Quando si spegneva la luce
della sua cameretta, Elizabeth aveva paura di addormentarsi.
Vedeva delle forme strane, quasi incorporeee, che sembravano volerla
raggiungere e toccare.
Volevano
mangiarla,
lei lo sapeva.
Certe notti urlavano come ossessi e tendevano le loro mani -o quelle
cose che dovevano servire come mani- per cercare di raggiungerla,
mentre altre volte si limitavano a fissarla con i loro occhi iniettati
di sangue.
Ogni mattina la bambina tirava un sospiro di sollievo perchè
non era stata presa.
In nessuno dei suoi sogni ci riuscivano mai, perchè attorno
a
sè aveva una specie di barriera trasparente che la
proteggeva e
non permetteva a nessun mostro di torcerle un capello; pur sapendo che
fossero solo sogni sperava che quella sottile pellicola di vetro non si
rompesse mai.
Ne aveva parlato più volte con i suoi genitori e questi la
rassicuravano dicendole che quei
mostri
non le avrebbero mai fatto del male, che la barriera era solidissima e
non si sarebbe mai rotta. Inoltre, per farla addormentare, suo
papà le leggeva ad alta voce una favola della buonanotte e
le
dava un bacio sulla fronte.
"Non ti prenderanno, Liz... non ce la faranno mai." Poi se ne andava,
chiudeva la porta e la lasciava da sola a chiedersi se i suoi genitori
sapessero qualcosa sulle creature che le infestavano i sogni.
Magari erano una specie di paladini che tenevano a bada i mostri che
sognano i bambini... e la barriera era stata costruita da loro stessi
per proteggerla!
Sì addormentava con il sorriso sulle labbra.
I suoi genitori erano degli eroi ed era grazie a loro se tutti i
bambini potevano dormire tranquilli.
Non lo aveva mai detto a nessuno... pensava che, siccome mamma e
papà non le avevano mai parlato direttamente del loro
incarico,
allora doveva essere un segreto che gli altri non dovevano sapere.
Per il resto era una bambina come ce ne sono milioni, non tanto alta,
con capelli lisci e ramati e gli occhi azzurri; andava a scuola,
studiava, giocava con le amiche al parco e mangiava cioccolata. Ed era
sveglia. Riusciva a capire molte cose prima degli altri e, per questo,
era molto lodata dagli insegnanti.
Seppe della disgrazia proprio dopo essere tornata da scuola.
Quando aprì la porta e sentì che i suoi genitori
stavano
parlando in tono sommesso, comprese subito che era successo qualcosa.
"Lo sapevo che non dovevamo fidarci di quell'Arkham... lui non mi
è mai piaciuto... e lei ha perso la testa per lui, invece!
L'ha
persa sul serio!" La mamma era più che fuori di
sè: era
distrutta e disperata.
"Cosa facciamo con Elizabeth?" Suo papà era spaventato.
"Lizzy? Oh, non lo so... non lo so." La donna propuppe in un pianto
disperato.
Liz, nel frattempo, era arrivata alla porta della cucina e si era messa
ad origliare, spiando nel locale ogni tanto: in quel momento suo padre
aveva abbracciato la moglie scossa dai singhiozzi e la stava cullando
dolcemente.
"Potremmo portarla a Fortuna. In quella comunità non
potrà esserle torto un capello... meglio!
Imparerà a
combattere."
"La mia bambina..." Riprese a piangere.
Elizabeth era terrorizzata e si era inginocchiata sul posto con le mani
premute sulla bocca. Cosa stava succedendo? Cosa c'entrava lo zio
Arkham? E... e perchè la mamma piangeva? E, soprattutto,
perchè la volevano mandare via? Cosa aveva fatto? Non sapeva
dove fosse, questa Fortuna, ma non voleva lasciare i suoi genitori...
non voleva andarsene via! Le lacrime cominciarono a scorrere da sole.
Silenziose rigavano le gote della piccola, bagnando le mani serrate
sulla sua mandibola.
Fu suo papà a parlare: "Come glielo diremo, cara? Non
possiamo mica cacciarla come un animale..."
"E non lo faremo! No! Le dobbiamo dire tutto... dobbiamo farlo."
"NO! NON VOGLIO LASCIARVI!" Liz aveva fatto irruzione in cucina.
"Amore..." Sua mamma le era andata incontro e l' aveva stretta a
sè. "E' per il tuo bene... altrimenti i demoni uccideranno
te e
i tuoi genitori... lì sarai al sicuro."
"Perchè non venite anche voi, allora?"
"Perchè è meglio così, Liz."
Le interruppe suo padre: "Partiamo domani mattina... ora sta scendendo
la notte e sarebbe imprudente: quelli con il buio sono più
forti. Vado a preparare la valigia, così domani saremo
pronti."
"I demoni?" Ad Elizabeth girava la testa e sentiva che fra un po' le
sarebbe scoppiata. Erano forse quei mostri che lei sognava di notte? Se
prima era terrorizzata, ora era sull'orlo di un attacco di panico.
"Romperanno il vetro?" Chiese con un filo di voce.
"Non lo sappiamo... ma non lo vogliamo scoprire. Preparo la cena..." La
donna si ricompose, stampò un bacio sulla guancia della
figlia e
iniziò a cucinare.
Liz, frastornata e con gli occhi pieni di lacrime, si diresse in camera
sua, ma inciampò nelle stringhe e cadde rovinosamente,
sbattendo
la testa sul tavolo e svenendo.
Buio.
Attorno a lei era tutto buio e silenzioso... sembrava di essere in una
bolla d'aria... ad un certo punto si trovò davanti ad una
torre,
nera ed altissima, che sfidava il cielo con le sue guglie.
Attorno a lei la terra era bruciata, quasi nera... e la stessa aria
sembrava essere pesante ed irrespirabile.
Liz sentì un boato tremendo, che fece scuotere il suolo e
che la costrinse a tapparsi le orecchie con le mani.
Poi l'aere si riempì di un'odore nauseabondo, come se si
stesse respirando l'essenza stessa della morte.
Paura.
Quello che uscì dalla torre era paura liquida, che
iniziò a dilagare nella piana e a dirigersi nella
città.
Non facevano rumore, erano silenziosi, ma piano piano riempirono la
visuale della bambina, e lei fu capace di distinguere una ad una le
orride creature che ormai le erano familiari.
Demoni.
Erano demoni, non mostri. Creature provenienti dall'Inferno, dannate
per l'eternità, che minacciavano di distruggere ogni cosa.
Elizabeth indietreggò, cercando invano di allontanarsi dal
suo incubo.
Elizabeth
La chiamarono.
Elizabeth apri la porta
La porta? Quale porta?
Ad un certo punto la torre svanì, così come lo
spiazzo e la città.
Erano rimasti solo i demoni.
Qualunque cosa volessero da lei, non l'avrebbe mai fatta.
Elizabeth
La città, la
sua
città, era in fiamme... la vedeva. Dietro ai demoni... stava
bruciando!
Forse poteva cacciarli aprendo la porta! Questa porta poteva
risucchiarli!
Apri la porta
Successe in un lampo di luce accecante: lei
aprì la porta.
Ma le creature, invece che diminuire, aumentarono.
Sentì delle risate fragorose attorno a sè.
Ridevano in
malo modo, con gusto e sguaiatamente... mentre la sua testa iniziava a
dolerle.
Ridevano, loro, mentre prendevano possesso della città
bruciata.
Elizabeth cadde in ginocchio.
"I... miei... occhi."
Elizabeth
I demoni svanirono subito, insieme alle risate, sostituite dalla voce
rassicurante di suo papà che le chiedeva allarmato come
stesse.
Ma l'oscurità rimase per sempre.
§§§
Buonsalve a tutti voi
lettori!
Benvenuti nella mia mente insana!
Spero che si sia capito che alla fine la protagonista è
rimasta
cieca aprendo la porta dell'Inferno e che la torre vista in sogno -una
premonizione- è Temen-Ni-Gru.
Altrimenti ve lo dico io xD.
Povera bimba! Eh, va beh... ogni famiglia ha la sua.
Non vi preoccupate, non si parlerà sempre di lei da bambina.
Questo è solo il prologo, l'inizio della storia.
Potrebbe essere noioso ma io mi sono divertita un sacco a scriverlo...
forse perchè io ho la fissa di raccontare le cose ab urbe condita xD
Nel prossimo capitolo lei sarà già più
grandicella
ed entreremo nel vivo della storia, ovvero incontrerà Vergil.
Alla prossima puntata! ^^