E’ un comune giorno d’inverno.
Fuori le gocce di pioggia cadono insistentemente e un leggero vento federo si abbatte su quel piccolo paese di montagna. Per le strade una giovane ragazza passeggia immersa nei suoi
pensieri e nella musica. Adora passeggiare sotto la pioggia. La rilassa. La
rasserena. Quando è triste passeggiare la rallegra. E questa è una di quelle giornate. Mentre
cammina qualche lacrima le scende sul viso. Al suo piccolo fratello, poche ore
prima, era stato diagnosticato un tumore. Fortunatamente era stato preso in
tempo, i medici erano ottimisti, ma lei si sentiva il cuore squarciato in due. Nonostante i litigi con il suo “marmocchio” erano all’ordine
del giorno, lei amava follemente suo fratello. Erano totalmente diversi, estroverso è allegro lui, solitaria e introversa
lei. Ma questo non voleva dire che non provassero
affetto l’uno verso l’altro. E adesso la notizia del
tumore di suo fratello, provoca nella mora una serie di sensi di colpa.
Dispiacere per quando avevano litigato, per quando non
l’aveva aiutato, e anche per quando l’aveva ferito con le parole. Si pentiva di
tutto quello che aveva detto o pensato in quei sette anni contro quel bambino
che ai suoi occhi, adesso, rappresentava qualcosa di unico
e speciale.
Un’altra lacrima scende dal viso
della mora.
Continua a camminare sotto la
pioggia e non si accorge che sta attraversando la strada. Poco più in là un
giovane gira in moto. Era dovuto uscire per fare degli acquisti per sua madre e
adesso ritornava a casa. Mancava poco più di un metro quando
il giovane si accorge della ragazza che attraversa la strada senza guardare e
istintivamente gira il manubrio e scivola sull’asfalto bagnato dalla pioggia.
Solo sentendo il botto la mora si gira e capisce quello che era
successo. Correndo si dirige dove il ragazzo è scivolato. Ha gli occhi
chiusi e il respiro del giovane è affannoso.
La ragazza cerca aiuto, ma a quell’ora, nella strada, con quel
tempo non c’è nessuno.
E’ ancora intenta a cercare qualcuno quando il giovane apre gli occhi e tenta di
alzarsi.
“Mi sa che sono finito in
Paradiso, perché tu non puoi essere che un angelo.”
Mormora rivolgendosi alla mora.
Lei si gira e scoppia in un
pianto dovuto alla gioia. Quel ragazzo, che l’aveva salvata, adesso stava bene.
“Scusami” disse tra i singhiozzi “scusami.
Avevo l’mp3 nelle orecchie ed ero soprappensiero. Non
mi ero accorta di te. Scusami.”
Il ragazzo la interrompe “Stai tranquilla. Non è successo niente. Comunque adesso che siamo qui mi presento. Piacere Angelo.”
“Ed io Sara.”
“Ma sei di queste parti? Perché io non ti ho mai visto.”
“No…mi sono trasferita per un po’ con la mia famiglia a casa
di mia nonna.”
“Ah ecco perché non ti avevo mai vista. Ma
che ci fa una bella ragazza come te qua, da sola, al buio e sotto la pioggia?”
“Niente di che. Passeggiavo e pensavo. E
invece tu? Non sai che è pericoloso uscire col motorino
quando piove?”
“Si, ma sono uscito per necessità.”
“Comunque scusami adesso devo
proprio andare. Mia mamma sarà in pensiero. E’ più di mezz’ora che sono fuori.”
“Se vuoi ti do un passaggio.”
Lei lo guardò negli occhi. Quelli, così scuri da non fare distinguere le
pupille, gli ispiravano fiducia, tant’è che decise di
accettare la proposta.”
“Ok. Grazie. Io abito vicino la
chiesa.”
Il breve tragitto fu percorso in silenzio. La giovane
stranamente si sentiva serena. Quell’incontro
sembrava averle rasserenato un po’ l’anima. Appena
arrivati davanti casa entrambi i ragazzi si diressero
verso le rispettive case. Appena la mora entò nella
sua, trovò ad attenderla il suo piccolo marmocchio che gironzolava per casa.
Appena la vide il bimbo le corse incontro e le saltò
in braccio e la baciò.
“Ciao sorellina. Vieni di là con me
a disegnare?” Disse scendendo di nuovo per terra e trascinandola nella sala da
pranzo tenendola x mano.
“Ok Luca. Un attimo che saluto
mamma e nonni e vengo.”
E così dopo averli salutato si
diresse nella stanza per giocare con suo fratello. Passarono tutta la serata a
ridere e scherzare. E la sera quando la mora si
diresse nella sua stanza, ripensando alla serata appena trascorsa, al suo
piccolo fratellino, a quel dolce sorriso sdentato, copiose lacrime scesero dal
volto della giovane.
Il giorno successivo doveva essere un giorno
come tanti altri, ma per la mora non fu così. La mattina passò normalmente a
scuola e il pomeriggio lo dedicò a suo fratello. E’ solo sera
quando decide di uscire di nuovo a fare una passeggiata. Mentre cammina
immersa nei pensieri non si accorge di essersi
allontanata troppo da casa. E’ buio e la paura comincia a
impossessarsi di lei. Non dovrebbe trovarsi in quel cantiere deserto a quell’ora del giorno. Soprattutto
durante una giornata d’inverno. Comincia a tremare. Torna
indietro per tornare a casa, pa qualche metro dopo
comincia a sentire dei rumori. Cammina più veloce. I rumori si fanno
sempre più forti, sempre più vicini…lei comincia a correre, ma una mano si
poggia sulla sua spalla e lei comincia ad urlare…chiede aiuto con tutto il
fiato che ha in gola.
“Ehi Sara, calmati sono io.” Dice una voce calda e
rassicurante. Lei si gira tutta tremante e lo vede. Il ragazzo che aveva
incontrato il giorno prima…era lui a seguirla. Sul suo
volto nasce una risata mista di paura e felicità.
“Angelo, mi hai fatto paura.”
”Si ma te che ci facevi qua a quest’ora?
Non è posto per te. “
”Mi sono persa. O meglio non mi sono accorta di essere
arrivata così lontano. E tu invece? Che
ci facevi qua?”
“Io abito qua vicino. E comunque
poco distante da qua c’è uno spazio all’aperto. Ed è
là che alleno alcuni ragazzi dell’oratorio. Faccio volontariato. E’ così bello
vedere nascere un sorriso sul volto dei bambini. Mi piacerebbe fare di più. Tutti
noi che diamo una mano all’oratorio vorremmo fare di
più, ma siamo così pochi.”
“Deve essere bello. Mi piacerebbe poter dare una mano.”
”E allora perché non vieni? I bambini sarebbero felici di conoscerti.”
“Si, ma non so cosa potrei fare. Non sono brava nello sport.”
“Potresti aiutarli nello studio…cosa ne pensi?”
“…Sai che ti dico? Ci sto. Posso venire
quando voglio?”
“Certo l’oratorio è sempre aperto. Sarà un piacere averti
nella squadra.”
E immersi nelle chiacchiere i due
giovani arrivano davanti la casa della giovane. Lì il moro bacia sulla guancia
la giovane e le porge un foglietto con un numero.
“Questo è il mio numero. Mi farebbe piacere rivederti, e non
per caso. Mi farebbe davvero piacere conoscerti. Se ti
va fammi sapere. Ciao.”
La ragazza rimane allibita. In soli due giorni la sua vita
stava avendo una svolta.
Il giorno dopo decide di presentarsi all’oratorio. Lì tutti
l’accolgono con una gran felicità. I bambini le fanno festa ed è in ognuno di
loro che rivede il suo piccolo fratellino. Questo le causa un po’ di tristezza, ma stringendo i denti, la
nasconde e va avanti.
I giorni passano così, felici. Lei è serena. Ha trovato un
nuovo amico, i bambini la rendono felici, e i medici dicono
che in suo fratello ci sono dei miglioramenti positivi.
Ma non sempre le cose belle durano
all’infinito.
E’ una mattina di primavera quando
i suoi genitori le telefonano a scuola. Il suo fratellino era stato ricoverato.
Si era sentito male e i suoi genitori l’avevano portato in ospedale. Le
condizioni erano peggiorate, ma adesso si erano stabilizzate.
“Ehi piccolo come stai?” dice la giovane accarezzando la
fronte del bambino.
“Voglio tornare a casa Sara.”
“Lo so, ma devi stare qua ancora qualche altro giorno ok? Mi prometti che farai il bravo bambino e non farai i capricci?”
“Promesso. Ma tu mi vieni a
trovare?”
“Certo amore mio. Ma adesso riposa.”
”Ok.”
Nei giorni successivi le condizioni del piccolo migliorano
leggermente, tant’è che può tornare a casa. Tutti lì
a casa fanno di tutto per non fargli mancare niente. Lo
coccolano, lo viziano e gli stanno vicino. Anche il
giovane Angelo prende a cuore quel bambino e cerca di dedicargli tutto il tempo
libero possibile. Ed è così che i due giovani passano
sempre più tempo insieme e dentro di loro nasce un sentimento ancora
sconosciuto. Entrambi sanno con certezza di potersi
fidare l’uno dell’altro. Ogni piccolo dubbio, ogni
piccolo problema lo discutono insieme e trovano una soluzione. Dopo qualche
mese diventano inseparabili. La madre della giovane li chiama Pappa e Ciccia. E’
felice della loro amicizia e spesso ringrazia Angelo per essere vicino ai suoi
figli in un momento per loro così difficile. Avrebbe potuto
scappare, gli ripeteva sempre, interrompere quell’amicizia
con sua figlia. Eppure non l’aveva fatto. Gli era
stato sempre vicino anche nei momenti più difficili. Anche
quando tutti gli amici che si proclamavano tali, ma che erano soltanto degli
ipocriti, l’avevano abbandonata. E lei gliene era
grata.
I mesi passavano e arriva il giorno
dell’ottavo compleanno del marmocchio. Quel giorno ci fu festa generale, ed era
come se tutti i problemi in un lampo fossero spariti. Ma
non era così. Da quando il piccolo era stato ricoverato era stato sottoposto a una serie di esami e di cure che continuano anche adesso. Ma la loro famiglia non dispera. Crede che il bimbo guarirà
e che tutto tornerà come prima.
Un pomeriggio di agosto la giovane
mora si dirige in chiesa. Sente il bisogno di pregare. Di chiedere al Signore
un aiuto. S’inginocchia e con le mani giunte chiede a Dio di fare guarire il
suo piccolo fratellino. Ne è certa! La sua preghiera verrà esaudita. Infatti un giorno d’inverno
i suoi genitori vanno a parlare con il medico. Pochi giorni prima il piccolo
bambino aveva fatto degli esami e quelli erano i
risultati.
“Signori voglio dirle che ci sono
delle cose a cui neppure la scienza sa dare delle risposte. Ci sono dei casi,
come il vostro, che non hanno alcuna spiegazione. Il
tumore che vostro figlio aveva è sparito completamente. Certo noi adesso
rifaremo delle analisi, ma posso dire quasi con certezza, che suo figlio è
completamente guarito.”
I visi dei genitori del bimbo si rilassarono. Sul loro volto
si formò un sorriso e dai loro occhi nacquero delle lacrime di gioia. La mora , da parte sua, ringrazia mentalmente il Signore per avere esaudito
la sua preghiera.
Appena usciti dall’ospedale la giovane manda un sms al suo caro amico.
‘ Nuove notizie da darti. Ti
aspetto lì, nel posto dove ci siamo conosciuti alle 17:00’
Attende il messaggio di conferma e si dirige verso il luogo
dell’appuntamento. Lui è già là ad attenderla. Ma nel
suo volto si legge un messaggio di tristezza. Non è felice…anzi tutt’altro. Sembra triste.
La ragazza gli corre incontro e gli salta addosso
allungandogli le braccia in torno al collo.
“Angelo, Luca è guarito completamente. Le mie preghiere sono
state ascoltate…come sono felice!!!”
Il giovane si scosta dalla ragazza.
“Ehi Angelo, che succede?”
“Succede che ci sono alcune cose che non ti ho mai detto su di me. E oggi è il momento di farlo. Vieni
sediamoci su quel gradino…ti spiegherò tutto.”
“An, ma cosa succede? Cosa mi devi dire?”
“Sara, ti ricordi quando ci siamo
incontrati cosa ti era successo?”
”Si…a Luca era stato diagnosticato il tumore e allora?”
“Già…e noi quel giorno ci siamo incontrati. Ma ti sei mai chiesta perché? Perché
proprio quel giorno? Non è stato un caso Sara. Io sono stato mandato da
Qualcuno per proteggerti e darti la forza di continuare ad andare avanti.”
”Che significa?”
Il giovane scosta un po’ il retro della maglietta e fa
vedere i segni che porta sulla schiena.
“Un giorno mentre andammo a mare mi chiedesti che cosa
fossero quei segni e io evitai il discorso. Beh questi sono i segni che hanno
gli angeli quando nascondono le ali.”
”Gli angeli?” Domandò lei allibita.
“Si Sara. Io sono
un angelo Sono stato mandato qua per proteggerti. Dapprima dovevo farlo
senza che tu te ne accorgessi, ma la tua tristezza mi
ha convinto a presentarmi. Mi ero detto che sarei
comunque riuscito ad andarmene appena finito il mio compito.”
“…”
“Ma qualcosa è andato storto.”
“…”
“Mi sono innamorato di te. Dalla prima
volta che ci siamo incontrati. Non l’ho mai ammesso a me stesso, ed è
per questo che sono riuscito a rimanere per così tanto
tempo sulla terra. Ma oggi non ho potuto fare a meno
di pensare a quanto mi mancavi, a quanto la mia vita fosse cambiata con te. A quanto ti amavo. Ed è per questo
che stasera dovrò tornare. Perché gli angeli non possono
innamorarsi. Io terrò sempre nel cuore qualcosa di speciale…terrò nel cuore il mio amore per te.”
Solo in quel momento la ragazza, rimasta immobile, si alzò e
baciò con passione il suo amico.
“Angelo anche io ti amo. Non puoi rimanere qui, sulla terra?
Staremo insieme per sempre…”
“No Sara, purtroppo no…ma sapere che anche tu mi ami, anche
se rende il distacco più difficile, mi rincuora molto. Sappi che io ti starò
sempre accanto, anche se non mi vedrai, anche se non mi sentirai, anche se non
potrai mai toccarmi…io ci sarò.”
Le da un soffice bacio sulle labbra.
“Adesso è ora di andare amore mio. Grazie di esistere…e
grazie per avermi donato il tuo cuore. Ti amo…”
La ragazza lo guarda scomparire…pian piano
il volto del giovane non si vede più…sparisce…diventa un tutt’uno con l’aria. La ragazza è immobile. Non sa cosa
fare o dire. Vorrebbe piangere, ma si rende conto che
non sono questi i motivi per farlo. Anche perché lei è stata
fortunata. Ha avuto la possibilità di avere un
amore puro sincero…
Era stata amata dal suo angelo custode…