Agua

di Il Saggio Trentstiel
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Mille ringraziamenti a Shurei per questo piccolo capolavoro! 










La strada era lunga, tortuosa e familiare.
Anche vista dall'alto.
Sì, lui stava volando e no, non se ne stupiva.
D'altronde non era la prima volta che ciò accadeva; d'altronde in quel sogno lui era puro spirito.
Conosceva a memoria ogni singolo dettaglio del paesaggio circostante: le rocce scure e scoscese, le palme sempre più lontane, la sabbia dorata, il mare placido e luccicante...
La lava.
Vermiglia, incandescente, infida.
Maledettamente dolorosa.
Si levò ancora più in alto, finché con lo sguardo riuscì ad abbracciare tutta la cima del vulcano.
Accanto al cratere stavano diverse persone, tutte concentrate su una scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
Lui, affascinante, enigmatico, scaltro, ma così fottutamente innamorato.
Lei, attraente, calcolatrice, furba, ma così fottutamente Heather.
Ogni volta, ogni singola volta, sperava di arrivare tardi, di non essere costretto ad assistere per l'ennesima volta a quella scena.
Il destino beffardo aveva però per lui in serbo la stessa, enorme sofferenza ogni notte.
Lui, il ragazzo stupidamente innamorato, stava parlando: anche se non poteva udirne le parole, le conosceva a memoria.
Erano le sue parole, d'altronde.
Lei, la stratega nel corpo di un'attraente moretta, stava rispondendo.
Poi, il caos.
Un bacio.
Vero, appassionato, per nulla casto.
Un calcio.
Forte, intenzionale, doloroso.
Una spinta.
Violenta, improvvisa, inaspettata.
Una caduta.
Dolorosa, dolorosa, dolorosa!
Quello era il momento.
Il momento durante il quale lui, spirito evanescente, si ricongiungeva con quel corpo sofferente.
La sofferenza fisica raggiungeva il picco.
La sofferenza del cuore li oltrepassava nettamente.
Urlò, urlò con tutto il fiato che aveva, urlò fino a farsi dolere la gola.
Urlò.
 
 
Si svegliò di soprassalto, lamentandosi e tremando, il suo stesso urlo che gli riecheggiava ancora nelle orecchie, che premeva per continuare ad eruttare fuori dalle sue labbra.
Ogni notte andava così, ormai.
Sonno, incubo, risveglio urlante, veglia dolorosa.
Quasi mai tornava ad assopirsi.
Come le notti precedenti, si guardò attorno.
Tutto come al solito, nessuna stranezza.
La stanza d'ospedale in cui alloggiava da due settimane -settimane che erano sembrate mesi- era vuota e silenziosa come sempre.
Era stato messo in isolamento a causa, a detta dei medici, "Della sua situazione particolare, che richiede attenzioni e cure maggiori".
Stronzate.
La verità era che nessun paziente sopportava i suoi continui, lamentosi risvegli notturni.
Non poteva biasimarli, ma li detestava con tutto se stesso.
O forse...
Forse detestava qualcun altro?
Colei che lo aveva ridotto così?
Colei che lo aveva costretto ad incubi ricorrenti?
Strinse i pugni, avvertendo -come al solito- delle lievi fitte di dolore attraversargli le braccia martoriate dalle cicatrici.
Si costrinse a respirare profondamente e a calmarsi: inspirare, espirare, inspirare...
No, diablo.
La gola gli bruciava tremendamente.
Le urla ferine degli ultimi tre incubi lo avevano letteralmente distrutto.
Si voltò verso il comodino sul quale, anche nell'oscurità quasi completa, poteva distinguere le sagome di un vasetto pieno di fiori, di una fotografia incorniciata e di un bicchiere.
Sempre vuoto.
Come sarebbe stato anche quella notte.
Ciononostante allungò una mano, e grande fu la sua sorpresa quando le sue dita sfiorarono non il freddo vetro del bicchiere, bensì un foglio di carta.
Interdetto, si levò a sedere tra gemiti soffocati, accendendo la luce posta sopra il suo letto.
Batté le palpebre un paio di volte, cercando di abituarsi alla nuova luminosità, e lo vide.
Un biglietto, appoggiato al suo solito bicchiere.
Quando si era coricato la sera precedente non c'era, ne era più che sicuro...
Allungò un braccio e strinse il biglietto tra le mani, aprendolo lentamente ed accingendosi a leggere le poche righe.
 
"No, non ho un sonnifero per farti dormire sonni tranquilli.
Se lo avessi, lo utilizzerei per far dormire sonni tranquilli agli altri pazienti!
Dovrai accontentarti di quel che ho potuto rimediare, Cascamuerto."
 
Fissava sempre più sconvolto la breve missiva, il cuore che accelerava dolorosamente i battiti, il respiro rapido ed irregolare.
Non poteva essere stata lei...
Voleva dire che... Che si era recata al suo capezzale?
Imposible.
Non lei!
Si costrinse a pensare lucidamente, e rilesse con attenzione il messaggio.
Sonnifero? Accontentarsi? Di cosa stava parlando?
Un improvvisa consapevolezza lo colse, e si affrettò a guardare nuovamente il pianale del comodino.
Fiori, fotografia, bicchiere...
Pieno.
Il bicchiere era pieno.
Ebbe improvvisamente il folle desiderio di afferrarlo e scagliarlo con rabbia al suolo, di vederlo infrangersi come il suo corpo ed il suo cuore, di fargli spandere a terra il liquido che conteneva, come lui aveva fatto con le sue lacrime...
Non lo fece.
Lo afferrò con cautela, come se avesse paura di sprecare anche una singola goccia del liquido fresco e trasparente al suo interno, avvicinandolo al volto.
Lo annusò con circospezione, e le sue narici vennero solleticate da un aroma dolce e forte allo stesso tempo, percepito tante volte, anche nei suoi incubi...
Era un profumo.
Il profumo di... Heather.
Quello che si spruzzava sempre addosso durante il reality, per "Togliermi di dosso l'olezzo dei perdenti".
Quando lo diceva, guardava sempre verso di lui con aria strafottente...
Avvicinò il bicchiere alle labbra, esitando un ultimo istante -e se Heather avesse deciso di avvelenarlo?-, ma decidendo poi d'istinto.
Bevve avidamente, come se non lo facesse da mesi, assaporando con voluttà ogni stilla di quel liquido benefico, godendosi la sensazione di freschezza che gli inebriava la bocca e la gola.
Terminò la bevuta con un rumoroso sospiro.
Seguito, quasi nell'immediato, da un sorriso.
Non era un medicinale, non era una bibita frizzante.
Era semplice acqua.
Ma gliel'aveva portata Heather.
Questo era ciò che contava.









Innanzitutto, tantissimi ringraziamenti alla coraggiosa giudicia, alias Rinalamisteriosa: già accollarsi un contest finito nel dimenticatoio non è facile, figurarsi poi impegnarsi nel conoscere un fandom a lei ignoto come "Total Drama" e stilare comunque un giudizio perfetto e soddisfacente!
Di seguito, il giudizio :D





Grammatica: 9.8/10 
Stile e lessico: 9/10 
Originalità: 9/10 
Attinenza al tema e utilizzo prompt: 9.5/10 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Gradimento personale: 4/5 
Punteggio totale: 51.3/55 

*


"Agua" è una one-shot introspettiva, curata dal punto di vista grammaticale e nella punteggiatura. Ti consiglio però di rileggere per due piccole imperfezioni e di togliere la virgola nella frase finale perché non serve. 

Ha uno stile chiaro, semplice, gradevole; trovo azzeccato che sia principalmente ricco di periodi brevi e concisi, di qualche ripetizione con cui vuoi senza dubbio ribadire i tormenti del protagonista (che al momento è sofferente) e far arrivare quindi a chi legge una percezione - a mio parere - lenta e misurata della realtà che lo circonda. 

In base alle informazioni che ho ricavato, considero originali la visione del sogno dall'alto e lo svolgimento della shot, anche se ad essere sognato ripetutamente è un solo avvenimento ben noto. 

Rispettato il tema del contest: il protagonista fa un sogno e da qui parte la sua introspezione, anche perché trovandosi in ospedale non si può pretendere che faccia molto. 
Il prompt "Acqua", nel bicchiere che il protagonista trova sul comodino accanto al letto, pur comparendo in minima parte e per ciò che rappresenta è ben utilizzato. 

Carattere del protagonista rispettato, almeno per quanto concerne ciò che ho scoperto e ciò che mi hai trasmesso: infatti mi sono arrivate chiaramente tutte le sensazioni di Alejandro, tutti i suoi pensieri e il forte sentimento che lo lega a Heather. E non ho potuto fare a meno di pensare che è decisamente masochista in amore... (povero, mi fa pena! xD). 

Pur non conoscendo il fandom di Total Drama, devo dire che ho apprezzato molto questa fanfiction. Bravissimo! ^_^




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