Tales_1
N.B.:
A tutti quelli che non ci conoscono in questo fandom, siamo due autori
separati. Ebbene sì, siamo My
Pride e Red
Robin, con un unico account. Questa è una storia
in comune e questo è il primo capitolo pilota, nei prossimi
capirete sempre di più, abbiate fede, è una
parodia con un fondo di storia ^^^
P.s.: Presto aggiungeremo un banner alla storia, per ora
avevamo (Io - Indovinate chi sono) voglia di postare, buona lettura e a
fine storia con le note finali
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
BEGINNING
OF A MESS
Si sarebbe potuto definire un giorno d'ordinaria amministrazione, se le
tiepide correnti non avessero trasportato un'eccessiva
quantità di noia nei fondali marini, abbattendosi su una
persona in particolare che, sbadigliando, cercava invano qualcosa con
cui occupare il proprio tempo.
«Ah! Che
giornata noiosa»,
diede
voce ai suoi pensieri quella zazzera bionda, ignorando persino le
ragazze dai lunghi capelli con cui si trovava e che tentavano
inutilmente di richiamare la sua attenzione.
Se ne stava da una buona manciata di minuti a guardare un punto
indefinito del fondale, sul quale la luce proveniente dalla superficie
creava forme indistinte sulla sabbia.
«Andiamo,
Sanji-chan... cos'hai oggi?» gli venne
chiesto con voce
esageratamente smielata, prima che la punta di una coda gli carezzasse
dolcemente una guancia, seguito da un paio di mani dietro di
sé che presero a massaggiarlo senza che lui gli desse molto
retta, mentre alcune di loro si lanciarono alcune occhiate confuse. Di
solito non rifiutava mai attenzioni di quel tipo, e il fatto che adesso
fosse chiuso nei suoi pensieri e non sembrasse dar retta a nessuna di
loro, beh, dava alquanto da pensare.
«San-chan?» venne
richiamato ancora una volta, prima che a lui si
avvicinasse un'altra ragazza per provare a squadrarlo bene in viso.
Niente, proprio non le diede ascolto, il che aveva veramente dello
strano... doveva essere proprio annoiato e distratto per voltarsi dalla
parte opposta e far praticamente finta di esser solo.
Le ragazze si lanciarono un'altra rapida occhiata, perplesse a dir
poco. Persino pensare di chiedergli cosa fosse successo sembrava essere
inutile, dato che eludeva ogni domanda e sospirava. Decisero dunque di
lasciarlo solo, per quanto molte di loro si fossero voltate un'ultima
volta nella sua direzione prima di nuotare alla volta della
città, contrariate. Solitamente era lui stesso a inseguirle.
«Che
noia... non succede mai nulla di nuovo qui», si
ripeté,
sbuffando pesantemente prima di abbandonare la schiena contro lo
scoglio incastrato nel fondo per poter guardare svogliato verso la
superficie.
Si riusciva vagamente a vedere il colore del cielo, data la
profondità a cui si trovavano. Quella vita ormai cominciava
a stargli stretta, per quanto avesse a propria disposizione
praticamente tutto l'oceano. Quasi sperava di farsi un giro e trovare
una nave... magari di infastidire o confondere qualche pirata giusto
per passare un po' di tempo. Di solito si rivelava un ottimo
stratagemma per ammazzare la noia, e forse era la soluzione migliore
della giornata, quella, così decise di nuotare in fretta
verso la superficie, abbozzando la parvenza di un sorrisetto
sarcastico. Già gli sembrava di vedere le facce sbigottite
di quegli stupidi sempliciotti, che almeno per qualche tempo sarebbero
riusciti a scacciar via la noia e, magari, a fantasticare sul bel corpo
di una sirena errando. A ben pensarci, era persino strano che
preferisse infastidire i pirati anziché andare ad
importunare proprio qualche bella sirena e, in senso più
ristretto, la sua
Nami-san. E ci pensò quasi distrattamente
una volta giunta in superficie, scrutando l'orizzonte alla probabile
ricerca di navi, senza trovarle.
Poco distante, però, si trovavano alcuni scogli proprio al
limitare di una spiaggia apparentemente deserta su cui potersi
rilassare, per quanto non avesse fatto altro da ormai una decina di
giorni. O forse di più, aveva perso il conto.
Si ritrovò comunque a nuotare in quella direzione,
stiracchiando persino placidamente le braccia e la coda quando
raggiunse gli scogli, sentendo il calore cullarlo e conciliargli
persino il sonno.
«Ohi, Zoro!
Ho trovato un pesce gigante!» si
sentì urlare
d'un tratto dalla spiaggia con voce altisonante e allegra, e
bastò quello a spezzare senza remore quell'assoluta
quiete. «Si mangia!»
Quasi allarmato aprì gli occhi, trovandosi faccia a faccia
con un ragazzino dal cappello di paglia, la cui bava della bocca gli
stava rivestendo il corpo.
Lì per lì pietrificato, reagì
d'istinto non appena quel ragazzino cercò di addentarlo
senza tanti complimenti, allontanandolo da sé con un colpo
di coda per poi nascondersi. Di solito non incontrava gli umani sulla
riva, il che lo rendeva
piuttosto invulnerabile quando si trovava in quello stato attorniato
dall'acqua, ma al contempo sulla terra ferma. Era stato dunque preso
alla sprovvista, e sentiva bizzarramente il cuore battere
all'impazzata.
«Che
diavolo combini, Rufy!» Alle
orecchie gli giunse una seconda voce
prima che quello strano ragazzo dal cappello di paglia cominciasse a
lagnarsi, borbottando qualcosa riguardo il pranzo saltato. Un
momento... non aveva rischiato di diventare lui il pranzo,
vero? Forse
avevano ragione quando gli dicevano di stare attento a quelle sue
bravate,
ma, diamine! Nonostante tutto anche lui era un uomo e avrebbe
saputo farsi rispettare, si disse... ma ci ripensò non
appena vide l'uomo con le katane, le quali gli conferivano un'aria
alquanto minacciosa. Eppure, e lo vide distintamente dal suo
nascondiglio, aveva un bizzarro ghigno divertito dipinto in viso.
«Quello non
è un pesce, Rufy, è una sirena. Hai
mai sentito parlare nelle storie di ragazze con la coda di pesce?» lo
sentì dire, e una vena ballerina cominciò a
pulsare sulla fronte della sirena in questione.
«E le
sirene si mangiano?»
rimbeccò immediatamente il
ragazzo dal cappello di paglia, con un nuovo rivolo di saliva
all'angolo della bocca. Probabilmente non aveva capito niente di quanto
gli era stato appena detto.
«Certo che
non si mangiano, razza di... di strana bestia!»
sbottò il ragazzo nascosto sporgendosi. «E si dal
caso che
io sia un maschio!» soggiunse
con troppa enfasi, quasi volesse metterlo
bene in testa a quei due bipedi che, in mente sua, aveva catalogato
come due completi imbecilli. Solo quando si voltarono entrambi verso di
lui - con fare persino scettico e vagamente incredulo, avrebbe osato
dire - si rese conto di essersi esposto troppo, imprecando contro se
stesso.
Così gettò un'occhiata al mare poco distante,
cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di
catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di
paglia, non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui,
sirenetta!» lo
sentì urlare difatti, pronto a
gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in
anticipo.
«Ti ho
detto che sono un maschio io!» volle
avere l'ultima
sull'argomento il biondo, facendosi distrarre e sentendo subito dopo
quel bizzarro ragazzo saltargli letteralmente al collo, bloccandolo per
quanto concessogli; rischiò quasi di affogare se non fosse
stato recuperato in tempo dall'altro ragazzo, che dopo avergli urlato
un «Idiota!» con
un'esclamazione nervosa, parve tirarli su entrambi
senza problemi, facendo correre un brivido simile al terrore dietro la
schiena di Sanji. Stavolta l'aveva combinata grossa e avrebbe pagato le
conseguenze. Nonostante tutto non si arrese, cercando di reagire
muovendo la coda freneticamente, forse nel tentativo di beccare uno dei
due e di fuggire.
«Rufy,
bloccagli quella maledetta coda!»
bofonchiò il
ragazzo con le katane, prima che gli arrivasse una pinnata in viso.
«Non
riuscirete a portarmi via!»
sbottò, imprecando a denti
stretti quando si sentì riafferrare ancora una volta da una
stretta possente. In quel momento, intrappolato in quella situazione e
nelle mani di quei tipi, quasi gli mancava la noia che aveva provato
fino a poco tempo prima.
«Ehi! Ma
mica ce lo portiamo dietro, vero?» si
sentì udire
una terza voce proveniente da uno strano animale nascosto malamente
dietro un albero presente al limitare della spiaggia, che guardava
nella loro direzione con fare guardingo. Da quel che la sirena poteva
vedere sembrava spaventato, ma, ehi! Avrebbe dovuto esserlo lui.
«Certo che
ce lo portiamo dietro, Chopper»,
bofonchiò
in
risposta il tipo di nome Zoro, tirando su con uno sforzo quello che
Rufy continuava a definire un 'grosso pesce' prima di ricevere un'altra
violenta codata senza accorgersi dello sguardo stralunato che aveva
assunto. Ma era stata proprio quella
strana creatura a parlare? Si
chiedeva.
«Ma sei
proprio certo?»
insistette, facendo così allarmare
quella specie di sirena
che domandò spaventato, «Ehi! Ma
quel
coso parla?»
«Io sono
una renna!»
esclamò il coso
in questione, e se non
avesse avuto il muso peloso probabilmente avrebbe anche potuto vederlo
arrossire vistosamente.
Dal canto suo, il tipo di nome Zoro si ritrovò a sbuffare,
facendo forza sulle braccia prima di issare del tutto la sirena.
«Preoccupati
di te stessa, sirenetta»,
berciò
nell'osservarlo distrattamente, gettando un'occhiata alla
renna. «Ce lo
portiamo dietro e basta, Chopper, fine della discussione».
«E' il
nostro pranzo!» soggiunse
con enfasi Rufy.
«Io sono un
maschio! Non sono una sirenetta»,
sbottò ancora
il biondo. «E non sono
il pranzo di nessuno! Selvaggi!»
«Tranquilla, sirenetta»,
rimbeccò con fare sarcastico Zoro,
enfatizzando soprattutto il termine con cui l'aveva apostrofato.
Più lo guardava, difatti, più quel pesce enorme
gli sembrava esattamente una sirena. «Nessuno ti
mangerà.
Forse».
«Senti tu,
buzzurro! Ho la voce da uomo! Ho il petto da uomo e non ho
l'aspetto di un pesce!»
strepitò,
riuscendo a scivolare
verso il basso sotto lo sguardo sconcertato di quel tipo.
Fu quasi tentato di tirare un sospiro di sollievo per lo scampato
pericolo quando si sentì afferrare nuovamente, rimanendo
sorpreso e sconvolto nel rendersi conto che la cosa che gli aveva
afferrato la coda era un braccio. Un intero braccio che si era avvolto
intorno ad essa, accidenti! Successivamente strillò,
cercando di scappare con più foga. A quanto ricordava, gli
umani non erano simili mostri.
«Adesso,
Rufy, tiralo su!»
udì esclamare, agitandosi sempre
più e sentendo il cuore palpitare come impazzito nel petto.
Era stato un idiota, si disse. Aveva voluto cercare il brivido e,
adesso che l'aveva trovato, se ne pentiva amaramente.
Il ragazzo dal cappello di paglia fece come gli era stato detto,
decidendo di sua spontanea volontà di bloccare il suo pranzo.
«Dove mi
portate?»
domandò con una nota di panico, e il
sorriso poco rassicurante che gli venne rivolto dal tipo con tre katane
- erano verdi, quei capelli? - riuscì solo a spaventarlo
maggiormente. Appena sarebbe riuscito a liberarsi l'avrebbe ammazzato
quel... quel... quella maledetta testa d'alga!
«In un
posto che ti piacerà da morire»,
ironizzò
in risposta.
«Non
potresti vendermi, sai?»
cercò di ricordargli,
ricevendo un'occhiataccia da quel tipo.
«Questo lo
vedremo»,
rimbeccò difatti con tono di chi la
sapeva lunga, facendo appena un segno a Rufy che, dopo un sorriso a
trentadue denti che non prometteva nulla di buono, si
trascinò letteralmente dietro quella sirena e
seguì Zoro, che si stava dirigendo verso la piccola renna
ancora nascosta.
«Non sono
né una sirena né un tritone... nessuno
mi vorrà», volle
avere l'ultima, mentre Chopper
scappò via per restargli alla larga, lanciando un piccolo
strillo acuto.
«E' solo il
nostro pranzo, Chopper, torna qui!»
esclamò con
una risata divertita Rufy, aumentando l'andatura per corrergli dietro
con il cosiddetto pranzo
al seguito, il quale cercò di
aggrapparsi inutilmente alla sabbia con evidente terrore.
«Non sono
il pranzo di nessuno!»
strepitò per l'ennesima
volta, tentando ad agitarsi e a farsi lasciare, per quanto il provarci
non sortisse per niente l'effetto sperato. Sotto lo sguardo divertito
di quella testa verde - l'avrebbe ammazzato, lo giurò per
l'ennesima volta -, non poté far altro che sottostare alla
forza di quel ragazzino dal cappello di paglia, che continuava
tranquillamente a correre dietro a quell'animaletto a discapito del suo
corpo ormai palesemente martoriato da quello sballottamento, fino
all'arrendersi.
Si accasciò dunque inerme con il busto sulla sabbia,
lasciando che lo trascinasse senza remore. Oh, quanto gli sarebbe
piaciuto tornare indietro e andare a infastidire un po' le altre
sirene, in special modo la sua bella Nami-san, anche a costo di fare
sempre le stesse cose! Adesso, nelle mani di quei selvaggi, era
spacciato. Doveva arrendersi all'evidenza, soprattutto, quando la
spiaggia si allontanò da sotto di sé e
toccò il terriccio di un boschetto un po’ umido
che lo fece rabbrividire.
Fu proprio nel toccare il terreno, però, che alzò
di colpo la testa, rendendosi realmente conto che si erano allontanati
dall'acqua, sentendo qualcosa all'interno della sua coda, la quale si
dissolse come sabbia al vento rivelando un paio di gambe e lasciandolo
nudo sotto gli occhi di tutti.
Il tipo con i capelli verdi, Zoro, si ritrovò a fissarlo
accigliato, scoccando poi un'occhiataccia a Rufy come se fosse stata
colpa sua.
«Che
diavolo hai combinato?»
rimbrottò, ignorando il piccolo
Chopper che, con gran
coraggio, era andato a nascondersi dietro il
primo albero con uno strillo.
«Io nulla...» rispose
quel ragazzo, deluso, inclinando lo sguardo di
lato. «Ma se ha
le gambe, ora, non lo possiamo più mangiare?»
«Non
potevate mangiarmi nemmeno prima!»
esclamò di rimando
l'ormai uomo, cercando di riprendere possesso almeno delle proprie
gambe. Forse voleva tentare di sfruttare lo stupore generale, chi
poteva dirlo. Il solo problema era l'intorpidimento, e nel momento
esatto in cui cercò di alzarsi cadde.
Venne immediatamente riacciuffato dal tipo con tre katane, che lo
issò da terra con facilità esorbitante.
«Che
diavoleria è questa, sirenetta?»
borbottò,
palesemente innervosito da quella situazione. Fece persino scorrere lo
sguardo su di lui con fare fin troppo inquisitore, tanto che avrebbe
fatto vergognare chiunque.
«Io ho un
nome, sai? Mi chiamo Sanji»,
lamentò ancora una
volta il biondo. «Sono un
maschio!»
cercò per l'ennesima
volta di farsi capire, e forse, finalmente, riuscì a
richiamare parzialmente l'attenzione di quel tipo. Nonostante Rufy
continuasse a lamentarsi e a borbottare che il suo pranzo era svanito,
Zoro aveva iniziato a fissarlo intensamente, come se volesse confutare
con l'unico occhio che possedeva le sue parole.
«Okay,
ricciolo»,
rimbeccò, soffermandosi su quel bizzarro
sopracciglio. «Facciamo
finta che ti credo. Ora muoviti, se non vuoi
farti trascinare ancora».
«Sono un
maschio, lo puoi vedere bene anche tu!»
sbottò
nuovamente. «E... non
so camminare».
L'espressione che si impadronì dei lineamenti di Zoro fu
indecifrabile.
«Come
sarebbe che non sai camminare?» gli venne
spontaneo chiedere,
tralasciando momentaneamente il fatto che, aye, poteva vedere con
esattezza che quella sirena, o qualunque cosa fosse, era un esemplare
maschile. Poco prima non lo sembrava.
«Sarebbe
che non le ho mai viste queste gambe»,
spiegò con
evidente nervosismo. «Se avessi
saputo farlo, avrei corso fino al mare».
Zoro ghignò, divertito. Non le aveva mai viste quelle gambe,
eh? «Questo
allora potrebbe facilitarci le cose»,
replicò,
volgendo una rapida occhiata in direzione della boscaglia, precisamente
dove si era nascosta la piccola renna. «Chopper!» lo
richiamò, facendolo sussultare. «Coprilo
con qualcosa e
caricatelo in spalla».
A quel dire si voltò verso quella renna e
strabuzzò gli occhi. «Che cosa?
No!»
«Poche
storie e diamoci una mossa»,
rimbrottò, facendo un
rapido cenno a Chopper per obbligarlo ad avvicinarsi. Meglio muoversi
prima che a Rufy venisse la brillante idea di mangiarselo lo stesso,
data l'espressione famelica con cui continuava a guardare la sirena.
«Posso
sapere almeno che cosa volete da me?» chiese,
venendo trascinato
di tutta risposta sul terreno, la cui umidità sembrava
penetrargli nelle ossa.
«Lo saprai
a tempo debito»,
replicò ironico, abbozzando un
sorriso che non prometteva nulla di buono. «Sempre che
tu non
preferisca finire nella pancia di quello lì»,
soggiunse,
indicando distrattamente Rufy.
«Quello
tenetemelo lontano»,
lamentò, sentendo uno strano
brivido percorrergli lungo la pelle al contatto con il terriccio umido.
«E potreste
essere anche più gentili!»
Non parve essere per niente preso in considerazione, però,
poiché dopo aver allontanato per l'ennesima volta Rufy, che
se n'era uscito nuovamente con un distratto «Quando ce
lo mangiamo?»,
quel tipo di nome Zoro lo gettò malamente sul terreno,
intimando per l'ennesima volta alla renna di caricarselo in spalla.
Si rialzò sorreggendosi sulle braccia, gettandogli
un'occhiataccia.
«Portami
tu, se ci tieni tanto! Quello è un animaletto»,
rimbrottò, ma lo sguardo che gli venne rivolto fu tutt'altro
che cordiale.
«Non
sottovalutarlo», gli fu
detto con voce sprezzante, prima che si
avvicinasse alla renna e gli battesse una piccola pacca su una spalla.
-Fatti valere, Chopper».
Ci mise un po’ quello a eseguire l'ordine, prima di metter
mano a una sacca che aveva a tracolla; frugò giusto un
attimo prima di tirar fuori quella che sembrava una caramellina per poi
trasformarsi, lasciandolo letteralmente di stucco.
Non ebbe però il tempo di rendersi realmente conto della
situazione che venne afferrato senza mezzi termini, tanto che si
lasciò scappare un'esclamazione sorpresa nel vedersi
letteralmente scomparire il terreno da sotto i piedi, troppo preso da
dimenticarsi di essere ancora nudo.
Erano successe troppe cose tutte insieme, dalla sua cattura a quel suo
strano cambiamento, e vedersi adesso una piccola renna trasformata in
un gigante era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, se
voleva metterla in quei termini.
«Andiamo», fu il
solo ordine che diede l'uomo con le spade,
incamminandosi nella boscaglia con gli altri due al seguito.
Non si prospettava nulla di buono, all'orizzonte.
Ed eccoci qui alla fine del capitolo.
Questo è un piccolo sclero nato tra la noia e
l'organizzazione dei nostri prossimi cosplay, per ora attendete il
prossimo capitolo, sperando che vi sia piaciuto questo tanto da
seguirci ancora XD
Al prossimo ^^^
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