- Draco!- la sua voce è tanto dolce, sembra fatta di
zucchero filato.
Corro fino al suo grande letto, è troppo alto per me, non
riesco a salire. Si china e mi afferra con le sue braccia deboli, un po’
tremanti, e con quella mano delicata, sembra una rosellina, mi carezza la mia
zazzera bionda. Vedo i suoi occhi violetti che riflettono la sua gioia nell’avermi
un po’ accanto a sé. Ma io sono tanto contento le poche volte che riesco ad
entrare nella sua stanza luminosa.
- Draco!- ripete nel suo sussurro dolce, come il vento che
passa tra i capelli nelle giornate di inizio autunno. Rido, contento di
stringermi a lei, contro il suo corpicino caldo. Carezzo con una mano i suoi
capelli biondi, lunghissimi, sparsi tutt’intorno al suo cuscino come raggi di
un sole che lei non può vedere.
Vedo il suo viso pallido, illuminarsi come una fiamma, i suoi
occhi velati, sembrano felici in quegli attimi che sembrano durare così tanto…
Vedo la sua mano scarna avvicinarsi e sfiorarmi, come se avesse paura di
rompermi, l’afferro con le mie mani, più piccole delle sue, rimaniamo così
per tutta la vita, insieme…
- Draco!- questa voce non è dolce come quella di prima, è
aspra e furente. Mi sono accorto di stare sognando ad occhi aperti, come mi
succede spesso in questo periodo.
- Dimmi… mamma…- ho qualche incertezza nel pronunciare
quella parola finale, come se fosse una risposta ad un quiz della McGrannit.
- Draco Malfoy! Ci sono ospiti in Sala, io e tuo padre
desideriamo che tu scenda…- mi ficca le sue unghie lunghissime nel palmo della
mano, strattonandomi per le scale.
- Ma chi sei tu, per comandarmi? Pretendi che ti chiami
madre, ma non hai nessun legame di sangue con me…- penso spesso queste parole,
vorrei dirle, ma mi manca il fegato…Forse ha ragione il Potter ha dirmi che
sono un vigliacco.
Scendo le scale con riluttanza, ripensando con nostalgia al
profumo della mia mamma, la mia vera madre. Lei era naturale, mentre Narcissa mi
sa tanto di artificioso. Ripenso al suo profumo di rose, di pini bagnati vicino
al mare al pomeriggio, di vaniglia… Di tutti gli odori che adoro…
Stendo le labbra in un sorriso triste, ripensando a quando
stavo attaccato al suo collo sottile.
- Cosa hai da sorridere?- Narcissa mi interroga brutalmente.
- Mi preparavo per gli ospiti… Quale pallone gonfiato o
gallinella chiocciante hai invitato, stavolta?- chiedo candidamente,
aspettandomi uno schiaffo, che arriva puntualmente. Non voglio darle la
soddisfazione di vedermi piangere, ma nonostante la forza di quella mano, non
sento più il dolore, ne ho passate tante, ormai non riuscirei a piangere
nemmeno se… Forse esiste solo un modo… Mi correggo, parlate male di
Magdalene, di Magda, della mia dolce mamma e avrete Draco Malfoy ai vostri
piedi.
Entro nel salotto, sedendomi accanto a mio padre, che mi
presenta compiaciuto agli ospiti.
- Oh, Draco! Ma come sei fatto grande! Sei fatto un così bel
ragazzo! Quanti anni hai? Diciassette?- mi interroga una vecchia che sembra
conoscere vita morte e miracoli a mio riguardo.
Stringo i denti e stiro nuovamente le labbra in un sorriso,
odio le falsità di questi complimenti, ma se faccio un passo falso dopo saranno
guai.
Sorbisco il mio succo di zucca ghiacciato abbassando gli
occhi e dopo aver annuito un paio di volte e fatto qualche domanda e aver
parlato di Pozioni, chiedo il permesso di ritirarmi nella mia stanza, con la
scusante dei compiti delle vacanze.
I capelli biondi di mio padre risplendono e i suoi occhi
ammiccano al vecchio e grasso signore seduto in un angolo - Eh, sì! Il mio
Draco tiene molto allo studio! E’ sempre chiuso in camera sua a studiare,
avrà un brillantissimo futuro!- scandisce bene le parole e mi lancia un’occhiatina
significativa: il messaggio è chiaro.
Sa benissimo che è solo una scusa per levarmi da lì, e i
suoi occhi grigi, mi lampeggiano in uno strano codice la notizia di una futura
punizione; pazienza ci sono abituato ormai.
Mi alzo, salutando cerimoniosamente gli ospiti, quando la
signora riesce a fermarmi a sua insaputa con queste candide parole:
- Certo Narcissa che tuo figlio è veramente un bel ragazzo…
Chissà avrà sicuramente la ragazzina…- è tutta un’ipocrisia, la bellezza
non esiste, io non sono bello e tanto meno fidanzato.
Vorrei girarmi e gridarle di ficcare quel naso negli affari
altrui, ma le mie gambe si rifiutano di obbedirmi e continuano a camminare
lentamente verso l’ingresso.
Comincio a correre via dall’angustia che mi provoca Villa
Carambola in questo periodo e mi rifugio in una macchia di gigli viola;
sedendomi su una pietra a forma di podio mi accorgo con tristezza che sono dello
stesso colore degli occhi di mia mamma, forse un caso dato che mio padre, spinto
da una commozione del tutto estranea alla sua natura la seppellì in un luogo
che avrei potuto raggiungere, ma senza nessuna lapide. Forse i gigli sono un
segno mandato dalla mia Magda, per dirmi che mi vuole bene… E’ stupido da
dire ma questo pensiero mi fa venire le lacrime agli occhi.
^^
- Evaristo…- Narcissa è ha conoscenza di quanto odi essere
chiamato con il mio secondo nome.
Si avvicina con passo felpato a me, avanzando come una
pantera che punta una preda.
Mi sorride, un sorriso cattivo, le sue labbra rosse
ammiccano, i suoi occhi azzurri sono freddi come l’acciaio e mi trapassa da
parte a parte; il suo vestito scarlatto sedendosi sull’orlo del mio letto
fruscia, come un sibilo di serpente.
- Evaristo, tesoro…- il suo tono non mi convince per
niente, un falso tono di preoccupazione - Ti vedo un po’ pensieroso negli
ultimi giorni… Capisco, si avvicina l’anniversario della morte di… Quella
donna…- le sue ultime parole mi fanno correre un brivido lungo la schiena e
stringo forte i pugni. - Ti ho visto, oggi, sederti lì alla sua tomba e penso
che sia meglio farla rimuovere, non credi?- il sangue che scorreva dentro di me
si gela all’improvviso. Sono pietrificato. Mia madre era una delle persone
più buone del mondo e si è dedicata sempre ad aiutare gli altri e cosa ne
riceve? Nemmeno un po’ di gratitudine, nemmeno un posto dove il suo corpo può
giacere… Sollevo lo sguardo dalla coperta e fisso gli occhi glaciali di
Narcissa, percepisco la sua felicità nel vedermi completamente annientato, la
sento godere della mia infelicità.
Mi alzò in piedi, sono più alto di lei, anche se ho solo
quindici anni, ma la sovrasto. Alzo la mano per colpirla sulla bocca, per
cancellare il ricordo delle sue parole, finalmente posso vendicarmi, non sono
più il Draco animaletto da compagnia, non sono più il ragazzo da seviziare nel
suo animo…
-Lucius!- è arrivato il cavaliere a salvare la damigella. Mi
blocco istintivamente, resto con la mano alzata.
I suoi occhi, che tutti definiscono uguali ai miei,
lampeggiano di furore, sono stato io a firmare la condanna a morte di mia madre.
Dopo che se ne sono andati, Narcissa rientra furtivamente in
camera mia, con la sua faccia disgustata dalla mia presenza:
- Tua madre non era un modello di virtù…- sibila
massaggiandosi il braccio destro con il sinistro.
- Sennò non sarebbe rimasta incinta a sedici anni…- vede
che non controbatto e cerca di provocarmi ancor di più, per peggiorare la mia
situazione.
- Tu, Draco, sei figlio del peccato.- sussurra avvicinando il
suo volto al mio.
^^
La fine delle vacanze è come una specie di sollievo per me.
Sento il peso delle tensione che grava in casa mia scivolare via dalle spalle;
è una fortuna che io passi la maggior parte del mio tempo ad Hogwarts,
trascorrere tutto l’anno con mio padre e sua moglie deve essere un vero
inferno.
Mi immagino un vortice rosso infuocato, con una regina dai
capelli biondi macchiati di sangue che mi colpisce a suon di frusta, sorridendo
ad ogni ferita che si apre nel mio corpo martoriato dal suo laccio di cuoio. Mi
vedo distintamente nella mia mente, alzarmi, tremante, raggiungere la mia
aguzzina e prenderle la frusta: ora sarà lei a soffrire, ad invocare pietà,
umiliarsi, strisciando sulle ginocchia fino al mio corpo sul seggio. I suoi
occhi blu non hanno perso la loro perfidia e ardono di una luce malvagia:
sicuramente prevede per me atroci torture; ma io non demordo, continuo a
fustigarla, fino a che vedo i suoi abiti completamente lacerati e il suo corpo
interamente segnato da lunghe striature rosse.
Mi risveglio da quella goduriosa fantasia, non è la prima
volta che immagino per Narcissa situazioni del genere, a volte anche più
cruente e violente. In fondo, è colpa sua se per mio padre sono solo una
persona da addestrare a mantenere alto il nome della famiglia, che deve onorare
a dovere il casato dei Malfoy. Lui non capisce che un’esistenza priva del
minimo calore fa di me un mostro incapace di amare, anche se all’apparenza
sembro proprio così. Sono spregevole, ed amo esserlo, amo vedere le facce
disgustate degli altri quando parlo, amo essere considerato un animale, nel vero
senso della parola. Ma una piccola parte di me è ancora capace di provare un
minimo d’affetto nei confronti della gente, e il solo merito è di mia madre,
che nei pochi anni che mi ha avuto accanto a sé è riuscita ad insegnarmi
tanto.
Ripenso ai suoi occhi viola, splendenti come polle di una
sorgente sacra, lei è l’unica persona che conosco che è bella… Era dovrei
dire… Sento uno strano pizzicorino alla gola e mi viene una grande voglia di
avere qualcosa da abbracciare; sta succedendo di nuovo, sto piangendo. Le
lacrime bruciano sul mio viso gelido, ma con un gesto brusco le rimuovo dal mio
volto. Ripenso ai suoi capelli dorati, come le spighe maturate d’agosto, che
si spandevano intorno a lei come una corona quanto mai preziosa. Afferro il
libro di trasfigurazione e lo sbatto violentemente per terra.
- Non è giusto e basta… La vita è ingiusta con me…-
borbottii senza senso sgorgano dalle mia labbra.
^^
- Se il tuo andamento si rivelerà quanto mai deludente come
gli anni passati e se scopro che mio figlio si è fatto battere a Quidditch da
Potter e nel rendimento da quella sporca Mezzosangue…- la predica di mio padre
è uguale tutti gli anni, mi ricorda tanto il Professor Ruf… Potrebbe fare
qualche volo di fantasia, così come potrebbe benissimo tingersi quei capelli
chiari, non vorrei che lo riconoscessero per mio padre, il padre di quella
deludente creatura chiamata Draco Malfoy.
Il viaggio verso la stazione si svolge nel più completo
silenzio, intuisco quindi che è ancora arrabbiato per il mio “riprovevole
comportamento verso i confronti di tua madre, che si è sempre preoccupata per
te”, citando le sue testuali parole, che scalfiscono il mio animo in minima
parte.
Tua madre, cioè mia madre… Io non mi sono mai comportato
male con lei, la amavo e amo teneramente tutt’ora, struggendomi ancora per
risentire il suo profumo o per essere avvolto nel suo abbraccio leggero, come i
baci che mi dava, dolci come un frutto maturo… Vorrei correggere mio padre,
“nei confronti della lurida sgualdrina che ho preso in moglie…” ma so che
è inutile. Più mi ribello, più duri saranno gli anni da passare con lui.
Non si gira nemmeno a salutarmi come di consuetudine, quando
mi sbarca nel marciapiede della stazione babbana; io sbatto con violenza la
porta e vado via, correndo, finalmente felice dopo quell’estate da incubo.
Ma veramente felice non potrò mai esserlo… Io… Io… Mi
mancano le parole, non riesco a dirlo. A me manca mia madre e il fatto che non
la rivedrò mai più mi provoca fitte lancinanti al petto, il cui dolore non si
acquieterà mai.
^^
^^
Mi sento sperso in quella grande marea di teste e divise
nere, gli occhi mi si offuscano un attimo alla vista di una ragazza dai capelli
dorati; corro per vederla in faccia, ma mi accorgo che è una stupida Corvonero
e l’aggredisco a parole. Lei non deve osare di assomigliare a Magda, non si
deve minimamente provare… Sono pazzo lo so, ma mi rende furente la minima
rassomiglianza della gente con qualsiasi cosa riguardi la dolce Magadalene.
Accolgo con uno sguardo freddo Vincent e Gregory, che d’altra
parte sono la miglior compagnia che potrei desiderare; loro ci sono ma sono
talmente idioti che non capiscono niente di me e quando sono coloro non devo
fingere e posso lasciarmi andare, non si accorgono di niente. Mi ritengono un
capo fido e bravissimo e questo mi basta… Mi sento in colpa a pensare simili
cose, gli voglio molto bene a tutti e due, probabilmente tutti pensano che io li
sfrutti, ma anche ora, vedendoli avvicinarsi a me, provo una strana ondata d’affetto,
per coloro che nonostante la loro ottusità e stupidità forse hanno capito più
di chiunque altro la vita.
Vedo i mantelli delle piccole ragazzine frusciare per terra,
le loro chioccianti risatine mi innervosiscano e con un cenno ordino a Gregory
di provvedere; presto la strada verso il treno è sgombra e le mie orecchie
hanno pace.
Mi sento stanco, stanco di dover agire nella vita, di non
dover rimanere in un angolo e fare quello che voglio; mi siedo nello
scompartimento libero che Vincent si è procurato e cupamente prendo a guardare
il paesaggio che scorre lentamente sotto i miei occhi.
- Capo? Capo? Non andiamo a disturbare un po’ di gentaglia?
Eh?- borbotta stranamente loquace Gregory.
Annuisco con un cenno del capo e mi alzo con la sensazione di
essere ancora più stanco di prima. Stanco della maschera che Lucius ha creato
per il ragazzino undicenne, completamente assoggettato dalla moglie perfida e
dal padre cattivo. - Tu devi fare così se ti chiedono delle Arti Oscure…-
ricordo che lui annientò completamente la mia personalità, è come se avesse
travasato la sua mente nella mia, proprio come fece Zeus con Atena. A volte mi
chiedo se abbia usato su di me la maledizione Imperius, tanto è riuscito nella
sua opera. Ma le cose cambiano…
Tutti, nel cammino della loro vita (Dante? Amore mio!
Toscanaccio come me! NdH) giungono ad un bivio di due strade, c’è chi lo
trova a trent’anni, chi a ottanta, e chi a quindici, come me.
Ora devo decidere quale strada intraprendere, rivelare la mia
vera natura e ricominciare da capo, o cedere alla tentazione del male che mio
padre mi ha tramandato e farmi marchiare a fuoco dal Signore Oscuro. Sono
consapevole della fine che farò se sceglierò la prima opzione, Narcissa
spronerebbe Lucius a cacciarmi come un coniglio e, quando mi avrà stanato di
ricondurmi sulla “retta” via; altrimenti nessun legame di sangue sarebbe
sufficientemente forte da evitarmi la morte.
Magda, Magda, tu che eri così pura, a parte quella macchia
sul tuo onore, cosa faresti? Mi immagino la tua voce rispondere. carezzandomi
come un gatto, che è una decisione mia e solo mia.
Arrivato a metà corridoio mi blocco, sento la voce di
Narcissa che ripete le parole di quella notte estiva.
- Figlio del peccato…- mormoro da solo, attirandomi gli
sguardi curiosi di tutti i ragazzi lì intorno.
Come di consuetudine cerco Potter per i corridoi, preparando
qualche insulto provocatorio; chissà perché lo odio? In fondo io e lui siamo
molto simili, forse ci capiremmo anche bene… Io ho perso mia madre per colpa
del Signore Oscuro, anche se in maniera decisamente indiretta e lui pure; io
sono torturato dalla McGranitt e lui da Piton, siamo circondati da una massa di
ignoranti e…
- Malfoy, ma che gradita sorpresa! Se sei venuto per sfottere
potresti anche farlo invece che rimanere lì pensando alla tua felice vita
sentimentale, poco fa è passata Pansy… Ti cercava…- questa è la battuta d’entrata
dello scudiero del capo dell’associazione sfigati.
Prima fisso Weasly nei suoi occhi inespressivi osservando
come distolga intimorito lo sguardo. In questo momento leggo la paura nel suo
volto e sorrido aspramente pensando a come devo apparire, lo sguardo folle e uno
strano mutismo che non è da me.
Passo in rassegna la Granger che arrossisce, dato che sa
benissimo ciò che penso... Ma se è una persona fottutamente intelligente,
perché non arriva a capire niente di me? Anche negli anni passati ha dimostrato
logica, ma si trova davanti ad un muro quando cerca di capire come mai mi
comporto in maniera così arrogante. La piccola Ginny Weasly mi fissa intimorita
con i suoi occhi neri e le regalo un sorriso triste, tanto per confondere le
idee in giro. Mi fa tenerezza quel cosino lì, dimenticato da tutti, che crede
di essere accettata nella banda di Potter, anche se in realtà non la scacciano
perché la loro schifosa bontà li rende falsi.
Per ultimo ho lasciato lui, quel che dovrebbe essere il mio
nemico giurato ma che in questo momento sembra stanco quanto me di questa vita.
I suoi occhi verdi riflettono come uno specchio la mia
immagine sconvolta e penso che i miei, di rimando, daranno la sua; non so quanto
sono rimasto lì a fissarlo ma deve essere stato un bel po’. Il nervosismo si
poteva tagliare con il coltello e gli altri sembravano del tutto estranei al
tacito duello che si sta svolgendo tra me e Potter. Mi ricordo della passata
rinascita del Signore Oscuro e mi rendo conto che la situazione di me e Potter
è praticamente la stessa, moriremo tutti e due: lui, ucciso dal Padrone delle
Anime, io ucciso o da mio padre, o cadrò per sostenere lo stendardo di Voi
Sapete Chi.
Potter si distoglie dalla nostra lotta con gli sguardi e si
alza sfoderando la bacchetta; si vede che non ha capito le mie vere intenzioni.
Questa specie di colloquio senza parole con l’anima di Potter mi ha fatto
venire delle idee per la mia vita, e non ci sarà sicuramente tempo per
attaccarlo, né ora né mai.
Esco velocemente dalla porta, immaginando l’antipatica
faccia lentigginosa di Weasly parlare sconvolto con Lui.
- Figlio del peccato, tu sei il suo gemello oscuro.- ripeto
tra me queste parole, che dopo tanto tempo mi infondono sicurezza e la speranza
prendere a brillare davanti ai miei occhi.
^^
Tutte le volte che l’ Hogwarts Express si arresta
bruscamente alla Stazione di Hogsmeade non riesco a trattenere un sussulto; ma
chi lo guida è forse un elfo domestico che ha bevuto tre bottiglie di
Burrobirra? Vincent recupera il mio baule e aspetta un ringraziamento, con tutte
queste smorfie da donnicciole mi sento come il piccolo Lord Fauntleroy, il
protagonista di un libro che mia mamma mi leggeva per addormentarmi.
- Capo? Ti porto il baule?- ripete come un automa Gregory.
Dopo che una vaga espressione stupefatta compare sulla sua
faccia stupida, come un bozzetto di una statua da scolpire, si rassegna a
lasciarmi portare da solo la cassa.
Cammino a testa bassa e osservo il motivo del terreno, neve,
fango, cartaccia, terra. Sembra che un artista pazzo abbia decorato con una
simmetria geometrica il tratto che va dalla stazione fino all’area delle
carrozze.
La combriccola di miseri pezzenti di Potter mi osserva come
se fossi un alieno e regalo loro un sorriso sarcastico; prima in quello
scompartimento mi sono lasciato prendere la mano dalla mia idea geniale.
Se loro sapessero il perché di tutta la mia rabbia, la
rabbia che devo sfogare su di loro perché non ho alternative.
Magda, so perché sei morta. Questo pensiero accantonato si
fa largo a gomitate nella mia mente; ho dimenticato mia madre quando ero in
prima, quando ero in seconda e anche in terza. Ero troppo assorbito dalle mie
prime esperienze dal resto, e anche Lucius ha avuto la sua parte, insegnandomi i
basamenti dell’esser Malfoy.
Ma questa volta vincerò, lo sento. E’ una certezza che mi
arriva dal cuore: io ti vendicherò mamma. Lo so che tu lo amavi tanto ma non c’è
speranza, ormai. Il suo destino è perire per la mano di suo figlio e adempierò
la mia missione con gioia. Non vedo l’ora di vedere il corpo di Lucius giacere
accanto a quello di quella sgualdrina, nudi, sia nell’anima che nel corpo.
Sarà un piano difficile da realizzare, innanzitutto ho
bisogno del completo appoggio di Potter. So che non si fida di me, ma ho bisogno
di lui e devo conquistarmi la sua fiducia. Gli scossoni della carrozza aiutano
il mio cervello ha concepire il mio piano diabolico, ma non ho dubbi, parricidio
o no, vendicherò l’onore di mia madre.
^^
- Malfoy?- vedo un umbra stagliarsi contro la parete. Vedo
due lunghe gambe e una gonna corta, una mano sottile che si agita e lunghi
capelli che svolazzano allegramente, la testa dondola.
- Dimmi Pansy.- borbotto senza alzare lo sguardo dal libro
che leggo. L’ombra di una persona è sempre meglio della persona reale, a mio
parere.
- Hai saputa la novità? Sei tu il capitano della squadra di
Quiddicth quest’anno! Io mi sono proposta per il ruolo di portiere, ti sembro
adatta?- mi chiede volteggiando su sé stessa, nella patetica imitazione di una
ragazza spigliata.
- Io ho chiesto le dimissioni… Ho cose migliori da fare!-
sbotto secco, allontanandola con un cenno del capo.
Mi sento il re nella sala comune. Le grandi poltrone
argentate si stagliano cupe contro le pareti decorate da astratti dipinti verdi,
che confluiscono sul soffitto a volte nero pece. I grandi tappeti verdi bordati
di broccato argentato fanno la felicità degli studenti che vi si crogiolano
come gatti al sole.
Ripenso a tutte le persone che prima di me si saranno sedute
su questa poltrona speciale, quella accanto al fuoco laterale che permette di
guardare liberamente il cielo nero. In lontananza si vedono le lucine rosse del
paese di Hogsmeade che lampeggiano inquietanti. La cosa più prossima è un
campanile babbano, di pietra nera, che batte sinistramente i rintocchi, sembrano
un lugubre canto di morte per gli scomparsi.
Penso a come vorrei essere sepolto e giungo alla conclusione
che essere seppellito allo scoccare della mezzanotte, con dodici rintocchi di
campana e tutta la folla avvolta in neri e fruscianti mantelli dalle larghe
maniche e dal cappuccio spesso. Le teste chine, riflettono sulla persona appena
andata via da loro che non rincontreranno per moltissimo tempo; voglio che a
gettare la prima dose di terra sia Potter, questo provocherà sui suoi deboli
nervi un’azione devastante.
Già, dimenticavo. Devo scordarmi di odiarlo e conquistarmi
la sua fiducia per potere mettere in atto la maledizione contro mio padre.
Innanzitutto devo procurami un libro che mi spieghi come
posso farlo e poi gli ingredienti: di sicuro Adrian Pucey potrà aiutarmi, lui
che è Caposcuola.
Sorrido sardonico al cielo: mamma, ti vendicherò.
^^
^^
Per ora è stato facile come non mai. E’ bastato procurarsi
il libro giusto e sfogliarlo con attenzione, per trovare la formula giusta.
Per ora l’unico a vincere è stato mio padre, ma ha fatto
il suo tempo ed ora è arrivata l’ora del giovane cervo.
Richiudo il libro velocemente terrorizzato da quel che ho
appena letto. Ma cosa sto facendo? Io… Nessuno mi ha mai insegnato a pregare
un Dio, e ho rinnegato tempo prima tutto quello che Magdalene mi aveva
insegnato. E’ una delle volte in cui mi sento solo come non mai. Congiungo le
mani e poso la testa sul tavolo, inginocchiato; penso attentamente a quello che
sto per fare.
Riapro il libro a quella pagina brillante, né scolorita, né
sbiadita, ma perfettamente conservata, come se nessuno avesse mai osato leggere
quelle righe agghiaccianti.
^^
^^
- Potter, scusami tanto… Quale era il cognome di tua
madre?- mi risveglio e colgo al volo l’occasione per indagare.
- COSA?- il famosissimo trio gospel Potter Weasly Granger dà
l’ennesima prova del suo talento.
- Potter, scusami tanto… Quale era il cognome di tua
madre?- chiedo pazientemente.
- Allora, Malfoy… Sei un genio… Per quattro anni sfotti
come non so ché, poi il quinto anno ti riveli dolce come Ginny Weasly e pieno d’attenzioni…
Sei un genio! Io ci rinuncio a capire qualcosa di te, mi arrendo!- la Granger
scavalca lo steccato e corre verso Hagrid.
- Io… Evans… Ma…- Potter si interrompe velocemente nel
vedere, scandalizzato, il serio e posato Draco Malfoy che fa un balzo da terra e
si solleva di mezzo metro.
Questa è l’ennesima conferma di quel che penso da qualche
tempo. Il sole di inizio autunno mi batte sulla schiena e mi crogiolo felice in
quel caldo; i capelli di Pansy vengono illuminati da caldi riflessi color rame e
per un momento mi perdo nella fantasia di un mare in tempesta che si calma con
la comparsa del sole, che poi tramonta e colora l’acqua di riflessi rossi…
rosso sangue… Come il viso di una donna, il sangue sparso intorno a lei… Il
viso dolce, deformato in una smorfia di dolore, la bocca contratta, i tagli
sulle guance scarne, gli occhi vuoti, viola spento, spento, spento, spento per
sempre… Perché hai ucciso mia madre? Perché? Ti odio, so di odiarti. L’illusione
di una terribile malattia non regge, mi dispiace. Lei si è lasciata morire per
te, bastardo. Tu, l’ hai uccisa, tu… Solo perché si chiamava Evans…
^^
- Cosa?- un uomo biondo è sdraiato sul bagnasciuga, e cinge
con un braccio una figura sottile.
- Hai capito.- la voce femminile è dolce e molto triste,
sembra che la sua vita sia finita - Aspetto un figlio.- conclude massaggiandosi
il ventre ancora magro.
L’uomo biondo si irrigidisce e rattrappisce le spalle
ampie, è consapevole di aver causato lui la nascita del nuovo essere. - Sono un
uomo d’onore, amore… Non ti abbandonerò! Ma ti sposerò e vivrai a Villa
Carambola, insieme al nostro piccolo… Ma sei proprio sicura?- chiede con una
nota d’esitazione nella voce, come se non fosse pienamente convinto di quello
che ha appena detto.
- Dici sul serio? Vuoi dire, che… che…- lei lo guarda
scattando all’improvviso, con i grandi occhi violetti spalancati per lo
stupore, brillanti di speranza.
Di fronte a tutta quella bellezza non può che baciarla,
toccare quelle morbide labbra, tuffare il naso nei suoi capelli dorati.
- Però, non so se sarebbe giusto sposarci tu hai appena…
Cielo, devi ancora compiere sedici anni…- scuote la testa e i suoi fluenti
capelli biondi, come se si rendesse appena conto del loro dislivello di età;
lui pare vecchio, sembra avere ventiquattro anni.
- Non preoccuparti, sistemeremo tutto…- lascia la frase in
sospeso, continuando a rimirare l’orizzonte, cingendo con più forza il fianco
di quella ragazzina.
- Oh, io… Siamo stati imprudenti… Ameremo questa
creatura? O la riterremo responsabile di tutte le nostre disgrazie?- lo
interroga, sprofondando nel suo abbraccio avvolgente.
- Io sono ricco e non ci mancherà nulla… A nessuno dei tre…
Vedrai!- i due si stendono sulla sabbia dorata, e rimangono abbracciati, per
sempre forse.
^^
- No!!- il grido rompe il silenzio nella sala buia. Ansimo.
Sposto con malagrazia le cortine del baldacchino e mi precipito alla finestra.
La luna è minacciosa, si percepiscono i dodici rintocchi del campanile nero.
- No… No…- continuo ad ansimare e il mio petto si abbassa
e si alza furiosamente.
- Sì, mio signore. Lo farò, mio Signore… Tutto quello che
desidera per poter riacquistare la sua piena fiducia.- la testa china, coperta
da un grande cappuccio nero, annuisce ed il cappuccio scivola via, mostrando
capelli biondo chiarissimo.
- Mi fiderò di te, solo se mi darai prova della tua fedeltà…-
una breve pausa di silenzio da parte di quella figura sinuosa, appoggiata su un
rozzo sgabello di legno, che però sembra un trono.
- Nessun affetto terrestre deve legarti… Pensa alla Signora
Lestrange… Lei sì, che ha sofferto!- la voce sottile, bassa e roca, come se
non venisse usata da molto tempo, sussurra.
Altro cenno di quella testa bionda; sembrano nel bel mezzo di
una vera e propria riunione.
- Sarà fatto mio signore…- la voce, stranamente chiara e
limpida si alza, come per poter maggiormente affermare quello che dice.
- Oh,- si interrompe per una breve risata, cupa, - Ci deve
essere una maniera precisa… Voglio che soffra… D’altra parte con gli
squallidi natali che ha avuto… Ha fatto la mossa sbagliata a ribellarsi alla
tua autorità, mio viscido amico… Voglio che soffra, hai capito? Va benissimo,
attaccarlo con la Maledizione Cruciatus e poi finirlo con l’Imperius… Non
credo che nessuno sospetterà niente ma anche se lo facessero… Che importanza
ha?- altra risata breve e bassa.
- S..Sarà fatto, non ci saranno problemi.- questa volta la
voce sembra avere qualche incertezza, ma i cenni di assenso sembrano significare
che veramente sarà fatto.
^^
Mi sento inquieto, oggi. E’ come se percepissi qualcosa di
molto strano nell’aria, qualcosa di terribile. Non ne ho la minima idea… Mi
sento confuso. Scrivo lento sulla pergamena la descrizione completa del mio
funerale. Potrà sembrare un po’ tetro, ma voglio che la mia volontà venga
rispettata.
- Scusami…- una vocina timida si frappone tra me ed i miei
vaghi pensieri. Sorrido triste alla piccola Weasly e la faccio passare, non mi
ero accorto di ingombrare il passaggio.
Quegli occhi neri, come tizzoni ardenti, mi affascinano molto
e non posso che deliziarmi del suo visetto dolce e di quelle piccole lentiggini
che conferiscono un tono spensierato alla sua espressione malinconica.
E’ così piccola ed indifesa… Deve essere dura essere l’ultima
di una grande schiera di fratelli, sicuramente non si sentirà all’altezza
degli altri... Anche lei avrà i suoi problemi.
^^
- Signore… Abbiamo trovato questa colombella con una
lettera a lei indirizzata…- le due goffe
figure strapazzano tra le mani una piccola colomba, segno di
purezza.
La lettera, tra le ossuta dita del Signore, appare
infinitamente piccola, ma il risultato evidentemente lascia sorprendentemente
gradito il suo lettore.
Un ghigno malefico si stampa su la faccia scarna e la mano
sinistra, stringe convulsamente la colombella, afferrandola saldamente per un
ala.
Forse non si è accorto, che la vita sotto le sue dita ha
smesso di scorrere e che le candide piume sono imperlate di goccioline rosse,
spruzzi di liquido infame…
^^
^^
Il parco, alla domenica, è molto popolato, ma ci sono posti
scarsamente frequentati.
E’ proprio vero che la solitudine porta la riflessione, in
questo periodo mi sono allontanato da tutto e tutti, da Vincent e Gregory, da
Weasly e dalla Granger e anche le mie conversazioni extrascolastiche con Severus
sono terminate da tempo. Quando ripenso alla faccia da sanguisuga di Narcissa,
sento un brivido correre lungo la mia schiena: non ho dimenticato. Non ho
dimenticato le sue offese, le sue sevizie, di come mi terrorizzava, di come
fossi viziato... Molta gente crede che mio padre usasse su di me alcune
maledizioni per poter controllarmi meglio, ma si sbagliano. E’ molto peggio,
lui usa semplicemente la sua influenza su di me e di questo non può essere
accusato... Sono legato a lui, a doppio filo, e non riuscirò mai a liberarmi di
questo legame... Oh, mamma perché ti ha fatto soffrire tanto? E’ morboso il
modo in cui io sia attaccato a te, ma non posso dimenticarti, non ora che ho
scoperto chi sei... Sono il cugino di Potter, sono figlio di una dolce ragazzina
che aveva appena un anno in più di me; ha forse abbandonato anche la scuola per
me, per Lucius? Oh, quante volte ho desiderato di non esser nato! Tu saresti
ancora qui, non ti saresti fatta consumare dalla malattia per un uomo che non ti
amava...
L’acqua del lago è verde scuro e ogni tanto un tentacolo
della piovra spunta fuori all’improvviso per arraffare le briciole di pane che
gli studenti le gettano divertiti, sedermi è un sollievo, dopo aver pensato a
quelle cose terrificanti per ore.
Non ho più nemmeno la forza di tirare un sassolino bianco
nell’acqua e mi abbandono per terra, con spossata stanchezza di una vita piena
di dolore; il cielo azzurro è uniforme e non lascia spazio a nemmeno una
nuvoletta candida.
- Ciao!- l’audacia di quella ragazza mi sorprende.
- Ciao!- rispondo tirandomi su, scrollando la testa di fronte
alla piccola Weasly.
- Aspetta, un attimo! Tu non mi offendi da un sacco di
tempo... Posso parlarti, devo dirti una cosa che ti farà felice!- esclama
sorridendomi con imbarazzo. I suoi capelli rossi, scivolano dolcemente sulle sue
spalle, e solleticano il suo collo. Gli occhi scuri e lucenti ispezionano con
evidente curiosità i miei vestiti stropicciati e sporchi, chiedendosi forse
come ho fatto a ridurli in quello stato pietoso.
- Beh... Siamo nella stessa barca... Vieni, con me!
Potrebbero sentirci!- balbetta prendendomi per una mano, cercando di condurmi
con lei (teco, direbbe Leopardi. NdH).
I nostri mantelli svolazzano sotto il vento della nostra
corsetta e cerchiamo di non dare nell’occhio; giungendo infine, con i nostri
passettini moderatamente veloci al limitare della foresta proibita.
- Beh... Volevo sapere che ormai non sei più solo...-
continua prendendomi una mano, in una romantica cornice sentimentale. Credo di
essere arrossito, la sua audacia mi confonde e poi penso alla dichiarazione che
sta per farmi.
- Ho sempre aspirato al potere... Io... Ho sempre avuto
questa brama, incredibile... Finalmente mi sono decisa ed ho deciso di prendere
la decisione più giusta per me... Io... Io, sono come te... Draco! Io... Ma tu
non sai nemmeno come mi chiamo... Ma non ha importanza!! Non ha importanza!
Io... Voglio dirti che... Sono anch’io una Mangiamorte!- le sue ultime parole
risuonano nella mia testa come colpi di cannone. Non è possibile, anche lei,
anche lei... Anche lei tradisce. Anche lei è entrata a far parte del circolo
delle intoccabili donne del Signore Oscuro... Fedele servitrice, bramosa di
potere... No...
Scappo via, senza dire una parola. Corro a perdifiato fino
alla mia torre e mi rifugio nella solita poltrona, udendo il suono familiare del
crepitio del fuoco.
Anche lei, mi ha tradito...
^^
^^
Una colomba bianca vola tristemente, come un condannato al
patibolo, verso una ragazza abbandonata in un prato costellato di fiori neri
come i suoi occhi; si posa delicatamente sul suo indice e porge la testa per
consegnare il pesante plico di pergamena scura. La giovane rabbrividisce alle
rivelazioni che reca la missiva e senza accorgersene, stringe tra le sue dita il
corpo esanime della colomba.
- Tu non sai quanto mi chiedi... Ma lo farò... Lo farò per
te, mio padrone.-
^^
^^
Tutta la mia vita è stata costellata di infelicità e di
insuccessi. Non credo di esser mai stato felice... Ogni sera, sdraiato sul
letto, perso nell’oscurità, ripassavo come una lezione importante tutti gli
avvenimenti importanti della giornata; ma ripensandoci erano pensieri grigi,
foschi e tristi. La vita mi ha voltato le spalle, tutte le promessa di una
felicità sono svanite presto, troppo presto... La notte avvolge la sagoma scura
del parco di Hogwarts e prendo questo segno di inequivocabile fascino come un
invito ad uscire dalla tetraggine che provo nel mio Dormitorio.
Scendo dal letto con passo leggero dal letto, ben attento a
non svegliare qualcuno dei miei camerati per poi abbandonarmi ad una sfrenata
corsa per le scale e successivamente per il pavimento di lucida pietra nera. Mi
trovo infine nel corridoio dei sotterranei, pericolosamente vicino alla dimora
di Piton, che potrebbe mandarmi al creatore se mi vedesse in questo momento;
riesco però a scivolare via nella penombra delle piccole fiammelle fatue che
aleggiano nel corridoio ed ad arrivare al Portone Principale.
La porta si apre con un cigolio e vengo investito da un
soffio di vento: la porta della libertà è aperta.
^^
Fiammetta si rimira nello specchio incastonato di rubini,
dono del suo padrone; studia attentamente il suo profilo e i suoi tratti del
viso.
- Ginny è il mio nome da bambina... Ormai è finita questa
squallida vita...- sussurra sciogliendo i suoi lunghi capelli vermigli che si
sparpagliano ordinatamente lungo le sue spalle magre.
Fissa attentamente i suoi occhi neri, color carbone e non si
sorprende vedendo che il riflesso della sua immagine comincia a vorticare per
poi confluire in due grandi occhi blu che la fissano attenti.
- Mia cara Fiammetta, ti piace il mio dono? Sono sempre
felice quando posso soddisfare le mie nuove adepte... Non richiede nessun
impegno da parte tua... Ma è in giardino, seguilo ed agisci!! Sai cosa devi
fare per essere completamente accettata, mia dolce creatura... Vai!- il sussurro
roco si affievolisce fino a terminare completamente.
La snella ragazza si alza in piedi, scotendo le chiome fulve
per poi abbassare la maniglia della porta, lasciando incustoditi i segni del
massacro appena avvenuto tra le ragazze del quarto anno. Tutto è ridotto ad un
lago di sangue e ormai la vita di quelle ingenue ragazze, che speravano liete in
un futuro piacevole, è terminata.
^^
- Accio libro!- odo distintamente la mia voce sbottare nell’incantesimo.
Presto il libro vola tra le mie mani e sono libero di
meditare sul mio piano al lume di bacchetta, seduto sul prato, costellato di
piccoli fiori dalla sagoma scura.
- Draco... Sono Fiammetta...- ha una voce dolce, la
piccolina.
Si stende di nuovo accanto a me, molto vicino. I suoi capelli
mi solleticano il collo e lei sbotta in una risata argentina.
- Ti piacerebbe poter vivere a lungo, molto a lungo?-
continua ad interrogarmi e io continuo a non rispondere, preferendo evitare la
domanda.
- Crucio.- è secca e scandisce bene ogni lettera, forse per darmi il tempo di
comprendere.
Urlo, grido, mi contorco, ma non serve a niente. Ogni parte
del mio corpo pulsa in maniera orribile, la testa mi si sta spaccando per il
dolore. Mi sento bruciare, brucio in ogni parte, non ce la farò mai... Non
resisto, non ce la faccio... No...
Tornare normale è forse anche più angosciante, il brusco
distacco dal dolore è peggio della sua presenza continua.
- Draco... Sai, ti ho amato, forse per un’oretta... Ti ho
amato per un’oretta nella mia vita, e sii felice per questo...-
Mi ha amato per un ora, sono felice... Molto felice, qualcuno
mi ha amato.
-Avada Kedavra.-
^^
^^
Il silenzio cala nel piccolo spazio tra le piante. La luna
arde nel cielo, le stelle bruciano e il corpo steso riverso sull’erba è
morbidamente avvolto in riflessi metallici.
- Mi dispiace...- la frase sussurrata a mo’ di scusa dalla
figura china sul ragazzo supino; una piccola mano carezza i suoi capelli biondi,
in maniera protettiva.
Lei si alza, scuote i capelli e si avvia verso la strada
principale, verso la sua nuova vita.
- Addio, Draco Malfoy... Ti ho detto che ti ho amato per un’ora...
Il tuo ricordo sarà vivo in me, ma almeno hai smesso di soffrire.- la voce
candida della ragazzetta fulva si incrina momentaneamente.
Il corpo steso sulla terra, sembra quieto e un sorriso
aleggia sul suo volto, simbolo dell’eterna pace in cui è appena penetrata la
sua anima dannata, l’anima del figlio del peccato.
FINE
Figlio del peccato - Epilogo
La campagna scozzese, se possiamo chiamarla così, è
silenziosa e buia.
Il silenzio del gruppetto di persone vestite con grandi
mantelli neri, dalle ampie maniche, lascia presupporre che qualcosa di brutto
sia accaduto.
Siamo in prossimità di un campanile in pietra nera, scuro,
che si staglia contro il cielo senza stelle; nulla in quella buia notte può
rischiarare il dolore e l’orrore dei presenti.
Due sagome alte e lineari sono sedute su uno steccato con i
pesanti cappucci tirati all’indietro, una brezza leggera scompiglia i loro
capelli biondi discutono in tono piatto e calmo.
Un grande oleandro sparge intorno a sé il suo profumo dolce
e sinistro nello stesso tempo, il profumo dell’ambiguità.
Non vista spunta un’altra figura scura, nascosta dietro le
fronde appesantite dell’albero, che spia con circospezione la porta della
Chiesetta e le due figure che potrebbero catturarla, appena avesse fatto un
passo falso.
I battenti scuri della porta si aprono con un tonfo sordo e
esili figure nerovestite trasportano una lucida bara d’ebano, senza intarsi o
ghirigori, bella nella sua semplicità; continua ad uscire un drappello di
persone che proseguono per una piccola stradina sterrata che conduce, passando
per due grandi campi, ad un piccolo cimitero, chiuso da un quanto mai debole
cancelletto di ferro arrugginito. L’odore è intenso, l’aria fredda della
notte lascia invisibili tracce sugli arti dei presenti ed ogni soffio di vento
gelido e pungente evoca il ricordo dello spirito della morte, pronta a prendersi
chiunque tra i presenti.
Tutte le persone sono radunate intorno ad una fossa poco
profonda, dove viene calato il feretro, in attesa di essere ricoperta da terra,
per far tornare polvere quel che era polvere.
Si odono distintamente dodici rintocchi di campana, lugubri,
e voci prossime al passaggio da adolescenti in adulti, malinconiche intonano un
inno funebre, agghiaccianti nei loro toni metallici.
Un ragazzo avvolto nel frusciante mantello nero che lo
accomuna a tutti gli altri presenti, con una pala in mano, dosa la terra in
maniera tale da non lasciare più intravedere il legno della bara; scappa via,
abbandonando l’attrezzo per terra. Il cappuccio scivola via dalla sua testa e
rivela morbidi capelli neri, che ondeggiano sotto il vento.
Presto la radura rimane incustodita, la processione svanisce
e il piccolo cimitero rimane perso nella solitudine tipica della sua natura; ma
forse, no, un’ombra si avvicina alla tomba fresca e si china per avvicinarsi a
vedere il ritratto del defunto.
Due grandi occhi grigi, pieni d’espressione, grondanti di
infelicità e dolore, la fissano; perdersi dentro di loro è come finire in
mezzo ad un piccolo tunnel luminoso, tutto si confonde, fissandoli. Lunghi
ciuffi di capelli dorati ordinatamente scomposti, incorniciano il viso ovale e
pallido, dai tratti morbidi e dolci; il collo lungo e sinuoso, come quello di un
cigno è piegato dolcemente, per sottolineare la stanchezza della vita che aveva
vissuto.
Brandendo un coltello, l’ombra si alza e taglia una ciocca
dei propri capelli, per poi scavare una buca dove sotterrare il mazzetto di
chiome fulve.
- Addio. Questa volta per sempre.-