Liquori, dolcetti e fantasie di sophie_85 (/viewuser.php?uid=9394)
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Fanfiction partecipante al OTP Tournament ~ I Edizione, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » - Girone III Harmony
Liquori, dolcetti e
fantasie
Quella giornata all’ufficio Auror era stata un inferno; Harry
era così stanco che quando aprì la porta della
sua casa a Grimmauld Place, tirò letteralmente un sospiro di
sollievo.
Era tutto il giorno che vagava per la città: qualcuno si era
divertito a dare falsi allarmi di avvistamenti di Mangiamorte in giro
per Londra e lui era stato mandato a controllare ogni singola
segnalazione, scoprendo solamente stupide ghirlande natalizie incantate
che emettevano falsi e poco credibili Marchi Neri. Non era riuscito a
fermarsi neanche per la pausa pranzo, tanto era stato impegnato, e da
un paio d’ore ormai il suo stomaco reclamava qualcosa in
più del paio di Api Frizzole che era riuscito a rimediare
frugando nella tasca del mantello.
Buttò con malagrazia la borsa sul divano e, allentandosi la
cravatta, si diresse direttamente verso la cucina con
l’acquolina in bocca, sognando il magnifico sandwich che si
era preparato la sera prima con i resti della cena.
Nel momento in cui aprì la porta della stanza fu investito
da un odore dolce e vanigliato, insieme ad una nota alcolica. Prima
ancora di riprendersi dalla sorpresa, un lamento soffocato
attirò la sua attenzione: Hermione era in piedi davanti al
forno spalancato e agitava la mano a mezz’aria dove
probabilmente si era appena scottata. La ragazza portava una sua felpa
sopra a quello che sembrava essere un vestito, di cui si intravedeva
solo un pezzo di gonna dalla stoffa chiara; aveva tirato su i capelli
con un fermaglio improvvisato e girava per la cucina a piedi nudi.
“Hermione… già. Mi ero
dimenticato.” Gli era completamente passato di mente che la
sua amica gli aveva chiesto le chiavi di casa sua quel pomeriggio,
perché doveva fare non aveva capito cosa, e il suo
appartamento aveva il forno rotto.
“Oh, Harry! Sei arrivato giusto in tempo!” si
girò verso di lui con un mezzo sorriso, indicandogli una
teglia di dolci. “Assaggiane uno e dimmi che ne
pensi.” Aveva le gote arrossate: nella cucina faceva alquanto
caldo.
Harry non era patito di dolci, ma il gorgogliare insistente del suo
stomaco lo fece accettare di buon grado, quindi prese posto vicino al
tavolo, mentre la sua amica continuava a parlare a ruota libera, ancora
più loquacemente del solito.
“Meno male che mi hai permesso di usare la tua cucina, non
avrei mai fatto in tempo altrimenti a tornare a casa per cucinare i
babà per il party. A proposito, che ore sono? Devo
prepararmi e sono ancora in alto mare! Tu vieni, vero?”
Harry allungò una mano verso il dolcetto e lo
rigirò tra le mani, studiandolo.
Beh, un piccolo
antipasto ci vuole prima del panino… ho una
fame…
“No, Hermione, sono stanco morto, non mi va proprio. Anzi, me
n’ero addirittura dimenticato.”
“Sei un guastafeste! Non puoi mandarmi da sola… lo
sai che io devo andarci per forza, ci sarà anche la
delegazione italiana delle Sirene del Mediterraneo, non posso mancare,
minerebbe tutto il mio lavoro di contrattazione.”
“Fortunatamente io non ho nessuna sirena a cui rendere conto.
È stata una giornataccia, l’unica cosa che voglio
è mangiare qualcosa, farmi una doccia e buttarmi sul
letto.” Si stravaccò sulla sedia come a
enfatizzare il suo discorso. “Come hai detto che si chiamano
questi cosi?”
“Non sono ‘cosi’, sono babà,
dei dolci tipici italiani. Voglio fare colpo sulla delegazione, le
sirene sono molto golose. Mentre tu li assaggi intanto vado a levarmi
la tua felpa. Scusami se l’ho presa in prestito, ma non
volevo rischiare di macchiare il vestito.” Poi, proprio
mentre Harry stava aprendo la bocca per morsicare il pasticcino,
aggiunse: “Ah, ho mangiato il panino che era in frigo, spero
non sia un problema!”
Harry si bloccò con il babà a
mezz’aria, lo guardò per un attimo prima di
riposarlo sul tavolo, intatto. “Bene...”
Osservò sconsolato la cucina per un momento. Appena arrivato
non se n’era accorto, ma sembrava che ci fosse stata una
piccola esplosione: c’erano ciotole sporche e teglie un
po’ ovunque, mentre strani attrezzi sgocciolanti, di cui
Harry non conosceva neanche la funzione, facevano bella mostra di loro
nel lavello. Sperava ardentemente che la sua amica pulisse tutto prima
di andare via, perché lui non ne aveva la benché
minima intenzione.
Hermione tornò molto prima del previsto. Sotto la felpa si
scoprì che aveva in effetti un vestito color crema non molto
elaborato ma comunque raffinato, senza spalline, che le sottolineava
morbidamente la figura arrivando appena sopra il ginocchio. Aveva
liberato i capelli, meno ribelli del solito, e li aveva raccolti tutti
su un lato in una treccia morbida e sofisticata. Le davano
un’aria elegante, anche se lui li preferiva sciolti.
Era così abituato a vederla con gli abiti seriosi che usava
mettere in ufficio, che quasi si era dimenticato di quanto Hermione
sapesse essere affascinante. Eppure ai tempi della scuola lo sapeva
bene. Era stato un piccolo shock quando aveva capito che al suo
migliore amico piaceva la sua stessa ragazza, ma per lui aveva deciso
di farsi da parte. Li aveva visti innamorati e felici, ma dopo la
guerra, quando tutto tornò alla normalità, si
erano allontanati e alla fine lasciati. Un po’ come lui e
Ginny del resto.
Quando la vide zampettare su un piede solo per infilare
l’altro tacco vertiginoso, si rese conto di star fissando le
sue gambe, giusto in tempo per prenderla al volo prima che cadesse per
terra.
“Maledetti tacchi,” bofonchiò la ragazza
tra le sue braccia, mentre cercava di rimettersi in piedi.
“Devo smetterla di lasciarmi convincere da Ginny. Ha ragione
lei, con la gonna al ginocchio il tacco è
d’obbligo, ma non così alto.”
Osservandola più da vicino, si rese conto di nuovo del rosa
acceso che le colorava le guance. Se non l’avesse conosciuta
da anni, avrebbe avuto l’impressione che la sua amica fosse
un po’ alticcia.
“Allora?” domandò lei, ansiosa,
ridestando Harry dalle sue considerazioni.
“Allora cosa?”
“I babà. Come sono?”
Harry si affrettò a riprendere in mano il dolcetto e
morderlo. Dopo averlo masticato con cura sotto l’occhio
attento della sua migliore amica, sentenziò:
“Buono.”
Hermione lo guardò dubbiosa. “E questi
qui?” gli chiese passandogli un altro vassoio.
“Forse troppo forti, ma buoni anche questi.”
La ragazza prese un altro vassoio, molto più piccolo,
avvolto da una bella carta blu notte. “E questi?”
Harry la guardò, sempre più confuso. Prese il
babà e lo morsicò. “Questi forse sono i
migliori. Anche gli altri erano buoni, ma in questi
c’è qualcosa…”
Hermione si alzò di scatto, sbuffando sonoramente.
“Ecco, lo sapevo!” e con un gesto di stizza fece
Evanescere tutte le teglie di dolci pronti, cominciando a richiamare
ingredienti un po’ ovunque. “Forse sarebbe meglio
se preparassi dei Pasticcetti Svenevoli, così almeno nessuno
farebbe poi tanto caso a ciò che ha mangiato!”
Harry le si avvicinò, schivando per un pelo una
dozzina di uova che stavano passando rasenti alla sua testa.
“Insomma, Hermione, vuoi spiegarmi? Erano buoni anche quelli
di prima, solo diversi! Deve essere il rum… in ogni caso, mi
spieghi cosa sta succedendo?”
La ragazza lo guardò per un momento, poi lasciò
perdere per un attimo la preparazione. “Gli ultimi che hai
mangiato non li ho fatti io, ma Lavanda.”
“E allora?”
“Come, ‘e allora’?! In ufficio li hanno
assaggiati tutti, anche quelli della delegazione, ed erano entusiasti.
Le hanno addirittura chiesto di portarli alla festa stasera, ma lei ha
detto di non avere tempo. Così… mi sono offerta
io di farli.”
“E perché li hai fatti sparire allora? Anche i
tuoi erano buoni.”
“Tu non capisci, Harry. Non devono essere solo buoni, devono
essere migliori.
Per una volta voglio essere io
quella…” ma Hermione non terminò la
frase, suscitando la curiosità dell’amico che la
incalzò: “Quella…?”
Dopo aver fissato con insistente mutismo la punta delle sue scarpe,
alla fine lei cedette. “E va bene! Voglio essere notata, ok?
Quando passano per il mio ufficio parlano con me perché sono
il caporeparto, ma devi vedere come si fermano a chiacchierare con
Lavanda. La guardano, scherzano, ridono, le portano il
caffè.” Fece un verso per imitarla, cosa molto
poco da Hermione, poi continuò come se niente fosse.
“Con me invece sono tutti formali, a malapena mi guardano
negli occhi e mi dicono solo lo stretto necessario. Per una volta
voglio che si complimentino anche con me, che non mi vedano solo come
la capoufficio del dipartimento della Regolazione e Controllo delle
Creature Magiche. Non posso certo competere con la bellezza di Lavanda,
ma posso sicuramente preparare meglio degli stupidi pasticcini. O
almeno così credevo!”
Harry rimase basito per un attimo a guardarla. Possibile che la sua
amica avesse ancora simili insicurezze? Possibile avesse ancora
complessi di inferiorità nei confronti delle ragazze
reputate ‘belle’? Certo, Hermione non poteva
considerarsi una bellezza classica, ma con gli anni il suo corpo aveva
perso l’acerbità tipica
dell’adolescenza, rendendola più femminile, e i
suoi occhi intelligenti e il suo sguardo spesso così
penetrante, davano al suo viso un fascino tutto particolare, che solo
lei aveva. Harry non riusciva a capire come l’amica non
riuscisse a rendersene conto. Eppure aveva sorpreso più
volte colleghi in giro per il Ministero a osservarla di nascosto. Stava
per dirglielo ad alta voce, ma sapeva già che
quell’approccio non avrebbe funzionato, così
provò con un’altra tattica.
“Ma tu non hai mai approvato questo tipo di comportamento in
ufficio, o sbaglio? Comunque non dovresti sentirti in difetto
perché flirtano con lei. Non è che tu sia meno
bella di Lavanda, il problema è che tu un po’
spaventi le persone. Sei troppo professionale, senza contare che la tua
intelligenza può mettere in soggezione chiunque.”
Hermione sembrò indignata. “Io non spavento le
persone! E soprattutto non mi sento in difetto verso
nessuno!”
“Bene, perché ti assicuro che non ne hai davvero
motivo. Non so se ti sei vista, sei splendida stasera. Sei la cosa
più bella che abbia visto oggi.”
Hermione arrossì di colpo, ma ignorando completamente le sue
parole, gli borbotto: “Smettiamola con queste sciocchezze e
aiutami, altrimenti arriverò in ritardo.”
Appellò cinque diverse bottiglie di rum e due bicchierini.
“Secondo te quale ha usato? È tutto il pomeriggio
che cerco di capirlo, ma non ci riesco.”
Improvvisamente una consapevolezza prese largo nella mente di Harry
“Vuoi dirmi che li hai assaggiati tutti?”
“Certo! Altrimenti come avrei potuto capire quale ha
usato?”
La guardò di nuovo e in quel momento, ricollegando la sua
parlantina, le guance arrossate, l’odore che aveva sentito
appena entrato, tutto assunse improvvisamente un senso: Hermione era
effettivamente brilla.
“Hermione, ma tu non eri astemia?”
“Qualche bicchierino di rum non ha mai ucciso
nessuno!”
*
Cinque diversi tipi di rum e dieci assaggi più tardi,
Hermione sembrava essere stata messa a dura prova: ormai era in preda a
risolini immotivati, mentre ascoltava l’amico raccontare
le disavventure di quella mattina, apparentemente immemore
del motivo di quella bevuta improvvisata.
“Insomma, cosa facevano queste ghirlande mannare? Ti
trasformavano in un vampiro glitterato?”
Anche Harry iniziava a sentirsi in difficoltà. Era abituato
a bere ogni tanto qualche bicchiere con i colleghi, ma lo stare a
stomaco vuoto dall’ora di pranzo non migliorava la situazione.
“Tu ci scherzi! Da quelle maledette… cose, una
volta disattivato il finto Marchio Nero, uscivano fuori dei rami che ti
immobilizzavano, e se riuscivano a morderti ti trasformavi in
un-”
Ma Hermione non scoprì mai in cosa ti trasformava
perché Harry si interruppe all’improvviso come
folgorato e, alzandosi in piedi, esclamò:
“Giusto!”
Anche Hermione si alzò quando lo vide scattare verso
l’altra stanza.
“Amico mio, lasciatelo dire: non lo reggi molto bene
l’alcol,” farfugliò, dondolando appena
sul posto.
Harry tornò subito dopo, con un oggetto stretto in mano.
“Siediti e chiudi gli occhi!”
“Il morso di quelle ghirlande natalizie ti trasformava in una
bottiglia? Non è uno scherzo molto divertente,”
rispose confusa la ragazza.
“Ma no, sciocchina. Le ghirlande non c’entrano
nulla.” Mise la bottiglia sul tavolo e, posandole le mani
sulle spalle, la costrinse gentilmente a sedersi. “Siediti e
chiudi gli occhi.”
“Va bene… hai delle mani davvero calde, lo
sai?” sussurrò a occhi chiusi, ma lui non le stava
dando retta e trafficava con la bottiglia.
“Assaggia.”
Hermione sentì il freddo del vetro contro le labbra, sorrise
e prese un sorso. Subito dopo spalancò gli occhi entusiasta.
“È il liquore dei dolci di Lavanda!
L’hai trovato! Ma cos’è?”
“Whiskey Incendiario!” esclamò Harry.
La ragazza si rialzò in piedi saltellando e tra
l’indispettita e l’eccitata disse: “Ecco
perché non lo trovavo! Non ha usato la ricetta Babbana
classica!”
Mentre correva di nuovo ad armeggiare con gli ingredienti, lui
continuava a guardarla ridacchiando.
Ad un certo punto Hermione se ne accorse. “Harry, smettila di
ghignare. Sei fastidioso. Perché continui a guardarmi
così?”
Il ragazzo rimase per un po’ in silenzio e quando lei
finì di montare le uova con gli altri ingredienti
decise di sbilanciarsi. “Tralasciando il fatto che non ti ho
mai vista brilla? Niente… è che il discorso di
prima sulle ghirlande mi ha fatto tornare in mente una cosa che volevo
dirti da quando mi hai detto che quei dolcetti erano di
Lavanda.”
Hermione agitò la bacchetta per amalgamare bene il burro al
resto. “Cosa volevi dirmi?”
“Uno dei primi avvistamenti questa mattina è stato
nel nuovo quartiere magico vicino Piccadilly Circus.”
Lei continuava ad ascoltarlo distrattamente, cercando di capire se
l’impasto fosse montato a dovere “E
allora?”
“Beh, quella zona è rinomata soprattutto per la
culinaria, sta diventando famosa per i ristoranti, le paninoteche, le
gelaterie… e indovina chi ho visto uscire da una di queste
pasticcerie, con in mano un pacchettino avvolto da una carta
blu?”
Hermione lì per lì non rispose, intenta a far
girare il cucchiaio di legno con la bacchetta, quando improvvisamente
voltò di scatto la testa, fissando la carta con cui aveva
portato i pasticcini di Lavanda.
“No, non mi dire che…”
Harry si limitò a sghignazzare.
“Mi hai fatto perdere un sacco di tempo quando sapevi che
Lavanda non aveva preparato lei quei dannati dolci, ma li aveva
comprati!”
Le fece un sorriso storto. “Così impari a mangiare
il mio sandwich.”
“Non ci posso credere…” Con un gesto di
stizza agitò la bacchetta con troppa foga e
l’impasto appiccicoso che aveva davanti praticamente esplose.
Hermione si ritrovò schizzi ovunque, sul vestito, in faccia,
tra i capelli; ovunque. Una risata di cuore la travolse alle sue
spalle. Harry si teneva la pancia e quando la ragazza si
girò, la risata crebbe di intensità.
“Dovresti vederti, sei buffissima!”
“Tu…!” Hermione lo guardò
indignata per qualche istante, poi ficcò l’intera
mano dentro la scodella con l’impasto semiliquido.
“Che intenzioni avresti, signorinella?”
“Non lo immagini?”
“Speri di avere qualche speranza di sporcare il miglior Auror
del Ministero?”
“Lo vedremo…” Soffiò,
guardandolo con una luce minacciosa negli occhi.
Iniziò una bizzarra rincorsa per la cucina. Hermione
seminava gocce di preparato per dolci su tutto il pavimento con la mano
sporca, mentre Harry evitava gli attacchi e gli incantesimi che ogni
tanto la ragazza gli lanciava. Ridevano come matti. Ad un certo punto
però, Hermione scivolò su una goccia
d’impasto; Harry stava per afferrarla come poco prima, ma
alla fine, con un ghigno, tirò indietro le braccia,
facendola ruzzolare a terra.
“Sei cattivo! Avresti potuto prendermi. Mi sono fatta male
alla caviglia per colpa tua.”
Vedendo il suo broncio, Harry le si avvicinò sorridendo.
“Dai, non pensavo ti facessi male. Fammi vedere.”
Si inginocchiò accanto a lei per esaminarle il piede quando,
con la coda dell’occhio, vide un movimento repentino:
Hermione non si era fatta male realmente e adesso era riuscito a
bloccarlo spingendolo a terra e montandogli sopra a carponi; aveva
intenzione di passargli la mano sporca sul viso, ma Harry, nonostante
la sorpresa, riuscì ad afferrarle il polso giusto un attimo
prima.
“E ora che farai, mio presuntuoso signor Auror? Non ti ho
toccato, ma è solo questione di tempo prima che tu ti
sporchi.”
Harry guardò la mano di Hermione ferma sopra il suo viso, con
l’impasto che stava iniziando a colarle lungo le dita:
sarebbe sicuramente caduto a breve.
“Eh, mia cara, ormai dovresti saperlo… la miglior
difesa è l’attacco!”
Aprì la bocca e le prese tra le labbra l’indice e
il medio, succhiandoli appena. Hermione avvampò, spiazzata, e
Harry, approfittando del suo momentaneo turbamento, invertì
le loro posizioni facendola finire sotto di sé.
“Sai che è proprio buono?” tenendole
sempre la mano, leccò via l’impasto anche dalle altre dita,
una per una, guardandola. Qualcosa era cambiato. Mentre le passava la
lingua, lentamente, sulla pelle, la vide socchiudere gli occhi e la
bocca dischiudersi in un respiro spezzato. L’atmosfera di
scherzo di poco prima era svanita; improvvisamente si ritrovarono
immersi in qualcosa di mai provato, di intenso, di proibito. Il ragazzo
le bloccò i polsi contro il pavimento, senza trovare la
minima resistenza, e scese ad aspirare l’odore del suo collo.
Sapeva di vaniglia e di alcol. Quando con il respiro lambì
la sua pelle tesa, la sentì fremere. A fior di labbra le
catturò una goccia d’impasto finitale
nell’incavo della clavicola.
“…Harry…”
Era quasi un sospiro ma, come richiamato alla realtà, il
ragazzo tirò su la testa di scatto.
Cosa sto facendo?
Imbarazzato, si schiarì la voce, aiutando anche lei a
rimettersi in piedi. “Credo… emh… credo
che abbiamo bevuto un po’ troppo.”
Hermione, piuttosto confusa, ci mise qualche secondo a rispondere.
“Sì… forse è il caso che non
mi presenti alla festa in queste condizioni. Manderò un
gufo.” Prese un tovagliolo per togliersi il grosso
dell’impasto di dosso. “Sono troppo brilla per
Materializzarmi. Hai la macchina?”
Parlavano senza guardarsi negli occhi. “No. Immagino che
dovrai rimanere a dormire qui. Vieni, ti preparo una delle stanze di
sopra.”
Mentre attraversavano l’ingresso la tensione tra loro era
quasi tangibile. Non riuscivano a guardarsi, il loro silenzio
rispecchiava l'imbarazzo, fino a quando, a metà
scalinata, Hermione non scoppiò in risolini incontrollati.
Harry si voltò sorpreso.
La ragazza alla fine esplose in una risata di cuore. “Ancora
sono qui, questi? Meno male che sei praticamente il miglior Auror
del reparto! Ma come li hai conciati?”
Stava fissando, con le lacrime agli occhi dal ridere, le teste degli
elfi domestici di casa Black, addobbati con cappellini di Babbo Natale
e ghirlande colorate al collo.
“È stata Luna. L’altro giorno
è passata da me dopo il lavoro per portarmi un rapporto e ha
detto che erano poco natalizi. Lo so che dovrei staccarli da
lì, ma non ho un attimo libero in questo periodo.”
Vedendola poi barcollare pericolosamente tra una ristata e
l’altra, l’afferrò per la vita
sospingendola per costringerla a salire. “Meno male che
qualche bicchierino non doveva farti niente. Sei completamente
ubriaca.”
Hermione protestò debolmente, ridacchiando. “Non
è vero! Sono solo allegra!”
Una volta arrivati in stanza, Harry le diede degli asciugamani puliti e
una sua camicia per permetterle di cambiarsi per andare a dormire.
“Mi raccomando, cerca di non affogare nella doccia.”
Il ragazzo stava per lasciare la stanza quando lei lo
richiamò: “Harry,
aspetta…”gli diede la schiena, spostando i
capelli. “Aiutami, non ce la farò mai ad
abbassarla da sola.”
Harry deglutì a vuoto: improvvisamente la tensione spezzata
poco prima dagli elfi inghirlandati era tornata ad attanagliargli lo
stomaco. Con estrema lentezza le abbassò la chiusura lampo
fino a metà schiena, scoprendo la pelle chiara. Non seppe
resistere e l’accarezzò piano.
“Le tue mani sono davvero calde…”
Hermione si girò, guardandolo dritto negli occhi, tenendo su
il vestito con le mani per non farlo cadere. Harry sembrò di
nuovo riprendersi dall’improvviso momento di inaspettata
intimità e fece un passo indietro.
“Hermione sei ubriaca. Anche io sono ubriaco.”
“Ma…”
“No. Fai la doccia e mettiti a letto, prima che succeda
qualcosa di cui domani mattina potremmo pentirci.” E, senza
darle il tempo di replicare, uscì dalla stanza chiudendosi
la porta alle spalle.
*
Dopo una lunga e fredda doccia, Harry si avvolse un asciugamano sui
fianchi, strofinandosi i capelli con vigore.
Ma che diavolo mi
prende… è Hermione, cazzo.
Siamo praticamente fratello e sorella! Come diamine mi è
venuto in mente. Stavo per saltarle addosso.
Lanciò con un gesto di stizza l’asciugamano sul
letto e stava per togliersi anche quello sui fianchi quando per poco
non cacciò un urlo dalla sorpresa: Hermione lo aspettava
nella stanza, in piedi vicino la porta, con indosso solo la sua camicia
e le scarpe col tacco.
“Quel ‘no’ non mi è
piaciuto.” disse quasi in un sussurro.
“Cosa…” ma le parole gli morirono in
gola perché Hermione aveva iniziato a camminare verso di lui
e la camicia, non abbottonata del tutto, si aprì appena
lasciando intravedere il pizzo delicato della sua biancheria. Non
l’aveva mai vista così, era da togliere il fiato.
Accorgendosi del suo sguardo, la ragazza arrossì,
ma non si fermò, arrivando a pochi centimetri da lui.
“Io non credo che tutto quello che ho provato sia solo il
risultato dell’alcol.”
Harry si schiarì la gola, sperando di ritrovare un
po’ di autocontrollo, oltre che la voce. “Hermione,
è evidente che è così, non sei
abituata a bere e-”
Non lo lasciò finire, interrompendolo. “Forse
se non fossi ubriaca non sarei venuta qui in pigiama, esponendomi
così, ma questo non cambia ciò che
provo.”
“E lo chiami pigiama, questo?!”
“Sei tu che mi hai dato questa camicia come
pigiama.”
“Avrei dovuto darti dei pantaloni. O il pigiama di flanella
più pesante che avevo. Perché diavolo ti sei
rimessa i tacchi, poi?”
“Il tuo pavimento è freddo.”
“Avrei dovuto darti anche dei calzini.”
“Insomma, Harry!” la ragazza sbuffò,
allontanandosi appena. “Non mi stai prendendo sul serio! Io
sono qui a dirti che ho provato davvero qualcosa giù di
sotto e tu non mi ascolti. È perché…
tu non hai provato lo stesso? Mi trovi ridicola, non è
vero?” Si strinse nella camicia, voltandosi.
“Hermione, ma stai scherzando?!” la prese per le
spalle, costringendola a guardarsi allo specchio appeso al muro.
“Guardati. Sei incredibile, sei…” le
accarezzò il collo, facendo scivolare via la camicia
scoprendole la spalla e baciandogliela delicatamente. Poi
guardò il suo riflesso, seguendo tutta la linea del corpo, e
quando arrivò a fissarla negli occhi attraverso lo specchio,
il suo sguardo era velato di desiderio. “L’ultima
parola che userei per descriverti è
‘ridicola’. Ma tu sei ubriaca. E anche io. Non sono
in grado di capire se è davvero questo ciò che
vuoi.” Distolse lo sguardo.
La ragazza si girò, trovandosi di fronte a lui,
costringendolo a guardarla di nuovo. “Probabilmente se fossi
sobria lo negherei, ma io so quello che sto provando ora.”
Era imbarazzata, lo percepiva, e sembrava più lucida che
mai.
Gli posò la mano sul petto nudo, accarezzandolo
delicatamente.
“Così non mi aiuti, Hermione…”
Gli prese le mani e, scostando la camicia, se le posò sui
fianchi, a contatto diretto con la propria pelle.
“Ti prego, Harry… baciami, o credo che
morirò.”
Alla fine il ragazzo cedette e strinse la presa sulla vita,
avvicinandola a sé. Sembrava assurdo ma anche
incredibilmente giusto. Con una mano salì ad accarezzarle il
viso. Scese sulle sue labbra quasi con foga, ma proprio mentre stava
per sfiorarle…
Thud
“Ahai!” Sia Harry che Hermione si presero la testa
tra le mani: la ragazza si era data lo slancio per ricevere il bacio,
ma con troppa foga, tanto da dare una testata a Harry.
Dopo uno sguardo un po’ sorpreso, entrambi scoppiarono a
ridere. Il momento magico era passato.
Una volta in cucina, però, guardandolo seminascosta dalla
borsa del ghiaccio che aveva poggiata sulla fronte, Hermione
ribadì in un sussurrò: “Comunque, non
me ne sarei pentita, Harry. E neanche tu…”
*
“Harry? Harry?”
Il ragazzo si sentì scuotere con vigore, prima di riuscire
ad aprire finalmente gli occhi.
“Ehi, mi stavi facendo preoccupare, non ti svegliavi
più!”
Hermione lo guardava sorridente, vestita elegante, in quella che
sembrava la sua cucina. Lui si stropicciò gli occhi,
alzandosi dal tavolo dove evidentemente si era appisolato.
Possibile fosse solo un
sogno?
“Ora ricordo… ho assaggiato uno dei tuoi dolcetti
e poi… devo essermi addormentato.” disse indicando
la scatola colorata di fronte a lui. Sembrava piuttosto confuso. E
anche turbato.
Hermione scoppiò a ridere. “Ci credo che ti sei
addormentato! Quelli non sono i miei dolci, sono i Pasticcetti
Svenevoli Modello Delux di George! Me li ha dati perché
voleva che li mostrassi alla delegazione italiana. Vuole espandere il
suo mercato all’estero.”
Harry sbadigliò sonoramente e si versò del succo
di zucca per cercare di riprendersi, ma quando vide la ragazza fissarlo
maliziosa, distolse lo sguardo.
“Che c’è?” Le chiese
imbarazzato. Non riusciva a guardarla senza ripensare al sogno di poco
prima.
“Chi hai sognato?”
Harry per poco non si strozzò. Quando finì di
tossire riuscì ad articolare un: “Come,
scusa?”
Hermione sorrise, sorniona. “È inutile che fai il
vago. Questi Pasticcetti non sono come quelli che avevamo noi a scuola.
Mentre sei svenuto ti permettono di avere fantasie romantiche sulla
persona da cui sei maggiormente attratto. Chi hai sognato,
Harry?”
Il ragazzo tentò di prendere tempo. “Non devono
funzionare granché bene, perché nella mia
fantasia non è successo niente. Più o
meno.”
“Magari perché non ne eri consapevole e il tuo
inconscio tentava di rendere la situazione più logica.
Comunque sembri sconvolto! Dimmi chi hai sognato! Lavanda, forse?
Oppure la biondina che lavora con te?”
Harry fece una risatina nervosa. “Sei fuori
strada…” poi notò che nella scatola
mancava un altro dolcetto. “E tu? Chi hai sognato
tu?”
A questo punto fu Hermione ad essere imbarazzata. “Li ho
assaggiati solo per essere sicura degli effetti prima di darli alla
delegazione.”
“Non ti ho chiesto perché li hai mangiati, ma chi
hai sognato.”
“Nessuno che tu conosca.”
Harry la guardò attentamente e da come giocava con
l’orlo della gonna capì che stava mentendo. Quando
poi lo cercò di sfuggita con gli occhi, distogliendo subito
dopo lo sguardo, ne fu sicuro.
“Non mi dire che anche tu hai sognato me?”
Hermione divenne rossa, sembrava decisamente sorpresa dalla sua
affermazione, ma alla fine scoppiò a ridere. “Vuoi
dire che ti sei sognato da solo? Non ti facevo così
presuntuoso!”
“Che simpatica… sai cosa intendevo.”
La ragazza continuò a ridacchiare. “Certo che
siamo strani, noi due. Dobbiamo farci presentare al più
presto qualcuno, perché avere solo il proprio migliore amico
su cui fare fantasie denota la tristezza delle nostre vite
sociali!”
“Come fai a prenderla così tranquillamente,
Hermione?” Harry sembrava improvvisamente serio. La guardava
come se per la prima volta da anni la vedesse realmente, come se per la
prima volta si rendesse consapevole di sentimenti mai sospettati. Non
aveva mai voluto vedere Hermione in altro modo se non come
un’amica. C’era Ron, c’era
Ginny… le poche volte in cui il suo cuore aveva provato a
suggerirgli qualcosa in più della semplice amicizia, la
ragione l’aveva soffocato sul nascere. Eppure tra di loro
c’era sempre stata quella complicità, quel legame,
che non aveva mai sentito con nessun’altra. Nessuno sapeva
dargli quello che gli dava Hermione. Nessuno. E quella illusione di
poco prima gli aveva svelato fantasie bramate da tempo, desideri e
sentimenti da sempre presenti in lui, ma custoditi segretamente in un
angolo nascosto del suo cuore.
La osservò.
Si guardava intorno nervosamente, nonostante l’aria
falsamente rilassata.
Sapeva che anche lei era turbata.
Alla fine le chiese: “Anche nel tuo sogno non è
successo nulla?”
Questa volta la ragazza avvampò letteralmente e gli diede le
spalle per non farsi vedere, ma lui la prese per il polso, costringendola
a guardarlo.
“Era solo una fantasia, Harry. Un sogno. Lo sai che quando
eravamo più piccoli avevo avuto una cottarella per te, ma da
quando mi sono messa con Ron è tutto cambiato, siamo
diventati quasi come fratello e sorella, e non-“
Harry sembrava serissimo. “Dimmi che non hai provato
niente.”
Per un attimo gli venne in mente una frase della Hermione della sua
fantasia:
“Probabilmente
se fossi sobria lo negherei, ma io so quello
che sto provando ora.”
Lei continuava a sfuggire il suo sguardo. “Era solo un
sogno.”
“Dimmelo.”
Alla fine la ragazza sbuffò. “Non
c’è bisogno di turbarsi tanto.” Gli
prese il viso tra le mani e gli stampò un bacio sulle
labbra. “Vedi? Erano i Pasticcetti ad alterare le nostre
sensazioni, nella realtà-“ ma non
riuscì a finire la frase perché Harry la
tirò a sé, posando di nuovo le labbra, con
decisione, sulle sue. E questa volta non fu un bacio veloce,
né fraterno; la sua bocca si mosse contro quella di lei,
piano, ma determinata a scoprire tutte le sensazioni che per anni erano
rimaste non dette. Era come se aspettasse quel momento da sempre. Fu un
bacio lento, profondo, intenso.
Quando si separarono, negli occhi di entrambi si rifletteva
ciò che avevano vissuto nelle loro rispettive fantasie.
“Dimmi che non hai provato niente.”
Ripeté lui, tenendola per mano.
La ragazza si morse il labbro, senza sapere cosa rispondere.
“Hermione.”
Per un attimo ebbe l’impressione che lei stesse per scappare,
ma inaspettatamente il suo viso si rischiarò in un sorriso
titubante; la voce le tremò appena. “Sono un
po’ spaventata. Sta accadendo tutto così in
fretta…”
Anche Harry sorrise, più rilassato. Le prese il viso tra le
mani, poggiando la fronte contro la sua.
“Sì, un po’ lo sono anche io, ma non
è detto che dobbiamo correre, no? Iniziamo a piccoli passi e
poi si vedrà.”
“Sì…” chiuse gli occhi,
assaporando quel momento di dolcezza.
“A meno che tu non voglia mostrarmi cosa è
successo nel tuo di sogno.”
Hermione diventò di tutti i colori e, ridendo, gli diede un
piccolo pugno sul braccio.
“Per quello è decisamente presto! Ora devo
andare…”
Si infilò il cappotto, prese i Pasticcetti Svenevoli, il
vassoio con i dolci e guardò imbarazzata Harry, senza sapere
bene come salutarlo. Lui le sorrise e le posò un bacio
delicato sulle labbra.
Era così strano, eppure sembrava la cosa più
naturale del mondo. Quel piccolo gesto confermò ad entrambi
le loro emozioni: qualcosa era cambiato. Mentre la vedeva scomparire
sotto i suoi occhi, il suo sorriso dolce e imbarazzato gli disse che
sarebbero stati felici, insieme, a piccoli passi.
Fine
Sophie' space
Quando
mi è arrvato l'invito del CoS ero letteralmente su di giri!
Mi sono davvero emozionata :)
Purtroppo non è
la trama che avevo pensato di sviluppare inizialmente, ma spero che vi
possa piacere lo stesso, nonostante sia una storia
'classica'. Ci tengo a ringraziare di cuore la mia beta Fabi_ e
jaybree88,
che mi ha dato un parere più
‘auroroso’. I prompt da sfruttare erano:
pasticcetti svenevoli, un'antica maledizione (che dovevo inizialmente
usare) e ghirlande di fiori.
Spero
di non avervi deluso :)
La
vostra Sophie!
ps: ci tenevo a precisare che il
riferimento ai ‘vampiri glitterati’ era solo un
escamotage per far sorridere;
non ci voleva essere nessuna cattiveria nei confronti di Twilight,
contro cui
personalmente non ho niente :)
Potete trovare la mia pagina su fb qui: http://www.facebook.com/pages/Sophie_85/297003163686205 dove inserirò eventuali nuove storie e chiacchiericci vari ^_^
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