rohanreal
:
Prologo :
La Scommessa
La sveglia
trilla alle sette in punto, precissima. Forse per la prima volta nella
sua vita, Elise non l'azzittisce con un pugno, né si rigira
nelle coperte fingendo di non averla sentita: anzi, la ragazzina scatta
in piedi come un molla e a tentoni cerca il cordino per tirare le
tende. Un attimo dopo, la sua cameretta è irrorata di luce,
quella luce tremula e un po' vetrosa tipica di metà marzo.
Elise
striscia
fuori dal letto e si veste in tutta fretta. S'infila la sua maglietta
preferita (una t-shirt di un bel rosso scuro, con un fiore nero
stilizzato sul davanti) e un paio di semplici jeans chiari, seguiti a
ruota da All Stars nere. Come ogni mattina, ingaggia una furiosa
guerriglia con la spazzola, e come ogni mattina è costretta
ad
arrendersi, così si limita a raccogliere i lunghi capelli
biondi
in due codini. Se non altro, in questo modo non sembra il Grinch con
una parrucca.
In
un'altra
occasione non darebbe molta importanza al proprio aspetto, ma oggi
è un giorno speciale: oggi è il suo decimo
compleanno, la
data fissata per l'inizio del suo viaggio a Johto. E' il giorno che ha
atteso, sperato e fantasticato per tutta la vita. La sua strada non
può che essere quella dell'allenatrice, lo sa per certo: non
è tagliata per il lavoro di ranger, né le
interessano gli
sdolcinati rituali dei fiocchi: tutto ciò che conta, per
lei,
sono le medaglie e la Lega, obiettivo finale di ogni allenatore degno
di questo nome. All'improvviso, le epiche battaglie e i tornei visti in
TV non le sembrano più così distanti:
già riesce a
immaginare un'arena illuminata, e migliaia di persone assiepate sugli
spalti, e tutti gli occhi fissi su di lei mentre lo speaker di turno
annuncia: « Signore e signori, ed ecco a voi
Elise Ketchum, di Biancavilla! »
Il pensiero è sufficiente da farla levitare.
Ma
torna sulla
terra, Elise! Dopotutto, non ha ancora nemmeno prelevato il suo primo
pokemon. E neppure fatto colazione, come le ricorda un certo brontolio
allo stomaco.
Elise
sgattaiola furtivamente in cucina, cercando di non disturbare la madre,
ma le sue precauzioni si rivelano ben presto inutili: sua madre Delia
infatti è già ben sveglia e sta armeggiando
intorno al
forno, canticchiando allegramente tra sé e sé. Ha
un
candido grembiule allacciato in vita, e un sorriso ancora
più
candido stampato in faccia.
«
Buongiorno, tesoro » dice in tono allegro. «
Accidenti, come sei mattiniera! Pensavo che non ti saresti mossa dal
letto prima delle dieci. »
« Voglio
essere la prima ad arrivare al laboratorio. » Un po'
imbarazzata, Elise confessa: «
Non so ancora quale scegliere, sai... tra Bulbasaur, Charmander e
Squirtle, voglio dire. Sono tutti e tre ottimi starter. »
«
Non
dimenticare Pikachu ed Eevee, Samuel potrebbe avere anche quelli.
» Delia le scarmiglia affettuosamente i capelli. «
Pensa se anche tu cominciassi con un Pikachu, come tuo fratello!
»
Elise
ridacchia. Il rapporto tra lei e il Pikachu di Ash non è
certo
dei migliori: negli ultimi due anni, non c'è stato un solo
incontro con il topo elettrico che non si sia concluso con lei a gambe
all'aria, folgorata.
«
Non
credo che andremmo molto d'accordo, mamma. Forse sarebbe meglio se
scegliessi qualcosa di meno elettrizzante, tipo un Charmander o uno
Squirtle... »
«
E' una
decisione che spetta unicamente a te, cara » replica sua
madre,
prima di sollevare una gran teglia di biscotti appena sfornati e
appoggiarla cautamente sul tavolo. Un profumo delizioso invade
l'aria. «
Mentre mediti sulla tua scelta, comunque, ti consiglio di assaggiare
uno di questi. Vedrai, a stomaco pieno si ragiona meglio! »
Elise
è
ben lieta di accettare il consiglio. Prende un biscotto ancora fumante
e ne addenta un pezzo generoso. E' perfetto, dolce al punto giusto, con
un vago retrogusto di limone. L'impasto è così
morbido
che sembra sciogliersi in bocca. Tutti sanno che Delia ai fornelli
è una vera maga, ma ciò non impedisce ad Elise di
sorprendersene ogni volta.
«
Sono buonissimi, ma' » esclama, finendo in fretta il primo e
pescandone un secondo. « Sai che prima o poi dovrai
insegnarmi a prepararli, vero? »
«
Quando
desideri, tesoro. Sarà un autentico onore a insegnare a
cucinare
biscotti alla campionessa di Kanto. »
Ridono
di cuore
entrambe, madre e figlia. Elise ha l'impressione che il nodo di
nervosismo che le serra lo stomaco si sia pochino allentato. Adesso,
quella che le scorre nelle vene è soprattutto eccitazione,
un'eccitazione acuta e ribollente come fuoco liquido.
Alle
sette e
venticinque, Elise è pronta. Rifocillata e vestita di tutto
punto, la borsa a tracolla in spalla, rivolge un ultimo saluto alla
madre e poi valica la soglia di casa.
Il
laboratorio
del professore non dista molto, forse neppure un chilometro. Elise
cammina, un passo dopo l'altro, godendosi il tepore del sole sulla
pelle e la delicata carezza del vento tra i capelli. In giro non si
vede quasi nessuno, solo un postino dall'aria assonnata e il vecchio
signor Jackson, nella sua inconfondibile tuta da ginnastica color
melanzana, intento a fare il suo jogging quotidiano lungo il perimetro
del paese. Mentre avanza verso il laboratorio, Elise continua a
dibattersi nella sua indecisione: quale starter le conviene scegliere?
Ha avuto occasione di studiarli, di vederli in azione, e tutti le sono
parsi fantastici. Forse è come dicono i saggi, forse al
momento
fatidico le basterà guardare negli occhi il suo starter per
capire che le loro anime sono legate in modo indissolubile, ma ora come
ora il suo piano migliore consiste nel mettersi a fare
ambarabà-cicì-cocò e afferrare una
sfera a caso.
E'
ancora persa
dietro ai suoi pensieri quando, improvvisamente, qualcosa di piccolo e
appuntito va a sbattere contro la sua caviglia. Elise abbassa d'istinto
gli occhi, e per poco non sussulta: ai suoi piedi c'è un
Weedle,
che si contorce sul terreno con aria spaventata. Nei suoi occhietti
lucidi c'è una muta implorazione.
«
Ehi,
piccoletto, che succede? » Elise lo prende delicatamente tra
le
mani. Lui si contorce con più forza, volgendosi ansiosamente
verso la direzione da cui è arrivato. La ragazzina si gira a
sua
volta, perplessa... e subito sgrana gli occhi. La sua confusione si
trasforma istantaneamente in orrore. « Oh, Arceus!
»
Prima
ancora di
accorgersi di essersi mossa, Elise si ritrova a correre a perdifiato
verso il laboratorio, il Weedle stretto nelle braccia, la borsa che
oscilla e sbatacchia contro la sua coscia ad ogni passo. Dietro di lei,
dapprima vaghi e poi sempre più nitidi, echeggiano gli
stridii e
i battiti alari di quello che sembra un intero stormo di Spearow. Nel
giro di pochi istanti, la ragazza viene circondata da decine e decine
di piccole sagome piumate, che le volano sulla testa a
velocità
radente e cercano di strapparle il Weedle dalle mani. Più e
più volte i loro artigli ricurvi le colpiscono le braccia,
le
spalle, la cute.
«
Ahia!
Ahia! Dannati uccellacci, andatevene! Sciò! Cosa cavolo
pensate
di fare con un Weedle, se siete centomila! »
Ma
la pioggia
di unghiate non si ferma, anzi, ad esse si uniscono le beccate. Il
laboratorio sarà a meno di duecento metri, ma Elise non ce
la fa
più. Le braccia le bruciano da morire e qualcosa di caldo e
liquido comincia a bagnarle la pelle. La ragazzina cade a terra, in
ginocchio, sforzandosi di fare scudo a Weedle col proprio corpo. Il
pensiero di abbandonarlo e darsela a gambe non le passa neppure per
l'anticamera del cervello: con che faccia tosta potrebbe andare a
reclamare il suo starter dal professore, dopo aver appena condannato a
morte un pokemon? Si piega ancora di più sul coleottero,
cercando disperatamente di farsi venire in mente qualcosa, ma in quel
momento accanto a lei risuona una voce, forte e chiara: «
Umbreon, Palla Ombra! »
Una
roteante
sfera di energia scura sprizza dal nulla, tagliando l'aria sopra Elise
e abbattendo almeno tre o quattro Spearow in un colpo solo. Gli altri
rapaci si disperdono, volando in circolo intorno a loro e lanciando
grida di disappunto.
«
A quanto pare non hanno ancora imparato la lezione... Umbreon, di nuovo
Palla Ombra! »
Il
secondo
attacco è ancora più efficace del primo. Una
mezza
dozzina di corpi alati cadono a terra con un tonfo molle. Gli Spearow
rimanenti sfrecciano via, stavolta in preda al panico, e i loro lamenti
gracchianti si perdono in lontananza.
«
Ehi,
stai bene? » La voce adesso ha un tono più
gentile, ed
è rivolta direttamente a lei. Elise solleva il capo,
scostandosi
la frangetta ribelle dalla fronte, ma i ringraziamenti le si strozzano
in gola non appena riconosce il suo salvatore. E' un ragazzo alto e
slanciato, di appena un paio d'anni più grande di lei. Sotto
le
ciocche di capelli castani, gli occhi sono profondi e nerissimi, quel
particolare tipo di occhi che sembra capace di frugarti l'anima e
mettere a nudo ogni tuo pensiero. Occhi che lei conosce bene.
«
G-Gary » balbetta, ancora sotto shock.
Lui
aggrotta la fronte, ma poi un lampo di comprensione gli attraversa lo
sguardo. « Elise? »
La
ragazzina
annuisce e si rialza in piedi, tenendo il Weedle con una mano
e
spazzolandosi gli abiti sporchi di terriccio con l'altra. Il
Weedle si arrotola su se stesso, ancora spaventato.
«
Capisco » dice Gary, spostando lo sguardo da lei al
coleottero. «
Questo spiega perché quegli Spearow fossero così
interessati a te. Dovresti stare più attenta quando alleni
coleotteri nei loro territori di caccia, per poco non ci lasciavi le
penne. »
Lei
si sente avvampare. « Non lo stavo allenando, è
lui che mi è finito letteralmente in mezzo ai piedi!
E comunque non avevo bisogno del tuo aiuto, me la sarei cavata
benissimo anche da sola. Era tutto perfettamente sotto controllo.
»
«
Sì, s'è visto » replica l'allenatore
con una punta di sarcasmo. «
Proprio uguale a tuo fratello, eh? Fra tutti e due, non so chi abbia la
testa più dura. » Al suo fianco, il pokemon che ha
sferrato Palla Ombra scruta attentamente Elise, gli obliqui
occhi
rossi pieni di sospetto. E' una sorta di volpe nera, con degli anelli
dorati intorno alle orecchie e alla coda. «
Oh, e questo è Umbreon, lo stadio evolutivo del mio starter.
Umbreon, lei è Elise, la sorella di quell'imbranato di Ash.
»
«
Ash non è un imbranato! » protesta lei. «
Scommetto che se volesse potrebbe stracciarti ad occhi chiusi.
»
«
Accetto la scommessa, allora » ribatte Gary con una
risata. « Anzi, facciamo una cosa ancora migliore...
io ti sfido, Elise. »
«
Come, mi sfidi? » Elise rimane spiazzata. « Ehm...
Adesso? »
«
Adesso
no, non avrebbe senso. Con cosa combatteresti, con quella sottospecie
di bruco tremante? » Il ragazzo scuote la testa. «
Scegli tu il giorno, non importa se sarà domani o tra un
secolo.
Puoi provare a starmi dietro quanto vuoi, tanto non ce la farai mai a
raggiungere il mio livello. »
«
Questo lo vedremo » sbuffa lei. Gli tende una mano, e Gary la
stringe vigorosamente.
«
Magnifico » sogghigna lui. « Ci rivedremo
presto, Ketchum. »
«
Molto prima di quanto tu creda, Oak. »
Gary
ride e le
rivolge un ultimo cenno di saluto, dopodiché le
dà le
spalle e prosegue oltre. Il suo Umbreon lo segue a ruota, gli anelli
scintillanti contro il pelo scuro. Elise
rimane a osservare per un po' i due che s'allontanano, fianco a fianco,
e solo quando sono ormai a debita distanza osa tirare un sospiro. La
parte più ragionvole di lei comincia già a
rimpiangere di aver accettato tanto precipitosamente una scommessa
impossibile: per quanto le bruci ammetterlo, Gary è
già un allenatore fatto, e per di più molto
bravo. Ma la parte più orgogliosa e testarda di
sé non demorde: se lo merita, quello spaccone, di essere
preso a pedate nel sedere. E lei diventerà abbastanza forte
per poterlo fare.
E'
solo in un secondo momento che si rende conto di non avergli neppure
detto grazie.
Si
gira di nuovo, ma Gary è già scomparso.
«
Non importa, glielo dirò al nostro prossimo incontro
» si dice, fiduciosa. « Poi lo
prenderò a pedate, ma prima lo ringrazierò.
»
Fa
per incamminarsi verso il laboratorio, ma qualcosa le si struscia
docilmente contro il polso. Weedle. Stupita, la ragazzina si rende
conto di averlo ancora in mano: il coleottero è
così anonimo e così leggero che s'è
completamente scordata della sua esistenza.
«
Beh,
ora puoi anche andartene... la prossima volta però fai
più attenzione, ok? C'è mancato poco che quegli
uccellacci non ti trasformassero nella loro colazione.
»
Weedle
continua
a strusciarsi come un gattino, guardandola dal basso verso l'alto con
gli occhietti scuri e lucenti come perle nere.
«
Vuoi restare con me? » Elise ne è
sorpresa. «
Non pensare che saresti più al sicuro rispetto a qui. Il mio
non
sarà un viaggio facile, sai, e non ti voglio avere sulla
coscienza. »
Il
coleottero non dà segni di cedimento.
«
Uomo
avvisato mezzo salvato... immagino che la stessa regola valga anche per
gli insetti, no? » La ragazzina sorride e stende il braccio,
permettendogli di arrampicarsi fino alla sua spalla. Non è
esattamente così che ha sognato la sua prima cattura, ma
d'altro
canto è difficile che le cose avvengano come le si aveva
immaginate. « Prossima tappa, il laboratorio del professor
Oak! Presto avrai un nuovo amico, Weedle. »
Poco
dopo,
Elise finalmente raggiunge il laboratorio. E' un edificio largo e
piatto, con muri di un bianco talmente lucido da riflettere il sole.
Mentre sale la breve rampa di scale, alla ragazzina sfugge un sorriso:
forse non è tutto male quel che nuocere. Se
l'incontro di quella mattina è servito a
qualcosa, adesso per lo meno ha le idee chiare su quale
starter scegliere... una creatura che sarà il riflesso di
Umbreon, così come Umbreon sarà l'ombra di
lei.
Quando
suona il
campanello, Elise deve attendere solo pochi istanti prima che la porta
si
apra: ad accoglierla è un uomo in camice, sulla settantina,
con
un volto rugoso e gentile e radi capelli brizzolati.
«
Cos'è successo, Elizabeth? » chiede preoccupato,
nel vederla con le braccia e il viso coperti di graffi.
«
Oh, nulla, professore » risponde vivacemente lei. «
Senta, non è che per caso lei ha un Eevee? »
Lo so, sono
ufficialmente fuori di testa :3 ma va bene così! Mi
è venuta quest'idea piuttosto casuale e ho deciso di
buttarla giù... fatemi sapere cosa ne pensate!
Bacio, Flames
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