Look,
I'm a dead girl
Draco
Malfoy non aveva mai avuto molti amici, anzi, si poteva dire che non
ne aveva avuto nessuno. Andava in giro assieme a Tiger e Goyle
semplicemente perchè non c'era nessun altro disposto ad
ascoltarlo, a fare tutto quello che lui diceva.
Draco
Malfoy era stato abituato, fin da piccolo, a comandare gli altri a
bacchetta, ad averla sempre vinta; suo padre diceva sempre che i
Malfoy erano la più potente famiglia di maghi purosangue che
il Mondo Magico avesse mai conosciuto, che i Malfoy avevano il
diritto di essere prepotenti, che a loro tutto era dovuto.
Draco
aveva vissuto nella convinzione assoluta che suo padre fosse il
più
grande mago sulla faccia della Terra e avrebbe dato qualsiasi cosa
per essere come lui: lo imitava in tutto e per tutto, aspettandosi
dagli altri lo stesso rispetto che attribuivano a lui.
La
realtà era che nessuno lo rispettava, forse nemmeno Tiger e
Goyle, troppo stupidi anche per aver paura di lui, piuttosto veniva
evitato, lasciato solo e additato come un insopportabile bambino
viziato.
Ma
Draco continuava a crescere nell'illusione che un giorno sarebbe
diventato come suo padre e che l'avrebbe fatta pagare a tutti.
Poi
era arrivato Voldemort.
Era
arrivato Lui, la paura, le sue certezze andate in
fumo, suo
padre che tremava e si inchinava al Mago Oscuro, suo padre che veniva
rinchiuso ad Azkaban, la paura che Lui avrebbe
ucciso sua
madre e suo padre, che avrebbe ucciso anche lui.
Era
cresciuto, Draco, e si era fatto chiuso, scostante, aveva indossato
una maschera beffarda per nascondere a coloro che ora si dicevano
suoi amici quanto in realtà era terrorizzato... solo un
bambino terrorizzato che sentiva la mancanza di suo padre e che
rimpiangeva il tempo in cui i suoi compagni di scuola lo evitavano
piuttosto di fingere un'amicizia che non c'era.
Aveva
tanti “amici” ma non si era mai sentito
più solo
in vita sua, mai come in quel momento in cui la vita gli si stava
rivoltando contro, aprendogli bruscamente gli occhi sulla dura e
cruda realtà dei fatti.
Lui
gli aveva ordinato di uccidere Silente, ma per quanto si fosse
divertito, a scuola, a fare la parte del cattivo, Draco non era altro
che un sedicenne spaventato e solo.
E
infine era arrivata lei.
Non
aveva mai badato prima a quella ragazzina evanescente, stranamente
esuberante nonostante continuasse vistosamente a lamentarsi, quasi
che si divertisse ad ostentare la sua sventura. Mirtilla lo aveva
capito subito, unica nella scuola, si era accorta delle sue lacrime
nascoste, si era avvicinata e con quella sua voce sottile lo aveva
confortato, gli aveva posato una mano sulla spalla con una sgradevole
sensazione di gelo, un gelo che in qualche modo lo aveva scaldato.
Era
così “vitale” nel suo essere morta, con
la voce
acuta e un po' lontana, gli occhiali e le lentiggini ancora visibili.
Mirtilla si era seduta su uno dei lavandini e lo aveva ascoltato
piangere senza che questo lo infastidisse.
“Non
essere triste”, aveva sussurrato, “ o
sarò triste
anch'io!”
Draco
aveva alzato lo sguardo, trovandola a pochi centimetri dal suo naso.
Aveva avuto gli occhi nocciola, in vita, con sottili striature che
ora apparivano argentee. La trovò carina e rassicurante
nello
stesso modo in cui era rassicurante l'abbraccio di sua madre.
Era
tornato così tante volte in quel bagno! Quando aveva paura,
lei era lì per rassicurarlo; se la disperazione
diveniva
troppo grande, lei era sempre lì con una
parola
gentile, una battuta per farlo ridere. Diceva che la sua risata la
faceva sentire un po' meno morta, ma non le aveva mai detto che
quando parlavano si sentiva meno morto anche lui... si sentiva come
se avesse un'amica, come se Voldemort, la guerra, la scuola in mano
ai Mangiamorte, fossero solo ombre destinate a svanire presto.
E
mentre era circondato dalle braccia amorevoli di sua madre, con gli
occhi stanchi di Lucius che lo guardavano, non si sentiva solo felice
perché erano salvi, perché il terrore era passato
o
perchè avevano evitato Azkaban , si sentiva bene
perché
il sorriso timido di Mirtilla non aveva mentito nelle sue promesse,
perché avrebbe potuto vederla ancora una volta, seduta sul
lavandino nel suo bagno abbandonato.
Ricordava
quegli anni bui mentre stringeva tra le braccia Astoria, splendente
nel suo abito da sposa, uno strano senso di triste malinconia che gli
attanagliava il petto. Pensava che avrebbe potuto far danzare la
figura, meno slanciata ma altrettanto amata, di quella buffa
ragazzina fantasma... se fosse stato più fortunato, se il
mondo fosse stato al contrario, lui avrebbe potuto sposare la sua
amata Mirtilla, l'unica che aveva saputo vedere le sue lacrime e la
sua paura. Se tutto fosse andato come avrebbe voluto, lei
non
avrebbe fluttuato per sempre in un gabinetto di Hogwarts, se avesse
potuto plasmare il mondo a suo piacimento, Mirtilla non avrebbe
risposto con la voce incrinata un “Guardami, non vedi che
sono
morta?” quando le aveva confessato i suoi sentimenti, la
mattina del suo ultimo giorno da studente.
Ma
Draco aveva imparato ormai da anni che la vita non va sempre come
vorresti, che non sempre basta nascondersi nell'abbraccio della
propria madre o avere fiducia nel proprio padre... e aveva imparato
dolorosamente che non si può amare una ragazza morta.
***
Angolo
Autrice:
uh,
caspita, questa storia è stata un vero e proprio parto!
Voglio
ringraziare prima di chiunque altro FataFaby89
per
aver indetto lo splendido contest
La
Fiera dell’Impossibile.
Binomio bilanciato di Angst e Fluff
a
cui questa storia ha partecipato, classificandosi IV e aggiudicadosi
il premio IC. Sono particolarmente contenta di quest'ultimo
riconoscimento perchè tego sempre al mantenere i personaggi
perfettamente IC e mi batto streuamente contro l'OOC ingiustificato
cui, purtroppo, il fandom di Harry Potter è particolarmente
soggetto, soprattutto riguardante il povero Draco.
Infine
ringrazio voi, i miei lettori che sono arrivati fin qui e, ricordate,
lasciare una recensione non vi procurerà malattie mortali,
né
perdita di capelli, in compenso mi farà molto felice.
Thiliol
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