As old as time

di Melchan
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4.

 

 Lumacorno ci credette, perché credeva a tutto quello che veniva dalla bocca di Albus.

Rose passò la notte in infermeria. Si era solo storta una caviglia quando Scorpius l’aveva spinta, non era nemmeno slogata, e di sicuro in camera le sue compagne si sarebbero prodigate in tutte le attenzioni del mondo per mostrarle che brave amiche erano; proprio per quello Rose accettò senza proteste la proposta di Madama Chips di rimanere in osservazione per la notte.


Non riusciva a prendere sonno. Sapeva che sarebbe successo, ma la faceva diventare matta restare lì stesa a rigirarsi nel letto, facendo anche attenzione a non muovere la caviglia.

Non voleva svegliare Madama Chips per chiedere una pozione, ma si sentiva sempre più frustrata, sdraiata in quello stupido letto in una stupida notte quasi senza luna.

Bisbigliò un’imprecazione, e sentì una voce non troppo lontana mormorare che non era una bella parola.

“Mi chiedevo quanto ci avresti messo.” Bisbigliò ad Albus.

“Il tempo di rivestirsi.” Rispose Scorpius da un punto che col buio Rose non riusciva vedere. Parlò con il suo tono normale, e lei capì che aveva fatto un Incantesimo per silenziare la stanza.

Si sistemò contro i cuscini, e fece posto ai lati del letto per lasciarli sedere.

 

 Dopo qualche secondo di silenzio, mentre Al si sistemava alla sua sinistra, Scorpius si passò una mano sulla bocca e disse:

- Ti ho spinta troppo forte. Mi dispiace. -

Era la prima volta in quattro anni che sentiva Scorpius dire “mi dispiace”.

E questo è solo mio.

Si sentì stupida, e pure in colpa, per averlo pensato.  Era un pensiero da stupide mocciose, e lei non era una stupida mocciosa.

È una soddisfazione divertente.

Ecco, quel pensiero andava molto meglio.


- Delle scuse, che onore. –gettò le sopracciglia verso l’alto come se fosse shockata. – Ma non serve. Eri troppo preso dalla parte dell’eroe senza macchia e senza paura, questo è stato solo un effetto collaterale. –

Albus rise. Si girarono tutti e due a guardarlo, senza capire.

- In effetti, Scorpius – disse lui, e fece quel sorriso che piaceva da pazzi a Rose – tu e mio padre avete molto da spartire sotto quel punto di vista. –

Questa volta scoppiò a ridere Rose. Aveva voglia di piangere, ma invece quella frase, e il rendersi conto che Al aveva ragionissima, la fece ridere così forte che se non ci fossero stati incantesimi Madama Chips sarebbe saltata dal letto come se l’avesse punta uno scorpione.

- Tu e mio zio dovreste farvi una bella chiacchierata sui metodi migliori di salvare la gente quando la situazione è disperata, questo è sicuro. Potreste scambiarvi aneddoti interessanti. –

Scorpius emise un pesante sbuffo molto poco regale, e disse loro che erano degli idioti. - Parlando di cose importanti – continuò subito dopo, ignorando il “certo, certo” di Rose – avete intenzione di non raccontare nulla a nessuno dei vostri parenti, riguardo a oggi? –

Rose rimase un momento in silenzio.

Non aveva ancora deciso. Voleva evitare con una probabilità d’errore dello zero per cento drammatiche e plateali cacce all’uomo, ma da quello che aveva detto l’uomo che era riuscito a fuggire doveva esserci dietro qualcosa di più losco di un attentato da parte di due fanatici idioti.


- Penso che dovremmo dirlo almeno a mio padre. Non credo che finirà qui, è possibile che ci riprovino. – disse Albus. Stava seduto sul suo lato immobile come uno stoccafisso, nemmeno gli avessero incollato le lenzuola al sedere.

 - Magari sabato prossimo durante la gita vera e propria. –

Anche il tono era tirato, come se quelle parole gli costassero una gran fatica; Rose capì che avrebbe preferito chiudere la questione con un “meno male è andata bene, non parliamone più”, ma non era abbastanza stupido per farlo.

Rose Sospirò. – È vero. Potrebbero provarci con Hugo e Lily. Mandagli una lettera riservata, Al. -

- Se la manda a lui lo scopriranno anche i tuoi genitori, Rose. Sei sicura che sia una buona idea farlo per lettera? -

Scorpius non sembrava agitato, ma di certo l’idea di dire tutto al clan Potter-Weasley non gli sembrava buona quanto a loro. In effetti non sembrava mai entusiasta di niente che riguardasse il coinvolgimento dell’allegra e gigantesca truppa composta dalla loro famiglia.

- È vero che mio padre non la prenderà per niente bene, - ragionò Rose  – ma mamma e mio zio riescono a calmarlo quasi sempre. L’alternativa è far venire davvero lo zio Harry a Hogsmeade sabato prossimo, e a quel punto sarebbe comunque pericoloso. Nel tempo che noi impiegheremmo a spiegargli cos’è successo potrebbero riprovarci. –

 

Scorpius non rispose subito. Rose e Al rimasero in silenzio, come se potessero sentire il suo cervello mettere a punto qualcosa di importante.

- Potrei trasformarmi – disse dopo un po’– pattuglierei la zona mentre voi parlate con lui. Seguirei i vostri parenti e in caso di pericolo verrei ad avvertirvi. –

- È troppo pericoloso. - ribatté subito Al, quasi senza lasciarlo finire.

- Però è un’idea fattibile. - Rose sentiva il cuore batterle in modo fastidioso. Bastava Albus come fidanzatina timorosa, lei era il caso che pensasse con lucidità. Ma l’immagine di Scorpius che volava metri sopra i loro fratellini che girellavano allegri per Hogsmeade e poi veniva abbattuto come niente fosse da una maledizione, schiantandosi a terra come un piccione morto, le faceva tornare la bile di quel pomeriggio su per lo stomaco.

 

- C’è sicuramente un altro modo. - insistette Albus - Intendo qualcosa che non faccia rischiare la vita a nessuno. -

- Questa però è la possibilità migliore che abbiamo, Albus. L’alternativa è far rischiare quello che è successo oggi ai tuoi parenti. - commentò Scorpius.

- Non voglio mettere in pericolo nessuno di loro, ma nemmeno te. -


Rose avrebbe voluto non aver già mangiato tutte le Ciocciorane che aveva avuto dietro, tanto per fare qualcosa. Visto che doveva assistere a litigi romantici senza la possibilità di alzarsi e andar via, almeno avrebbe mangiucchiato qualcosa.

- Sono la tua famiglia, - continuò Scorpius irremovibile - È semplice. Ed io non mi lascerò vedere. Non c’è altro da dire, ora possiamo pensare all’organizzazione. -

E allora, per la seconda volta nell’arco di un giorno Rose fece per parlare, e per la seconda volta nell’arco di un giorno Albus la precedette. Mentre lei sceglieva le parole, lui stava già dicendo tutto quel che c’era da dire.

- Ma tu sei il nostro migliore amico, Scorpius. –

Il loro migliore amico sbuffò. – E come ho già detto e ripetuto, loro sono la vostra famiglia. Se io vengo fatto fuori potete partecipare al funerale, fare un bel discorso sul mio coraggio e poi passare oltre. Se rapiscono e fanno fuori tua sorella la cosa cambia. Perciò non c’è altro da dire. –

Rose sforzò gli occhi per riuscire a vedere bene la faccia di Al nel buio. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime.


- Eagle, quando te ne esci con queste cose saresti da ammazzare sul serio, lo sai? – parlò con una dolcezza che non le era propria, ma quando se ne accorse era troppo tardi. – Se tu morissi Albus passerebbe il resto della sua deprimente vita a piangere sulla tua tomba, minuzia che causerebbe guai a tutta la famiglia di cui parlavi, e oserei dire anche alla tua. Quindi no, sabato non volerai qua e là con un bersaglio praticamente attaccato in fronte. Troveremo un’alternativa, e se per farlo il grado di sicurezza dei nostri fratelli passerà dal cento per cento al novanta, sarà un rischio accettabile. –

Quando si acquietò, a Rose sembrò di sentire tutta la stanza piombare in un silenzio assurdo. Intanto l’unico pezzettino di luna disponibile era tornato visibile, e illuminava il loro letto e quelli di lato con una luce bianchiccia e un po’ tetra.

 - Mi fa piacere sapere che tu non vedresti la minima attrattiva nella mia tomba, sai Rose? – lo spezzò Scorpius

Questa volta risero tutti e tre. Nel senso che lei e Al risero, Scorpius fece l’aria superiore che faceva sempre nei momenti di ilarità generale, con il solito angolo della bocca che tentava in tutti i modi di risalirgli il volto facendolo sembrare troppo bello per essere vero.

Smettila.


- Non vedo l’ora di imparare a trasformarmi anch’io. – brontolò Albus quando smise di ridere - Spero di diventare qualcosa di figo e utile, tipo un lupo. -

Rose non trattenne un ghigno: - Certo Al, e io sarò una pantera, così potremo andarcene in giro tutti e tre, un’aquila, un lupo e una pantera, a vagabondare indisturbati  per le vie di Hogsmeade. -

- Potremmo farlo. – rispose Albus, decisissimo – e poi… niente. Sarebbe grandioso, ecco, e noi… -

- E poi cosa, Al? – lo interruppe lei, attentissima.

E poi… niente. L’ultima volta che Albus aveva detto così era venuto fuori che voleva chiederle se secondo lei sua madre preferiva James a lui, perché era, beh, così James.

- Nulla. - insistette Albus.

- Cosa c’è? - domandò Scorpius

Albus lo guardò, poi decise che fissare il piumone del lettino su cui erano accampati tutti e tre era l’idea migliore del mondo.

- Ho detto che non è nulla. È un’idiozia. Solo… - tentennò un momento – è solo che non vedo l’ora di avere anch’io un soprannome. Un soprannome vero dico, tipo Eagle. L’avevo detto che era una scemata, perciò non ridete. –


Scorpius disse solo “Sciocco.”

Rose invece lo guardò e basta. Cercò di capire. Non poteva farlo apposta, ma….

Niente Ma.

Al era rosso come se avesse avuto un tramonto in faccia, e fissava le sue coperte con tutta l’ostinazione del mondo.

Non l’aveva sul serio detto apposta; non aveva nemmeno capito quello che faceva a lei sentirlo usare certi nomignoli.

E non aveva capito nemmeno che Scorpius lo trattava come se fosse la cosa più preziosa mai apparsa nel mondo.

Anzi, lui si rodeva perché lei a volte chiamava Scorpius Eagle.


Rose Weasley aveva voglia di ridere. E aveva voglia di piangere.

Ma, più di ogni altra cosa, aveva voglia di dare un pugno in testa a suo cugino.

 

Lo guardò continuare a fissare le sue coperte. Poi guardò Scorpius chinarsi verso di lei e darle un bacio veloce sulla fronte.

Ed erano due prima volta in quattro anni.

 

- Adesso è meglio che dormi. Torniamo domani per discutere su come chiudere questa storia. –

Parlò con un tono marziale che stonava del tutto con ciò che aveva appena fatto, poi si voltò, disse “Andiamo” e percorse la saletta ad ampi passi.

Lei non disse nulla. Non si fidava del tono della sua voce.

Albus invece si chinò e l’abbracciò. Lei lo strinse con la stessa forza che stava usando lui, e non si scostò quando a sua volta le diede un bacino sulla guancia, come quando erano piccoli.

 

Rimasta sola nella stanza, Rose si asciugò una guancia bagnata per motivi stupidi e sognò il giardino di fuori e una luna con gli occhi grigi e i capelli neri. Sorrideva.

 


Fin


-*-




Note di Melchan:

Bon, siamo arrivati alla fine.

Spero che chi se l'è letta, e se la leggerà nel bailamme della sezione (grande lui se riesce a beccarla \O/), apprezzerà almeno un minimo il gran casino in cui campa la Rose Weasley di questo verse (che non è il mio personale&interiore canon del nuovo trio, comunque XD).

Ci sarebbero molte cose da dire, ma sinceramente al momento non sono nel mood giusto. Giusto una cosa: so che il finale è quantomeno aperto, ma la storia, As old as time, finiva proprio così.

Forse scriverò un seguito, forse no, la cosa è toalmente in BO @_@

Per il momento bye, riguardo ai commenti fate quello che vi sentite e bon.

^^/°





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