Questo
capitolo può essere tranquillamente letto singolarmente,
come una storia a sé stante. Per chi li ha letti, invece,
questo può essere
considerato un missing moment de “L’appartamento
spagnolo” e di “Life as we
know it”.
I
personaggi non mi appartengono e non ne ricavo niente.
A
FUNNY THING HAPPENED ON THE WAY TO YOU
Capitolo
1 – Il
Porto
“e
forse e questo che mi stanca
il
sapere che è così “*
C’è
una bottiglia di
vino vuota sul tavolo. È un Bordeaux dell’84,
un’ottima annata.
Antonio si ferma qualche
secondo ad osservare i riflessi sul
vetro verde della bottiglia, gli effetti che la luce gialla della
lampadina
sopra al tavolo produce sulla superficie arrotondata.
Francis mormora qualcosa
ma la voce viene attutita dal suo
stesso gomito, sul quale è appoggiato brutalmente.
« Devo chiudere,
Francis» ribadisce lo spagnolo lanciando
un’occhiata strana all’amico accasciato sul
tavolino.
« Fallo, allora
» sibila il francese con la voce ringhiosa
di un ubriaco. Ubriaco lo è per davvero, e non è
una novità. Non di questi
tempi, almeno. Antonio lo sa bene, l’ha visto in quello stato
un po’ troppe
volte per non conoscerne la causa. E più ci pensa e
più vorrebbe ridursi in
quel modo anche lui, bere fino a collassare su un tavolo e non pensarci
più.
Con un sospiro rassegnato
manda a casa il barista e chiude
da solo il locale, tirando giù tutte le saracinesche e dando
due giri di chiave
anche alla porta, per sicurezza.
Ma poi non se ne va a
casa. Afferra lo schienale di una
vecchia sedia di legno scuro e la trascina fino accanto a quella del
francese.
Porta con se una bottiglia di Porto e un paio di bicchierini.
Il Porto non gli
è mai piaciuto troppo, ad essere onesti. I
Portoghesi in generale non gli sono mai piaciuti, ma proprio per questo
è il
liquore adatto a quella sera. E a quella prima, e quella prima ancora.
Con movimenti abili e
silenziosi apre la bottiglia e versa
il liquore scuro nei due bicchierini, osservando la sua
densità e il suo
colorito bruno.
Francis alza appena il
capo quando sente l’aroma del Porto
diffondersi tra loro e un sorriso appannato compare sul suo viso. Ha la
barba
rada e i capelli in disordine, ma Antonio pensa comunque che sia
affascinante.
Forse se non fosse il suo migliore amico ci proverebbe perfino. Ma non
è quello
il momento di fare certi pensieri.
Porge uno dei due
bicchieri a Francis ma un attimo prima che
le sue dita affilate lo afferrino si tira indietro e gli lancia
un’occhiata
ammonitrice.
« Forse non
dovrei dartelo. Hai già bevuto troppo».
Francis ghigna divertito
ma il suo tono è tutto fuorché
amichevole. È denso quanto il Porto e decisamente
più amaro.
« Fai il bravo,
Antonio. Non rovinarmi la serata».
« Credo che tu
te la sia già rovinata da solo » commenta lo
spagnolo lasciandogli il bicchiere e afferrando il proprio «
Ti rovinerai la
vita continuando a pensare a lui».
Gli occhi chiari di
Francis si assottigliano di colpo e
butta giù il liquore tutto di un colpo, stringendo poi le
labbra con una
smorfia di disappunto.
Antonio sa che non ne
vuole parlare. Non ne vuole parlare
mai, ma prima o poi dovranno farlo. Antonio è ancora
convinto che parlare
faccia bene, che sia qualcosa di catartico. Per questo cerca di indurre
il
francese a parlare, perchè è lui per primo ad
aver bisogno di liberarsi da un
po’ di pene.
Francis invece
è meno ingenuo e più disilluso. Sa che
parlare, in certi casi, non serve a niente e fa solo più
male.
Una cosa è
accettare di avere un debole per uno stronzetto
inglese che però preferisce Mr America. Un’altra
cosa è ammettere davanti al
suo migliore amico che è talmente stupido da essersi preso
una cotta per la
persona sbagliata e che si sta ubriacando per non pensarci.
« Lascia
perdere» sospira sperando che Antonio sia
abbastanza furbo da cambiare discorso e versare un’altra
generosa dose di
Porto. Ma lo spagnolo è ottuso, e sostanzialmente troppo
buono per lasciar
cadere un discorso in quel modo.
« Prova a
sfogarti, Francis. Può farti bene, magari. Pensi
che non ti potrei capire? Che non ti potrei aiutare?».
« Lascia-perdere
» sillaba con maggior astio Francis con gli
occhi piantati sul fondo del suo bicchiere. Gli manca il vino. Gli
manca la
Francia, dannazione.
« No, non lascio
perdere!» continua ad insistere Antonio, e
il biondo sa già che finirà col perdere la
pazienza « Non puoi continuare in
questo modo, Francis. Devi fare qualcosa, risollevarti
oppure...».
« Oppure
cosa?» esclama Francis e in quel momento non sembra
affatto ubriaco. C’è una lucidità
dolorosa e reale nel suo sguardo e nelle sue
parole mentre si raddrizza e punta un indice contro l’amico
« Perchè non
parliamo anche di te, Antonio? Eh? Perchè non parliamo del
tuo piccolo e
adorabile Romano?».
« Lascialo
fuori» borbotta Antonio ma Francis non si
preoccupa. Conosce Antonio sa secoli e sa quando è il caso
di farla finita. Sa
riconoscere il momento in cui gli occhi dello spagnolo diventano scuri
e
cattivi, quando non bisogna spingersi oltre e aspettare, sperare,
che gli passi.
Questo non è
uno di quei momenti, per fortuna. Perciò
Francis ghigna e sbotta « E perchè dovremmo? Forse
perchè ti fa troppo male
pensare che ti ha lasciato? Che è chissà dove e
con chissà chi? Ti fa male
pensare che forse tu non eri abbastanza, che forse prima o poi potrebbe
incontrare
qualcuno meglio di te?».
Le mani dello spagnolo
tremano sulla superficie liscia del
tavolo. Una scatta all’improvviso andando ad afferrare il
colletto della
camicia del francese, che sgrana gli occhi ma non demorde. Antonio non
può
essere così stupido da pensare di intavolare una
conversazione del genere e non
pagarne il prezzo.
Con la sua solita faccia
tosta e un briciolo di cattiveria
continua « Certo che ti fa male, stronzo. Ti rode pensare a
lui, pensare che
forse passerà un bel po’ di tempo prima di
rivederlo. E ancora di più prima di
portartelo di nuovo a letto. Perchè non parliamo anche di
questo?».
Antonio gli sferra un
pugno tremendo che viene subito
ricambiato da un calcio all’addome. Entrambi rotolano per
terra, facendo cadere
un posacenere e una sedia. Si rotolano per qualche istante, cercando di
farsi
più male possibile.
« Stai
zitto» sibila Antonio col labbro sanguinante e gli
occhi lucidi di frustrazione. Sa che Francis ha ragione e proprio per
questo
vuole farlo tacere.
« Col cazzo. Hai
voluto parlarne? Bene, parliamone!» ringhia
il francese caricando alla cieca un pugno « Vogliamo parlare
di come il tuo
pseudo ragazzo abbia quasi paura di te? Di come stia meglio lontano? Di
come tu
gli stravolga la vita? Gli fai più male che bene,
Antonio!».
Lo spagnolo stringe i
denti e gli rifila una gomitata in
pieno petto, pur di non sentirlo. Francis lo conosce da troppo tempo e
sa
perfettamente cosa dire per fargli del male. Sa dove colpire, il
bastardo.
Conosce i suoi punti deboli, prima di tutto il suo rapporto tormentato
con
Romano e il suo senso di colpa che lo lacera ogni giorni di
più.
Romano gli manca come
l’aria, ma allo stesso tempo ci sono
momenti in cui si chiede se forse non sia meglio così, stare
separati. Antonio
sa perfettamente dell’ascendente che ha sul ragazzo, sa
l’effetto che gli fa,
la dipendenza che gli procura. Ed è per questo che si odia.
Davvero, non
vorrebbe renderlo così succube e vulnerabile.
All’esterno
sembra tutto diverso, sembra che Romano riesca a
tenergli testa e che si ribelli a lui. Ma nel profondo entrambi sanno
che non è
così, sanno che se solo glielo chiedesse
l’italiano mollerebbe tutto per lui.
Perchè c’è qualcosa di strano tra loro,
qualcosa di così intenso che è quasi
doloroso. E lui si sente in colpa, terribilmente in colpa, per quello.
Per questo lo ha lasciato
andare, quando ha dovuto. Ha
lasciato che seguisse la sua strada, che tornasse da suo fratello se
proprio
voleva.
E ora se ne pente,
perchè Romano gli manca, gli manca da
morire. E Francis questo lo sa perfettamente, e non esita a
rinfacciarglielo
pur di non esporsi a sua volta.
Antonio lascia cadere il
pugno alzato pronto a colpire il
naso del francese e lascia perdere, perchè tanto non ne vale
la pena. Non vuole
continuare a lasciargli spazio per fuggire.
Francis coglie
l’occasione per saltargli addosso e
prepararsi a colpire a sua volta.
« Hai paura che
si trovi qualcun altro, vero? Che un bel
giorno torni qui mano nella mano con un altro uomo e che ti sbatta in
faccia la
sua felicità, giusto?».
Anche il suo pugno non
giunge mai a destinazione. Francis
crolla miseramente davanti agli occhi verdi dello spagnolo.
« Sei un idiota,
Antonio. Dovresti smetterla di preoccuparti
tanto. Se succederà, lo affronterai, ma fino ad allora non
ti rovinare la vita
con le tue mani. Tu non hai davvero
le prove che Romano vada con qualcun altro, no?».
« No, io
no».
« Bene. Io
invece so, vedo
ogni singolo giorno Arthur e Alfred assieme. Li ho davanti agli occhi
continuamente, sono sempre partecipe della loro fottutissima grande
storia
d’amore. E ti assicuro che preferirei mille volte vivere nel
dubbio e nella
paura, che vivere questo. Questo
è il
peggio, Antonio, credimi sulla parola».
Antonio gli crede,
ciecamente, perchè lo sente tremare sopra
di sé, sente il suo cuore dimenarsi e stillare veleno, e non
può nemmeno essere
arrabbiato per le parole che gli ha rivolto poco prima.
Lentamente gli passa le
braccia attorno alle spalle e lo
abbraccia forte, stringendoselo più vicino. Lo sente sospira
rumorosamente e
affondare il viso nel suo collo, per una volta senza dire nulla.
A nessuno dei due
interessa di essere distesi sul pavimento
sporco di un locale chiuso, del fatto che chiunque passi potrebbe
vederli ed
equivocare, che sembrano davvero due idioti in quel momento.
Non importa,
perchè solo così riescono a sentirsi meno soli,
meno incompleti.
NdB:
Non
so ancora quanti capitoli avrà questa storia, idealmente tre
o quattro, ma è ancora presto per dirlo. Volevo davvero
scrivere qualcosa
dedicato a Francia e Spagna, alla loro amicizia, perché
secondo me c’è tutto un
mondo dietro loro che aspetta solo di essere scritto. I capitoli
racconteranno
la loro storia all’interno de
“L’appartamento spagnolo” ma non in
ordine
cronologico. Ci saranno salti temporali e missing moment che avrei
voluto
inserire ma non ho potuto. Saranno generi differenti, per fortuna non
tutti
malinconici come questo, e naturalmente compariranno anche tutti gli
altri
personaggi, osservando come si sono conosciuti.
Fatte
queste “brevi” premesse, giungo finalmente a
ringraziarvi
per aver letto questo primo capitolo e sarei davvero una donna felice
se mi
lasciaste anche un commentino. Vorrei sapere cosa ne pensate, anche
solo due
parole, perché questa storia mi sta creando un sacco di
patemi d’animo!
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Stadio, “Gioia e dolore”
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