Stream of Consciousness

di Cathy Earnshaw
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Il Vento qui è una presenza tanto costante che quando non soffia mi sento sola. Infondo, è una compagnia. Anche lui accarezza solitario la cupa brughiera, ogni giorno, ogni notte, per tutta l’eternità. Dove va il Vento quando non soffia? In un limbo di semi-esistenza, come me? Oppure riposa, in una caverna dei Peaks? O, perché no, magari si nasconde da qualche parte e osserva la vita degli uomini…sono interessanti gli uomini. Si arrovellano il cervello per trovare una scorciatoia alla vita eterna, senza capire che non devono ragionare in termini di Inferno e Paradiso, senza immaginare che c’è molto di più! Se vedessero me, per esempio, che cosa penserebbero? Che sono uno spettro, naturalmente. Sono una giovane madre sfortunata che è morta da tanti anni ormai, impazzirebbero alla mia vista. Eppure uno spettro non sono. Ma non sono nemmeno viva. E nemmeno morta. Qualcuno potrebbe pensare che io sia una non-morta, una nosferatu, un vampiro, ma la realtà è che non sono nemmeno questo. Che cosa sono dunque? Non lo so per certo nemmeno io, per quanto passi il mio illimitato tempo a domandarmelo. Non ho segni vitali: non respiro, il mio cuore non batte, non sanguino, la mia pelle è gelata. I miei occhi sono sensibili alla luce , perciò posso uscire soltanto di notte. Le mie orecchie non sopportano più i suoni troppo intensi. Non ho bisogno di mangiare, di bere né di dormire. Eppure sono qui, i miei piedini lasciano impronte sulla terra. Niente come questo dimostra che non sono uno spirito. Posso parlare, e i vivi sentono la mia voce. Posso piangere, e le lacrime mi bagnano le guance. Qual è la soluzione a questo mistero, dunque? Non ho ancora una risposta a questa domanda…e forse non l’avrò mai…quello che è certo è che io e il Vento non siamo fatti della stessa sostanza. E quando non soffia mi manca tanto. 




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