And what’s the Purpose now?
Klaus lasciò scivolare lo
sguardo sui capelli biondi di quella ragazza, di Caroline. Erano capelli
davvero finissimi, e di un colore stranamente vivo a confronto con il viso,
così stanco e cereo.
Avvicinò la mano al bordo
delle coperte e le fece scivolare con leggerezza, scoprendo la ferita rossa e
pulsante sul collo pallido della ragazza.
“Così Tyler l’ha fatto davvero...” Pensò, ma Klaus non era sorpreso.
Spostò lo sguardo dalla
ferita della ragazza, ai suoi occhi. E, non seppe come successe, capì i
pensieri di lei. Li percepì, sì, anche se involontariamente. Ora lui li
conosceva, conosceva quei pensieri che la opprimevano. E li visse, lasciandosi
percorrere da quelle riflessioni che lei stava facendo, da quelle domande di
cui pensava di non essere riuscita a comprendere davvero la risposta.
Le sensazioni che lei
provava – quelle che quello sguardo gli avevano descritto così intensamente – erano le
stesse che lui aveva sentito ponendosi quelle stesse domande…
Valeva la pena di vivere ancora?
Valeva la pena di vivere per tutta quell’inutile eternità?
Lui le conosceva quelle
domande così disperate.
Le poteva sentire ancora
più vicine quando guardava il legno di quelle bare scure e pensava a come potesse
essere il non sentire lo scorrere del tempo come si trattasse di un ricordo
della propria morte, un ricordo del fatto che non sei davvero vivo, ma che stai
solo fingendo, illudendo te stesso di esserlo.
Che senso c’era nel camminare come un uomo vivo se si dovrebbe
essere morti? A cosa serviva?
Dov’era lo scopo?
Klaus inspirò
profondamente prima di parlare «Io…
Io posso lasciarti
morire,… se lo desideri.»
Il vampiro la guardò negli
occhi spaventati e, mormorando, continuò a parlare «Posso farlo, se davvero
credi che la tua esistenza non abbia significato.»
Lo sguardo di lui era eccezionalmente
addolcito. Lui la capiva, la comprendeva come forse nessun’altro, almeno in
quel momento, avrebbe potuto fare.
«Ci ho pensato anch’io.»
Klaus continuava a parlare, ma non osava allontanare lo sguardo dai suoi occhi,
quasi temesse che, senza quel contatto che aveva instaurato, lei potesse
fuggire. «Anche un paio di volte per secolo, a dire la verità…»
Lei ancora non osò proferire parola. Non
capiva. Caroline sapeva di essere un suo nemico, indirettamente forse, ma un suo nemico. Perché
allora lui la guardava così?
Perché lui riusciva a capirla? Perché lui sì,
e tutti gli altri no?
Forse fu proprio a causa dello sguardo di Klaus, ma la
paura della ragazza, per qualche attimo, sembrava essere scomparsa.
Lui se ne accorse subito e si avvicinò,
piegandosi appena.
«Ma ti svelo un segreto. C’è un mondo intero…
là fuori… Un mondo d’arte, di musica, di bellezza,… bellezza vera.» Nemmeno Klaus si dava spiegazioni. Perché voleva che proprio quella ragazza vivesse? Da
quando un’esistenza che prima per lui poteva essere solo infima, lo interessava?
«E tu potresti averlo tutto.
Tu puoi avere mille altri compleanni. Tutto
quello che devi fare è chiedere.»
Lei trattenne il respiro, atterrita da come
il nemico di tutti l’avesse compresa. Forse quel vampiro stava solo fingendo,
ma in quel momento, sotto quello sguardo, non riusciva ad immaginarlo capace
una cosa simile.
«Non voglio morire» Quello di Caroline fu un
sussurro incerto, ma il vampiro aveva compreso tutto quello che viveva dietro a
quelle parole.
Le labbra di Klaus si piegarono appena in un sorriso. Un
sorriso che, per quanto lieve, era molto più sincero di mille altri che quel vampiro avesse
mai fatto.
L’aiutò ad avvicinarsi a lui alzandole il capo
e lasciandola poggiare al suo petto, cingendola appena per impedirle di perdere
l’equilibrio.
Le avvicinò il polso alle labbra. «Ecco, tesoro» Sussurrò.
«Bevine
un po’.»
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