55. Unghie sporche di
fango
[Anko/Ibiki]
Adesso
era al suo stesso tavolo, ascoltando l’Hokage, con le
braccia appoggiate sul tavolo, il viso nuovamente senza espressione, rinchiuso
nella sua imperturbabile calma.
Quando
era entrato le era parso per un breve, infimo istante
di vederlo vacillare: aveva aggrottato appena le sopracciglia e un barlume di
riconoscimento lo aveva fatto indietreggiare, come un ubriaco.
Anko aveva sorriso,
sibilando fra i denti come faceva da ragazzina: era un rettile a quel tempo,
incapace di cambiare pelle, e strisciava sul pavimento di una prigione con l’orgoglio
e la sfrontatezza di una monella. Ibiki Morino era stato il suo carceriere.
Ricordava
le lunghe ore passate dapprima in silenzi ottusi, poi le notti in una vasca d’acqua
con la pelle bluastra e i tremori, i tentativi di fuga scoperti per colpa delle
unghie sporche di terriccio, i sospiri pazienti di Ibiki.
Ricordava
senza rancore, solo con una rabbia primitiva che non riusciva a domare: perché Ibiki non aveva fatto solo il suo dovere, ma l’aveva
riempita d’attenzioni e carezze senza tatto, donandole la pietà che un aguzzino
come lui non avrebbe dovuto possedere.
Non farò grandi discorsi, che alla fine mi
sono estranei. Dirò solo che sentivo il bisogno di concludere
un ciclo. Non c’è tristezza in questo passaggio, né malinconia, solo uno strano
sollievo: tutti/e voi meritavate di vedere la conclusione, vi ho già fatto aspettare abbastanza. ^^
Devo ringraziare tutti: lettori assidui o occasionali, chi ha
commentato, chi ha preferito/seguito/ricordato, chi
non ha fatto nulla di questo e ha solo spiluccato qualcosa da questa raccolta.
Come ho già detto – o almeno credo XD – c’è la “me” che cresce come
scrittrice amatoriale, qui dentro.
Spero vi possa piacere anche questa barbara, concisa conclusione.
Grazie ancora a tutti voi. Grazie! ^^
Kaho