente lo sfacciato Domenico. Se non fosse stato un adepto o un
confratello l’avrebbe già ammazzato
dall’inizio.
-Devo forse
ricordati che il Maestro ha rischiato la sua vita per salvare anche il
tuo di
culo? Altrimenti le guardie dei Borgia ti avrebbero ammazzato, il
giorno che ti
ho reclutato…-
-Io almeno
so battermi di spada…-disse Domenico, prepotente.
-Domenico,
chiedigli scusa, prima che venga a sgozzarti come un lurido
maiale…-disse Ezio,
ormai fremente di rabbia. Fece scattare a vuoto la lama celata.
-No! Io non
chiedo scusa ad uno che lo prende nel culo!-gridò,
sconvolgendo ulteriormente
gli spettatori di quella scenata immonda.
Con uno
scatto fulmineo Ezio si ritrovò a puntare la lama alla gola
dell’adepto, prima
ancora che quest’ultimo lo realizzasse.
-Chiedigli
scusa o questa lama sarà l’ultima cosa che
sentirai…-disse tremando di rabbia.
Fece sentire il filo della lama alla morbida pelle del collo di
Domenico,
premendola con delicatezza. –E lo sai che lo
farò…-
Tutti
rimasero col fiato sospeso, sapendo dal primo all’ultimo che,
se Domenico non
avesse chiesto scusa, Ezio l’avrebbe ammazzato davvero.
L’adepto
deglutì. –Chiedo scusa…- Un soffio.
-Più forte,
non abbiamo sentito!-disse Ezio, parlando a nome anche di tutti gli
altri.
-Chiedo
scusa…-gridò allora Domenico, vedendo la morte
così vicina. Ezio lo lasciò
andare, scagliandolo sul pavimento con rabbia.
-Finirai
dritto in cella…poi dovrò pensare alla tua
punizione…-disse il Maestro con tono
severo. –Guai a chi si permetterà di insultare
nuovamente un confratello, perché
la prossima volta non sarò così
clemente…con nessuno di voi!-disse facendo
passare lo sguardo su tutti i presenti.
Leonardo,
chiuso nel suo mutismo, teneva lo sguardo abbassato, imbarazzato da
quella
situazione. Dunque erano tutti a conoscenza della sua inclinazione?
Realizzarlo, lo mise ulteriormente a disagio.
-Anzi…ora
che ci penso, mi è venuta
un’idea…-disse Ezio con un ghigno crudele,
voltandosi
verso Domenico. –Conosco due galeotti del distretto del foro,
che non
vedrebbero l’ora di divertirsi con te, stasera…-
Lo sguardo dell’assassino
luccicava pericolosamente. –E ti posso assicurare che io sono
minuto in
confronto al più piccolo dei due…-disse, mentre
un sorriso sadico gli illuminava
il volto.
-Non starete
parlando sul serio, vero?- domandò l’adepto, con
lo sguardo preoccupato e gli
occhi spalancati.
-Oh…lo
scoprirai molto presto…-disse Ezio, per poi rivolgersi a due
robusti adepti. –Portatelo
in cella e riportatemi la chiave…-
I due
presero di peso Domenico e lo trascinarono via dalla sala, mentre
questo urlava
disperato:-Noooo! Vi supplico…Noooo!-
La sala
rimase nuovamente in silenzio, poiché nessuno osava fiatare.
Fu allora che il
Maestro prese nuovamente parola:-Siamo fratelli, tutti noi che siamo in
questa
stanza!- disse allargando le braccia. –E non è
tollerato denigrare i propri
compagni! Altrimenti riceverete tutti il medesimo trattamento,
è chiaro? Ognuno
è libero di vivere la propria esistenza come meglio crede.
E’ il nostro stesso
credo a dircelo, ve lo siete dimenticato?- chiese retoricamente.
–E noi non
possiamo abbandonare le semplici regole del nostro credo. Nulla
è reale, tutto
è lecito.- concluse l’assassino, prima di andar
via, abbandonando la sala e
lasciandosi dietro un mormorio confuso di voci.
Ezio risalì
la scala, per arrivare in un piccolo studio personale che adibiva anche
a
camera da letto, quando era necessario restare al Covo per la notte. Le
mani
gli tremavano ancora per la rabbia, deluso di non averla potuta sfogare
conficcando la lama nel collo dell’adepto.
Aprì la
finestra, per far sbollire quel furore, mettendosi ad osservare il bel
panorama
romano che si stagliava davanti ai suoi occhi. Rimase in quella
posizione a
lungo: non avrebbe tollerato di ridiscendere e confrontarsi con i suoi
confratelli
Fu dopo
diverso tempo, che sentì bussare alla porta della camera.
–Chi è?- chiese Ezio.
-Sono io…-disse
semplicemente l’altra voce. Era il suo Leonardo.
-Entra…-disse
l’assassino, continuando a rimanere voltato verso la
finestra. L’artista
richiuse la porta alle sue spalle, per poi avvicinarsi al compagno,
mettendosi
ad osservare con lui la distesa della città.
-Pensi che
abbia esagerato con Domenico?-chiese.
-Non lo so…gli
altri dicono che hai fatto bene…-disse timidamente Leonardo.
-E tu cosa
ne pensi?-
-Io…io…non
lo so…so solo che è stato molto
imbarazzante…-
-Credi
davvero che nessuno sospettasse della tua omosessualità?-
Leonardo,
non rispose. Ezio aveva ragione…dopotutto erano anni ed anni
che conosceva
quelle persone. Era difficile che non si fossero accorti delle sue
tendenze
sessuali…Mai una ragazza, mai nemmeno una
prostituta…
L’artista
sospirò. –Grazie per avermi difeso…-
-Non devi
ringraziarmi…A noi Assassini non devono importare queste
sciocchezze, Leonardo.
Siamo confratelli e ci rispettiamo per quello che siamo…Ti
vogliamo esattamente
così come sei…-disse Ezio saggiamente.
–Soprattutto io…-aggiunse con tenerezza,
sfiorando una guancia del compagno.
-Pensi che
sappiano anche di noi?-chiese l’artista.
-Non lo so…e
non me ne curo. E probabilmente neppure a loro importa cosa faccio
nella mia
camera da letto…sebbene credo che abbiano capito che non mi
interessano solo le
donne…-disse con un sorriso. -La reazione che ho avuto oggi
sarebbe stata un po’
eccessiva per un eterosessuale, non credi?-
Anche
Leonardo sorrise, incredibilmente avvolto dallo sguardo sensuale e
penetrante
del compagno.
Dio, quanto
lo amava…e poteva ogni giorno ringraziare il cielo, quando,
aprendo gli occhi
al mattino, lo trovava nudo al suo fianco.
Socchiuse
gli occhi, spingendo le labbra verso quelle di Ezio, incontrandole in
un
brivido assolutamente ineguagliabile.
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