Ho appena buttato giù il quinto
Whisky incendiario e non ho nessun’intenzione di
fermarmi.
Sono uscita da casa come una furia, dopo
l’ennesima litigata con la mia famiglia, in particolar modo con quel imbecille di mio fratello Ron, solo il suo pensiero mi fa
montare ancora di più i nervi.
Non devono essere passate ancora
due ore da quando sono qui a giudicare dallo stato dei
miei vestiti. Quando sono entrata qui dentro c’era il
diluvio in corso ed ho ancora i vestiti umidi.
Faccio cenno al cameriere di portarmene
un altro: la prima volta è disgustoso ma poi ti abitui
al sapore e ti accorgi che il tepore che ti lascia dentro non è poi così male.
Mentre
sto per buttarlo giù sento vibrare il mio telefonino babbano:
è di nuovo mio fratello. Sicuramente vorrà che torni a
casa; beh, scordatelo bello mio! Hai finito di decidere della mia vita. Come
hai osato rifiutare la mia grande occasione! Sapevi
perfettamente che il mio più grande desiderio era
diventare guaritore, e tu hai osato rifiutare quella lettera d’assunzione che
mi era costata anni di studio e di turni massacranti. Il mio caro
fratellone che si preoccupa talmente tanto che la
sua sorellina possa capitar di far tardi la sera da gettare al vento
l’occasione di una vita. Quello che mi fa ancora più rabbia è che tutti
quelli che mi conoscono, dai miei genitori, ai miei
fratelli, alle loro mogli, ai miei migliori amici sono d’accordo con quell’idiota. Ma adesso basta, la mia vita sta per
cambiare, domani andrò a cercarmi un appartamento e mi
costruirò una vita da sola. Ma guarda quello, dove
crede di essere, a Miami? Siamo in pieno novembre e quello se ne va in giro in
camicia Hawaiana! Che stile! E
quello lì dietro: ma guarda che Figo! Ha proprio un aspetto
strano. Ho come la sensazione di averlo già visto, ma non ricordo dove. E pure
un tipo con dei capelli biondo platino dovrei
ricordarmelo, non sembrano tinti e poi degli occhi così particolari, non sono
di un colore comune, sono grigi, di un grigio intenso, metallico, il colore del
mare prima della tempesta. Si è alzato in piedi e si sta avvicinando al
bancone. Ha un didietro favoloso e una camminata sicura, elegante; non insipida
come quella di Harry, il mio ex grande amore, ma lasciamo
stare. Devo dire che anche per il resto sta messo
bene. Devo essere sbronza, ho una gran voglia di alzarmi e di baciarlo, solo
per sapere se le sue labbra sono morbide come sembrano o per scoprire cosa ha
bevuto. Ma sì mi alzo, un’occasione del genere non ritornerà mai più nella vita
e, mal che vada, avrò qualcosa da raccontare alle mie
amiche ad ottant’anni al the delle cinque! Mi alzo e,
con il bicchiere in mano mi avvicino al biondino.
Quando
passo vedo che tutti gli uomini del locale mi fissano come depravati e fanno
apprezzamenti poco carini. Passo davanti ad una vetrata e scopro il perché: la
camicia bianca che ho addosso è tutta zuppa e lascia ben poco all’immaginazione
per quello che riguarda il mio reggiseno nero, come se non bastasse, a causa della
sbronza ho slacciato i bottoni tranne due sul seno per non parlare della mia
minigonna nera che mi si è appiccicata addosso come
una seconda pelle, così sembro pronta per una serata in maschera del tipo
“collegiale sexy”! Ma anche di questo me ne frego poco
e punto sul biondino che nel frattempo si è girato e, dopo avermi visto fa un
ghigno e mi si avvicina. Con quell’espressione sulla
faccia sembra ancora più sexy, ho come la sensazione
che abbia il mondo in pugno e qualunque cosa faccia, anche solo respirare,
fosse l’unico in grado di farlo. Questa è un’altra cosa che in situazioni
normali avrei odiato a morte. Non ho il tempo di
pensarci oltre perché mi si avvicina e dice: << Lo sai che sei un bel
tipo? >>. Io, senza pensarci un secondo gli sorrido e gli rispondo:
<< Anche tu non sei male! >>, e così iniziamo a parlare di tutto e di
niente ad un tavolo.
Non so neanche il suo nome e pure
sto tirando fuori con lui vent’anni e più di rabbia e
frustrazione e lo stesso vale per lui. Due ore dopo paghiamo il conto e usciamo
fuori, per le strade della Londra Magica. L’acquazzone è finito ed il cielo è
terso. Fa freddo e quindi ci rifuggiamo in un alberghetto su Diagon Alley. Entriamo nella Hall e ci sediamo vicini su un divano vuoto. Senza
preavviso il mio accompagnatore mi guarda negli occhi e mi dice: << È
tutta la sera che muoio dalla voglia di baciarti >>. Io mi sento lusingata
e, dopo averlo guardato diritto negli occhi gli sussurro
a fior di labbra: << Fallo! >>. Non se lo fa ripetere due volte e
cattura le mie labbra con passione, quasi con violenza. Non posso e non voglio
interrompere il contatto. Mi sento come se sentissi un
fuoco dentro ed ogni sua carezza, che si fa sempre più audace, non fa altro che
gettare benzina su quel fuoco. Voglio fare l’amore con lui e, senza neanche
accorgercene ci siamo alzati e ci siamo fatti dare una camera. Sia in ascensore sia per il corridoio non facciamo che
baciarci ed io ho già aperto la sua camicia di seta e sto accarezzando la pelle
del suo petto che in quanto a morbidezza, alla camicia, non ha niente da
invidiare. Lui intanto ha una mano persa nei miei capelli e con l’altra cerca
di togliermi la camicia mentre un suo bacio sul collo
mi fa mancare il respiro. Ci buttiamo sul letto e, come se fossero travolti da
un turbine, i nostri vestiti volano in tutte le direzioni. Non ricordo se ci
siamo detti qualcosa, ricordo solo il cuore pompare a mille
quando ha iniziato a baciare ogni centimetro delle mia pelle, come se
fosse una dolce tortura e io non voglio che finisca. E poi il
respiro mancare quando è entrato in me; il cercare le sue labbra come se
fossero ossigeno; abbracciarmi alle sue spalle forti per rendere più profonda e
duratura la nostra unione.
Uno strano trillo mi sveglia, non può essere la mia sveglia, la mia suona in modo
diverso, questo sembra di più il trillo di un telefono. Mi rigiro nelle coperte
per seguire la fonte del rumore e vado ad urtare contro qualcosa
di incredibilmente solido. Metto meglio a fuoco e quasi mi viene un infarto:
che ci fa Draco Malfoy nel mio letto! Mi sollevo per prenderlo a schiaffi e il
mio sguardo cade ai piedi del letto, che finalmente realizzo non essere il mio,
un paio di quelle che sembrano inequivocabilmente mutandine che hanno un’aria
familiare, forse troppo! Ho un atroce sospetto e, preso il coraggio a quattro
mani alzo le coperte ed i miei sospetti più atroci si
rivelano fondati: io, Ginevra Weasley, sono andata a
letto con Draco Malfoy! Il telefono continua a suonare ed io oramai sono sul
punto di perdere le staffe. Lui comincia a mugugnare qualcosa
ma non si è ancora svegliato. Il telefono suona di nuovo e, al limite della sopportazione salto il corpo di Malfoy,
agguanto il ricevitore e in modo alquanto scorbutico rispondo al telefono:
<< Pronto! >>. << Buon giorno signora
Malfoy, come d’accordo la colazione vi sarà servita entro venti minuti.
>>. A me è venuto un colpo, non ho ben afferrato cosa debba
succedere da qui a venti minuti, so solo che quello lì sotto si è riferito a me
chiamandomi “ Signora Malfoy”. Ma sono tutti pazzi! In
quel momento il mio compagno di letto si alza, mi afferra i fianchi e, ad occhi
chiusi, mi da un morso dietro la schiena: << Hai! Ma
ti sei bevuto il cervello! >> in quel momento Malfoy,
come se fosse stato colpito da una scarica elettrica apre gli occhi e mi guarda.
La sua faccia in pochi secondi passa dal rilassato, allo stupito e al
disgustato e, saltando in piedi mi urla in faccia: << Che storia è
questa! >> io in uno scatto ho girato la testa dall’altra parte e lui,
notata la situazione, afferra al volo i suoi boxer e
si riveste. Anche io, approfittando della sua distrazione
esco dal letto e mi vesto velocemente ma prima che io possa uscire dalla stanza
lui mi afferra per i polsi e mi blocca sul pavimento e mi sillaba
nell’orecchio: << E no bellezza! Dove credi di andare così di fretta Weasley! Che ci facevamo io e te
nello stesso letto? >> << Tiri ad indovinare o devo farti dei
disegni Malfoy! >> dico io a denti stretti mentre
cerco di divincolarmi dalla sua stretta. << Razza di … >> ma viene interrotto da un sonoro scampanellio dall’esterno che
annuncia: << Signori Malfoy, servizio in camera, potreste aprire >>
a Malfoy quasi viene un colpo, diventa così pallido che per un attimo temo che
possa rimanere lì come uno stoccafisso. Poi, di punto in bianco si alza dalla
mia schiena e, dopo avermi tirata su di mala grazia mi trascina verso la porta
e, una volta aperta chiede, con una forte nota di
rabbia al cameriere: << Chi è stato? >> . Il cameriere biascica qualcosa ma una seconda occhiataccia di Malfoy lo convince a
parlare e timidamente dice: << Nicolas Rose… >> << E quando
tornerà quel maledetto? >> chiede di nuovo Malfoy << Domani in mattinata, signore. >> risponde il cameriere.
<< Fantastico! >> disse Malfoy con una forte vena sarcastica nella
voce e fa cenno al cameriere di entrare e di lasciare il carrello in un angolo
e questi, eseguito l’ordine corre via il più velocemente è
possibile. A quel punto Malfoy mi lascia andare violentemente e mi fa cadere a
terra. Poi in uno scatto d’ira sbatte violentemente la porta e si accomoda sul
divano che c’è nella stanza. << Si può sapere che sta succedendo e chi
cavolo è questo Rose? >> Chiedo io spazientita e lui, dopo aver accennato
ad un sorriso di scherno mi guarda e dice: << Succede, bellezza, che fino
a domani noi non ci muoviamo da qui dentro, almeno
finche non becchiamo il caro Nicky, perché io e tè
per ora siamo “ uniti finche morte non vi separi” >> << Che diavolo
vai blaterando Malfoy? >> urlo io oramai quasi al
limite di una crisi di nervi. Non riesco a spiegarmi perché ha usato
quella formula, non ha senso, almeno ché... Lui mi
guarda e sogghigna, come se riuscisse a leggermi nel pensiero e mi dice:
<< Bingo! >> a me quasi
viene un colpo. C’è solo una cosa al mondo che possa
aver giustificato quella formula… << Non possono avermi sottoposto ad un
incantesimo d’unione! >> balbetto io con una voce acuta che a stento riconosco. << Spiacente di deluderti Weasley ma è così e tu sarai per le prossime ventiquattro ore
la signora Malfoy, contenta! >>.
Sono molto tentata di prenderlo a
schiaffi o lanciargli qualche maledizione senza perdono ma mi trattengo perché
so che sarebbe tutto inutile, l’incantesimo Coniungo
può essere solo annullato da chi lo ha eseguito e, da quanto ho capito il
soggetto in questione non tornerà prima di domani. Inspiro profondamente e, con
un tono il più calmo è possibile gli chiedo: << Tu nell’attesa cosa hai
intenzione di fare? Io avrei bisogno di vestiti puliti e avrei delle
commissioni da sbrigare! >> e senza attendere
una risposta mi volto, agguanto la mia borsa e afferro la maniglia della porta.
In quel momento un insopportabile bruciore al polso mi costringe a fermarmi e
la voce strascicata di Malfoy mi ricorda che…<< L’incantesimo ci tiene
uniti, ricordi Weasley? Oggi dovrebbe essere il
nostro primo giorno di luna di miele ed è normale per due sposini restare il più vicini possibile il primo giorno! Quindi
spiacente ma per oggi non ci muoviamo di qui. >> << Eh no! Io devo
assolutamente andare al San Mungo… >> << Non temere, non hai
bisogno che te lo confermi un Medimago,
sei più stupida di quanto tu creda! >> << Molto divertente
Malfoy, davvero…>> ma non finisco la frase perché vengo
interrotta dal suono del cellulare. Guardo il display
e con orrore vedo lampeggiare il numero di Ron. << Ci mancava solo quell’idiota di Ron! >> Esasperata rispondo al
telefono << Pronto! >> << Ginny
dove diavolo sei?>> vengo investita dalle urla
di Ron << È tutta la notte che ti sto cercando! Giuro che se ti trovo tu
non metti più il naso fuori dalla porta! >>
<< Ma come osi decidere della mia vita! >>
gli rispondo per le rime << Io esco quando mi
pare e faccio quello che voglio è chiaro e vedi di mettertelo in testa razza di
stupido! >> << Io lo ripeto da anni che è uno stupido! >>
bofonchia Malfoy ascoltando la telefonata << Tu vedi di chiudere il becco
>> gli urlo contro nella foga << Ginny ma chi c’è lì con tè? >> << Un vecchio
“amico” ma… >> <<Hey là lenticchia come
te la passi! >> urla sarcasticamente lui per farsi sentire da mio
fratello << E come stanno la zannuta e lo sfregiato! >> <<
Vedi di chiudere quella boccaccia! >> Attraverso il telefono non sento quasi più nulla. Per un attimo ho il sospetto che Ron sia svenuto, poi sento un rantolo un po’ troppo acuto e a
stento riconosco mio fratello che balbetta: << Sei…uscita…con…Malfoy…SEI
USCITA CON DRACO MALFOY! Come ti è saltato in mente di fare una cosa così
stupida! Aspetta che… >> Ma io ho smesso di
starlo a sentire e, dopo aver gettato il telefonino sul letto, mi rivolgo al
mio accompagnatore e, sorridendo gli dico: << Malfoy, mi daresti una mano
a dare una lezione a quest’idiota di mio fratello?
>> Lui mi guarda perplesso, soppesano la mia
offerta per poi dire: << Prendere in giro i magnifici tre come ai vecchi
tempi? Perché no, infondo per oggi non ho niente di
meglio da fare. E poi con tè la cosa potrebbe
rivelarsi più divertente del solito. >> e, agguantata la sua giacca con
un sorriso a trentadue denti mi dice: << Hai detto
che ti servono dei vesti, andiamo in quella stalla che tu chiami casa o
preferisci andare da Madama McClan? >> << Malfoy, per
quanto lo detesti, ti porterei a casa mia solo per avere il piacere di
vedere il mio “caro fratellone” che ti tira il collo!
>> sibilo io a denti stretti e, presa la borsa
apro la porta e aspetto che il mio “maritino” faccia strada.
Ci inoltriamo
per Diagon Alley e, giunti
al negozio, entriamo seguiti da un fiume interminabile di chiacchiere, dovute
al fatto che non abbiamo smesso un secondo di discutere! Insomma non sembriamo
esattamente una coppia di novelli sposi! Una volta dentro, una giovane commessa
mi accompagna ad un camerino mentre Draco sparisce
infondo ad un corridoio. Dopo circa mezz’ora mi ritrovo davanti alla cassa
pronta per pagare il semplice ma elegante abito da
strega bordeaux che ho preso quando mi si avvicina Draco, con un elegante abito
da Mago con tanto di mantello verde intenso. Sono colpita dalla sua bellezza. È
incredibile come quell’abito fasci il suo corpo
snello e muscoloso e come il verde faccia risaltare il
suo viso. << Weasley, mi rendo conto che il
convento ti passa quello che ti passa ma potresti
evitare di sbavare? >> << Non sto sbavando! >> rispondo indignata << Però ammetti che Potter
è quello che è! >> << Ti dispiace evitare di nominarlo. >>
dico io mentre ormai stiamo già passeggiando per le
strade della Londra magica << Perché? Ero rimasto alla fine del settimo
anno con San Potter che ti strisciava dietro!
>> << Allora hai bisogno di un aggiornamento sulla telenovela:
siamo stati insieme due anni e poi lo ho scaricato, certo lui ha avuto prima il
tempo di farsi circa la metà delle mie compagne di corso! >> <<
Incredibile! Cos’è, San Potter aveva deciso di
recuperare gli anni di arretrati! E
perché lo hai mollato proprio dopo due anni? >> << Non voglio parlarne.
>> << Oh, ma io insisto, voglio sapere tutto! >> << Non
c’è molto da dire infondo. Il
massimo del romanticismo: il mio ragazzo e la mia migliore amica nel mio letto.
E detto questo il discorso è chiuso! Tu piuttosto, ma
non dovevi sposare Pansy – Carlino – Parkinson? >> << Anche
tu hai bisogno di un aggiornamento: dopo la fine della scuola ha avuto un colpo
di fulmine per Tiger! >> << Cosa?! >> << Adesso vivono nei pressi di Bath! >> . Continuiamo a ridere e scherzare fin
quando il mio peggior incubo e contemporaneamente il mio grande
sogno si realizza: Harry Potter che passeggia mano
nella mano con una biondona. Vedo nitidamente il suo
sguardo passare dall’imbarazzo nel vedermi allo stupore che rasenta l’incredulità quando mette a fuoco la situazione. Decido di
prendermi una piccola vendetta e, faccio cenno a Malfoy che, come se mi avesse
letto nel pensiero, passa il suo braccio intorno alla mia vita e, alitandomi
sul collo, mi sussurra all’orecchio: << Sorridi! >> Io senza
farmelo ripetere due volte obbedisco e vedo chiaramente gli occhi di Harry
dardeggiare di rabbia e, sempre trascinando la sua accompagnatrice ci si para
davanti. << Ciao Ginny. >> Mi saluta lui
mal celando una nota di fastidio nella voce. << Oh, Harry, ciao, come
stai! Non ti avevo visto! >> lo saluto io e, con un movimento veloce
tolgo il mio braccio sinistro dalla vita di Malfoy (ma quando cavolo ci è andato a finire?) e la porto in avanti. In quel momento
assisto ad una reazione che non so spiegarmi: vedo
Harry impallidire visibilmente, la ragazza al suo fianco fare un sorriso
smagliante e sento la pressione sul mio fianco aumentare. Istintivamente alzo
lo sguardo verso Draco e, dopo aver incrociato il suo sguardo irato, mi volto
verso la mia mano e vedo quella che sembra inequivocabilmente una fede. Ok, sono nei guai. In grossi guai. Dopo essersi ripreso un
po’ Harry mi guarda negli occhi e con un tono gelido mi chiede: << Che
significa. >> << Oh, Harry è… come dire… una situazione un
po’…>> biascico io << Un po’ cosa? >> urla lui prendendomi i
polsi con violenza << Andavi già con lui mentre
stavi con me, vero! Aspettavi solo che ti dessi una buona
scusa vero!>> << Tu, razza d’idiota! >> urlo io a mia
volta che ormai sono sul l’orlo delle lacrime <<
Come osi dare a me la colpa! Io ho sempre creduto in noi! Sei tu quello che ha
mandato tutto all’aria! E adesso non venire a
prendertela con me! Non sono stata certo io a…>> << Ginevra smettila! >> Mi blocca Draco e, dopo aver spintonato
Harry lontano da me dice guardandolo in tralice :
<< Non azzardarti a toccarla e stai lontano da lei. >> << Perché Malfoy hai paura che ti rovini il giocattolino!
Sappi che la tua dolce mogliettina era mia e tu non sei altro che una ruota di scorta
e me la riprendo quando voglio. >> << Devi
prima passare sul mio cadavere! >> ringhio io << non tornerò mai più da te Potter,
fosse l’ultima cosa che faccio >> e, detto questo scappo in avanti perché
non riesco più a trattenere le lacrime e non voglio che mi vedano. Sento dei
passi dietro di me ma non mi fermo a vedere chi è fin
quando non mi sento afferrare per un braccio e voltare. Mi ritrovo Malfoy
preoccupato e, alzandomi il viso mi dice: << Hey
Gin, tutto bene? Vuoi…>> ma non finisce la frase
perché io mi getto tra le sue braccia e inizio a piangere come non ho mai fatto
prima. Qui mi sento bene, mi sento al sicuro e quasi non faccio
caso al rumore dei passi di qualcuno né alla voce che dopo un po’
impreca e se ne va. Probabilmente era Harry; probabilmente
ci ha visti; probabilmente sarà corso a dire tutto a Ron ma non mi interessa ora
sto bene, e questo mi basta. << Scusami. Deve essere
stata una scena pietosa non è vero? >> dico io asciugandomi le
lacrime dopo essermi staccata da Draco (qui le cose stanno precipitando)
<< Devi avere qualche potere di preveggenza tu, per anni non hai fatto
altro che ripetere quanto fossi stupida. Beh, adesso sarai soddisfatto hai avuto la tua conferma. Che aspetti a deridermi! >> dico quest’ultima
frase con rabbia e non mi sto rivolgendo al mio interlocutore ma a me stessa.
<< Non ho intenzione di deriderti. >> dice lui con tono dolce << Ma ho intenzione di farla pagare a Potter. >> << Perché?
Tu non c’entri niente in questa storia! >> dico asciugandomi le ultima lacrime ma non mi risponde e si limita a girare
sui tacchi e a fare qualche passo poi, vedendo che io non mi sono ancora mossa
si gira e con il suo solito ghigno mi guarda e dice: << Allora, hai intenzione
di fare notte! Guarda che il san Mungo non è sempre a
tua disposizione! >> .
Passiamo il resto del tempo a camminare,
non rivolgendoci la parola se non qualche monosillabo. Arrivati al san Mungo mi
rivolgo all’addetta alla reception e chiedo : << Mi scusi, sto cercando il signor Arnstine, l’addetto al personale. >> <<
L’ufficio del signor Arnstine è al terzo piano,
signora, porta numero 37. >> << Grazie >> e, detto questo mi dirigo verso il corridoio di destra dove si trovano gli ascensori.
Arrivati alla porta chiedo il permesso di entrare e dall’interno sento una voce
che riconosco immediatamente. Una volta dentro mi ritrovo di fronte il volto
sorridente di Tom Arnstine.
Ricordo ancora quando lo ho conosciuto: era il mio secondo anno e lui era compagno di classe dei gemelli, solo di Tassorosso, con i suoi capelli e occhi scuri e la pelle
ambrata, fu la mia seconda cotta, dopo quella per Harry che avevo a dieci anni.
Entrati nell’ufficio mi viene incontro e mi saluta abbracciandomi calorosamente
e ci fa accomodare nel suo ufficio. << Ciao Ginny!
Come stai, e come stanno quei due pazzi di Fred e George? >> <<
Loro stanno benissimo! Hanno aperto un negozio di scherzi qui a Diagon Alley. E io, come vedi
sono venuta qui per parlarti di quella lettera.
>> << Sono contento che tu sia venuta qui.
Volevo giusto chiamarti per chiedere il motivo del tuo rifiuto. >>
<< In effetti il problema è questo: non ho
rifiutato io la lettera. È stato mio fratello Ron, senza consultarmi. >>
. Continuiamo a discutere della situazione fin quando
non arriviamo ad un compromesso. Io sono contenta della seconda opportunità che
mi è stata data e sto per salutare Tom quando lui mi guarda e, con un sorriso sornione, mi dice: -
Sai Ginny, credo che dovremmo continuare la nostra
chiacchierata. Che ne dici di venire a pranzo con me?
– Prima che io possa rispondere avverto un nuovo
bruciore al polso sinistro, ma questo è diverso da quello di questa mattina, è
come se avessi un brutto presentimento. Mi volto per guardare Draco e noto che
sta rigirando qualcosa tra le dita e ha lo sguardo chiaramente irato, come se
stesse cercando disperatamente di calmarsi, come se fosse, non so…geloso… Draco
Malfoy è geloso di me?! Cerco di riprendermi
abbastanza da dare una risposta sensata ma Draco mi
precede e, dopo aver finto di vedere l’ora si volge verso di me e con tono
quasi svenevole dice: << Tesoro, credo che dovremmo andare, i bambini ci
aspettano. >> << bambini… >> risponde Tom
un po’ perplesso << Tom, non ti ho ancora presentato
mio marito Draco >> dico io a denti stretti guardandolo negli
occhi e dal ghigno che mi rivolge sono convinta che
abbia colto in pieno il mio desiderio di ucciderlo. <<
Piacere, Malfoy >> dice Draco col suo solito ghigno stringendo la mano
che Tom, ormai di pietra gli porge. Tom si ricompone immediatamente e sorridendo in modo
professionale, ben diverso dal sorriso sornione di prima mi porge la mano e
dice: << Allora ci vediamo la prossima settimana, Ginevra >> ( deve
proprio essere orribile quello che fa Draco Malfoy a chi non gli sta a genio se ha anche abbandonato il mio nomignolo. Tra un po’
inizierà a chiamarmi signora e darmi del lei). Non apro bocca per tutto il corridoio ma una volta nell’ascensore guardo Draco in
tralice e a denti stretti sibilo: << Come ti è saltato in mente di dire
una cosa del genere Malfoy? >> << Perché,
che ho detto? >> dice lui con falsa innocenza. << Come sarebbe a
dire “CHE HO DETTO?”! Ti rendi conto di cosa hai
combinato! Già mi vedo la scena, il caro Tom che incontra
i gemelli dopo anni e gli chiede: “…come stanno Ginny
e i bambini!” davvero uno spasso. Credo che quello sarebbe il giorno della
nostra fine! >> << Non credo che dovremmo aspettare tanto. >>
fa lui asciutto. << Perché? >> chiedo io e
in quel momento vedo Harry e Ron alla reception che
chiedono informazioni e vedo l’addetta che si gira verso di noi e ci indica. Senza pensarci su due volte corro verso Ron e,
prima che possa dire qualcosa, gli tappo la bocca con una mano e con l’altra li
spintono tutti e due verso l’uscita sibilando:
<< Per favore, non qui. Fuori! >> . Riesco a trascinarli
all’esterno ma, appena mollo un po’ la presa, il mio “caro amico” Harry mi
blocca i polsi mentre mio fratello si scaglia contro
Draco e senza preavviso gli molla un gancio sinistro. Vedo del sangue scendere
copioso dal naso di Draco. Cerco di divincolarmi dalla stretta di Harry ma è troppo forte per me quando vedo Draco andare di
nuovo giù colpito da mio fratello. Ho paura che voglia ucciderlo così mi rivolgo verso gli uscieri del san Mungo e, con quanto fiato
ho in corpo urlo: << Aiutateci! Sono Mangiamorte!
>> sento la mano di Harry stringere ancora più forte e lo sento
borbottare: << Ti controlla vero! >> ma non può finire di parlare
perché viene bloccato alle spalle come Ron mentre io,
approfittando del trambusto mi avvicino a Draco e insieme ci dirigiamo verso il
nostro albergo.
Una volta in camera lo faccio
stendere sul divano e, mentre mi prendo cura di lui, cerco in tutti i modi di
scusarmi: << Mi dispiace. Non credevo che sarebbe potuto arrivare a
tanto. Io…>> << Sta calma! Tu non centri. >> << Ma se sei stato pestato per colpa mia! >> << Si, lo so, e mi dispiace per i miei connotati, ma vuoi
mettere! San Potter e Lenticchia arrestati per rissa
con l’accusa di essere Mangiamorte!
>> dice lui con tono sardonico. << Già >> continuo
io con tono piatto << E ad accusarli è niente popò di meno che Ginevra
Weasley, ossia la sorella di Lenticchia e l’eterna
innamorata di San Potter. >> << Quanto pagherei per vedere la faccia di Severus
Piton quando verrà a saperlo! >> dice lui
ridendo ormai senza ritegno. Io non posso fare a meno di dargli una sberla sulla spalla ma anche io non trattengo un sorriso.
Credo che tra noi si sia formato un rapporto strano, non so
neanche se posso chiamarlo “amicizia”. Ho parlato con lui più nelle ultime
ventiquattrore che in sei anni che siamo stati insieme ad
Hogwarts. Lì io ero solo la stupida Grifondoro che ronzava dietro al magico trio e lui era solo
lo sporco Serpeverde con la puzza sotto il naso.
<< Ordino qualcosa da mangiare, vuoi qualcosa? >>
ordiniamo il pranzo in camera e mentre aspettiamo il cameriere ci troviamo a parlare
del più e del meno sul divano: << Cosa fai?>>
<< In che senso scusa?>> << Che lavoro fai? Non credo che tu
abbia seguito le orme paterne. >> << Cosa te lo
fa pensare?>> << Beh, solo alcune costatazioni:
prima di tutto il fatto che sono ancora viva. Se tu fossi
un Mangiamorte mi avresti già fatto fuori da un pezzo
e poi, a giudicare dalla quantità di roba tua che c’è in questa stanza sembra
che tu qui ci viva, senza contare che prima di riattaccare ho sentito il
cameriere che urlava al cuoco “ il solito per Malfoy”. >> << A quanto
pare mi hai scoperto! >> << Allora, si può sapere cosa fai?>>
<< Niente. >> << Come sarebbe a dire “niente”! Per vivere qui
avrai pure un lavoro! >> << Lo so che per te è difficile da capire
piccola Weasley ma non ho alcun bisogno di lavorare, ho abbastanza soldi da
vivere di rendita>> << Fai un’altra battuta sulla mia famiglia,
Malfoy e farò in modo che tu non possa più vivere di remdita!
Chiaro il concetto >> dico io a denti stretti << Comunque
i conti non tornano. Non dovresti vivere nel grande, immenso…>> <<
Noioso maniero di famiglia? >> << Cosa?!
Malfoy, ti senti bene? Stai dando i numeri? >> << Mai stato meglio.
Vivo qui perché alla fine del settimo anno non sono tornato a
casa mia. Ai miei sarà venuto un colpo quando
non mi hanno visto scendere da quella carrozza. Insomma, non hanno potuto
festeggiare i miei MAGO e la mia iniziazione. Mancava
l’ospite d’onore >> dice lui ora con tono serio
<< Ma forse è meglio così. Specialmente per te piccola Weasley, non trovi?>> << Si, trovo
che sia stato… meglio…io… >> non so cosa dire. Il suo atteggiamento è
freddo e distaccato come al solito ma i suoi occhi
sono velati da un’ombra di malinconia. L’ho trascinato di forza nelle mie beghe
familiari senza minimamente curarmi dei suoi sentimenti. << La mia
famiglia è sempre stata molto chiassosa e invadente >> dico all’improvviso << ma nessuno di noi, neanche messi
insieme, ha mai dovuto sopportare quello che tu hai sopportato da solo.
>> << Cosa ne sai di quello che ho
sopportato io! >> dice lui con tono molto infastidito, quasi irato.
<< Niente. Ma ho conosciuto Sirius Black, ho
vissuto a casa sua, ho assistito alla sua morte, ho
pianto per lui, conosco la sua storia. Insomma, so tutto di lui e nel tuo
sguardo, nei tuoi occhi, nei tuoi atteggiamenti vedo
la stessa tristezza che aveva lui. Avete trovato nelle vostre famiglie la cosa
peggiore che secondo me una persona può dare ad un’altra: l’indifferenza.
>> << Hai conosciuto Black! >> dice
lui con la chiara intenzione di cambiare discorso << Si… >> e così
passiamo tutto il pranzo a parlare del nostro passato. Ci raccontiamo aneddoti
e ridiamo delle nostre disavventure. Anche nel nostro “scontro” nell’ufficio della Umbridge o di quando Moody lo trasformò in un furetto. Non so bene come ma senza
capire perché ci ritroviamo a guardarci negli occhi e la distanza che separa le
nostre labbra è davvero esigua, ma io non mi sento affatto
imbarazzata o a disagio. Mi sento come catturata da quegli occhi e, per quanto
il mio cervello continui a dire che è assurdo, per me
non c’è cosa più naturale al mondo che baciare Draco Malfoy. Le nostre labbra si incontrano e si fondono come se fossero una cosa sola.
Mai, in nessuna occasione quando ho baciato uno dei
miei ragazzi, neanche quando ho baciato Harry mi sono mai sentita così. È come
se le mia labbra fossero state create per baciare
Draco Malfoy. Mentre il nostro bacio si fa sempre più
profondo e sensuale, mi chiedo come ho fatto a vivere fino a questo momento,
senza baciare prima queste labbra. Lui è sceso a baciarmi il collo ed io ho affondato le mie mani nei suoi capelli, nei capelli di
Draco Malfoy. Non mi ero mai resa conto di quanto potesse
essere bello questo nome. Quando ero a scuola mi è
sempre sembrato un nome ostico, fastidioso, odioso quasi impronunciabile. Ma ora vorrei urlare con tutto il fiato che ho in corpo che
io amo Draco Malfoy! Si, lo amo. Non è sensata come
cosa né tantomeno razionale ma infondo l’amore non lo
è. E se devo essere sincera non voglio pensare a tutto
quello che succederà tra un’ora o tra un giorno. Preferisco essere qui, ora, su
questo divano a fare l’amore con Draco Malfoy che in qualsiasi altro posto
della terra.
<< Hey,
sei sveglia. >> << Si… >> abbiamo passato l’intero pomeriggio
a letto e adesso stimo qui abbracciati senza la minima voglia di alzarci. Il
mio cellulare ha suonato a lungo altre quattro volte prima
che Ron o chi per lui si arrendesse. << Ci stai prendendo gusto a
svegliarti nel mio letto Signora Malfoy >> mi schernisce
ma sul volto ha un’espressione dolce. << Signor Malfoy che
ne direbbe se ordinassimo qualcosa da mangiare? >> chiedo io con un tono
malizioso << Che ne dici se invece uscissimo da
qui dentro? Conosco un ristorante davvero magnifico qui vicino e abbiamo da
festeggiare! >> << Cosa? >> <<
Beh, vediamo: il tuo lavoro, l’arresto di lenticchia e Potter,
il nostro matrimonio…>> << Senti, a
proposito di questo, tu cosa ne pensi? >> chiedo quasi tutto di un fiato,
come se così fosse più facile. << Non lo so. >> mi dice lui
semplicemente << Se dovessi dar retta solo a
quello che provo adesso, credo che non ti lascerei uscire da quella porta, ma…
>> << Se dovessi dar retta a quello che provo adesso, non credo che
mi avvicinerei a quella porta, ma non possiamo dar retta solo a quello che noi
proviamo in questo momento, vero. >> << Ginevra, se Nicolas Rose fosse qui, adesso, io cosa dovrei fare? >> Già, cosa
fare? Mi sto ponendo la stessa domanda quando per la
quinta volta suona il mio cellulare: è Harry. Il mio passato. Ripenso agli anni
ad Hogwarts, ripenso al
tempo perso a cercare di farmi notare dal bambino sopravvissuto, tutte le volte
che in camera da sola fingevo di parlare con lui, tutte le volte che incontrando
i suoi occhi balbettavo e diventavo rossa, tutte le volte rinchiusa in bagno
rimpiangendo le occasioni perdute. Non voglio, non voglio rimpiangere questa occasione. Butto all’aria il cellulare e guardando
negli occhi mio marito gli sorrido e gli dico: << Allora, tesoro, non hai
detto che dobbiamo festeggiare >> << A si,
e cosa? >> << Noi… >> e mi allungo per baciarlo.
Fine |